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Drifting Clouds
Utilizzando un’ampia varietà di linguaggi espressivi e concentrandosi sul lavoro di cinque artisti che vivono e lavorano a Londra, il percorso espositivo di Drifting Clouds crea uno stato di sospensione e di interruzione, di deliberata incompletezza in cui niente sembra succedere o niente viene esplicitamente detto e, tuttavia, qualsiasi cosa può diventare possibile
Comunicato stampa
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Utilizzando un’ampia varietà di linguaggi espressivi e concentrandosi sul lavoro di cinque artisti che vivono e lavorano a Londra, il percorso espositivo di Drifting Clouds crea uno stato di sospensione e di interruzione, di deliberata incompletezza in cui niente sembra succedere o niente viene esplicitamente detto e, tuttavia, qualsiasi cosa può diventare possibile.
Sotto nuvole che indifferenti continuano a ‘passare’ e attraverso una svariata serie di equazioni e dispostivi –dal suono alla narrativa, dalla pittura all’installazione, dallo spazio al disegno e alla fotografia, gli interventi in mostra assecondano le modalità dell’effimero, del fugace e del transitorio. Sperimentano così la consapevolezza e l’esperienza di una natura sottoposta a condizioni e leggi estreme, la percezione di un tempo unico che corrisponde a quello di un unico presente dilatato e alle sue intrinseche densità.
La costellazione che compone Enduring Seconds (2006) di Maurizio Anzeri, consiste in una serie di disegni di gambe prese a prestito da scrupolose pagine di libri di anatomia per artisti e che recuperano la memoria di infaticabili esercizi di danza. Esse sono prima disegnate con linea diligente e ininterrotta e poi doppiamente fermate sulla superficie da ali o protesi di filo rigorosamente cucite alla carta. Le monumentali dimensioni delle sue Present Traces, sculture composte da capelli sintetici meticolosamente cuciti tra di loro, ridefiniscono invece lo spazio attraverso una traccia di corporeo servendosi di una delle cifre che stabiliscono la relazione del sé con il mondo esterno.
Quelle di William Cobbing sono fotografie di esseri umani che incorporano spazi trovati suggerendo il senso di forme altre di esistenza. Le sue mappe invece si appropriano dei tracciati utilizzati nella teoria del caos, scienza del ‘processo’ piuttosto che dello ‘stato’, del divenire più che dell’essere. Utilizzando grafici e modelli matematici esse si collegano direttamente al mondo naturale, dalle forme delle nuvole alla traiettoria dei fulmini, dal microscopico collegamento delle vene al galattico ragguppamento delle stelle. Soup Noodle Map allude alla mappa di un’improbabile costa, al plastico di un diagramma sia dell’ordine che del disordine, sia delle intermittenze che delle irregolarità.
Baikal Ice è un “soundscape”, un paesaggio sonoro del lago Baikal, il lago piu’ profondo e antico del mondo. Il suono ci conduce nella lontana Siberia, nei ‘silenzi’ della tundra russa dove Peter Cusack, musicista specializzato in environmental sound ed ecologia acustica, si è recato in una recente primavera per registrare i suoni e i mormorii dello sciogliersi del ghiaccio sul lago così come il lento scorrere dei rivoli d’acqua.
I concetti di orizzonte e di piega sono spesso ricorrenti nel lavoro di Juliet Haysom. Essi spesso prendono forma di oggetti-libro ed implicano il tempo necessario all’atto dello sfogliarne le pagine.
13 Sinking Ships e 20 Submarines ripropongono le immagini di navi che affondano e di sottomarini conservate negli archivi dell’Imperial War Museum di Londra. Esse appaiono e scompaiono nel grigio di un mare fotocopiato, tra la trama granulosa della fotografia e la piega centrale del libro.
Scilly Gig with Underwater –Scene2 (2007) nasce da una vecchia foto trovata, dallo scatto fotografico originale di una scena di mare in burrasca. Il lavoro conferma ancora una volta la relazione di Dolly Thompsett con una certa tradizione di pittura di paesaggio epico, una sorta di ‘sublime’ contemporaneo dove lo sfondo articola una forma di sentimento.Coniugando le due dimensioni di spazio e tempo, la pittura si trasforma in oggetto scultoreo e aspira alle condizioni del tempo cinematografico. L’immagine non solo controlla la traiettoria del nostro sguardo, ma condensa il tempo di un intero film, nel senso di durata, intensità e dramma, in un unico oggetto.
