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Drive. Automobili nell’arte contemporanea
La mostra, realizzata in occasione del trentennale della nascita del Motor Show di Bologna, coinvolgerà il pubblico della più importante manifestazione fieristica del settore in un viaggio nell’universo delle creazioni artistiche più sorprendenti e scenografiche dell’arte contemporanea
Comunicato stampa
Segnala l'evento
La Galleria d'Arte Moderna di Bologna, con la partnership di Promotor
International S.p.A., la collaborazione di Fondazione Sandretto Re
Rebaudengo ed il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna,
presenta DRIVE. Automobili nell'arte contemporanea. La mostra, realizzata
in occasione del trentennale della nascita del Motor Show di Bologna,
coinvolgerà il pubblico della più importante manifestazione fieristica del
settore in un viaggio nell'universo delle creazioni artistiche più
sorprendenti e scenografiche dell'arte contemporanea. La rassegna
comprenderà circa 20 grandi installazioni provenienti da tutto il mondo e
sarà accompagnata da un catalogo oggetto edito da Damiani Editore.
Drive intende esplorare uno dei più potenti miti della modernità attraverso
le opere di alcuni tra i maggiori artisti contemporanei- Franz Ackermann -
Mario Airò - Elisabetta Benassi - Peter Cain- Plamen Dejanoff - Sylvie
Fleury- Giuseppe Gabellone - Robert Longo - Michel Majerus - Julian Opie -
Tobias Rehberger - Jason Rhoades - Bojan ?arèeviæ - Andreas Slominski -
Simon Starling - Rirkrit Tiravanija - Costa Vece- Xavier Veilhan - Erwin
Wurm - Andrea Zittel ? indagando il modo in cui gli artisti si siano
appropriati e abbiano re-inventato l'estetica dell'automobile, esaminandone
il ruolo sociale e l'influenza sull'immaginario collettivo. Se per le
avanguardie storiche la macchina era metafora della velocità e del
progresso, il mito dell'auto è ancora oggi determinante all'interno delle
strategie della comunicazione e del consumismo di massa, di cui elabora le
logiche e gli eccessi ma partendo da un punto di osservazione diverso.
Elevata allo stato di protesi tecnologica del corpo umano, l'elaborazione
del tema dell'automobile ha dato vita a meccanismi di recupero e di
appropriazione dell'oggetto. Artisti e designer della seconda metà del
secolo scorso, producendo inedite elaborazioni e sorprendenti decostruzioni
e ricomposizioni, hanno dato vita a forme totalmente nuove che sono la
testimonianza di una trasformazione radicale e di una rinnovata percezione
degli oggetti. Le valenze simboliche connesse ad un idea modernista di
sviluppo mutano il loro messaggio e diventano lo spunto per una riflessione
sul rapporto, a volte conflittuale e contraddittorio, che intratteniamo con
la tecnologia.
I lavori di Plamen Dejanoff rispondono all'esigenza dell'artista di
ridefinire la sua immagine con le stesse strategie di comunicazione di
un'azienda multinazionale ed esplorano le connessioni fra cultura ed
economia. Ecco allora che i 40 modellini in cristallo presenti in mostra
riproducono le automobili ritenute più confacenti alla nuova identità
dell'artista, che ha cambiato radicalmente il suo stile di vita attuando un
processo di osmosi fra arte e vita.
Sylvie Fleury con il neon Faster! Bigger! Better!, collocato sul muro e
allestito in una sala dal pavimento rivestito di asfalto, intende esprimere
la corsa sfrenata alla soddisfazione di bisogni che diventano sempre più
fuori misura e che cambiano con velocità impressionante insieme ai prodotti
da consumare voracemente, come appunto le automobili.
Jason Rhoades ha completamente distrutto e ricostruito una macchina da
corsa utilizzando oggetti di uso comune: le sedie al posto delle ruote,
stanghe con ingranaggi che fungono da portantina, tappeti e pacchetti di
sigarette. Specchio della nostra realtà consumistica dove le macchine e gli
oggetti vengono prodotti e subito dopo trasformati in rifiuto, questa
scultura si pone come metafora della dinamica delle interazioni sociali.
Simon Starling espone una Fiat 126 modificata, privata del motore ed
appesa ad una parete: nel 2002 l'artista ha viaggiato a bordo di questa
automobile (costruita nel 1974) da Torino, patria della Fiat, a Cieszyn in
Polonia, dove l'auto viene ancora prodotta. Giunto a Cieszyn, Starling ha
ricostruito il cofano, il portellone del bagagliaio e le portiere dell'auto
con parti di ricambio di colore bianco provenienti dalla fabbrica della
Fiat polacca. I colori rosso e bianco ricordano i colori della bandiera
(Flaga) polacca, emblematici dei rapporti storici, politici e industriali
esistenti tra l'Italia e la Polonia.
