Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Domenico Polato – Sarajevo 1996 immagini post guerra
personale di fotografia
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sono anni difficili, ogni conquista di civiltà sembra messa in discussione. Il grande fiume nero ha tracimato e nella piena senza fine travolge argini che si pensavano ormai consolidati. I principi che avevano guidato il tempo in avanti non tengono più. Non si tratta di tornare indietro, ma andare avanti infischiandosene di tutto ciò che è stato il passato, quel passato che doveva costruire il futuro.
E’ difficile trovare un punto d’inizio, un inizio che si ripropone ogni giorno nella follia e nella barbarie che ogni giorno distrugge quello che si credeva l’ultimo argine, e il fiume nero non si ferma.
Cosa resta se non l’ultimo disperato appello, quel ricorso a una memoria sempre più difficile. E’ difficile ricordare quando si è travolti ogni giorno dalla piena, ogni giorno da una nuova guerra della quale occuparsi.
E’ con questo spirito che cerco nella memoria e mi sforzo di ricordare, è così che guardo queste immagini di Nico, per ricordare e cercare il passato, sperando un senso di futuro.
L’ennesimo trattato, un giorno dopo Dayton, dopo accordi che sottoscrivono la sconfitta di tutti, in una Bosnia ferita che continua ad essere quella Bosnia anche oggi, anche se si chiama Iraq, Libano, Onu, Nato, che in fondo riassume tutti i nostri nomi. Quegli accordi che già il giorno dopo non impediscono di essere sgomenti in quella Sarajevo di allora, così come la vedete, vuota, percorsa da fantasmi, “mossi” da una fretta che si capisce nel fermo immagine di ragazzi di guerra. Si fermano loro, senza fretta, civili di quella cultura barbara, si fermano con una bomba in mano. Cosa resta se non le macerie, quell’architettura desolante che sta a testimoniare la grandezza dell’uomo, la grande capacità di distruzione.
E’ una città deserta che Nico incontra, osserva, sbigottito, silenzioso. E’ importante ricordare, è importante questa memoria, cercando un futuro possibile, mentre viviamo queste immagini passate che si ripropongono anche più crudeli in questi giorni. Quando finirà, quando finirà questa terribile solitudine. Ragionando su quale paternità ci ha reso figli illegittimi di una civiltà che ha perso di vista se stessa. Guardate, guardiamo e cerchiamoci, è questo che fa Nico, guarda, cerca, tenta come noi oggi di incontrare una persona.
E’ difficile trovare un punto d’inizio, un inizio che si ripropone ogni giorno nella follia e nella barbarie che ogni giorno distrugge quello che si credeva l’ultimo argine, e il fiume nero non si ferma.
Cosa resta se non l’ultimo disperato appello, quel ricorso a una memoria sempre più difficile. E’ difficile ricordare quando si è travolti ogni giorno dalla piena, ogni giorno da una nuova guerra della quale occuparsi.
E’ con questo spirito che cerco nella memoria e mi sforzo di ricordare, è così che guardo queste immagini di Nico, per ricordare e cercare il passato, sperando un senso di futuro.
L’ennesimo trattato, un giorno dopo Dayton, dopo accordi che sottoscrivono la sconfitta di tutti, in una Bosnia ferita che continua ad essere quella Bosnia anche oggi, anche se si chiama Iraq, Libano, Onu, Nato, che in fondo riassume tutti i nostri nomi. Quegli accordi che già il giorno dopo non impediscono di essere sgomenti in quella Sarajevo di allora, così come la vedete, vuota, percorsa da fantasmi, “mossi” da una fretta che si capisce nel fermo immagine di ragazzi di guerra. Si fermano loro, senza fretta, civili di quella cultura barbara, si fermano con una bomba in mano. Cosa resta se non le macerie, quell’architettura desolante che sta a testimoniare la grandezza dell’uomo, la grande capacità di distruzione.
E’ una città deserta che Nico incontra, osserva, sbigottito, silenzioso. E’ importante ricordare, è importante questa memoria, cercando un futuro possibile, mentre viviamo queste immagini passate che si ripropongono anche più crudeli in questi giorni. Quando finirà, quando finirà questa terribile solitudine. Ragionando su quale paternità ci ha reso figli illegittimi di una civiltà che ha perso di vista se stessa. Guardate, guardiamo e cerchiamoci, è questo che fa Nico, guarda, cerca, tenta come noi oggi di incontrare una persona.
07
settembre 2006
Domenico Polato – Sarajevo 1996 immagini post guerra
Dal 07 al 30 settembre 2006
fotografia
Location
GODENDA PHOTO GALLERY
Padova, Via Francesco Squarcione, 4/6, (Padova)
Padova, Via Francesco Squarcione, 4/6, (Padova)
Orario di apertura
dalle 12.00 alle 14.00 e dalle 18.30 alle 21.30; chiuso domenica e lunedì
Vernissage
7 Settembre 2006, ore 18.30
Autore
Curatore