Sotto nuvole che indifferenti continuano a ‘passare’ e attraverso una svariata serie di equazioni e dispostivi –dal suono alla narrativa, dalla pittura all’installazione, dallo spazio al disegno e alla fotografia, gli interventi in mostra assecondano le modalità dell’effimero, del fugace e del transitorio. Sperimentano così la consapevolezza e l’esperienza di una natura sottoposta a condizioni e leggi estreme, la percezione di un tempo unico che corrisponde a quello di un unico presente dilatato e alle sue intrinseche densità.
La costellazione che compone Enduring Seconds (2006) di Maurizio Anzeri, consiste in una serie di disegni di gambe prese a prestito da scrupolose pagine di libri di anatomia per artisti e che recuperano la memoria di infaticabili esercizi di danza. Esse sono prima disegnate con linea diligente e ininterrotta e poi doppiamente fermate sulla superficie da ali o protesi di filo rigorosamente cucite alla carta. Le monumentali dimensioni delle sue Present Traces, sculture composte da capelli sintetici meticolosamente cuciti tra di loro, ridefiniscono invece lo spazio attraverso una traccia di corporeo servendosi di una delle cifre che stabiliscono la relazione del sé con il mondo esterno.
Quelle di William Cobbing sono fotografie di esseri umani che incorporano spazi trovati suggerendo il senso di forme altre di esistenza. Le sue mappe invece si appropriano dei tracciati utilizzati nella teoria del caos, scienza del ‘processo’ piuttosto che dello ‘stato’, del divenire più che dell’essere. Utilizzando grafici e modelli matematici esse si collegano direttamente al mondo naturale, dalle forme delle nuvole alla traiettoria dei fulmini, dal microscopico collegamento delle vene al galattico ragguppamento delle stelle. Soup Noodle Map allude alla mappa di un’improbabile costa, al plastico di un diagramma sia dell’ordine che del disordine, sia delle intermittenze che delle irregolarità.
Baikal Ice è un “soundscape”, un paesaggio sonoro del lago Baikal, il lago piu’ profondo e antico del mondo. Il suono ci conduce nella lontana Siberia, nei ‘silenzi’ della tundra russa dove Peter Cusack, musicista specializzato in environmental sound ed ecologia acustica, si è recato in una recente primavera per registrare i suoni e i mormorii dello sciogliersi del ghiaccio sul lago così come il lento scorrere dei rivoli d’acqua.
I concetti di orizzonte e di piega sono spesso ricorrenti nel lavoro di Juliet Haysom. Essi spesso prendono forma di oggetti-libro ed implicano il tempo necessario all’atto dello sfogliarne le pagine.
13 Sinking Ships e 20 Submarines ripropongono le immagini di navi che affondano e di sottomarini conservate negli archivi dell’Imperial War Museum di Londra. Esse appaiono e scompaiono nel grigio di un mare fotocopiato, tra la trama granulosa della fotografia e la piega centrale del libro.
Scilly Gig with Underwater –Scene2 (2007) nasce da una vecchia foto trovata, dallo scatto fotografico originale di una scena di mare in burrasca. Il lavoro conferma ancora una volta la relazione di Dolly Thompsett con una certa tradizione di pittura di paesaggio epico, una sorta di ‘sublime’ contemporaneo dove lo sfondo articola una forma di sentimento.Coniugando le due dimensioni di spazio e tempo, la pittura si trasforma in oggetto scultoreo e aspira alle condizioni del tempo cinematografico. L’immagine non solo controlla la traiettoria del nostro sguardo, ma condensa il tempo di un intero film, nel senso di durata, intensità e dramma, in un unico oggetto.
21
aprile 2007
Drifting Clouds
Dal 21 aprile al 09 giugno 2007
arte contemporanea
Location
FURINI ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Giulia, 8, (Roma)
Roma, Via Giulia, 8, (Roma)
Orario di apertura
lunedì-sabato e 1° domenica del mese 10,30-12,30 e 15,30-19,30
Vernissage
21 Aprile 2007, ore 18,30
Autore
Curatore