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Dreamers
La mostra accoglie oltre quaranta opere d’arte di alexandfelix, Alessandro Lupi e Yang Yongliang, disponendole come tre mostre personali, in grado di dialogare tra loro seguendo un filo rosso: quello del tema generale di un’alternativa possibile alla realtà
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dreamers
alexandfelix | Alessandro Lupi | Yang Yongliang
e
Kazuo Ohno
Il corpo del Butoh
mostre a cura di Nicola Davide Angerame
30 marzo - 19 maggio 2013
inaugurazione SABATO 30 marzo 2013 dalle ore 18 alle 22
ore 18,45
Concerto per Kazuo Ohno
di Antonio Raspanti
a seguire rinfresco
a cura di Borghi Ricevimenti e Azienda Agricola Durin
saranno presenti alcuni degli artisti in mostra
ingresso libero
Catalogo in galleria, Delfino Enrile Editore
orari d'apertura: giovedì | domenica ore 15 - 19
www.palazzotagliaferro.it | info@palazzotagliaferro.it
Evento in collaborazione con Comune di Andora
Un ringraziamento a MC2 Gallery, Milano e Guidi & Schoen Arte Contemporanea, Genova
Omaggio a Kazou Ohno. Il corpo del Butoh. Mostra organizzata con il supporto di:
Mizohata Toshio | Kazuo Ohno Dance Studio, Japan | Sing Co. Ltd, Japan | Kazuo Ohno
Archivio – Dipartmento di Musica e Arti dello Spettacolo “Alma Mater” Università del Studi
di Bologna e MC2 Gallery, Milano.ANDORA - Nuovo appuntamento con l’arte contemporanea ad Andora. Dopo il successo ottenuto
dalla mostra di Jane McAdam Freud, la galleria civica di Andora “Palazzo Tagliaferro”, diretta
da Nicola Davide Angerame, inaugura sabato 30 marzo alle ore 18, un nuovo triplo
appuntamento con l'arte contemporanea, la danza e la musica contemporanea. Si intitola
Dreamers propone le opere di alexandfelix, Alessandro Lupi e Yang Yongliang. La
mostra accoglie oltre quaranta opere d'arte di questi artisti, disponendole come tre mostre
personali, in grado di dialogare tra loro seguendo un filo rosso: quello del tema generale di
un'alternativa possibile alla realtà.
L’apertura di Dreamers sarà anche accompagnata da un concerto evento del
musicista e compositore siciliano Antonio Raspanti, massimo interprete del
contrabbasso contemporaneo, che sabato 30 marzo, alle ore 19, proporrà alcune
delle sue composizioni che saranno eseguite sulle immagini di alcuni dei più bei video di danza
del grande maestro butoh Kazuo Ohno.
Legato al tema principale è, infatti, la mostra omaggio in ricordo del grande maestro di
danza Butoh, il giapponese Kazuo Ohno, una icona assoluta di un genere artistico nato
dalla contestazione del teatro di millenaria tradizione nipponica e da una “riflessione” radicale sul
corpo e sulle sue possibilità. Il Butoh è detta la “danza delle tenebre”, così chiamata perché sorge
dall'esperienza traumatica della doppia esplosione atomica di Hiroshima e Nagasaki, che pose fine
alla Seconda Guerra Mondiale, dando inizio alla Guerra Fredda.
“La mostra Dreamers – spiega il curatore e critico d'arte Nicola Davide Angerame –
accoglie opere scultore, fotografiche, video e di pittura digitale di artisti internazionali che nella lororicerca hanno costruito scenari e modelli umani legati a possibili altre dimensioni, a volte legate ad
una proiezione di questo mondo nel futuro, altre volte indicanti realtà più fiabesche, capaci di
essere un motivo di fuga o di rilettura della realtà”.
Un nuovo evento, che si preannuncia di sicuro impatto, vista la qualità degli artisti coinvolti ed in
linea con il progetto culturale promosso dal Comune di Andora.
