Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Domenico Marranchino – Evoluzione urbana
L’evento, in perfetta sintonia con altri sullo stesso tema a cui Marranchino ha partecipato, offre l’opportunità di indagare gli effetti metropolitani attraverso la spregiudicatezza mai scontata e rivelatrice di una pittura intensa e materica.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
L’associazione culturale Delle Genti Lucane, con il patrocinio dell’Amministrazione comunale di Vigevano, inaugurerà il 16 novembre 2013, alle ore 17,30, presso lo Spazio Rocco Scotellaro (Vigevano-via Cesarea 49) la mostra Evoluzione urbana dell’artista lucano Domenico Marranchino. Le opere, che rimarranno esposte sino al 30 di novembre, costituiscono una selezione tra le molte che l’artista ha realizzato riguardo alla costruenda skyline di Milano. L’evento, in perfetta sintonia con altri sullo stesso tema a cui Marranchino ha partecipato, offre l’opportunità di indagare gli effetti metropolitani attraverso la spregiudicatezza mai scontata e rivelatrice di una pittura intensa e materica. In una società sempre più veloce e anonima, le prospettive urbane dell’artista inducono a rivivere idealmente certe atmosfere che, al di là di ogni possibile retorica, si rivelano allo spettatore come suggestive e poetiche. La mostra, sarà presentata dal docente e critico d’arte Gabriele Guglielmino che scrive:
Domenico Marranchino si è progressivamente inserito nella realtà milanese, dando immediatamente prova di sé con alcune significative esposizioni che il pubblico ha ammirato sia per l’intrinseca forza rivoluzionaria sia per l’esplicito invito alla contemplazione. Pur proponendo inizialmente alcuni lavori pop di grande formato, accattivanti e suggestivi nella loro prepotenza policroma, non ha ceduto all’umana ambizione di consolidare un riscontro positivo di pubblico e di critica perché ciò avrebbe ostacolato la propria evoluzione artistica. E’ la condizione tipica dei talenti ribelli e mai paghi, il timore di cadere nel proprio compiacimento li porta ad approfondire con dedizione la strada della ricerca che nel caso del nostro è sfociata nella scelta di un colore unico per una serie di opere, un blu esclusivo che potremmo definirlo, proprio per enfatizzare questa predominanza, un blu monocromatico. Ritengo che sia questa la chiave di lettura delle opere di una seconda fase, sicuramente in progress, cui Marranchino lavora con spirito mai domato ma sempre pronto a cogliere le possibili verità che un colore così speculativo può offrire. Già in passato ci ha stupito con delle alternative al blu monocromatico, basti pensare al total green di rare opere destinate alla fruizione privata di pochi eletti appartenenti alla sua cerchia, tuttavia dobbiamo necessariamente dedurre che il blu, simbolo della spiritualità dai tempi antichi in quanto simulazione della volta celeste, ha avuto il sopravvento definendo una parte essenziale della sua produzione artistica. Il blu monocromatico, associato a un soggetto monotematico, la città dei cantieri in trasformazione e precisamente la visione dall’alto del quartiere Garibaldi di Milano, ha aumentato il potere di persuasione, diventando per lo spettatore un elemento pittorico d’immediato riconoscimento. Domenico Marranchino, nella sua fase blu, cominciata indicativamente nel 2011, sceglie una tonalità che definisca le ore della notte o della primo mattino, pima che l’aurora dia calore ad una città sospesa in attesa di chissà quale responso, e la personalizza così tanto da diventare una vera e propria ragione d’essere. Soltanto così si spiega la parabola ascendente del blu monocromatico, dal successo nel riportare le sue visioni notturne su un oggetto di design come la celebre sedia 7 della nota Republic of Fritz Hansen alle tele i cui soggetti proposti attestano una tensione costante, frutto di un’attesa che non ha fine. I titoli delle opere come Fermento di gru, Cantieri a Porta Garibaldi, Mattino, Palcoscenico della metamorfosi e soprattutto Rapsodia blu che Marranchino ha scelto con puntuale precisione, avvalorano quanto detto sino a questo momento e sono emblematici di una ricerca del soggetto nel colore e del colore nel soggetto. Il blu monocromatico corrisponde ad uno stato esistenziale, alla volontà di trasformare continuamente la vita attraverso un processo di catarsi che rimetta in discussione l’uomo e l’artista. La sua affezione per questo colore, segno che la fase blu non è semplicemente un’ostinazione, è attestata anche dagli ultimi espedienti escogitati come i tubi di acciaio rifiniti dalle immancabili visioni urbane ed esposte per la prima volta all’hotel Boscolo. Un ritorno all’oggetto ottenuto, come nel caso delle sedie in precedenza citate ed assemblate in forma piramidale alla fondazione Catella, senza distaccarsi dalla pittura che è trasferita agevolmente su supporti ogni volta più impegnati in modo da dimostrare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che si tratta di un legame simbiotico. Sarebbe comprensibile se si ritenesse, questa fase artistica di Domenico Marranchino, un esplicito omaggio a Picasso ma è doveroso precisare che una scelta cromatica così radicale può realizzarsi soltanto per affinità naturale, con il grande maestro andaluso e in particolar modo con un colore che abbiamo avvertito l’esigenza di nominare blu monocromatico.
