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DONNE DONNE DONNE
La scelta delle opere dalla collezione Remotti abbina il tema del corpo a interpretazioni dei luoghi che raccontano lo sguardo delle donne e la loro guadagnata presenza nella storia dell’arte contemporanea
Comunicato stampa
Segnala l'evento
FONDAZIONE PIER LUIGI E NATALINA REMOTTI
26 novembre 2011
ore 18,30 LE SERVE di Jean Genet, regia Emanuela Rolla
ore 19,45 DONNE DONNE DONNE, mostra a cura di Francesca Pasini
DONNE DONNE DONNE così si intitola la mostra alla Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti
a Camogli (Ge). Raccoglie alcune opere della Collezione Remotti di una trentina di artiste. Per
quest'occasione la direttrice Francesca Pasini ha scelto mettere in dialogo il linguaggio dell'arte
visiva con quello del teatro con la rappresentazione LE SERVE di Jean Genet, con la regia di
Emanuela Rolla che è anche una delle interpreti insieme a Margherita Remotti e Gabriella Fossati.
Alle ore 18,30 si apre con lo spettacolo teatrale, che debutta in questa sede, e alla fine si accendono
le luci e si inaugura la mostra.
In quel momento si accenderanno le lampadine brillantissime della scritta NOT FOR YOU
realizzata da Monica Bonvicini nel 2006. Una scultura che è stata presentata in altre versioni in
molti musei internazionali, ma ancora non vista in Italia.
La scelta delle opere dalla collezione Remotti abbina il tema del corpo a interpretazioni dei
luoghi che raccontano lo sguardo delle donne e la loro guadagnata presenza nella storia dell'arte
contemporanea. Si percepisce un discorso forte sulla identità femminile, particolarmente attuale
oggi quando il corpo viene utilizzato come status symbol del potere politico, economico, mediatico.
Le donne artiste lo avevano previsto, capito e raccontato in tantissime forme, così si passa
dalla grande protagonista della body art Gina Pane, Cicatrices de l'action (le corps pressenti,
Psychè), 1974-75, a Marina Abramovic Lips of Thomas, anche questa una foto proveniente
dalla performance del 1975-1997, dove l'artista ha inciso sul ventre una stella a cinque punte.
Mentre Nan Goldin ritrae una donna in posa erotica e sfacciata che affronta di petto lo spettro e
il sogno della prostituzione. Vanessa Beecroft è presente con un'immagine del 1997 tratta da una
delle sue prime performance, quando, per creare la mobile fisionomia delle sue sculture viventi,
sceglieva come modelle amiche o ragazze che conosceva appena. Shirin Neshat con una delle
sue "Donne di Allah", del 1996 si fotografa tutta velata mentre tiene per mano il suo bambino nudo
su cui ha tracciato decori tipici dell'iconografia islamica. Elizabeth Aro in un video (1998) molto
ironico mostra una ragazza nuda che immagina come indossare il suo vestito da sposa. Mentre la
giovanissima e notissima Nathalie Djuberg con la video animazione The Secret Handshake (2006)
ci porta dentro un dissacrante, incontro sessuale tra un uomo adulto e una giovanetta. Marjetica
Potrc rappresenta, in un disegno colorato, La Grande Città di Medellin" (2007) come un albero
dalle molte radici che ha una chioma formata da una donna nuda che danza.
Immagini e problemi dell'incontro sessuale che oggi sono alla ribalta della cronaca quotidiana e che
queste artiste hanno fatto irrompere nell'arte non per moralizzare o giudicare, ma per segnalare la
complessità della vita, che ha sempre alla sua origine la dimensione sessuata. Sono visioni molto
diverse dell'amore pacificato del romanticismo, o delle icone della storia in cui la donna era sempre
una trasfigurazione allegorica. E' stato un grande cambiamento che ha allargato la cultura e i
sentimenti e che, come un fiume carsico, continua a produrre figure che raccontano le case, le città,
gli oggetti, la vita.