“Questa mostra è in linea con il progetto dell’Amministrazione che vuole fare di Palazzo Tagliaferro una galleria civica in cui presentare i maggiori esponenti dell’arte contemporanea, ma anche
uno spazio d’incontro e scambio culturale. Siamo lieti di offrire agli andoresi ed ai turisti un evento
che propone le opere di artisti di grande fama internazionale – dice Franco Floris, sindaco
di Andora – “Dreamers” dà al visitatore la possibilità di entrare in contatto con più modalità
espressive come la musica, la danza, la scultura e l’antica tradizione pittorica cinese. E proprio per
la levatura internazionale degli artisti ospiti, alcuni dei quali il pubblico conosce per le loro incursioni nel mondo della pubblicità, confidiamo che l’evento espositivo attiri molti visitatori e l’interesse
dei media come già avvenuto con la mostra di Jane McAdam Freud”. Palazzo Tagliaferro, inaugurato nel 2009 dopo un attento lavoro di restauro. “L’evento, nel segno del percorso artistico-culturale intrapreso da questa amministrazione, elegge Palazzo Tagliaferro come polo di riferimento
per l’arte contemporanea a livello internazionale” spiega Alessandro Cibien, Assessore alla
Cultura del Comune di Andora.
DREAMERS
alexandfelix, Alessandro Lupi, Yang Yongliang
alexandfelix
(Alex Gertschen and Felix Meier,
vivono e lavorano in Svizzera) : Il duo
svizzero alexandfelix, con la serie
Thirteen Queens, espongono nella loro
prima personale italiana un ritratto
contemporaneo di donne che sono
regine ciascuna di un proprio regno
interiore. Nel rappresentarle vestite di
oggetti simbolici queste regine
fantasiose e surreali, divengonoprotagoniste di mondi fantastici che richiamano i personaggi bislacchi della favola Il Piccolo
Principe di Antoine de Saint-Exupéry.
Queste regine sono bambole post-umane, eredi delle Poupées di Hans Bellmer, sognatrici che, nel
loro smagliante apparire, “narrano” storie ironiche, stralunate, disarmanti. AlexandFelix usano la
fotografia per “narrare” alcuni personaggi che potrebbero ben figurare nelle storie assurde di Jules
Verne così come in Blade Runner. Tutte le foto sono scatti costruiti dal vero in studio e nulla è
aggiunto al computer. I fondali, con i cieli nembosi, o la flora gigantesca che contorna le modelle,
gli abiti e le decine di oggetti che ornano le regine sono realizzati artigianalmente dal duo svizzero.
alexandfelix portano sulla scena un esercito di donne: donne topo o testa di moto, donne
marzapane o revolver, donne glitter o vinile, donne cucchiaio o panino, donne alfabeto o rocket.
Sono il ritratto di una nuova umanità futurista o di un Pantheon personale. Il duo usa un linguaggio
sensorialmente sovreccitato per realizzare la propria galleria di fate, streghe e dee
contemporanee.
Alessandro Lupi
(Genova, 1975. Vive a lavora a Berlino)
Le sculture di Alessandro Lupi sono un esempio di dematerializzazione alternativa a quella
informatica: mentre questa provoca la sparizione dell’oggetto, sostituito da una serie di bit e pixel,
Lupi crea un oggetto artistico fantasmagorico e potentemente suggestivo, che riafferma il primato
del saper fare sull’idea celebrata dall'arte concettuale come bastante a se stessa. Opere come
“Densità fluorescente 1”, “Donna verde 3”, “Sospensione”, dimostrano la validità di un “fare”,
proponendo una originale “virtualità artigianale” (già figlia del Rinascimento) che impone una
riflessione sulle inesauribili possibilità dell’ingegno umano. Lupi ha escogitato, tramite una ricerca
approfondita, una scultura eterea, ottenuta con materiali poveri e luce, che ha il sapore di una
magia, di un artificio, di una prestidigitazione, di un ologramma.
L’antica arte della scultura, intesa come arte del
volume e celebrazione del corpo umano, viene
dall’artista rinnovata creando nuovi stupori, inedite
fascinazioni. La sua scultura è quasi paradossale,
poiché è fatta di materia ma sembra una proiezione
fantasmagorica; vive di luce (di wood) ma nella luce
(quella normale) è invisibile; ritrae voluminosi corpi ma
li rende impalpabili; fonda la propria scultoreità sulla
pittura, ovvero, la sua materia è il pigmento.
La calma inferta da queste presenze, permette di
distendere la mente verso una contemplazione più
assorta e di accorgersi che l’arte può tornare, a volte,
ad essere un succulento frutto d’immaginazione, una
visionarietà che ci coinvolge dentro un gioco emotivosottile, tra bagliori che manifestano queste presenze serafiche e silenti. C’è il bimbo che vive
dentro il baule, c’è la donna alla finestra e quella distesa sul letto, che pare dormire ma potrebbe
esser lì da secoli come l’anima di una ercolana, colta nel sonno dalla lava del Vesuvio.
