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Donald Baechler – Roses and other works
I disegni di Donald Baechler si offrono come frammenti di una grammatica interiore, la declinazione ripetuta e variata di una lingua
Comunicato stampa
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I disegni di Donald Baechler si offrono come frammenti di una grammatica interiore, la declinazione ripetuta e variata di una lingua che, pur traendo idiomi e tratti dalle note forme espressive delle diverse tradizioni artistiche di Oriente ed Occidente, crea una lingua nuova, quasi un catalogo di simboli e segni, un inventario di oggetti circoscritti e fissati, che cercano nell’incontro tra la mano dell’artista e l’occhio dello spettatore una nuova definizione.
Se la parola ‘disegno’ rimanda propriamente all’idea di un tratto che incide e lascia, appunto, un solco, una linea dove prima c’era la superficie intatta, in Baechler il concetto trova una nuova dimensione: infatti per l’artista disegnare significa plasmare e reinventare la vita in una regia grafica in cui gli oggetti, quasi ritagliati irregolarmente dal nulla, si collocano in uno spazio libero e indefinito, alla ricerca di un significato ‘altro’, aperto e originale. Le forme senza contorni si muovono liberamente in un linguaggio strutturato ma aperto, frutto di un’insaziabile ansia di esperienze, di ricerche curiose e voraci, avventure e incontri. Collezionista di frammenti e idee, Baechler lavora da venticinque anni alla creazione di un immenso archivio di immagini che imprime, serigrafa, proietta, disegna, dipinge incide o incolla sulla tela o sulla carta per costruire un continuum emotivo, un discorso di gesti in cui le cose acquistano realtà plastica in un gioco di relazioni, ripetizioni e variazioni, episodi interrotti e accennati di un unico, infinito disegno in eterna evoluzione, in cui l’espansione dell’Io dell’artista si lascia avvolgere dalle suggestioni delle conversazioni e degli scambi, occasionali o cercati, per saziare la sete di ricerca e di incontro. Che sia la strada o i marciapiedi di una scuola, che sia un bar o la sala di ricreazione di un ospedale psichiatrico, tutto per Baechler è scenario dell’esperienza umana, tutto è fonte di ispirazione e crescita, in una relazione di domanda e risposta in cui lo sconosciuto diventa un amico senza nome che riproduce per lui i mostri e i sogni del proprio mondo interiore.
Dopo il successo della mostra The enemies of the rose presso Kunst Merano Arte, Donald Baechler è ospite della duetart gallery, che ha selezionato una trentina di opere della produzione degli ultimi anni, collage e gouache su carta che riproducono i temi tipici dell’artista: rose e altri fiori, faccine e alberi, omini e oggetti della vita quotidiana, icone dai tratti essenziali, forme apparentemente elementari che scelgono un linguaggio semplice ed immediato per affrontare questioni complesse. Artista fecondo e instancabile, Baechler sembra in un primo momento seguire con ironia la strada aperta dal primitivismo: esercitandosi come uno scolaro che riempie i quaderni di aste e cerchi e si prepara a tracciare con abilità e precisione le lettere dell’alfabeto per imparare a scrivere parole complesse, l’artista indugia a creare i sintagmi di un linguaggio goffo e ingenuo per approdare infine ad una semplicità essenziale, che capovolge i canoni dell’arte pur appresa nei corsi di studi accademici consacrati dalla tradizione. Mettendo in dubbio le convenzioni e le certezze della minimal art e dell’arte concettuale, costruisce foglio dopo foglio, collage dopo collage un’estetica della sintesi e della purezza. Bellezza per Baechler significa dunque semplicità. Significa il tentativo di regredire allo stato puro dell’infanzia, il tempo della curiosità e dei giochi, della spontaneità e della prima alfabetizzazione. È il tempo in cui il bambino conduce la mano sullo spazio del foglio con assoluta libertà, priva di vincoli e condizionamenti, e nel momento stesso in cui disegna afferma un possesso e una conquista che sembra dire: “disegno l’oggetto e quindi esiste e io, mentre disegno, esisto”. Ecco perché i frammenti costruiscono negli anni gli elementi di una grammatica interiore. Estetica dell’esistere e del comunicare, forse più facile – o almeno spontaneo e libero – nel mondo dei semplici, dei bambini o degli alienati, di quelli che la società non capisce o condanna, isola o congela in un mondo a sé. Nel segno ripetuto delle stesse faccine, nei telefoni o nei pini disegnati più volte, con ossessione maniacale, quasi per compiere il gesto di chi è chiamato a ripetere in eterno la stessa azione, è racchiusa la certezza che solo una nuova parola, una nuova definizione può proporre una lettura corretta del mondo visibile: ed è la parola del bambino – o del semplice o del malato – che solo sa proporre un pensiero del mondo “come dovrebbe essere”, senza limitarsi a registrare “come è”. Disegno ontologico, dunque, esistenziale e nominalista, che tenta definizioni con la ripetizione differente, con le infinite variazioni ossessive che liberano la mente attraverso la furia entusiastica della mano, appassionata e appagata nelle tappe di una ricerca continua. Mano demiurgo, che crea mentre disegna avvicinandosi per approssimazioni, con la certezza che non esiste la forma perfetta ma solo una forma possibile che sia sintesi e specchio di tutte le esperienze e i viaggi, le emozioni e gli stimoli, i ricordi e i desideri. Disegno veloce e diretto, che non richiede sedimentazioni e rielaborazioni ma stupore e disponibilità: il mondo adulto è chiuso e senza risposta, quello dei bambini è aperto sull’infinito.
Ecco allora svelata la scelta del tema dominante degli ultimi lavori, la rosa emblema universale di bellezza e vita, amore ed eros (come suggerisce con un sorriso l’inversione delle lettere). Simbolo antico e abusato, rinnovato da Baechler nell’icona di una creatura pulsante di vita eppur recisa nel momento della massima fioritura, ritratto/metafora della vittima immolata dalle leggi della società contemporanea, specchio di una civiltà minacciata e aggredita. Dagli adulti, appunto. La salveranno i bambini, reinventando un linguaggio frutto della loro fantasia, dell’immaginario in cui tutto è possibile, perché incontaminato e puro.
Donald Baechler (Hartford, Connecticut, 1956) compie gli studi artistici a Baltimora e a New York, arricchiti dal perfezionamento in Germania, a Francoforte sul Meno. Protagonista della scena internazionale degli ultimi venticinque anni, ha esposto – per citare i momenti più significativi - da Cheim & Read di New York, Thaddaeus Ropac di Salisburgo e altre prestigiose gallerie. Le sue opere sono conservate al Moma e al Guggenheim di New York, al Moca di Los Angeles e al Centre Pompidou di Parigi.
16
aprile 2005
Donald Baechler – Roses and other works
Dal 16 aprile al 14 maggio 2005
arte contemporanea
Location
DUETART GALLERY
Varese, Via Albuzzi, 27, (Varese)
Varese, Via Albuzzi, 27, (Varese)
Orario di apertura
dal martedì al sabato 15,30-19,30
Vernissage
16 Aprile 2005, ore 18
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