In mostra vi saranno anche Marzia Migliora, Paola Pivi, Sylvie Fleury, Katahrina Fritsch,
Florence Henri, Candida Hofer, Hanna Starkey, Laurie Simmons, Christine Erhard, Grazia
Toderi, Janjeta Eyre, Chantal Joffe, Dacia Manto,Tracey Emin, Annette Messager, Anna
Gaskell, Raffaella Nappo, Paola Mattioli, Ann Lislegaard, Moira Ricci, Silvia Levenson,
Liliana Porter.
Kimsooja avvolgerà le pareti del pianterreno con la sequenza di grandi foto del Teatro La Fenice
di Venezia, dove nel 2006 aveva presentato il video To breathe. Invisible Mirror/ Invisible Needle,
che era accompagnato dal suono del suo respiro in un ritmo sempre più sincopato, mentre sullo
schermo frangifuoco del Teatro scorrevano le immagini dello spettro dei colori.
Not for you di Monica Bonvicini e To breathe di Kimsooja interagiranno con la scenografia di Le
Serve, la prima con il monito di indipendenza che illumina metaforicamente il testo stesso di Genet,
la seconda con l'evocazione di un teatro reale.
LE SERVE
Regia di Emanuela Rolla, con Emanuela Rolla ( Claire), Margherita Remotti (Solange), Gabriella
Fossati (Madame). produzione Performer-Espressione Applicata. Prima rappresentazione.
Le serve è considerato uno dei capolavori di Genet, una perfetta macchina teatrale in cui il gioco del
teatro nel teatro è svelato per mettere a nudo la menzogna della scena.
L'odio verso la padrona non è più il pretesto del loro malessere. Esaltate, visionarie, paranoiche,
le serve sono incastrate in un mondo dove, vittime di loro stesse, si contorcono, si combattono; un
mondo dove l'unica via di uscita è la morte.
Claire e Solange vivono un rapporto di amore e odio con la loro padrona .Loro, forse già vecchie
nell’animo, arcigne, quando la padrona non c’è, si ritrovano ad allestire un privato e ossessivo
teatrino, una doppia vita in cui, come bimbe perverse, giocano “a fare Madame”. A turno, vestono
i suoi abiti, la imitano e, alla fine del rito, la uccidono, ma le due sorelle non riescono mai a
completare il rito, il tempo a disposizione finisce sempre prima.
Ma finzione e realtà nella loro mente schizofrenica si sovrappongono e il tentativo di omicidio si
concretizza in una tazza di tisana avvelenata che però Madame, nella sua svagata disattenzione, non
beve. Sarà invece Claire, sempre più sprofondata nella doppiezza della sua vita, a bere la bevanda,
offertale dalla sorella carnefice.
Un gioco di ruoli dove Madame esprime tutto il suo disgusto per le sue due bonne e dove la bonne
le impone la mise da indossare; perché non esiste una Madame senza serve e Serve senza padrona.
Tornate se stesse le due sorelle si rinfacciano invidie e gelosie, schernendo infatuazioni altrui
(quella per un lattaio) e inconfessabili fantasie
Les bonnes (1947) di Genet, tradizionalmente tradotto in italiano con "le serve", anche se una
traduzione più precisa sarebbe "le domestiche", ispirato al caso delle sorelle Papin, due domestiche
a servizio che negli anni '30 uccisero la loro padrona e sua figlia.
Lo spettacolo è incentrato su tre personaggi femminili, dalle precise connotazioni e estrazioni
sociali e Genet fa delle considerazioni precise e lucidissime sulla donna e sull'amore.
Il rito di Solange e Claire, con cui si apre o spettacolo, spiazza lo spettatore, portato a credere,
almeno in un primo momento, che Claire sia Madame. Ma tranne questo coup de théâtre nel resto
dello spettacolo il metateatro si stempera nei più tradizionali, ma non per questo meno inquietanti,
cenni alle fantasie di entrambe o a scene accadute precedentemente (i tentativi di strangolamento
di Madame, le fantasie sul lattaio, le prove di scrittura per le lettere minatorie, le avide letture
di cronaca nera...). Les bonnes più che uno spettacolo che ragiona sul farsi, proprio e del teatro
in genere, gioca con la rappresentazione, la esplicita, la mette in mostra anelando all'autenticità
proprio tramite la sua posa.
