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Dreamtime. Lo spirito dell’arte aborigena #1
La mostra, per quantità (oltre 290 lavori) e soprattutto per la qualità delle opere proposte, si offre come la più completa esposizione mai presentata in Italia sull’arte aborigena australiana contemporanea.
Comunicato stampa
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DREAMTIME, per quantità (oltre 290 lavori) e soprattutto per la qualità delle opere proposte, si offre come la più completa esposizione mai presentata in Italia sull’arte aborigena australiana contemporanea. Tanto articolata da essere proposta al MAN in due successive “puntate”: una prima, intitolata “Lo spirito dell’arte aborigena” si potrà ammirare dall’11 febbraio al primo maggio 2011. Ad essa seguirà, dal 6 maggio al 28 agosto, la seconda parte dal titolo “Arcaicità e astrazione. Il linguaggio dell’arte aborigena”.
Dal 12 febbraio al 28 agosto, quindi, l’arte aborigena “contaminerà” la Sardegna, in un gioco di rimbalzi che, partendo dal MAN, si riverbererà idealmente ai siti archeologici e ai musei etnografici dell’isola.
Il progetto, coordinato dal direttore del Man Cristiana Collu e dal Presidente della STart Davide Sandrini, si avvale delle massime collaborazioni istituzionali da parte italiana e australiana ed ha come “garante di qualità” il Koorie Heritage Trust, unico organismo riconosciuto a livello internazionale per la valorizzazione e lo studio delle culture aborigene.
“Per DREAMTIME, sottolineano i curatori, il KHT ha direttamente selezionato le opere, certificandone così la provenienza. Tutti i saggi destinati al catalogo Marsilio sono stati redatti dagli esperti del KHT e certificati dal punto di vista antropologico, sociale e culturale: una garanzia mai sino ad oggi offerta per nessuna mostra internazionale. Va evidenziato come quella che giungerà in Sardegna sarà la più numerosa collezione di lavori aborigeni che abbia mai lasciato l’Australia, opere che coprono un’area vastissima dallo Stato del Victoria fino al Qeensland, provenienza che consente di mostrare le profonde differenze fra gruppi culturali”.
Non fosse che per questo, DREAMTIME godrebbe del carattere di eccezionalità tra le mostre dedicate alla cultura aborigena al di fuori del continente australe. Ma ciò che certamente più affascinerà il pubblico italiano sarà l’originalità del linguaggio espressivo, i colori ipnotici, gli archetipi che hanno solcato immutati 40 mila anni, dal Tempo del Sogno ad oggi.
La mostra include artisti di riconosciuta fama come Clifford Possum, John e Luke Cummins, Trevor Turbo Brown, Craig Charles e artisti emergenti, che si stanno affermando nel panorama internazionale. Questa selezione presenta autenticamente l’arte aborigena contemporanea nel suo attuale stato d’evoluzione e non restituisce una visione statica degli stereotipi che spesso vengono attribuiti a queste culture.
“È una sorta di infanzia della storia – sottolinea Cristiana Collu – che avvicina il contemporaneo, il tempo presente alle nostre radici, con una forte spinta alla scoperta, alla creazione, alla invenzione, al rispetto, al riconoscimento e infine al senso di appartenenza ai luoghi che hanno plasmato e plasmano la nostra visione del mondo.
La pittura delle prime civiltà è forse l’espressione artistica più affascinante per lo spettatore di oggi. Oltre che sulla figura umana, è infatti in grado di dirci qualcosa sul suo rapporto con l’ambiente che la circonda e che la condiziona: i suoi simili, gli animali, la natura. E lo fa nel linguaggio formale caratteristico di ogni cultura e soprattutto, suggestivamente, con i colori. La seconda tappa nella genesi dell’arte figurativa, riflesso di creazioni mentali, si è verificata quando l’uomo ha iniziato a tradurre la propria realtà interiore in espressione grafica. L’arte è sicuramente nata da una esigenza intellettuale come, tempo prima, l’utensile è apparso per un bisogno vitale (esistenziale), e poiché l’essere umano è sia biologico sia sociale, l’utilizzo dell’immagine ha da allora assicurato la coesione dei due aspetti e in definitiva una certa coesione pubblica e collettiva.
La forza iconografica delle opere in mostra, la simbologia primitiva e arcaica, determinano una serie di analogie con la cultura sarda primigenia, archeologica, tradizionale e identitaria, creando un grande gioco di rimandi e risonanze che dall’apparentemente altro come l’arte proveniente da un continente agli antipodi (che però ha sempre avuto una condizione di insularità non solo geografica) ci riporta alle evidenze e ricchezze del territorio che noi abitiamo”.
La mostra è un progetto del MAN_Museo d’Arte della Provincia di Nuoro in collaborazione e con il patrocinio della Regione Sardegna, il Ministero degli Affari Esteri Italiano, l’Ambasciata Italiana a Canberra, l’Ambasciata Australiana a Roma, l’Istituto Italiano di Cultura, il Consolato di Melbourne.
