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Donatella Sarchini – Immaginaria. Un caleidoscopio per l’immaginazione
Come nell’Ulisse di James Joyce la narrazione visiva di Donatella Sarchini tende a fondere il dato percepito e la sua elaborazione mentale. La base di partenza è il mondo con la sua intensità e presenza, laddove lo scatto fotografico assurge a mezzo di scrematura di questo fluire perpetuo.
Comunicato stampa
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[...] non sono io che vado in cerca di lui [...] ma è lui che, partendo dalla scena, come una freccia, mi trafigge. [...] Io sono attratto da un “particolare”. Io sento che la sua sola presenza modifica la mia lettura, che quella che sto guardando è una nuova foto [...].
Roland Barthes, La camera chiara
Dalle rappresentazioni di Donatella Sarchini bisogna lasciarsi guidare mediante l’inconscio, proprio come accade nel sogno in cui le immagini si susseguono liberamente e senza legami evidenti. Difformi realtà si trovano in un luogo dove si sentono estranei, in cui coesistono il tangibile e l’immaginario, portale d’accesso per la dimensione illusoria. Fotografie orientate alla creazione di un clima, di un’atmosfera capace di proiettare l’oggetto stesso in una complessa situazione tra visione e desiderio. Un dettaglio viene a sconvolgere tutta la lettura; mutamento vivo del mio interesse in cui qualcosa ha fatto tilt, trasmettendo una leggera vibrazione. Come nell’Ulisse di James Joyce la narrazione visiva di Donatella Sarchini tende a fondere il dato percepito e la sua elaborazione mentale. A tratti si procede per nessi analoghi, in altri con spostamenti laterali e di collocazione, portando altrove i soggetti dai luoghi usuali. La libertà nel selezionare le immagini depositate nel mondo conduce in seconda istanza ad una loro mescolanza e ibridazione sistematica in cui ogni soggetto è assemblato, condensato. Non rinvia la realtà esterna, bensì l’arricchisce e la modifica per estrapolarne l’enigma. Il titolo opera una frattura tra il significato linguistico ed il suo referente, trasferendo un pensiero e un significato che tuttavia non è veritiero, ma as-tratto. La base di partenza è il mondo con la sua intensità e presenza, laddove lo scatto fotografico assurge a mezzo di scrematura di questo fluire perpetuo. Una fotografia, un istante di tempo che “inquadra”, cristallizza l’hic et nunc, l’attimo del momento che mai si ripeterà uguale a sé stesso. Un flusso di emozioni, un continuo affastellamento di sensazioni che possono sgorgare tramite la fotografia e i segni che sollecitano l’immaginario personale. La parola, il titolo sono l’incipit che permette lo sviluppo dell’immagine, terreno per la crescita e l’evoluzione degli eventi. Alla stregua di una composizione poetica è possibile identificare un certo sistema che è indicato graficamente dalle linee (“i versi”), da incursioni di immagini estranee (le “pause”) che separano un’unità ritmica da un’altra. I segni si dispongono topologicamente sulla superficie d’iscrizione planare entrando in relazione con i formanti figurativi. La linea grafica muta da fotografia a fotografia, la forma circolare si presenta al contempo come elemento ridondante dall’armonia stabilizzante. Equilibri tensivi fra le parti, tra scritto e iconico, tracce che originano effetti nell’immagine stessa. L’artista si appropria della realtà rappresentata inserendosi tramite il suo fare gestuale testimoniato dalle tracce colorate che si impattano sullo spazio bidimensionale guidando l’osservatore ad una corretta ricezione. L’artista assume una presa di posizione e compone una stratificazione di percorsi e di sguardi, indicando all’occhio il percorso da seguire. Si produce così un effetto di animazione dello sguardo che ci conduce a balzare da un lato all’altro, la superficie è colta come una “trama” in cui la percezione dell’osservatore integra tutti i segni lasciati da Donatella Sarchini generando ritmicamente un racconto.
