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Due – Carlo Carrà / Ettore Sordini
Due. Consonanze inversioni segreti appariscenze lapsus nell’arte italiana. Un ciclo di mostre a due. Un ragionamento a più tappe sulle molteplici forme del dialogo. Un itinerario inedito di intenzioni e prassi operative diverse fra contiguità storiche o generazioni differenti.
Comunicato stampa
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DUE
Ettore Sordini / Carlo Carrà
Cielo, terra, mare all'orizzonte, l'essenziale nel paesaggio - la natura nella sua evidenza, solare, folgorante, ma segretamente inquieta e presaga, il rischio in agguato dietro la membrana luminescente, che "non esiste superficie che sia bella -Friedrich Nietzsche - senza la terribilità degli abissi."
Com'è la natura? È semplice o racchiude un inganno? È l'azzardo di un dio imprevedibile, tormentato dall'incertezza, o forse c'è chi "riesce a immedesimarsi in un Dio che ha creato cose soavi come le piante e gli alberi? Topi, peste, rumore, disperazione, - Gottfried Benn - sì, ma i fiori?"
La natura è schiva e sibillina, si sottrae a ogni intenzione di possesso: "la natura - Eraclito - ama nascondersi". Proviamo a soggiogarla, la maltrattiamo, la umiliamo, la feriamo, ma poi dobbiamo pentirci e sperare che essa abbia più forza del nostro scempio. Tanto più la si indaga, tanto più si fa severa e spietata.
Se crediamo di rispecchiarci in essa, fino a diventarne cassa di risonanza, offre in cambio ambiguità e doppiezza, perché "l'uomo è ugualmente vicino a Dio e al demonio. È la natura suprema e la più vile, - Caspar David Friedrich - la più nobile e la più abbietta, è la quintessenza di tutto il bello e di tutto l'infame, e il maledetto. È l'essere più sublime di tutta la creazione, ma è anche il suo marchio d'infamia." Perché "per la natura, nel caso migliore, non si dovrebbe avvertire che grande tristezza, - Franz Marc - come per i prigionieri. Non c'è nulla di più triste dell'occhio dei piccoli fiori, o del mare che ondeggia infelice nel suo tormento e sofferenza interiori."
Ci illude di poter placare la sete inesauribile per tutto ciò che è oltre. Ci fa credere che il patto non è infranto. In questa maniera ci seduce. Ma non svela segreti, e ci mette nuovamente ogni volta di fronte al peso di una irriducibile alterità.
Proprio per questo, perché non esiste altra vera bellezza senza dissidio, un artista non può sottrarsi al proprio compito, alla maestria, che altro non è che "la risultante d'un profondo desiderio - Carlo Carrà - di ubbidire con semplicità alla natura."
Allora, egli "deve credere di aver dipinto - Henri Matisse - solamente quello che ha visto. Un artista quando dipinge deve avere questo sentimento, di aver copiato la natura. E anche quando se ne sia allontanato, deve restargli la convinzione di averlo fatto solo per renderla più pienamente." (Antonio Capaccio)
DUE
a cura di Antonio Capaccio
galleria anna d'ascanio
Roma
Un ciclo di mostre a due. Un ragionamento a più tappe sulle molteplici forme del dialogo. Fra evidenze, somiglianze, divergenze, opposizioni, capovolgimenti. Un itinerario inedito di intenzioni e prassi operative diverse fra contiguità storiche o generazioni differenti. Per ciascun autore un corpus coerente di opere, o una traccia esemplare, un passaggio cruciale del proprio itinerario artistico. Per ogni incontro una distinta modalità, un’altra piega del discorso, per mettere a confronto e disegnare corrispondenze, nessi, affinità. Ciascuno il contrappunto dell’altro. Ciascuno per se, anche. Fra astrazione e solarità mediterranea, allusività, fisicità, materia, spirito analitico, pensiero, invenzione, trascendenza. Seguendo libere intuizioni, associazioni, senza censure, sfuggendo alla divorante febbre storica che oggi rende sterile qualsiasi sincera riflessione critica.
dal 6 novembre 2008 al 10 gennaio 2009
Franco Meneguzzo Giulio Turcato
dal 5 marzo all'11 aprile 2009
Giorgio Morandi Antonio Recalcati
dal 28 ottobre 2010 8 gennaio 2011
Ettore Sordini Carlo Carrà
a seguire:
Ettore Innocente Ettore Innocente
Antonio Capaccio Claudio Olivieri
Ettore Sordini / Carlo Carrà
Cielo, terra, mare all'orizzonte, l'essenziale nel paesaggio - la natura nella sua evidenza, solare, folgorante, ma segretamente inquieta e presaga, il rischio in agguato dietro la membrana luminescente, che "non esiste superficie che sia bella -Friedrich Nietzsche - senza la terribilità degli abissi."
