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Domenico Manfredi – Tempere Inedite
Allo Spazio Sator Bazzini 15 una mostra di opere inedite di Manfredi, titolare della cattedra di pittura all’Accademia di Brera e già assistente di Pompeo Borra sempre all’interno dell’accademia milanese
Comunicato stampa
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Associazione Culturale Sator e la Fondazione Manfredi inaugureranno mercoledì 6 aprile una mostra dedicata a Domenico Manfredi, per molti anni titolare della cattedra di pittura all’Accademia di Brera e già assistente di Pompeo Borra sempre all’interno dell’accademia milanese.
Un evento di straordinaria importanza visto che gli spazi espositivi di Città Studi ospiteranno tempere inedite dell’artista.
La stima di cui gode il lavoro di Domenico Manfredi è ampiamente documentata dagli scritti a lui dedicati da illustri rappresentanti della critica d’arte, da Russoli a Ballo, De Grada, Dalai, Curonici, Sanesi, Negri, ecc. La sua lunga attività didattica lo ha visto presente a Brera per più di trent’anni, prima come assistente di Pompeo Borra, in seguito con propria cattedra di pittura. Va ricordato che egli rifiutò la cosiddetta “mostra d’addio” nella sede di Brera, sembrandogli poco elegante approfittare della sua cattedra.
La non frequente presenza delle sue opere sulla scena nazionale è forse da attribuire al carattere schivo e al suo esclusivo amore per il lavoro. Tuttavia collezionisti, critici e appassionati d’arte hanno sempre testimoniato grande interesse per il suo lavoro. Per esempio, sono da ricordare la mostra del 1959 alla prestigiosa Galleria del Milione a Milano e il riconoscimento ottenuto alla Biennale di Venezia del 1962.
Nato a Milano nel 1916, Domenico Manfredi si è formato all’Accademia di Brera, studiando pittura con Aldo Carpi. Già per la sua prima ricerca pittorica, nell’immediato dopoguerra, il colore ha costituito il problema centrale, in collegamento con il ritorno e la definizione di profondità sulla base di una “chiarezza razionale” della costruzione dell’immagine.
Dopo aver condiviso, per taluni aspetti, i modi espressivi che caratterizzarono la giovane pittura italiana nel periodo tra neocubismo e informale, Manfredi ha sviluppato la propria produzione artistica in termini di assoluta originalità, continuando una linea di ”bonne peinture” ai margini delle correnti e delle tendenze di volta in volta dominanti dagli anni Sessanta ad oggi.
Specializzandosi nella pittura a tempera, ha messo a punto un astrattismo lirico dove lo straordinario controllo della tecnica e la padronanza artigianale degli strumenti della pittura gli permettono una libertà assoluta di invenzione, che non tradisce mai le “regole dell’arte” e che può emozionare e insegnare ancora qualche cosa ad un pubblico moderno.
Nella mostra, curata da Anna Finocchi, opere nelle quali ritroviamo la poetica del pittore: idee, emozioni e sentimenti sono tradotti in una pittura pura, senza legami a modelli preesistenti. Il colore e lo spazio si trasformano da oggetti di ricerca a elementi dominanti della composizione pittorica. La nettezza dei campi cromatici e l'accostamento dei timbri determinano un effetto di profondita' attraverso stesure successive.
Si potrebbero trovare assonanze con il Bauhaus, per i rapporti formali e compositivi, o con il Surrealismo per gli elementi di scrittura-pittura automatica, ma nelle sue opere non si individuano espliciti rapporti ne' con tali modelli ne' con tendenze particolari. La pittura e' per Manfredi un piacere, autonomo rispetto alle tendenze dominanti dagli anni sessanta ad oggi.
Un evento di straordinaria importanza visto che gli spazi espositivi di Città Studi ospiteranno tempere inedite dell’artista.
La stima di cui gode il lavoro di Domenico Manfredi è ampiamente documentata dagli scritti a lui dedicati da illustri rappresentanti della critica d’arte, da Russoli a Ballo, De Grada, Dalai, Curonici, Sanesi, Negri, ecc. La sua lunga attività didattica lo ha visto presente a Brera per più di trent’anni, prima come assistente di Pompeo Borra, in seguito con propria cattedra di pittura. Va ricordato che egli rifiutò la cosiddetta “mostra d’addio” nella sede di Brera, sembrandogli poco elegante approfittare della sua cattedra.
La non frequente presenza delle sue opere sulla scena nazionale è forse da attribuire al carattere schivo e al suo esclusivo amore per il lavoro. Tuttavia collezionisti, critici e appassionati d’arte hanno sempre testimoniato grande interesse per il suo lavoro. Per esempio, sono da ricordare la mostra del 1959 alla prestigiosa Galleria del Milione a Milano e il riconoscimento ottenuto alla Biennale di Venezia del 1962.
Nato a Milano nel 1916, Domenico Manfredi si è formato all’Accademia di Brera, studiando pittura con Aldo Carpi. Già per la sua prima ricerca pittorica, nell’immediato dopoguerra, il colore ha costituito il problema centrale, in collegamento con il ritorno e la definizione di profondità sulla base di una “chiarezza razionale” della costruzione dell’immagine.
Dopo aver condiviso, per taluni aspetti, i modi espressivi che caratterizzarono la giovane pittura italiana nel periodo tra neocubismo e informale, Manfredi ha sviluppato la propria produzione artistica in termini di assoluta originalità, continuando una linea di ”bonne peinture” ai margini delle correnti e delle tendenze di volta in volta dominanti dagli anni Sessanta ad oggi.
Specializzandosi nella pittura a tempera, ha messo a punto un astrattismo lirico dove lo straordinario controllo della tecnica e la padronanza artigianale degli strumenti della pittura gli permettono una libertà assoluta di invenzione, che non tradisce mai le “regole dell’arte” e che può emozionare e insegnare ancora qualche cosa ad un pubblico moderno.
Nella mostra, curata da Anna Finocchi, opere nelle quali ritroviamo la poetica del pittore: idee, emozioni e sentimenti sono tradotti in una pittura pura, senza legami a modelli preesistenti. Il colore e lo spazio si trasformano da oggetti di ricerca a elementi dominanti della composizione pittorica. La nettezza dei campi cromatici e l'accostamento dei timbri determinano un effetto di profondita' attraverso stesure successive.
Si potrebbero trovare assonanze con il Bauhaus, per i rapporti formali e compositivi, o con il Surrealismo per gli elementi di scrittura-pittura automatica, ma nelle sue opere non si individuano espliciti rapporti ne' con tali modelli ne' con tendenze particolari. La pittura e' per Manfredi un piacere, autonomo rispetto alle tendenze dominanti dagli anni sessanta ad oggi.
06
aprile 2011
Domenico Manfredi – Tempere Inedite
Dal 06 al 20 aprile 2011
arte contemporanea
Location
STUDIO D’ARTE BAZZINI15
Milano, Via Antonio Bazzini, 15, (Milano)
Milano, Via Antonio Bazzini, 15, (Milano)
Orario di apertura
lunedì, mercoledì e giovedì dalle 17:30 alle 19:30
per info e visite in altri orari su appuntamento:
Tel.022541482, cell.3471371567
Vernissage
6 Aprile 2011, ore 18,30
Autore
Curatore