Xavier Veilhan presenta una ricostruzione artigianale del modello della
Ford T la prima, celebre automobile costruita in catena di montaggio,
avvicinandosi in questo modo alle logiche della produzione in serie ma
inserendo volutamente un elemento di disturbo nella lentezza, quasi comica,
con la quale l'automobile scorre sui binari.
Rirkrit Tiravanija approfondisce il tema dello spostamento e del viaggio
con un'automobile che per il suo carattere polifunzionale propone momenti
di convivialità. L'auto, dotata di cucina e videocamere, viaggerà da Zurigo
a Bologna appositamente per questa mostra. Il tragitto sarà documentato da
un video che verrà proiettato in Galleria.
La Fat Car di Ervin Wurm, un'Alfa Romeo dalle forme arrotondate e dalla
consistenza apparentemente gommosa, è un'automobile che si gonfia e si
deforma in maniera incontenibile e bizzarra con rotoli di grasso che
"colano" lungo il cofano e gli sportelli. In perfetta antitesi con
l'attuale estetica dominante caratterizzata da una costante ricerca di
perfezione fisica, l'obesità della macchina riflette l'opulenza della
nostra società dei consumi, verso la quale l'artista esprime con sagace
ironia il suo scarso apprezzamento.
Anche Andrea Zittel riflette sulle strategie di marketing utilizzate dalle
aziende ma sovvertendone le logiche: l'opera eseguita su commissione per la
Daimler Chrysler è una struttura circolare in legno la cui moquette blu è
un richiamo al brand dell'azienda committente.
In omaggio ai trent'anni del Motor Show l'Associazione Gallerie d'Arte
Moderna e Contemporanea - Ascom Bologna e Promotor International presentano
la mostra "Mito Auto Moto 2". Nella Sala d'Ercole di Palazzo d'Accursio
verranno esposte fino al 30 gennaio 2006 circa trenta opere di artisti
internazionali a partire dagli anni '50 fino alla più stretta attualità.
International S.p.A., la collaborazione di Fondazione Sandretto Re
Rebaudengo ed il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna,
presenta DRIVE. Automobili nell'arte contemporanea. La mostra, realizzata
in occasione del trentennale della nascita del Motor Show di Bologna,
coinvolgerà il pubblico della più importante manifestazione fieristica del
settore in un viaggio nell'universo delle creazioni artistiche più
sorprendenti e scenografiche dell'arte contemporanea. La rassegna
comprenderà circa 20 grandi installazioni provenienti da tutto il mondo e
sarà accompagnata da un catalogo oggetto edito da Damiani Editore.
Drive intende esplorare uno dei più potenti miti della modernità attraverso
le opere di alcuni tra i maggiori artisti contemporanei- Franz Ackermann -
Mario Airò - Elisabetta Benassi - Peter Cain- Plamen Dejanoff - Sylvie
Fleury- Giuseppe Gabellone - Robert Longo - Michel Majerus - Julian Opie -
Tobias Rehberger - Jason Rhoades - Bojan ?arèeviæ - Andreas Slominski -
Simon Starling - Rirkrit Tiravanija - Costa Vece- Xavier Veilhan - Erwin
Wurm - Andrea Zittel ? indagando il modo in cui gli artisti si siano
appropriati e abbiano re-inventato l'estetica dell'automobile, esaminandone
il ruolo sociale e l'influenza sull'immaginario collettivo. Se per le
avanguardie storiche la macchina era metafora della velocità e del
progresso, il mito dell'auto è ancora oggi determinante all'interno delle
strategie della comunicazione e del consumismo di massa, di cui elabora le
logiche e gli eccessi ma partendo da un punto di osservazione diverso.
Elevata allo stato di protesi tecnologica del corpo umano, l'elaborazione
del tema dell'automobile ha dato vita a meccanismi di recupero e di
appropriazione dell'oggetto. Artisti e designer della seconda metà del
secolo scorso, producendo inedite elaborazioni e sorprendenti decostruzioni
e ricomposizioni, hanno dato vita a forme totalmente nuove che sono la
testimonianza di una trasformazione radicale e di una rinnovata percezione
degli oggetti. Le valenze simboliche connesse ad un idea modernista di
sviluppo mutano il loro messaggio e diventano lo spunto per una riflessione
sul rapporto, a volte conflittuale e contraddittorio, che intratteniamo con
la tecnologia.