Sonia Patrizia Catena
Roland Barthes, La camera chiara
Dalle rappresentazioni di Donatella Sarchini bisogna lasciarsi guidare mediante l’inconscio, proprio come accade nel sogno in cui le immagini si susseguono liberamente e senza legami evidenti. Difformi realtà si trovano in un luogo dove si sentono estranei, in cui coesistono il tangibile e l’immaginario, portale d’accesso per la dimensione illusoria. Fotografie orientate alla creazione di un clima, di un’atmosfera capace di proiettare l’oggetto stesso in una complessa situazione tra visione e desiderio. Un dettaglio viene a sconvolgere tutta la lettura; mutamento vivo del mio interesse in cui qualcosa ha fatto tilt, trasmettendo una leggera vibrazione. Come nell’Ulisse di James Joyce la narrazione visiva di Donatella Sarchini tende a fondere il dato percepito e la sua elaborazione mentale. A tratti si procede per nessi analoghi, in altri con spostamenti laterali e di collocazione, portando altrove i soggetti dai luoghi usuali. La libertà nel selezionare le immagini depositate nel mondo conduce in seconda istanza ad una loro mescolanza e ibridazione sistematica in cui ogni soggetto è assemblato, condensato. Non rinvia la realtà esterna, bensì l’arricchisce e la modifica per estrapolarne l’enigma. Il titolo opera una frattura tra il significato linguistico ed il suo referente, trasferendo un pensiero e un significato che tuttavia non è veritiero, ma as-tratto. La base di partenza è il mondo con la sua intensità e presenza, laddove lo scatto fotografico assurge a mezzo di scrematura di questo fluire perpetuo. Una fotografia, un istante di tempo che “inquadra”, cristallizza l’hic et nunc, l’attimo del momento che mai si ripeterà uguale a sé stesso. Un flusso di emozioni, un continuo affastellamento di sensazioni che possono sgorgare tramite la fotografia e i segni che sollecitano l’immaginario personale. La parola, il titolo sono l’incipit che permette lo sviluppo dell’immagine, terreno per la crescita e l’evoluzione degli eventi. Alla stregua di una composizione poetica è possibile identificare un certo sistema che è indicato graficamente dalle linee (“i versi”), da incursioni di immagini estranee (le “pause”) che separano un’unità ritmica da un’altra. I segni si dispongono topologicamente sulla superficie d’iscrizione planare entrando in relazione con i formanti figurativi. La linea grafica muta da fotografia a fotografia, la forma circolare si presenta al contempo come elemento ridondante dall’armonia stabilizzante. Equilibri tensivi fra le parti, tra scritto e iconico, tracce che originano effetti nell’immagine stessa. L’artista si appropria della realtà rappresentata inserendosi tramite il suo fare gestuale testimoniato dalle tracce colorate che si impattano sullo spazio bidimensionale guidando l’osservatore ad una corretta ricezione. L’artista assume una presa di posizione e compone una stratificazione di percorsi e di sguardi, indicando all’occhio il percorso da seguire. Si produce così un effetto di animazione dello sguardo che ci conduce a balzare da un lato all’altro, la superficie è colta come una “trama” in cui la percezione dell’osservatore integra tutti i segni lasciati da Donatella Sarchini generando ritmicamente un racconto.
Sonia Patrizia Catena
07
maggio 2012
Donatella Sarchini – Immaginaria. Un caleidoscopio per l’immaginazione
Dal 07 al 23 maggio 2012
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
BERTOLT BRECHT – SPAZIO 2
Milano, Via Antonio Giovanola, 21C, (Milano)
Milano, Via Antonio Giovanola, 21C, (Milano)
Orario di apertura
da mercoledì a venerdì e su appuntamento con i seguenti orari:
giovedì ore 16-18
mercoledì-venerdì ore 17-19
Vernissage
7 Maggio 2012, ore 19:30
Autore
Curatore