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Dopolavoro
un’esposizione in divenire, uno spazio assembleare pulsante, una fabbrica vitale di idee.
Comunicato stampa
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Dal 7 maggio al 13 giugno prossimi il Teatro dei Quartieri organizza all’interno di Fotografia Europea presso l’Ex Anagrafe (Piazzetta della Frumentaria) DOPOLAVORO, ovvero un’esposizione in divenire, uno spazio assembleare pulsante, una fabbrica vitale di idee. Come a dire, un evento nel centro della città pensato per raccontare un frammento importantissimo di storia della città di Reggio Emilia e della realtà delle Città Industriali e del Lavoro.
Sulle pareti dell’Ex Anagrafe, infatti, si offriranno al campo visivo, della memoria e dell’emozione del pubblico oggetti e pensieri che ridanno vita ai momenti del Dopolavoro delle Officine Reggiane: simbolo di tutte le fabbriche che resistono e di una Città in rapida e vorticosa trasformazione.
Hanno iniziato il progetto e organizzano gli artisti: Fabrizio Cicconi, Lorenza Franzoni, Mirella Gazzotti, Pietro Iori, Manuela Pecorari e Alessandro Scillitani. Ad arricchirla una serie di incontri e dibattiti sul lavoro che non c’è o c’è troppo, cineforum, elaborazioni di documenti e cibo povero ma buono.
Ad essere “esposto”, se così possiamo dire, anche il circolo cinefilo Daunbailò, uno spazio vitalissimo d’incontro purtroppo sfrattato come molti altri dal centro ed ora in cerca di un nuovo spazio che lo accolga. Tutti ragazzi giovani e animati da tanta cultura che si occuperanno del bar e della programmazione cinematografica.
Immagini e pensieri sparsi che riaprono gli sguardi su spazi, luoghi e momenti di un tempo passato ma moralmente ancora attuale, fotografando attraverso la lente del passato il quadro della situazione: l’eterna lotta tra pubblico e privato, tra tutti e qualcuno.
Ricordiamo che le Officine Reggiane sono state protagoniste di una storica occupazione, la più grande nella storia industriale mondiale. Ci saranno quindi gli operai delle REGGIANE, quelli recentemente venduti a una multinazionale e quelli che nel ’50, a migliaia, hanno occupato la fabbrica per un anno, aiutati da tutta la città. Fu quella una storia straordinaria, un grande esempio politico e una disfatta economica. Alla fine il governo spense la grande industria pubblica, i progetti, la città, i trattori che gli operai avevano costruito per portare pace e lavoro, sessant’anni dopo gli artisti aprono lo spazio pubblico, declinandolo in tutti i modi, per esporre idee in forma di oggetti, cinema, assemblee. Tutti gli artisti che aderiscono sono consapevoli che sarà una disfatta economica ma un necessario atto politico.
Fotografia Europea è dedicata all’Incanto, ma al Dopolavoro si parlerà dell’incanto in tutti i sensi anche quello di asta pubblica, perché tutto ciò che è pubblico è sempre in vendita, tutto ciò che ci appartiene per diritto è in pericolo.
Il Dopolavoro sarà aperto per un mese, un mese precario e intenso con molti filmati, incontri e racconti. L’unica guida spirituale sarà un vocabolario per ridare senso alle parole che sono state svuotate come le fabbriche. Ogni cosa sarà chiamata esattamente con il proprio nome e, se si alzeranno alte tutte le voci del vocabolario, nulla sarà come prima.
Una parola attorno al Teatro dei Quartieri, che organizza e progetta la mostra e che ormai è uno staff poliedrico e aperto, un corpo unico variabile, tattile sul territorio, socialmente molto sensibile, che da sempre raduna artisti del vicinato per esperimenti eclettici, suggeriti e condivisi con gli abitanti delle periferie. Nel 2009 questa collaborazione ha prodotto Aperto al Pubblico/trasloco popolare, densa esposizione di emozioni, salvate dalla demolizione di un quartiere popolare.