Yang Yongliang
(Shanghai, Cina, 1980. Vive e lavora a Shanghai)
Yang Yongliang ispira il suo lavoro all’antica tradizione pittorica delle stampe Shan Shui, diffusosi
durante il V secolo, sotto la dinastia Song meridionale con la finalità di rappresentare la natura
come regno dello spirito e le montagne (da tempo luoghi sacri in Cina, in quanto case degli
immortali) come sede di un naturalismo mistico. Il taoismo sottende questo stile di pittura che non
presenta un'immagine di ciò che l'artista vede nella natura, ma di ciò che pensa in essa. Un
insieme di regole pone attenzione sull'equilibrio, la composizione e la forma, mentre nei dipinti
shan shui non possono mancare i sentieri serpeggianti, che può essere un fiume, una soglia, che
può essere la montagna, ed il cuore, che è il significato del dipinto, un unico punto focale al quale
tutte le linee del dipinto si dirigono.
Yang Yongliang attualizza questo stile in cui i temi naturalistici si caricano di significati filosofici e
religiosi. La sua ultima serie “Silent Valley”, qui in mostra, mette insieme la fotografia, la
manipolazione digitale e la composizione, usando l’eredità millenaria del Shan-Shui per trattare
questioni attuali legate al grande sviluppo economico, sociale e urbanistico della Cina degli ultimi
due decenni. Lo sguardo critico di un artista trentenne si posa sull'urbanizzazione, la
globalizzazione e il rapporto dell’uomo con la natura. Yang, crea mondi saturi di vita urbana dentro
le montagne e le pianure tipiche della pittura tradizionale cinese, popolando così di strutture
moderne un mondo legato al passato, alla spiritualità e al senso di “bellezza” sviluppatosi nella
storia di un impero millenario. Yang, che si formato sulla pittura e sull'arte calligrafica per poifrequentare la Shanghai Art & Design Academy, riflette sulle contraddizioni della Cina
contemporanea, che incamera in sé una lotta tra Oriente e Occidente, tra antico e moderno.
Omaggio a Kazou Ohno, il corpo del Butoh
Mostra realizzata con il supporto di: Toshio Mizohata, Kazuo Ohno Dance Studio, Japan
Canta Co. Ltd, Japan Archivio Kazuo Ohno - Dipartimento di Musica e Spettacolo dell'Alma
Mater Studiorum Università di Bologna e MC2 Gallery, Milano.
Kazuo Ohno (27 ottobre 1906 - 1 Giugno 2010) è stato il più grande danzatore giapponese nonché
guru e ispiratore della danza Butoh. Figura eroica e longeva, amatissimo dal pubblico della danza
di tutto il mondo e ospite fisso dei migliori festival di danza internazionali, nel 2001, pur perdendo la
capacità di camminare, Ohno ha continuato ad esprimere se stesso attraverso la danza muovendo
solo le mani.
La mostra espone alcuni video degli spettacoli storici del maestro giapponese, manifesti
pubblicitari creati da artisti e diverse fotografie, fra ritratti e foto di scena realizzate da grandi
fotografi giapponesi.
Ohno ha danzato fino a 95 anni. Negli ultimi anni, infermo a casa, ha continuato le sue apparizioni
teatrali, in particolare nelle opere butoh di suo figlio Yoshito Ohno, al quale il maestro ha passato il
testimone. La danza Butoh è una delle manifestazioni più estreme, terribili e sublimi della cultura
contemporanea mondiale. Nasce nel 1959 ad opera di Tatsumi Hijikata e Kazuo Ohno. Detta
anche “danza della tenebre”, quest'arte si basa sull'uso completo di ogni parte del corpo e del
volto. Il ballerino danza nudo, con il corpo dipinto di bianco che si contorce e spezza in sussulti e
convulsioni, oppure in gesti di sublime delicatezza. Le smorfie grottesche sono ispirate al teatro
classico giapponese, mentre una certa giocosità e ironia non è esente così come l'alterazione del
tempo della danza, che può diventare di una lentezza esasperante. Il Butoh è un uso radicale del
corpo e della danza, che chiede al danzatore di “trasformarsi” in animali o in oggetti. Il piano
psicologico e quello fisico sono legati: il danzatore deve essere un artista totale. Hijikata ha curato
molte coreografie per Kazuo Ohno, il quale è considerato come uno dei più grandi danzatori di tuttii tempi e ha ricevuto riconoscimenti in tutto il mondo. Nel Giappone post-atomico, il Butoh
rappresenta una reazione sconvolta e sconvolgente alle bombe su Hiroshima e Nagasaki.