Alcuni oggetti di scena, presenti concretamente nel testo originale (la sveglia che segna il tempo del
rito, prima che madame rientri, il telefono con cui monsieur avverte della propria scarcerazione),
compaiono sulla scena, amplificando il senso simbolico del teatro (dove i gesti e gli oggetti
vengono “mimati” e non sono mai veri). L’ingresso in scena di Madame viene sostituito da
proiezioni video della stessa, Madame in questa messa in scena è anziana, donna di classe ma di
età notevolmente avanzata, questa scelta registica sottolinea il concetto che la condizione di serva
è una condizione prima di tutto interiore.
Solange e Claire Lemercier, che ogni sera, nel silenzio della grande casa vuota durante l’assenza
di Madame, mettono in scena l’assassinio della loro padrona, interpretata a turno da una delle due,
è un piccolo saggio sulle sfumature dell’odio. Tutto si tramuta in odio, un odio vero, profondo,
sconfinato, nei confronti della padrona, del suo amante, dei suoi oggetti, dei suoi vestiti, della sua
falsa bontà,della sua figura che risulta enorme, incombente agli occhi delle due sorelle serve che
così vivono questa condizione e questo rapporto.
Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti
Camogli (Ge), via Castagneto 52
Ufficio Stampa
Cristina Pariset - cristina.pariset@libero. It
Informazioni
Tel +39 0185 772137
info@fondazioneremotti.it
www.fondazioneremotti.it
preview per la stampa ore 17,45
inizio spettacolo Le serve ore 18,30
inaugurazione della mostra Donne Donne Donne ore 19.30
durata della mostra: 26 novembre 2011 - 18 marzo 2012
26 novembre 2011
ore 18,30 LE SERVE di Jean Genet, regia Emanuela Rolla
ore 19,45 DONNE DONNE DONNE, mostra a cura di Francesca Pasini
DONNE DONNE DONNE così si intitola la mostra alla Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti
a Camogli (Ge). Raccoglie alcune opere della Collezione Remotti di una trentina di artiste. Per
quest'occasione la direttrice Francesca Pasini ha scelto mettere in dialogo il linguaggio dell'arte
visiva con quello del teatro con la rappresentazione LE SERVE di Jean Genet, con la regia di
Emanuela Rolla che è anche una delle interpreti insieme a Margherita Remotti e Gabriella Fossati.
Alle ore 18,30 si apre con lo spettacolo teatrale, che debutta in questa sede, e alla fine si accendono
le luci e si inaugura la mostra.
In quel momento si accenderanno le lampadine brillantissime della scritta NOT FOR YOU
realizzata da Monica Bonvicini nel 2006. Una scultura che è stata presentata in altre versioni in
molti musei internazionali, ma ancora non vista in Italia.
La scelta delle opere dalla collezione Remotti abbina il tema del corpo a interpretazioni dei
luoghi che raccontano lo sguardo delle donne e la loro guadagnata presenza nella storia dell'arte
contemporanea. Si percepisce un discorso forte sulla identità femminile, particolarmente attuale
oggi quando il corpo viene utilizzato come status symbol del potere politico, economico, mediatico.
Le donne artiste lo avevano previsto, capito e raccontato in tantissime forme, così si passa
dalla grande protagonista della body art Gina Pane, Cicatrices de l'action (le corps pressenti,
Psychè), 1974-75, a Marina Abramovic Lips of Thomas, anche questa una foto proveniente
dalla performance del 1975-1997, dove l'artista ha inciso sul ventre una stella a cinque punte.