Sulle pareti dell’Ex Anagrafe, infatti, si offriranno al campo visivo, della memoria e dell’emozione del pubblico oggetti e pensieri che ridanno vita ai momenti del Dopolavoro delle Officine Reggiane: simbolo di tutte le fabbriche che resistono e di una Città in rapida e vorticosa trasformazione.
Hanno iniziato il progetto e organizzano gli artisti: Fabrizio Cicconi, Lorenza Franzoni, Mirella Gazzotti, Pietro Iori, Manuela Pecorari e Alessandro Scillitani. Ad arricchirla una serie di incontri e dibattiti sul lavoro che non c’è o c’è troppo, cineforum, elaborazioni di documenti e cibo povero ma buono.
Ad essere “esposto”, se così possiamo dire, anche il circolo cinefilo Daunbailò, uno spazio vitalissimo d’incontro purtroppo sfrattato come molti altri dal centro ed ora in cerca di un nuovo spazio che lo accolga. Tutti ragazzi giovani e animati da tanta cultura che si occuperanno del bar e della programmazione cinematografica.
Immagini e pensieri sparsi che riaprono gli sguardi su spazi, luoghi e momenti di un tempo passato ma moralmente ancora attuale, fotografando attraverso la lente del passato il quadro della situazione: l’eterna lotta tra pubblico e privato, tra tutti e qualcuno.
Ricordiamo che le Officine Reggiane sono state protagoniste di una storica occupazione, la più grande nella storia industriale mondiale. Ci saranno quindi gli operai delle REGGIANE, quelli recentemente venduti a una multinazionale e quelli che nel ’50, a migliaia, hanno occupato la fabbrica per un anno, aiutati da tutta la città. Fu quella una storia straordinaria, un grande esempio politico e una disfatta economica. Alla fine il governo spense la grande industria pubblica, i progetti, la città, i trattori che gli operai avevano costruito per portare pace e lavoro, sessant’anni dopo gli artisti aprono lo spazio pubblico, declinandolo in tutti i modi, per esporre idee in forma di oggetti, cinema, assemblee. Tutti gli artisti che aderiscono sono consapevoli che sarà una disfatta economica ma un necessario atto politico.
Fotografia Europea è dedicata all’Incanto, ma al Dopolavoro si parlerà dell’incanto in tutti i sensi anche quello di asta pubblica, perché tutto ciò che è pubblico è sempre in vendita, tutto ciò che ci appartiene per diritto è in pericolo.
Il Dopolavoro sarà aperto per un mese, un mese precario e intenso con molti filmati, incontri e racconti. L’unica guida spirituale sarà un vocabolario per ridare senso alle parole che sono state svuotate come le fabbriche. Ogni cosa sarà chiamata esattamente con il proprio nome e, se si alzeranno alte tutte le voci del vocabolario, nulla sarà come prima.
Una parola attorno al Teatro dei Quartieri, che organizza e progetta la mostra e che ormai è uno staff poliedrico e aperto, un corpo unico variabile, tattile sul territorio, socialmente molto sensibile, che da sempre raduna artisti del vicinato per esperimenti eclettici, suggeriti e condivisi con gli abitanti delle periferie. Nel 2009 questa collaborazione ha prodotto Aperto al Pubblico/trasloco popolare, densa esposizione di emozioni, salvate dalla demolizione di un quartiere popolare.
07
maggio 2010
Dopolavoro
Dal 07 maggio al 13 giugno 2010
fotografia
Location
EX ANAGRAFE – TEATRO DEI QUARTIERI
Reggio Nell'emilia, Piazzetta della frumentaria, (Reggio Nell'emilia)
Reggio Nell'emilia, Piazzetta della frumentaria, (Reggio Nell'emilia)
Ufficio stampa
STUDIO ALFA
Autore