L'aggressività e la provocazione scagliata contro i tabù sessuali sono un altro aspetto di una danza
che sa raggiungere momenti di alta poesia, così come usare i miti arcaici, il kitsch e il grottesco per
esprimere la disperazione del dopo bomba. Ma il Butoh è un dialogo tra l'apollineo ed il dionisiaco
e rappresenta una delle esperienze più significative nella storia dello spettacolo del XX Secolo. Il
Butoh sfida criticamente il materialismo della società e recupera alcuni principi della danza
espressionista tedesca, adottando maestri eretici come Antonin Artaud, il Marchese De Sade,
Friedrich Nietzsche, Yukio Mishima ed il Conte di Lautréamont. Di tutto ciò, Kazuo Ohno è stato
testimone e promotore principale. Oggi il Butoh è presente in ogni Paese con compagnie sorte
degli ultimi decenni.
Antonio Raspanti
Antonio Raspanti è il massimo interprete del contrabbasso contemporaneo, compositore ed
esecutore delle musiche del concerto inaugurale del 30 marzo 2013.
Il musicista siciliano ha collaborato con varie orchestre, sovente com primo contrabbasso, tra cui:
Orchestra Sinfonica del Mediterraneo, Orchestra Giovani Solisti Siciliani, Orchestra da camera
Kandinskij di Palermo, Accademia Concertante degli Archi di Milano. Nel giugno del 2011 si è
esibito all'Auditorium Parco della Musica di Roma e nel 2012 incide il suo primo album solista “So
far”, registrato con contrabbasso acustico, i cui brani eseguirà sui video di Kazuo Ohno.
alexandfelix | Alessandro Lupi | Yang Yongliang
e
Kazuo Ohno
Il corpo del Butoh
mostre a cura di Nicola Davide Angerame
30 marzo - 19 maggio 2013
inaugurazione SABATO 30 marzo 2013 dalle ore 18 alle 22
ore 18,45
Concerto per Kazuo Ohno
di Antonio Raspanti
a seguire rinfresco
a cura di Borghi Ricevimenti e Azienda Agricola Durin
saranno presenti alcuni degli artisti in mostra
ingresso libero
Catalogo in galleria, Delfino Enrile Editore
orari d'apertura: giovedì | domenica ore 15 - 19
www.palazzotagliaferro.it | info@palazzotagliaferro.it
Evento in collaborazione con Comune di Andora
Un ringraziamento a MC2 Gallery, Milano e Guidi & Schoen Arte Contemporanea, Genova
Omaggio a Kazou Ohno. Il corpo del Butoh. Mostra organizzata con il supporto di:
Mizohata Toshio | Kazuo Ohno Dance Studio, Japan | Sing Co. Ltd, Japan | Kazuo Ohno
Archivio – Dipartmento di Musica e Arti dello Spettacolo “Alma Mater” Università del Studi
di Bologna e MC2 Gallery, Milano.ANDORA - Nuovo appuntamento con l’arte contemporanea ad Andora. Dopo il successo ottenuto
dalla mostra di Jane McAdam Freud, la galleria civica di Andora “Palazzo Tagliaferro”, diretta
da Nicola Davide Angerame, inaugura sabato 30 marzo alle ore 18, un nuovo triplo
appuntamento con l'arte contemporanea, la danza e la musica contemporanea. Si intitola
Dreamers propone le opere di alexandfelix, Alessandro Lupi e Yang Yongliang. La
mostra accoglie oltre quaranta opere d'arte di questi artisti, disponendole come tre mostre
personali, in grado di dialogare tra loro seguendo un filo rosso: quello del tema generale di
un'alternativa possibile alla realtà.