Mentre Nan Goldin ritrae una donna in posa erotica e sfacciata che affronta di petto lo spettro e
il sogno della prostituzione. Vanessa Beecroft è presente con un'immagine del 1997 tratta da una
delle sue prime performance, quando, per creare la mobile fisionomia delle sue sculture viventi,
sceglieva come modelle amiche o ragazze che conosceva appena. Shirin Neshat con una delle
sue "Donne di Allah", del 1996 si fotografa tutta velata mentre tiene per mano il suo bambino nudo
su cui ha tracciato decori tipici dell'iconografia islamica. Elizabeth Aro in un video (1998) molto
ironico mostra una ragazza nuda che immagina come indossare il suo vestito da sposa. Mentre la
giovanissima e notissima Nathalie Djuberg con la video animazione The Secret Handshake (2006)
ci porta dentro un dissacrante, incontro sessuale tra un uomo adulto e una giovanetta. Marjetica
Potrc rappresenta, in un disegno colorato, La Grande Città di Medellin" (2007) come un albero
dalle molte radici che ha una chioma formata da una donna nuda che danza.
Immagini e problemi dell'incontro sessuale che oggi sono alla ribalta della cronaca quotidiana e che
queste artiste hanno fatto irrompere nell'arte non per moralizzare o giudicare, ma per segnalare la
complessità della vita, che ha sempre alla sua origine la dimensione sessuata. Sono visioni molto
diverse dell'amore pacificato del romanticismo, o delle icone della storia in cui la donna era sempre
una trasfigurazione allegorica. E' stato un grande cambiamento che ha allargato la cultura e i
sentimenti e che, come un fiume carsico, continua a produrre figure che raccontano le case, le città,
gli oggetti, la vita.
In mostra vi saranno anche Marzia Migliora, Paola Pivi, Sylvie Fleury, Katahrina Fritsch,
Florence Henri, Candida Hofer, Hanna Starkey, Laurie Simmons, Christine Erhard, Grazia
Toderi, Janjeta Eyre, Chantal Joffe, Dacia Manto,Tracey Emin, Annette Messager, Anna
Gaskell, Raffaella Nappo, Paola Mattioli, Ann Lislegaard, Moira Ricci, Silvia Levenson,
Liliana Porter.
Kimsooja avvolgerà le pareti del pianterreno con la sequenza di grandi foto del Teatro La Fenice
di Venezia, dove nel 2006 aveva presentato il video To breathe. Invisible Mirror/ Invisible Needle,
che era accompagnato dal suono del suo respiro in un ritmo sempre più sincopato, mentre sullo
schermo frangifuoco del Teatro scorrevano le immagini dello spettro dei colori.
Not for you di Monica Bonvicini e To breathe di Kimsooja interagiranno con la scenografia di Le
Serve, la prima con il monito di indipendenza che illumina metaforicamente il testo stesso di Genet,
la seconda con l'evocazione di un teatro reale.
LE SERVE
Regia di Emanuela Rolla, con Emanuela Rolla ( Claire), Margherita Remotti (Solange), Gabriella
Fossati (Madame). produzione Performer-Espressione Applicata. Prima rappresentazione.
Le serve è considerato uno dei capolavori di Genet, una perfetta macchina teatrale in cui il gioco del
teatro nel teatro è svelato per mettere a nudo la menzogna della scena.
L'odio verso la padrona non è più il pretesto del loro malessere. Esaltate, visionarie, paranoiche,
le serve sono incastrate in un mondo dove, vittime di loro stesse, si contorcono, si combattono; un
mondo dove l'unica via di uscita è la morte.
Claire e Solange vivono un rapporto di amore e odio con la loro padrona .Loro, forse già vecchie
nell’animo, arcigne, quando la padrona non c’è, si ritrovano ad allestire un privato e ossessivo
teatrino, una doppia vita in cui, come bimbe perverse, giocano “a fare Madame”. A turno, vestono
i suoi abiti, la imitano e, alla fine del rito, la uccidono, ma le due sorelle non riescono mai a
completare il rito, il tempo a disposizione finisce sempre prima.
