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DUECENTO
Una mostra che mette a confronto due luoghi apparentemente distanti fra loro: il Fontanone e il Cimitero dell’Osservanza, per continuare a celebrare i Duecento anni del Fontanone di Faenza. Due luoghi ai margini della città che hanno combattuto con le unghie e con i denti per sopravvivere nel tempo.
Comunicato stampa
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Una mostra che si sviluppa su due spazi: la rotonda Francesco Lama dove di trova l’installazione temporanea di Lorenzo Scarpellini e gli spazi interni del Fontanone con le eccezionali opere degli artisti Massimo Pulini, Massimiliano Fabbri, Franco Pozzi, Maurizio Battaglia e Filippo Maestroni.
Una mostra che mette a confronto due luoghi apparentemente distanti fra loro: il Fontanone e il Cimitero dell’Osservanza. Agli antipodi concettualmente parlando, ma legati da un uomo: Pietro Tomba, imparentati, poiché il nostro amato Fontanone fu progettato da lui e vide la sua nascita nel 1824, mentre la Chiesa del cimitero all’Osservanza ne ricevette l’ultimo restauro nel 1828, coetanei, che negli ultimi duecento anni hanno visto passare attraverso di essi gran parte del patrimonio artistico di Faenza. Due luoghi ai margini della città che hanno combattuto con le unghie e con i denti per sopravvivere agli insulti del tempo, guerre, abbandono, alluvioni, in particolare l’Osservanza che ne porta ancora addosso le cicatrici, custodendo silenziosamente questo patrimonio.
Grazie all’opera sulla rotonda “Departure” di Lorenzo Scarpellini abbiamo un link diretto con il cimitero dell'osservanza. Infatti l’opera trae ispirazione dalla materia della tomba di Lucio Fontana presente nel nostro cimitero, e ci porta verso un oltre del tempo, uno zoomorfismo post-antropico, proveniente da una creatura venuta da un possibile futuro, e come da tradizione dei Ballanti Graziani, utilizzando il medium della cartapesta, crea un’ipotetica testa proveniente da una bestia colossale simile ad una balena, animale che grazie ai sonar è capace di contattare i propri simili a grandi distanze e quindi la rende un simbolico vettore di messaggi, un radar che indica dritto all’Osservanza e collega così simbolicamente i due luoghi.
Per continuare a celebrare i duecento anni del Fontanone abbiamo colto l’occasione per portarvi all’interno del palinsesto della “Prospettiva estiva per il Fontanone“ una mostra che mette a confronto artisti del contemporaneo con i maestri che negli ultimi duecento anni hanno reso unica la nostra città e decorato quell’importantissimo archivio umano che è l’Osservanza. FILIPPO MAESTRONI sentiva di dover portare questa mostra da diversi anni come tributo ad un passato così prezioso che lo ha accompagnato negli ainni della formazione, cercando di instaurare un dialogo diretto con Domenico Baccarini, un compagno faentino, un affamato di arte il cui lavoro continua a brulicare e bruciare di vita ancora oggi. MASSIMILIANO FABBRI offre un omaggio a tutti i maestri passati dall'Osservanza, creando una vera e propria foresta, nello stile di Liverani ma tramutata in una rigogliosa vitalità blu ceramica faentina, al cui interno riaffiorano gli sguardi di questi artisti, intrecciati di linee come rami aggrovigliati, caotici, vividi. MASSIMO PULINI ci porta un tributo al tributo, il viso di Antonio Berti, grande maestro della nostra Minardi ottocentesca, scolpito da Rambelli, effige affettuosamente voluta proprio dai suoi allievi e riportata da Pulini come liquida e fantasmatica, una vera e propria lastra anatomica del nostro passato, portando alla luce le ossa di una cultura estetica che portiamo nel nostro DNA storico artistico. FRANCO POZZI ci porta un lavoro su due figure del panorama novecentesco faentino, Baccarini e Rambelli, "prendendoli in prestito" dice Pozzi, non solo per ammirazione nei confronti del lavoro dei due artisti, ma anche per una passione legata a ciò che è stato, qualcosa che cosi può vedere in maniera più definita, esattamente come la polvere di cui sono composti i suoi disegni che pian piano vengono delineati proprio dallo scorrere del tempo. MAURIZIO BATTAGLIA ci offre uno scorcio del suo lavoro e della sua fascinazione nei confronti della morte e del tema della sepoltura nella cultura occidentale. La lapide diventa feticcio e allo stesso tempo lo diventa anche la persona che la rappresenta, così Battaglia crea sculture che dialogano con il passato della tradizione classica incastonata nel nostro bagaglio culturale di italiani fatte di marmo, il materiale delle divinità e trasformandole diventano semplicemente altro, un altro su cui riflettere.
