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Due
Opere sul numero 2
Comunicato stampa
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D U E
Opere sul numero 2
“Thus the effort to ‘catch the I’ , to achieve identity between the subject who knows and the object of its knowing, could be represented as a converging spiral which will only reach its own centre after an infinite number of involutions. (...) The ego spiral curled inward, toward the infinitely close, which was yet as unattainable as the other.” (Arthur Koestler, 1951)
- Nella prima stanza opere di Molnár C. Pál e Szymon Urbański.
Negli inchiostri del 1930 di Molnár C. Pál (Ungheria, 1894-1981) e negli oli di Szymon Urbański (Varsavia, 1963) il 2 è alla base del rapporto di necessità fra due individui: il commercio e la relazione fra uomo e donna.
- Nella seconda stanza, uno schermo televisivo, grafiche di Andrzej Smoczynski (Lodz, 1955), rilievi della fine anni ’70 di Henryk Stażewski (Varsavia 1894-1988) e János Sugár (Budapest 1958).
In queste opere il 2 consiste nelle parallele che si toccano all’infinito. Dall’impatto delle due linee, possibile solo nell’astrazione e nella matematica, nasce l’ I, la forma, l’identità. Il bersaglio di Stażewski “A quale scopo esiste il soldato?” sono oggetti che presuppongono l’altro, l’osservatore, per poter esistere.
- Fra le due finestre della stanza, opere di Tadeusz Kantor (Wielopole 1915-Cracovia 1990).
Quattro disegni di Tadeusz Kantor sull’imballaggio, e i personaggi. In Kantor la storia è un compagno di viaggio il quale è talmente cucito addosso alla nostra persona da confondersi con essa. L’imballaggio come il personaggio che mi segue è l’inscindibilità fra la persona e la sua storia. - A sinistra, di fronte ai personaggi di Kantor, opere di Baszkowski (Poznań 1935) ed Emy Róna (Ungheria, 1904-1988).
Nei due pastelli di Jacek Baszkowski ed Emy Róna, unica donna del gruppo artistico della Scuola Romana di Ungheria, attiva a Roma fra le due guerre, il tema della nascita. Nella maternità di Emy Rónai e nel soffio magico-divino di Baszkowski è la condizione umana fondata sulla riproduzione di sé. L’I si afferma replicando se stesso, creando il 2, che diviene a sua volta unità.
- Sulla parete ancora a sinistra, opere di Pietro Perrone.
Nei due ultimi disegni sul burqa di Pietro Perrone (Diamante 1956), esposti per la prima volta, il velo si confonde con la persona, la maschera con l’identità, fino ad annullare la forma. Pur nel suo colore forte il burqa non rivela l’I, si dissolve in un mondo circostante nero e informe.
Opere sul numero 2
“Thus the effort to ‘catch the I’ , to achieve identity between the subject who knows and the object of its knowing, could be represented as a converging spiral which will only reach its own centre after an infinite number of involutions. (...) The ego spiral curled inward, toward the infinitely close, which was yet as unattainable as the other.” (Arthur Koestler, 1951)
- Nella prima stanza opere di Molnár C. Pál e Szymon Urbański.
Negli inchiostri del 1930 di Molnár C. Pál (Ungheria, 1894-1981) e negli oli di Szymon Urbański (Varsavia, 1963) il 2 è alla base del rapporto di necessità fra due individui: il commercio e la relazione fra uomo e donna.
- Nella seconda stanza, uno schermo televisivo, grafiche di Andrzej Smoczynski (Lodz, 1955), rilievi della fine anni ’70 di Henryk Stażewski (Varsavia 1894-1988) e János Sugár (Budapest 1958).
In queste opere il 2 consiste nelle parallele che si toccano all’infinito. Dall’impatto delle due linee, possibile solo nell’astrazione e nella matematica, nasce l’ I, la forma, l’identità. Il bersaglio di Stażewski “A quale scopo esiste il soldato?” sono oggetti che presuppongono l’altro, l’osservatore, per poter esistere.
- Fra le due finestre della stanza, opere di Tadeusz Kantor (Wielopole 1915-Cracovia 1990).
Quattro disegni di Tadeusz Kantor sull’imballaggio, e i personaggi. In Kantor la storia è un compagno di viaggio il quale è talmente cucito addosso alla nostra persona da confondersi con essa. L’imballaggio come il personaggio che mi segue è l’inscindibilità fra la persona e la sua storia. - A sinistra, di fronte ai personaggi di Kantor, opere di Baszkowski (Poznań 1935) ed Emy Róna (Ungheria, 1904-1988).
Nei due pastelli di Jacek Baszkowski ed Emy Róna, unica donna del gruppo artistico della Scuola Romana di Ungheria, attiva a Roma fra le due guerre, il tema della nascita. Nella maternità di Emy Rónai e nel soffio magico-divino di Baszkowski è la condizione umana fondata sulla riproduzione di sé. L’I si afferma replicando se stesso, creando il 2, che diviene a sua volta unità.
- Sulla parete ancora a sinistra, opere di Pietro Perrone.
Nei due ultimi disegni sul burqa di Pietro Perrone (Diamante 1956), esposti per la prima volta, il velo si confonde con la persona, la maschera con l’identità, fino ad annullare la forma. Pur nel suo colore forte il burqa non rivela l’I, si dissolve in un mondo circostante nero e informe.
23
maggio 2005
Due
Dal 23 maggio al 23 giugno 2005
arte contemporanea
Location
CAFE’ EUROPE
Roma, Via Filippo Civinini, 69, (Roma)
Roma, Via Filippo Civinini, 69, (Roma)
Orario di apertura
mart.-ven. 11-13 e 16.30-19, sab. 11-13
Vernissage
23 Maggio 2005, ore 19
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