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Donne che fotografano le donne
Quattro donne, fotografe e donne che attraverso il ritratto e l’autoritratto, indagano l’universo femminile per indagare se stesse e tutto un mondo – a tratti “lunare” – che per coraggio e determinazione non teme confronti.
Comunicato stampa
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Controcorrente
Negli occhi hanno gli aeroplani
per volare ad alta quota
dove si respira l’aria
e la vita non è vuota.
Zucchero, Donne, 1985
Guardo queste donne fotografate da donne.
Osservo i volti, le mani, le rughe di quelle ritratte, immagino i volti, le mani, le rughe di quelle che hanno scattato le immagini.
Vi penso. Vi sono grata. Perché attraverso questi ritratti penso alle tante donne che conosco, a quelle che ho conosciuto e non sono più, ai valori che mi hanno tramandato, penso a me stessa, a mia madre, a mia figlia.
Talvolta è difficile vivere da donne. E mi sento di dire non per colpa degli uomini. Il fastidio sovente striscia in me suscitato da altre donne. Perché il mondo delle donne (più di quello maschile) è facile preda di pettegolezzo, mancanza di oggettività, invidia, isteria uterina. Purtroppo - in questi anni bui - anche volgarità e scarsa stima di sé.
Da donna, vorrei attorno a me un mondo fatto solo di donne non omologate. Inquiete. Emancipate. Protese in una ricerca di autonomia, sicure nel far sentire la loro voce. Cariche di amore, per se stesse, prima di tutto, e per il loro universo di amici e familiari. Vorrei un mondo di donne ribelli, non agli uomini, ma agli schemi, alle omologazioni, a tutto ciò che è troppo stretto, alle catene antiche, ai pregiudizi. Sempre in fuga, inseguendo una incessante crescita interiore che le renda - ci renda - forti, serene, appassionate, libere.
Alle artiste donne che hanno fotografato donne, alle modelle, a coloro (donne e spero molti uomini che vedranno questa mostra) dedico la poesia che segue, un inno alla solarità, all’indipendenza, alla forza interiore, alla vita, scritto, per l’appunto, da una donna.
La spensieratezza e’ un caro peccato,
caro compagno di strada e nemico mio caro!
Tu negli occhi mi hai spruzzato il riso
e la mazurca mi hai spruzzato nelle vene.
Poiché mi hai insegnato a non serbare l’anello,
con chiunque la vita mi sposasse.
A cominciare alla ventura - dalla fine,
e a finire - ancor prima di cominciare.
Ad essere come uno stelo, ed essere come l’acciaio.
Nella vita, in cui così poco possiamo,
a curare la tristezza con la cioccolata
ed a ridere in faccia ai passanti.
Marina Cvetaeva, La spensieratezza e’ un caro peccato, 1918
Marina Benedetto - marzo 2013
Fotografia singolare e femminile
Da tempo frequento e “vivo” la fotografia; e da tempo incontro i fotografi nelle loro opere, nei loro convegni, nei loro circoli.
Spesso mi sono chiesto se esista una fotografia femminile e se, come tale, è riconoscibile.
Personalmente non ho trovato risposte convincenti né le donne mi hanno aiutato espressamente a trovarne.
Di una cosa, però, sono sicuro: ogni qualvolta mi sono imbattuto nella presenza femminile in fotografia ho trovato poca disponibilità per le mie chiacchiere e, piuttosto, risultati, ovvero rappresentazioni, concreti e convincenti.
E laddove presumevo di incontrare tenerezze e lirismi, invece, ho scoperto asperità e realistiche quanto drammatiche considerazioni.
Se in una associazione, in una scuola, o in una corrente fotografica le donne hanno una loro forte presenza e rivestono con personalità questa volontà di essere presenti, allora, potete starne certi, che pochi saranno i tentativi di barare con la fotografia, o di spacciarla per pittura, grafica e barzelletteria di bassa qualità.
Invece, ivi, ho visto crescere l’attenzione dignitosa verso se stessi, quel galateo della visione da tenere sempre presente anche nei momenti più crudi e più difficili.
Ivi ho visto trovare regolarmente ospitalità il punctum di Barthes, ovvero quel quid che, nell’immagine, non puoi ridursi a logos o a studium e non puoi sciogliere, quasi fosse un insolubile scoglio, nel mare della invocata e perenne razionalità.
Ivi, il perturbante che affiora, ancorché nascosto in vari modi nella coscienza di tutti noi, si rende manifesto e si confronta con forza e pretende risolutamente di fare comunione.
Luciana Traverso, fotografa ed insegnante di fotografia per quarant’anni sostenne di poter insegnare fotografia solo alla donne perché solo loro, regolarmente, hanno il coraggio di puntare l’obiettivo contro se stesse; quando finalmente si decise ad aprire l’insegnamento ai maschietti chiamò questa scuola “corso di galateo fotografico”.
Di tanto posso essere testimone, e ciò nonostante non riconoscere mai se una foto è fatta da un uomo o da una donna.
La mia amica Luciana, però, mi ricorda che la domanda non me la pongo per un quadro o per un film. Si è vero; ma il fatto di non riuscire mai a capire mi inquieta.
“Allora siamo a posto” mi risponde la mia amica.
Pippo Pappalardo - marzo 2013
Negli occhi hanno gli aeroplani
per volare ad alta quota
dove si respira l’aria
e la vita non è vuota.
Zucchero, Donne, 1985
Guardo queste donne fotografate da donne.