L’apertura di Dreamers sarà anche accompagnata da un concerto evento del
musicista e compositore siciliano Antonio Raspanti, massimo interprete del
contrabbasso contemporaneo, che sabato 30 marzo, alle ore 19, proporrà alcune
delle sue composizioni che saranno eseguite sulle immagini di alcuni dei più bei video di danza
del grande maestro butoh Kazuo Ohno.
Legato al tema principale è, infatti, la mostra omaggio in ricordo del grande maestro di
danza Butoh, il giapponese Kazuo Ohno, una icona assoluta di un genere artistico nato
dalla contestazione del teatro di millenaria tradizione nipponica e da una “riflessione” radicale sul
corpo e sulle sue possibilità. Il Butoh è detta la “danza delle tenebre”, così chiamata perché sorge
dall'esperienza traumatica della doppia esplosione atomica di Hiroshima e Nagasaki, che pose fine
alla Seconda Guerra Mondiale, dando inizio alla Guerra Fredda.
“La mostra Dreamers – spiega il curatore e critico d'arte Nicola Davide Angerame –
accoglie opere scultore, fotografiche, video e di pittura digitale di artisti internazionali che nella lororicerca hanno costruito scenari e modelli umani legati a possibili altre dimensioni, a volte legate ad
una proiezione di questo mondo nel futuro, altre volte indicanti realtà più fiabesche, capaci di
essere un motivo di fuga o di rilettura della realtà”.
Un nuovo evento, che si preannuncia di sicuro impatto, vista la qualità degli artisti coinvolti ed in
linea con il progetto culturale promosso dal Comune di Andora.
“Questa mostra è in linea con il progetto dell’Amministrazione che vuole fare di Palazzo Tagliaferro una galleria civica in cui presentare i maggiori esponenti dell’arte contemporanea, ma anche
uno spazio d’incontro e scambio culturale. Siamo lieti di offrire agli andoresi ed ai turisti un evento
che propone le opere di artisti di grande fama internazionale – dice Franco Floris, sindaco
di Andora – “Dreamers” dà al visitatore la possibilità di entrare in contatto con più modalità
espressive come la musica, la danza, la scultura e l’antica tradizione pittorica cinese. E proprio per
la levatura internazionale degli artisti ospiti, alcuni dei quali il pubblico conosce per le loro incursioni nel mondo della pubblicità, confidiamo che l’evento espositivo attiri molti visitatori e l’interesse
dei media come già avvenuto con la mostra di Jane McAdam Freud”. Palazzo Tagliaferro, inaugurato nel 2009 dopo un attento lavoro di restauro. “L’evento, nel segno del percorso artistico-culturale intrapreso da questa amministrazione, elegge Palazzo Tagliaferro come polo di riferimento
per l’arte contemporanea a livello internazionale” spiega Alessandro Cibien, Assessore alla
Cultura del Comune di Andora.
DREAMERS
alexandfelix, Alessandro Lupi, Yang Yongliang
alexandfelix
(Alex Gertschen and Felix Meier,
vivono e lavorano in Svizzera) : Il duo
svizzero alexandfelix, con la serie
Thirteen Queens, espongono nella loro
prima personale italiana un ritratto
contemporaneo di donne che sono
regine ciascuna di un proprio regno
interiore. Nel rappresentarle vestite di
oggetti simbolici queste regine
fantasiose e surreali, divengonoprotagoniste di mondi fantastici che richiamano i personaggi bislacchi della favola Il Piccolo
Principe di Antoine de Saint-Exupéry.
Queste regine sono bambole post-umane, eredi delle Poupées di Hans Bellmer, sognatrici che, nel
loro smagliante apparire, “narrano” storie ironiche, stralunate, disarmanti. AlexandFelix usano la
fotografia per “narrare” alcuni personaggi che potrebbero ben figurare nelle storie assurde di Jules
Verne così come in Blade Runner. Tutte le foto sono scatti costruiti dal vero in studio e nulla è
aggiunto al computer. I fondali, con i cieli nembosi, o la flora gigantesca che contorna le modelle,
gli abiti e le decine di oggetti che ornano le regine sono realizzati artigianalmente dal duo svizzero.
alexandfelix portano sulla scena un esercito di donne: donne topo o testa di moto, donne
marzapane o revolver, donne glitter o vinile, donne cucchiaio o panino, donne alfabeto o rocket.
Sono il ritratto di una nuova umanità futurista o di un Pantheon personale. Il duo usa un linguaggio
sensorialmente sovreccitato per realizzare la propria galleria di fate, streghe e dee
contemporanee.
