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Duccio Berti – Labyrinthus mundi paradisus amoris
L’acquisizione di una specifica caratterizzazione di nuova giovialità, di una nuova passionalità magico-poetica verso il futuro che impregnano tutte le 24 opere, fra quadri e sculture, che Duccio Berti ci presenta in questa occasione.
Comunicato stampa
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Nella sua "Rentrée italiana" - è proprio il caso di sottolinearlo, vista la sua parentesi francese lunga 15 anni – Duccio Berti si ripresenta nel panorama dell'arte contemporanea, con una mostra, che si terrà a Milano alla Posteria, spazio espositivo esterno della Fondazione Antonio Mazzotta di Milano.
Il titolo della mostra, altamente raffinato e culturalmente suggestivo, è tuttavia rivelatore: "LABYRINTHUS MUNDI PARADISUS AMORIS". Senza dubbio, sembra essere l'acquisizione di una specifica caratterizzazione di nuova giovialità, di una nuova passionalità magico-poetica verso il futuro che impregnano tutte le 24 opere, fra quadri e sculture, che Duccio Berti ci presenta in questa occasione.
Dopo aver partecipato al lancio del movimento internazionale della "TRANSAVANGUARDIA" di Achille Bonito Oliva, negli anni 80, ha intrapreso, spinto dalla sua insaziabile curiosità, innumerevoli viaggi che l'hanno portato ai quattro punti cardinali del globo. Ma l'artista ci racconta "...viaggiare freneticamente, per tutti questi anni...non è un po' come cristallizzarsi su se stessi?... senza dubbi un indice per sfuggire al proprio "viaggio" interiore..."
Duccio Berti nel 1981, quando propose, una mostra ed un convegno internazionale sul tema del mito del Labirinto, al Comune di Milano, di cui ricordiamo l'estremo successo di pubblico e di critica, ebbe una folgorante intuizione culturale, che stranamente nessuno fino ad allora aveva colto. Cioè a dire: che il tema del Labirinto, in quanto archetipo, ritornava alla ribalta culturale, tutte le volte che la struttura sociale raggiungeva i suoi massimi livelli di sviluppo e proprio nell'attimo in cui cominciava la fase di "restaurazione", quindi d'indebolimento, di crisi, del "Sapere Assoluto", crisi di conseguenza di tutta la struttura politico-sociale.
Ma Berti con questa sua mostra, nello stesso tempo, vuol far riflettere e far notare che la "Crisi" non si è fermata, anzi ha continuato la sua veloce rincorsa.
Tutti noi abbiamo verificato la crisi delle ideologie e del liberalismo democratico, ci rifugiamo alla meglio in quella variegata gamma di "misticismi" esotici e ultimamente in questa apparente "guerra" di religioni.
Allora Duccio Berti, si comporta da buon "nomade" qual'è, perché i nomadi giustamente possiedono solo dei divenire e sono sempre nel "Mezzo", senza avere né passato né futuro.
E' la sua scelta odierna: proponendoci una sintesi nel futuro di opere, certamente centrate, da una parte, sugli archetipi classici del Labirinto, come il "Cammino impedito", il "Centro", l' "Iter Mysticum", l' "Hortus Conclusus", la "Discesa agli Inferi" ect., e dall'altra parte svariate citazioni alchemiche, ma con una precisa intenzionalità di base, già presente nel titolo della mostra, sarebbe a dire, la creazione di un luogo-non luogo, la profondità della natura umana : "l'Amore e l'Anima ".
La proposizione di una "Magia" poetico-individuale che effettua tramite l'istituzione di un piano metastorico, dove ha luogo quel processo di destorificazione del divenire e del guardare-risentire, instaurando un regime d'esistenza in cui tutto accade in un modo opposto di come accade nella storia e quindi consente di stare nella storia come se non ci si stesse.
Una specie di "fabulazione", sempre magico-poetica davanti all'odierno predominio tecnologia-scienza-sapere internauta.