Osservo i volti, le mani, le rughe di quelle ritratte, immagino i volti, le mani, le rughe di quelle che hanno scattato le immagini.
Vi penso. Vi sono grata. Perché attraverso questi ritratti penso alle tante donne che conosco, a quelle che ho conosciuto e non sono più, ai valori che mi hanno tramandato, penso a me stessa, a mia madre, a mia figlia.
Talvolta è difficile vivere da donne. E mi sento di dire non per colpa degli uomini. Il fastidio sovente striscia in me suscitato da altre donne. Perché il mondo delle donne (più di quello maschile) è facile preda di pettegolezzo, mancanza di oggettività, invidia, isteria uterina. Purtroppo - in questi anni bui - anche volgarità e scarsa stima di sé.
Da donna, vorrei attorno a me un mondo fatto solo di donne non omologate. Inquiete. Emancipate. Protese in una ricerca di autonomia, sicure nel far sentire la loro voce. Cariche di amore, per se stesse, prima di tutto, e per il loro universo di amici e familiari. Vorrei un mondo di donne ribelli, non agli uomini, ma agli schemi, alle omologazioni, a tutto ciò che è troppo stretto, alle catene antiche, ai pregiudizi. Sempre in fuga, inseguendo una incessante crescita interiore che le renda - ci renda - forti, serene, appassionate, libere.
Alle artiste donne che hanno fotografato donne, alle modelle, a coloro (donne e spero molti uomini che vedranno questa mostra) dedico la poesia che segue, un inno alla solarità, all’indipendenza, alla forza interiore, alla vita, scritto, per l’appunto, da una donna.
La spensieratezza e’ un caro peccato,
caro compagno di strada e nemico mio caro!
Tu negli occhi mi hai spruzzato il riso
e la mazurca mi hai spruzzato nelle vene.
Poiché mi hai insegnato a non serbare l’anello,
con chiunque la vita mi sposasse.
A cominciare alla ventura - dalla fine,
e a finire - ancor prima di cominciare.
Ad essere come uno stelo, ed essere come l’acciaio.
Nella vita, in cui così poco possiamo,
a curare la tristezza con la cioccolata
ed a ridere in faccia ai passanti.
Marina Cvetaeva, La spensieratezza e’ un caro peccato, 1918
Marina Benedetto - marzo 2013
Fotografia singolare e femminile
Da tempo frequento e “vivo” la fotografia; e da tempo incontro i fotografi nelle loro opere, nei loro convegni, nei loro circoli.
Spesso mi sono chiesto se esista una fotografia femminile e se, come tale, è riconoscibile.
Personalmente non ho trovato risposte convincenti né le donne mi hanno aiutato espressamente a trovarne.
Di una cosa, però, sono sicuro: ogni qualvolta mi sono imbattuto nella presenza femminile in fotografia ho trovato poca disponibilità per le mie chiacchiere e, piuttosto, risultati, ovvero rappresentazioni, concreti e convincenti.
E laddove presumevo di incontrare tenerezze e lirismi, invece, ho scoperto asperità e realistiche quanto drammatiche considerazioni.
Se in una associazione, in una scuola, o in una corrente fotografica le donne hanno una loro forte presenza e rivestono con personalità questa volontà di essere presenti, allora, potete starne certi, che pochi saranno i tentativi di barare con la fotografia, o di spacciarla per pittura, grafica e barzelletteria di bassa qualità.
Invece, ivi, ho visto crescere l’attenzione dignitosa verso se stessi, quel galateo della visione da tenere sempre presente anche nei momenti più crudi e più difficili.
Ivi ho visto trovare regolarmente ospitalità il punctum di Barthes, ovvero quel quid che, nell’immagine, non puoi ridursi a logos o a studium e non puoi sciogliere, quasi fosse un insolubile scoglio, nel mare della invocata e perenne razionalità.
Ivi, il perturbante che affiora, ancorché nascosto in vari modi nella coscienza di tutti noi, si rende manifesto e si confronta con forza e pretende risolutamente di fare comunione.
Luciana Traverso, fotografa ed insegnante di fotografia per quarant’anni sostenne di poter insegnare fotografia solo alla donne perché solo loro, regolarmente, hanno il coraggio di puntare l’obiettivo contro se stesse; quando finalmente si decise ad aprire l’insegnamento ai maschietti chiamò questa scuola “corso di galateo fotografico”.
Di tanto posso essere testimone, e ciò nonostante non riconoscere mai se una foto è fatta da un uomo o da una donna.
La mia amica Luciana, però, mi ricorda che la domanda non me la pongo per un quadro o per un film. Si è vero; ma il fatto di non riuscire mai a capire mi inquieta.
“Allora siamo a posto” mi risponde la mia amica.
Pippo Pappalardo - marzo 2013
09
marzo 2013
Donne che fotografano le donne
Dal 09 marzo al 05 maggio 2013
fotografia
Location
GALLERIA FOTOGRAFICA LUIGI GHIRRI
Caltagirone, Via Duomo, 11, (Catania)
Caltagirone, Via Duomo, 11, (Catania)
Biglietti
Biglietto singolo intero : 4,00 €
Biglietto singolo ridotto: 2,00 €
Note: Biglietto per l'ingresso residenti nella provincia: 1,00 €
Orario di apertura
Tutti i giorni 9,00-18,30
Vernissage
9 Marzo 2013, h 16.30
Autore
Curatore