Alessandro Lupi
(Genova, 1975. Vive a lavora a Berlino)
Le sculture di Alessandro Lupi sono un esempio di dematerializzazione alternativa a quella
informatica: mentre questa provoca la sparizione dell’oggetto, sostituito da una serie di bit e pixel,
Lupi crea un oggetto artistico fantasmagorico e potentemente suggestivo, che riafferma il primato
del saper fare sull’idea celebrata dall'arte concettuale come bastante a se stessa. Opere come
“Densità fluorescente 1”, “Donna verde 3”, “Sospensione”, dimostrano la validità di un “fare”,
proponendo una originale “virtualità artigianale” (già figlia del Rinascimento) che impone una
riflessione sulle inesauribili possibilità dell’ingegno umano. Lupi ha escogitato, tramite una ricerca
approfondita, una scultura eterea, ottenuta con materiali poveri e luce, che ha il sapore di una
magia, di un artificio, di una prestidigitazione, di un ologramma.
L’antica arte della scultura, intesa come arte del
volume e celebrazione del corpo umano, viene
dall’artista rinnovata creando nuovi stupori, inedite
fascinazioni. La sua scultura è quasi paradossale,
poiché è fatta di materia ma sembra una proiezione
fantasmagorica; vive di luce (di wood) ma nella luce
(quella normale) è invisibile; ritrae voluminosi corpi ma
li rende impalpabili; fonda la propria scultoreità sulla
pittura, ovvero, la sua materia è il pigmento.
La calma inferta da queste presenze, permette di
distendere la mente verso una contemplazione più
assorta e di accorgersi che l’arte può tornare, a volte,
ad essere un succulento frutto d’immaginazione, una
visionarietà che ci coinvolge dentro un gioco emotivosottile, tra bagliori che manifestano queste presenze serafiche e silenti. C’è il bimbo che vive
dentro il baule, c’è la donna alla finestra e quella distesa sul letto, che pare dormire ma potrebbe
esser lì da secoli come l’anima di una ercolana, colta nel sonno dalla lava del Vesuvio.
Yang Yongliang
(Shanghai, Cina, 1980. Vive e lavora a Shanghai)
Yang Yongliang ispira il suo lavoro all’antica tradizione pittorica delle stampe Shan Shui, diffusosi
durante il V secolo, sotto la dinastia Song meridionale con la finalità di rappresentare la natura
come regno dello spirito e le montagne (da tempo luoghi sacri in Cina, in quanto case degli
immortali) come sede di un naturalismo mistico. Il taoismo sottende questo stile di pittura che non
presenta un'immagine di ciò che l'artista vede nella natura, ma di ciò che pensa in essa. Un
insieme di regole pone attenzione sull'equilibrio, la composizione e la forma, mentre nei dipinti
shan shui non possono mancare i sentieri serpeggianti, che può essere un fiume, una soglia, che
può essere la montagna, ed il cuore, che è il significato del dipinto, un unico punto focale al quale
tutte le linee del dipinto si dirigono.
Yang Yongliang attualizza questo stile in cui i temi naturalistici si caricano di significati filosofici e
religiosi. La sua ultima serie “Silent Valley”, qui in mostra, mette insieme la fotografia, la
manipolazione digitale e la composizione, usando l’eredità millenaria del Shan-Shui per trattare
questioni attuali legate al grande sviluppo economico, sociale e urbanistico della Cina degli ultimi
due decenni. Lo sguardo critico di un artista trentenne si posa sull'urbanizzazione, la
globalizzazione e il rapporto dell’uomo con la natura. Yang, crea mondi saturi di vita urbana dentro
le montagne e le pianure tipiche della pittura tradizionale cinese, popolando così di strutture
moderne un mondo legato al passato, alla spiritualità e al senso di “bellezza” sviluppatosi nella
storia di un impero millenario. Yang, che si formato sulla pittura e sull'arte calligrafica per poifrequentare la Shanghai Art & Design Academy, riflette sulle contraddizioni della Cina
contemporanea, che incamera in sé una lotta tra Oriente e Occidente, tra antico e moderno.
Omaggio a Kazou Ohno, il corpo del Butoh
Mostra realizzata con il supporto di: Toshio Mizohata, Kazuo Ohno Dance Studio, Japan
Canta Co. Ltd, Japan Archivio Kazuo Ohno - Dipartimento di Musica e Spettacolo dell'Alma
Mater Studiorum Università di Bologna e MC2 Gallery, Milano.