Dunque un duplice assioma labirintico: Vivere e Rinascere!
Con il contributo di Maisons du Monde
Il titolo della mostra, altamente raffinato e culturalmente suggestivo, è tuttavia rivelatore: "LABYRINTHUS MUNDI PARADISUS AMORIS". Senza dubbio, sembra essere l'acquisizione di una specifica caratterizzazione di nuova giovialità, di una nuova passionalità magico-poetica verso il futuro che impregnano tutte le 24 opere, fra quadri e sculture, che Duccio Berti ci presenta in questa occasione.
Dopo aver partecipato al lancio del movimento internazionale della "TRANSAVANGUARDIA" di Achille Bonito Oliva, negli anni 80, ha intrapreso, spinto dalla sua insaziabile curiosità, innumerevoli viaggi che l'hanno portato ai quattro punti cardinali del globo. Ma l'artista ci racconta "...viaggiare freneticamente, per tutti questi anni...non è un po' come cristallizzarsi su se stessi?... senza dubbi un indice per sfuggire al proprio "viaggio" interiore..."
Duccio Berti nel 1981, quando propose, una mostra ed un convegno internazionale sul tema del mito del Labirinto, al Comune di Milano, di cui ricordiamo l'estremo successo di pubblico e di critica, ebbe una folgorante intuizione culturale, che stranamente nessuno fino ad allora aveva colto. Cioè a dire: che il tema del Labirinto, in quanto archetipo, ritornava alla ribalta culturale, tutte le volte che la struttura sociale raggiungeva i suoi massimi livelli di sviluppo e proprio nell'attimo in cui cominciava la fase di "restaurazione", quindi d'indebolimento, di crisi, del "Sapere Assoluto", crisi di conseguenza di tutta la struttura politico-sociale.
Ma Berti con questa sua mostra, nello stesso tempo, vuol far riflettere e far notare che la "Crisi" non si è fermata, anzi ha continuato la sua veloce rincorsa.
Tutti noi abbiamo verificato la crisi delle ideologie e del liberalismo democratico, ci rifugiamo alla meglio in quella variegata gamma di "misticismi" esotici e ultimamente in questa apparente "guerra" di religioni.
Allora Duccio Berti, si comporta da buon "nomade" qual'è, perché i nomadi giustamente possiedono solo dei divenire e sono sempre nel "Mezzo", senza avere né passato né futuro.
E' la sua scelta odierna: proponendoci una sintesi nel futuro di opere, certamente centrate, da una parte, sugli archetipi classici del Labirinto, come il "Cammino impedito", il "Centro", l' "Iter Mysticum", l' "Hortus Conclusus", la "Discesa agli Inferi" ect., e dall'altra parte svariate citazioni alchemiche, ma con una precisa intenzionalità di base, già presente nel titolo della mostra, sarebbe a dire, la creazione di un luogo-non luogo, la profondità della natura umana : "l'Amore e l'Anima ".
La proposizione di una "Magia" poetico-individuale che effettua tramite l'istituzione di un piano metastorico, dove ha luogo quel processo di destorificazione del divenire e del guardare-risentire, instaurando un regime d'esistenza in cui tutto accade in un modo opposto di come accade nella storia e quindi consente di stare nella storia come se non ci si stesse.
Una specie di "fabulazione", sempre magico-poetica davanti all'odierno predominio tecnologia-scienza-sapere internauta.
Dunque un duplice assioma labirintico: Vivere e Rinascere!
Con il contributo di Maisons du Monde
20
gennaio 2005
Duccio Berti – Labyrinthus mundi paradisus amoris
Dal 20 al 30 gennaio 2005
arte contemporanea
Location
LA POSTERIA
Milano, Via Giuseppe Sacchi, 5/7, (Milano)
Milano, Via Giuseppe Sacchi, 5/7, (Milano)
Orario di apertura
tutti i giorni 10-19; chiuso lunedì
Vernissage
20 Gennaio 2005, ore 18,30
Autore