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Donazione Levi
Il MIC espone per la prima volta 35 pezzi di manifatture europee e italiane donati dal collezionista e studioso Giorgio Levi.
Immagine: Mica (Sesto Fiorentino, 1930-39) – Vaso biansato aerografato su fondo verde con alberi e gazzella, H 22 cm., Φ 16 cm. Marchio Mica/Sesto Fiorentino.
Comunicato stampa
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L’8 febbraio (ore 17) inaugura nella Project Room la mostra delle opere donate da Giorgio Levi. Si tratta di 35 pezzi, per lo più servizi da tavola, decorati ad aerografo di manifattura italiana ed europea degli anni '30.
I primi esempi della tecnica dell’aerografo applicata alla ceramica risalgono al clima modernista della Repubblica di Weimar e del Bauhaus in Germania. Poi la tecnica si diffuse anche in Italia a partire dalle metà degli anni ’20, in pieno gusto Decò.
In mostra alcuni esemplari di ceramiche tedesche sono affiancati a pezzi delle principali manifatture italiane. Tra tutte si distingue la Galvani di Pordenone che negli anni ’30 realizza un’imponente produzione di terraglie a costi ridotti caratterizzate da colori accesi dati dalla bassa temperatura e decorazioni all’aerografo di facile accesso e consumo.
Alla Galvani si accostano altre manifatture, di dimensioni medie e piccole, che hanno utilizzato l’aerografo in modo creativo e innovativo: le Ceramiche Rometti di Umbertide, Ceramiche Tosin - La Freccia di Vicenza, Barraud, Messeri & C. (B.M.C.) di Sesto Fiorentino, Carraresi e Lucchesi di Sesto Fiorentino, M.I.C.A. di Sesto Fiorentino, F.A.C.I. di Civita Castellana, Sbordoni di Civita Castellana-Roma.
Giorgio Levi collezionista e studioso di ceramica - nel suo saggio dal titolo “Ceramiche italiane Art Dèco” dipinte all’aerografo” (2017) - descrive il ruolo avuto dall’aerografo nella creazione di un linguaggio decorativo moderno in grado di tradurre, anche su oggetti d’uso, gli esiti delle ricerche formali futuriste. E afferma come, grazie alla maggiore economicità e rapidità rispetto alla tradizionale pittura manuale, l’aerografo portò anche alla semplificazione dei decori futuristi e Decò da parte di manifatture che si limitavano ad interpretarne gli stilemi in chiave esclusivamente decorativa.
Giorgio Levi è triestino di nascita e pisano di adozione. Professore ordinario di Informatica presso l’Università degli studi di Pisa fino al 2013, è collezionista e studioso di ceramica italiana del Novecento. Ha pubblicato una decina di volumi dedicati a manifatture toscane, Ezio Nesti e Bini & Carmignani di San Giovanni alla Vena, B.M.C. e Carraresi e Lucchesi di Sesto Fiorentino; il ceramista austriaco Leopold Anzengruber; l’influenza della secessione viennese sulla ceramica italiana. Ha curato una mostra su Ezio Nesti, a Vicopisano, una su B.M.C. e Carraresi e Lucchesi a Campli e Sesto Fiorentino e una sugli epigoni di Rometti a Umbertide. Ha anche curato una mostra di ceramica contemporanea, Bestiale, tenutasi a Napoli, Salerno e Pisa. È il fondatore della rivista scientifica Ceramica e Arti Decorative del Novecento.
I primi esempi della tecnica dell’aerografo applicata alla ceramica risalgono al clima modernista della Repubblica di Weimar e del Bauhaus in Germania. Poi la tecnica si diffuse anche in Italia a partire dalle metà degli anni ’20, in pieno gusto Decò.
In mostra alcuni esemplari di ceramiche tedesche sono affiancati a pezzi delle principali manifatture italiane. Tra tutte si distingue la Galvani di Pordenone che negli anni ’30 realizza un’imponente produzione di terraglie a costi ridotti caratterizzate da colori accesi dati dalla bassa temperatura e decorazioni all’aerografo di facile accesso e consumo.
Alla Galvani si accostano altre manifatture, di dimensioni medie e piccole, che hanno utilizzato l’aerografo in modo creativo e innovativo: le Ceramiche Rometti di Umbertide, Ceramiche Tosin - La Freccia di Vicenza, Barraud, Messeri & C. (B.M.C.) di Sesto Fiorentino, Carraresi e Lucchesi di Sesto Fiorentino, M.I.C.A. di Sesto Fiorentino, F.A.C.I. di Civita Castellana, Sbordoni di Civita Castellana-Roma.
Giorgio Levi collezionista e studioso di ceramica - nel suo saggio dal titolo “Ceramiche italiane Art Dèco” dipinte all’aerografo” (2017) - descrive il ruolo avuto dall’aerografo nella creazione di un linguaggio decorativo moderno in grado di tradurre, anche su oggetti d’uso, gli esiti delle ricerche formali futuriste. E afferma come, grazie alla maggiore economicità e rapidità rispetto alla tradizionale pittura manuale, l’aerografo portò anche alla semplificazione dei decori futuristi e Decò da parte di manifatture che si limitavano ad interpretarne gli stilemi in chiave esclusivamente decorativa.
Giorgio Levi è triestino di nascita e pisano di adozione. Professore ordinario di Informatica presso l’Università degli studi di Pisa fino al 2013, è collezionista e studioso di ceramica italiana del Novecento. Ha pubblicato una decina di volumi dedicati a manifatture toscane, Ezio Nesti e Bini & Carmignani di San Giovanni alla Vena, B.M.C. e Carraresi e Lucchesi di Sesto Fiorentino; il ceramista austriaco Leopold Anzengruber; l’influenza della secessione viennese sulla ceramica italiana. Ha curato una mostra su Ezio Nesti, a Vicopisano, una su B.M.C. e Carraresi e Lucchesi a Campli e Sesto Fiorentino e una sugli epigoni di Rometti a Umbertide. Ha anche curato una mostra di ceramica contemporanea, Bestiale, tenutasi a Napoli, Salerno e Pisa. È il fondatore della rivista scientifica Ceramica e Arti Decorative del Novecento.
08
febbraio 2020
Donazione Levi
Dall'otto febbraio al 03 maggio 2020
arti decorative e industriali
Location
MIC – MUSEO INTERNAZIONALE DELLE CERAMICHE
Faenza, Viale Alfredo Baccarini, 19, (Ravenna)
Faenza, Viale Alfredo Baccarini, 19, (Ravenna)
Vernissage
8 Febbraio 2020, h 17, su invito