Com'è la natura? È semplice o racchiude un inganno? È l'azzardo di un dio imprevedibile, tormentato dall'incertezza, o forse c'è chi "riesce a immedesimarsi in un Dio che ha creato cose soavi come le piante e gli alberi? Topi, peste, rumore, disperazione, - Gottfried Benn - sì, ma i fiori?"
La natura è schiva e sibillina, si sottrae a ogni intenzione di possesso: "la natura - Eraclito - ama nascondersi". Proviamo a soggiogarla, la maltrattiamo, la umiliamo, la feriamo, ma poi dobbiamo pentirci e sperare che essa abbia più forza del nostro scempio. Tanto più la si indaga, tanto più si fa severa e spietata.
Se crediamo di rispecchiarci in essa, fino a diventarne cassa di risonanza, offre in cambio ambiguità e doppiezza, perché "l'uomo è ugualmente vicino a Dio e al demonio. È la natura suprema e la più vile, - Caspar David Friedrich - la più nobile e la più abbietta, è la quintessenza di tutto il bello e di tutto l'infame, e il maledetto. È l'essere più sublime di tutta la creazione, ma è anche il suo marchio d'infamia." Perché "per la natura, nel caso migliore, non si dovrebbe avvertire che grande tristezza, - Franz Marc - come per i prigionieri. Non c'è nulla di più triste dell'occhio dei piccoli fiori, o del mare che ondeggia infelice nel suo tormento e sofferenza interiori."
Ci illude di poter placare la sete inesauribile per tutto ciò che è oltre. Ci fa credere che il patto non è infranto. In questa maniera ci seduce. Ma non svela segreti, e ci mette nuovamente ogni volta di fronte al peso di una irriducibile alterità.
Proprio per questo, perché non esiste altra vera bellezza senza dissidio, un artista non può sottrarsi al proprio compito, alla maestria, che altro non è che "la risultante d'un profondo desiderio - Carlo Carrà - di ubbidire con semplicità alla natura."
Allora, egli "deve credere di aver dipinto - Henri Matisse - solamente quello che ha visto. Un artista quando dipinge deve avere questo sentimento, di aver copiato la natura. E anche quando se ne sia allontanato, deve restargli la convinzione di averlo fatto solo per renderla più pienamente." (Antonio Capaccio)
DUE
a cura di Antonio Capaccio
galleria anna d'ascanio
Roma
Un ciclo di mostre a due. Un ragionamento a più tappe sulle molteplici forme del dialogo. Fra evidenze, somiglianze, divergenze, opposizioni, capovolgimenti. Un itinerario inedito di intenzioni e prassi operative diverse fra contiguità storiche o generazioni differenti. Per ciascun autore un corpus coerente di opere, o una traccia esemplare, un passaggio cruciale del proprio itinerario artistico. Per ogni incontro una distinta modalità, un’altra piega del discorso, per mettere a confronto e disegnare corrispondenze, nessi, affinità. Ciascuno il contrappunto dell’altro. Ciascuno per se, anche. Fra astrazione e solarità mediterranea, allusività, fisicità, materia, spirito analitico, pensiero, invenzione, trascendenza. Seguendo libere intuizioni, associazioni, senza censure, sfuggendo alla divorante febbre storica che oggi rende sterile qualsiasi sincera riflessione critica.
dal 6 novembre 2008 al 10 gennaio 2009
Franco Meneguzzo Giulio Turcato
dal 5 marzo all'11 aprile 2009
Giorgio Morandi Antonio Recalcati
dal 28 ottobre 2010 8 gennaio 2011
Ettore Sordini Carlo Carrà
a seguire:
Ettore Innocente Ettore Innocente
Antonio Capaccio Claudio Olivieri
28
ottobre 2010
Due – Carlo Carrà / Ettore Sordini
Dal 28 ottobre 2010 all'otto gennaio 2011
arte contemporanea
Location
GALLERIA ANNA D’ASCANIO
Roma, Via Del Babuino, 29, (Roma)
Roma, Via Del Babuino, 29, (Roma)
Orario di apertura
Da Lunedì a Venerdì ore 15.30 - 19.30
Mattina, sabato e festivi su appuntamento
Vernissage
28 Ottobre 2010, ore 18.30
Autore
Curatore