Domenico Marranchino si è progressivamente inserito nella realtà milanese, dando immediatamente prova di sé con alcune significative esposizioni che il pubblico ha ammirato sia per l’intrinseca forza rivoluzionaria sia per l’esplicito invito alla contemplazione. Pur proponendo inizialmente alcuni lavori pop di grande formato, accattivanti e suggestivi nella loro prepotenza policroma, non ha ceduto all’umana ambizione di consolidare un riscontro positivo di pubblico e di critica perché ciò avrebbe ostacolato la propria evoluzione artistica. E’ la condizione tipica dei talenti ribelli e mai paghi, il timore di cadere nel proprio compiacimento li porta ad approfondire con dedizione la strada della ricerca che nel caso del nostro è sfociata nella scelta di un colore unico per una serie di opere, un blu esclusivo che potremmo definirlo, proprio per enfatizzare questa predominanza, un blu monocromatico. Ritengo che sia questa la chiave di lettura delle opere di una seconda fase, sicuramente in progress, cui Marranchino lavora con spirito mai domato ma sempre pronto a cogliere le possibili verità che un colore così speculativo può offrire. Già in passato ci ha stupito con delle alternative al blu monocromatico, basti pensare al total green di rare opere destinate alla fruizione privata di pochi eletti appartenenti alla sua cerchia, tuttavia dobbiamo necessariamente dedurre che il blu, simbolo della spiritualità dai tempi antichi in quanto simulazione della volta celeste, ha avuto il sopravvento definendo una parte essenziale della sua produzione artistica. Il blu monocromatico, associato a un soggetto monotematico, la città dei cantieri in trasformazione e precisamente la visione dall’alto del quartiere Garibaldi di Milano, ha aumentato il potere di persuasione, diventando per lo spettatore un elemento pittorico d’immediato riconoscimento. Domenico Marranchino, nella sua fase blu, cominciata indicativamente nel 2011, sceglie una tonalità che definisca le ore della notte o della primo mattino, pima che l’aurora dia calore ad una città sospesa in attesa di chissà quale responso, e la personalizza così tanto da diventare una vera e propria ragione d’essere. Soltanto così si spiega la parabola ascendente del blu monocromatico, dal successo nel riportare le sue visioni notturne su un oggetto di design come la celebre sedia 7 della nota Republic of Fritz Hansen alle tele i cui soggetti proposti attestano una tensione costante, frutto di un’attesa che non ha fine. I titoli delle opere come Fermento di gru, Cantieri a Porta Garibaldi, Mattino, Palcoscenico della metamorfosi e soprattutto Rapsodia blu che Marranchino ha scelto con puntuale precisione, avvalorano quanto detto sino a questo momento e sono emblematici di una ricerca del soggetto nel colore e del colore nel soggetto. Il blu monocromatico corrisponde ad uno stato esistenziale, alla volontà di trasformare continuamente la vita attraverso un processo di catarsi che rimetta in discussione l’uomo e l’artista. La sua affezione per questo colore, segno che la fase blu non è semplicemente un’ostinazione, è attestata anche dagli ultimi espedienti escogitati come i tubi di acciaio rifiniti dalle immancabili visioni urbane ed esposte per la prima volta all’hotel Boscolo. Un ritorno all’oggetto ottenuto, come nel caso delle sedie in precedenza citate ed assemblate in forma piramidale alla fondazione Catella, senza distaccarsi dalla pittura che è trasferita agevolmente su supporti ogni volta più impegnati in modo da dimostrare, qualora ce ne fosse ancora bisogno, che si tratta di un legame simbiotico. Sarebbe comprensibile se si ritenesse, questa fase artistica di Domenico Marranchino, un esplicito omaggio a Picasso ma è doveroso precisare che una scelta cromatica così radicale può realizzarsi soltanto per affinità naturale, con il grande maestro andaluso e in particolar modo con un colore che abbiamo avvertito l’esigenza di nominare blu monocromatico.
16
novembre 2013
Domenico Marranchino – Evoluzione urbana
Dal 16 al 30 novembre 2013
arte moderna e contemporanea
Location
SPAZIO ROCCO SCOTELLARO
Vigevano, Via Cesarea, 49, (Pavia)
Vigevano, Via Cesarea, 49, (Pavia)
Orario di apertura
mercoledì e venerdì ore 21-23 giovedì e sabato ore 17-19
Vernissage
16 Novembre 2013, h 17,30
Autore
Curatore