Ma finzione e realtà nella loro mente schizofrenica si sovrappongono e il tentativo di omicidio si
concretizza in una tazza di tisana avvelenata che però Madame, nella sua svagata disattenzione, non
beve. Sarà invece Claire, sempre più sprofondata nella doppiezza della sua vita, a bere la bevanda,
offertale dalla sorella carnefice.
Un gioco di ruoli dove Madame esprime tutto il suo disgusto per le sue due bonne e dove la bonne
le impone la mise da indossare; perché non esiste una Madame senza serve e Serve senza padrona.
Tornate se stesse le due sorelle si rinfacciano invidie e gelosie, schernendo infatuazioni altrui
(quella per un lattaio) e inconfessabili fantasie
Les bonnes (1947) di Genet, tradizionalmente tradotto in italiano con "le serve", anche se una
traduzione più precisa sarebbe "le domestiche", ispirato al caso delle sorelle Papin, due domestiche
a servizio che negli anni '30 uccisero la loro padrona e sua figlia.
Lo spettacolo è incentrato su tre personaggi femminili, dalle precise connotazioni e estrazioni
sociali e Genet fa delle considerazioni precise e lucidissime sulla donna e sull'amore.
Il rito di Solange e Claire, con cui si apre o spettacolo, spiazza lo spettatore, portato a credere,
almeno in un primo momento, che Claire sia Madame. Ma tranne questo coup de théâtre nel resto
dello spettacolo il metateatro si stempera nei più tradizionali, ma non per questo meno inquietanti,
cenni alle fantasie di entrambe o a scene accadute precedentemente (i tentativi di strangolamento
di Madame, le fantasie sul lattaio, le prove di scrittura per le lettere minatorie, le avide letture
di cronaca nera...). Les bonnes più che uno spettacolo che ragiona sul farsi, proprio e del teatro
in genere, gioca con la rappresentazione, la esplicita, la mette in mostra anelando all'autenticità
proprio tramite la sua posa.
Alcuni oggetti di scena, presenti concretamente nel testo originale (la sveglia che segna il tempo del
rito, prima che madame rientri, il telefono con cui monsieur avverte della propria scarcerazione),
compaiono sulla scena, amplificando il senso simbolico del teatro (dove i gesti e gli oggetti
vengono “mimati” e non sono mai veri). L’ingresso in scena di Madame viene sostituito da
proiezioni video della stessa, Madame in questa messa in scena è anziana, donna di classe ma di
età notevolmente avanzata, questa scelta registica sottolinea il concetto che la condizione di serva
è una condizione prima di tutto interiore.
Solange e Claire Lemercier, che ogni sera, nel silenzio della grande casa vuota durante l’assenza
di Madame, mettono in scena l’assassinio della loro padrona, interpretata a turno da una delle due,
è un piccolo saggio sulle sfumature dell’odio. Tutto si tramuta in odio, un odio vero, profondo,
sconfinato, nei confronti della padrona, del suo amante, dei suoi oggetti, dei suoi vestiti, della sua
falsa bontà,della sua figura che risulta enorme, incombente agli occhi delle due sorelle serve che
così vivono questa condizione e questo rapporto.
Fondazione Pier Luigi e Natalina Remotti
Camogli (Ge), via Castagneto 52
Ufficio Stampa
Cristina Pariset - cristina.pariset@libero. It
Informazioni
Tel +39 0185 772137
info@fondazioneremotti.it
www.fondazioneremotti.it
preview per la stampa ore 17,45
inizio spettacolo Le serve ore 18,30
inaugurazione della mostra Donne Donne Donne ore 19.30
durata della mostra: 26 novembre 2011 - 18 marzo 2012
26
novembre 2011
DONNE DONNE DONNE
Dal 26 novembre 2011 al 18 marzo 2012
arte contemporanea
Location
FONDAZIONE PIERLUIGI E NATALINA REMOTTI
Camogli, Via Castagneto, 52, (Genova)
Camogli, Via Castagneto, 52, (Genova)
Vernissage
26 Novembre 2011, h 19.45
Ufficio stampa
CRISTINA PARISET
Autore
Curatore