Dal 12 febbraio al 28 agosto, quindi, l’arte aborigena “contaminerà” la Sardegna, in un gioco di rimbalzi che, partendo dal MAN, si riverbererà idealmente ai siti archeologici e ai musei etnografici dell’isola.
Il progetto, coordinato dal direttore del Man Cristiana Collu e dal Presidente della STart Davide Sandrini, si avvale delle massime collaborazioni istituzionali da parte italiana e australiana ed ha come “garante di qualità” il Koorie Heritage Trust, unico organismo riconosciuto a livello internazionale per la valorizzazione e lo studio delle culture aborigene.
“Per DREAMTIME, sottolineano i curatori, il KHT ha direttamente selezionato le opere, certificandone così la provenienza. Tutti i saggi destinati al catalogo Marsilio sono stati redatti dagli esperti del KHT e certificati dal punto di vista antropologico, sociale e culturale: una garanzia mai sino ad oggi offerta per nessuna mostra internazionale. Va evidenziato come quella che giungerà in Sardegna sarà la più numerosa collezione di lavori aborigeni che abbia mai lasciato l’Australia, opere che coprono un’area vastissima dallo Stato del Victoria fino al Qeensland, provenienza che consente di mostrare le profonde differenze fra gruppi culturali”.
Non fosse che per questo, DREAMTIME godrebbe del carattere di eccezionalità tra le mostre dedicate alla cultura aborigena al di fuori del continente australe. Ma ciò che certamente più affascinerà il pubblico italiano sarà l’originalità del linguaggio espressivo, i colori ipnotici, gli archetipi che hanno solcato immutati 40 mila anni, dal Tempo del Sogno ad oggi.
La mostra include artisti di riconosciuta fama come Clifford Possum, John e Luke Cummins, Trevor Turbo Brown, Craig Charles e artisti emergenti, che si stanno affermando nel panorama internazionale. Questa selezione presenta autenticamente l’arte aborigena contemporanea nel suo attuale stato d’evoluzione e non restituisce una visione statica degli stereotipi che spesso vengono attribuiti a queste culture.
“È una sorta di infanzia della storia – sottolinea Cristiana Collu – che avvicina il contemporaneo, il tempo presente alle nostre radici, con una forte spinta alla scoperta, alla creazione, alla invenzione, al rispetto, al riconoscimento e infine al senso di appartenenza ai luoghi che hanno plasmato e plasmano la nostra visione del mondo.
La pittura delle prime civiltà è forse l’espressione artistica più affascinante per lo spettatore di oggi. Oltre che sulla figura umana, è infatti in grado di dirci qualcosa sul suo rapporto con l’ambiente che la circonda e che la condiziona: i suoi simili, gli animali, la natura. E lo fa nel linguaggio formale caratteristico di ogni cultura e soprattutto, suggestivamente, con i colori. La seconda tappa nella genesi dell’arte figurativa, riflesso di creazioni mentali, si è verificata quando l’uomo ha iniziato a tradurre la propria realtà interiore in espressione grafica. L’arte è sicuramente nata da una esigenza intellettuale come, tempo prima, l’utensile è apparso per un bisogno vitale (esistenziale), e poiché l’essere umano è sia biologico sia sociale, l’utilizzo dell’immagine ha da allora assicurato la coesione dei due aspetti e in definitiva una certa coesione pubblica e collettiva.
La forza iconografica delle opere in mostra, la simbologia primitiva e arcaica, determinano una serie di analogie con la cultura sarda primigenia, archeologica, tradizionale e identitaria, creando un grande gioco di rimandi e risonanze che dall’apparentemente altro come l’arte proveniente da un continente agli antipodi (che però ha sempre avuto una condizione di insularità non solo geografica) ci riporta alle evidenze e ricchezze del territorio che noi abitiamo”.
La mostra è un progetto del MAN_Museo d’Arte della Provincia di Nuoro in collaborazione e con il patrocinio della Regione Sardegna, il Ministero degli Affari Esteri Italiano, l’Ambasciata Italiana a Canberra, l’Ambasciata Australiana a Roma, l’Istituto Italiano di Cultura, il Consolato di Melbourne.
11
febbraio 2011
Dreamtime. Lo spirito dell’arte aborigena #1
Dall'undici febbraio al primo maggio 2011
arte contemporanea
Location
MAN – MUSEO D’ARTE DELLA PROVINCIA DI NUORO
Nuoro, Via Sebastiano Satta, 27, (Nuoro)
Nuoro, Via Sebastiano Satta, 27, (Nuoro)
Orario di apertura
da martedì a domenica 10-13 - 16.30-20.30
Vernissage
11 Febbraio 2011, ore 19
Ufficio stampa
STUDIO ESSECI
Autore