Kazuo Ohno (27 ottobre 1906 - 1 Giugno 2010) è stato il più grande danzatore giapponese nonché
guru e ispiratore della danza Butoh. Figura eroica e longeva, amatissimo dal pubblico della danza
di tutto il mondo e ospite fisso dei migliori festival di danza internazionali, nel 2001, pur perdendo la
capacità di camminare, Ohno ha continuato ad esprimere se stesso attraverso la danza muovendo
solo le mani.
La mostra espone alcuni video degli spettacoli storici del maestro giapponese, manifesti
pubblicitari creati da artisti e diverse fotografie, fra ritratti e foto di scena realizzate da grandi
fotografi giapponesi.
Ohno ha danzato fino a 95 anni. Negli ultimi anni, infermo a casa, ha continuato le sue apparizioni
teatrali, in particolare nelle opere butoh di suo figlio Yoshito Ohno, al quale il maestro ha passato il
testimone. La danza Butoh è una delle manifestazioni più estreme, terribili e sublimi della cultura
contemporanea mondiale. Nasce nel 1959 ad opera di Tatsumi Hijikata e Kazuo Ohno. Detta
anche “danza della tenebre”, quest'arte si basa sull'uso completo di ogni parte del corpo e del
volto. Il ballerino danza nudo, con il corpo dipinto di bianco che si contorce e spezza in sussulti e
convulsioni, oppure in gesti di sublime delicatezza. Le smorfie grottesche sono ispirate al teatro
classico giapponese, mentre una certa giocosità e ironia non è esente così come l'alterazione del
tempo della danza, che può diventare di una lentezza esasperante. Il Butoh è un uso radicale del
corpo e della danza, che chiede al danzatore di “trasformarsi” in animali o in oggetti. Il piano
psicologico e quello fisico sono legati: il danzatore deve essere un artista totale. Hijikata ha curato
molte coreografie per Kazuo Ohno, il quale è considerato come uno dei più grandi danzatori di tuttii tempi e ha ricevuto riconoscimenti in tutto il mondo. Nel Giappone post-atomico, il Butoh
rappresenta una reazione sconvolta e sconvolgente alle bombe su Hiroshima e Nagasaki.
L'aggressività e la provocazione scagliata contro i tabù sessuali sono un altro aspetto di una danza
che sa raggiungere momenti di alta poesia, così come usare i miti arcaici, il kitsch e il grottesco per
esprimere la disperazione del dopo bomba. Ma il Butoh è un dialogo tra l'apollineo ed il dionisiaco
e rappresenta una delle esperienze più significative nella storia dello spettacolo del XX Secolo. Il
Butoh sfida criticamente il materialismo della società e recupera alcuni principi della danza
espressionista tedesca, adottando maestri eretici come Antonin Artaud, il Marchese De Sade,
Friedrich Nietzsche, Yukio Mishima ed il Conte di Lautréamont. Di tutto ciò, Kazuo Ohno è stato
testimone e promotore principale. Oggi il Butoh è presente in ogni Paese con compagnie sorte
degli ultimi decenni.
Antonio Raspanti
Antonio Raspanti è il massimo interprete del contrabbasso contemporaneo, compositore ed
esecutore delle musiche del concerto inaugurale del 30 marzo 2013.
Il musicista siciliano ha collaborato con varie orchestre, sovente com primo contrabbasso, tra cui:
Orchestra Sinfonica del Mediterraneo, Orchestra Giovani Solisti Siciliani, Orchestra da camera
Kandinskij di Palermo, Accademia Concertante degli Archi di Milano. Nel giugno del 2011 si è
esibito all'Auditorium Parco della Musica di Roma e nel 2012 incide il suo primo album solista “So
far”, registrato con contrabbasso acustico, i cui brani eseguirà sui video di Kazuo Ohno.
30
marzo 2013
Dreamers
Dal 30 marzo al 19 maggio 2013
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
PALAZZO TAGLIAFERRO
Andora, Largo Milano, (Savona)
Andora, Largo Milano, (Savona)
Orario di apertura
giovedì | domenica ore 15 - 19
Vernissage
30 Marzo 2013, ore 18
Autore
Curatore