I lavori di Plamen Dejanoff rispondono all'esigenza dell'artista di
ridefinire la sua immagine con le stesse strategie di comunicazione di
un'azienda multinazionale ed esplorano le connessioni fra cultura ed
economia. Ecco allora che i 40 modellini in cristallo presenti in mostra
riproducono le automobili ritenute più confacenti alla nuova identità
dell'artista, che ha cambiato radicalmente il suo stile di vita attuando un
processo di osmosi fra arte e vita.
Sylvie Fleury con il neon Faster! Bigger! Better!, collocato sul muro e
allestito in una sala dal pavimento rivestito di asfalto, intende esprimere
la corsa sfrenata alla soddisfazione di bisogni che diventano sempre più
fuori misura e che cambiano con velocità impressionante insieme ai prodotti
da consumare voracemente, come appunto le automobili.
Jason Rhoades ha completamente distrutto e ricostruito una macchina da
corsa utilizzando oggetti di uso comune: le sedie al posto delle ruote,
stanghe con ingranaggi che fungono da portantina, tappeti e pacchetti di
sigarette. Specchio della nostra realtà consumistica dove le macchine e gli
oggetti vengono prodotti e subito dopo trasformati in rifiuto, questa
scultura si pone come metafora della dinamica delle interazioni sociali.
Simon Starling espone una Fiat 126 modificata, privata del motore ed
appesa ad una parete: nel 2002 l'artista ha viaggiato a bordo di questa
automobile (costruita nel 1974) da Torino, patria della Fiat, a Cieszyn in
Polonia, dove l'auto viene ancora prodotta. Giunto a Cieszyn, Starling ha
ricostruito il cofano, il portellone del bagagliaio e le portiere dell'auto
con parti di ricambio di colore bianco provenienti dalla fabbrica della
Fiat polacca. I colori rosso e bianco ricordano i colori della bandiera
(Flaga) polacca, emblematici dei rapporti storici, politici e industriali
esistenti tra l'Italia e la Polonia.
Xavier Veilhan presenta una ricostruzione artigianale del modello della
Ford T la prima, celebre automobile costruita in catena di montaggio,
avvicinandosi in questo modo alle logiche della produzione in serie ma
inserendo volutamente un elemento di disturbo nella lentezza, quasi comica,
con la quale l'automobile scorre sui binari.
Rirkrit Tiravanija approfondisce il tema dello spostamento e del viaggio
con un'automobile che per il suo carattere polifunzionale propone momenti
di convivialità. L'auto, dotata di cucina e videocamere, viaggerà da Zurigo
a Bologna appositamente per questa mostra. Il tragitto sarà documentato da
un video che verrà proiettato in Galleria.
La Fat Car di Ervin Wurm, un'Alfa Romeo dalle forme arrotondate e dalla
consistenza apparentemente gommosa, è un'automobile che si gonfia e si
deforma in maniera incontenibile e bizzarra con rotoli di grasso che
"colano" lungo il cofano e gli sportelli. In perfetta antitesi con
l'attuale estetica dominante caratterizzata da una costante ricerca di
perfezione fisica, l'obesità della macchina riflette l'opulenza della
nostra società dei consumi, verso la quale l'artista esprime con sagace
ironia il suo scarso apprezzamento.
Anche Andrea Zittel riflette sulle strategie di marketing utilizzate dalle
aziende ma sovvertendone le logiche: l'opera eseguita su commissione per la
Daimler Chrysler è una struttura circolare in legno la cui moquette blu è
un richiamo al brand dell'azienda committente.
In omaggio ai trent'anni del Motor Show l'Associazione Gallerie d'Arte
Moderna e Contemporanea - Ascom Bologna e Promotor International presentano
la mostra "Mito Auto Moto 2". Nella Sala d'Ercole di Palazzo d'Accursio
verranno esposte fino al 30 gennaio 2006 circa trenta opere di artisti
internazionali a partire dagli anni '50 fino alla più stretta attualità.
01
dicembre 2005
Drive. Automobili nell’arte contemporanea
Dal primo dicembre 2005 al 05 marzo 2006
arte contemporanea
Location
SALA MAGGIORE EX GAM
Bologna, Piazza Della Costituzione, 3, (Bologna)
Bologna, Piazza Della Costituzione, 3, (Bologna)
Biglietti
intero 4 euro; ridotto 2 euro
Orario di apertura
10-20 dal 2 al 11 dicembre 2005
10-14 il 24 e 31 dicembre 2005
10-18 dal 13 dicembre 2005 - 5 marzo 2006
chiuso il lunedì, il 25 dicembre 2005 e 1 gennaio 2006
Vernissage
1 Dicembre 2005, ore 19
Editore
DAMIANI
Autore
Curatore