La direzione artistica di Veronica Bassani e la curatela di Filippo Maestroni hanno reso possibile questo evento memorabile e la costruzione di una mostra dal grande valore artistico per la città.
Una mostra che mette a confronto due luoghi apparentemente distanti fra loro: il Fontanone e il Cimitero dell’Osservanza. Agli antipodi concettualmente parlando, ma legati da un uomo: Pietro Tomba, imparentati, poiché il nostro amato Fontanone fu progettato da lui e vide la sua nascita nel 1824, mentre la Chiesa del cimitero all’Osservanza ne ricevette l’ultimo restauro nel 1828, coetanei, che negli ultimi duecento anni hanno visto passare attraverso di essi gran parte del patrimonio artistico di Faenza. Due luoghi ai margini della città che hanno combattuto con le unghie e con i denti per sopravvivere agli insulti del tempo, guerre, abbandono, alluvioni, in particolare l’Osservanza che ne porta ancora addosso le cicatrici, custodendo silenziosamente questo patrimonio.
Grazie all’opera sulla rotonda “Departure” di Lorenzo Scarpellini abbiamo un link diretto con il cimitero dell'osservanza. Infatti l’opera trae ispirazione dalla materia della tomba di Lucio Fontana presente nel nostro cimitero, e ci porta verso un oltre del tempo, uno zoomorfismo post-antropico, proveniente da una creatura venuta da un possibile futuro, e come da tradizione dei Ballanti Graziani, utilizzando il medium della cartapesta, crea un’ipotetica testa proveniente da una bestia colossale simile ad una balena, animale che grazie ai sonar è capace di contattare i propri simili a grandi distanze e quindi la rende un simbolico vettore di messaggi, un radar che indica dritto all’Osservanza e collega così simbolicamente i due luoghi.
Per continuare a celebrare i duecento anni del Fontanone abbiamo colto l’occasione per portarvi all’interno del palinsesto della “Prospettiva estiva per il Fontanone“ una mostra che mette a confronto artisti del contemporaneo con i maestri che negli ultimi duecento anni hanno reso unica la nostra città e decorato quell’importantissimo archivio umano che è l’Osservanza. FILIPPO MAESTRONI sentiva di dover portare questa mostra da diversi anni come tributo ad un passato così prezioso che lo ha accompagnato negli ainni della formazione, cercando di instaurare un dialogo diretto con Domenico Baccarini, un compagno faentino, un affamato di arte il cui lavoro continua a brulicare e bruciare di vita ancora oggi. MASSIMILIANO FABBRI offre un omaggio a tutti i maestri passati dall'Osservanza, creando una vera e propria foresta, nello stile di Liverani ma tramutata in una rigogliosa vitalità blu ceramica faentina, al cui interno riaffiorano gli sguardi di questi artisti, intrecciati di linee come rami aggrovigliati, caotici, vividi. MASSIMO PULINI ci porta un tributo al tributo, il viso di Antonio Berti, grande maestro della nostra Minardi ottocentesca, scolpito da Rambelli, effige affettuosamente voluta proprio dai suoi allievi e riportata da Pulini come liquida e fantasmatica, una vera e propria lastra anatomica del nostro passato, portando alla luce le ossa di una cultura estetica che portiamo nel nostro DNA storico artistico. FRANCO POZZI ci porta un lavoro su due figure del panorama novecentesco faentino, Baccarini e Rambelli, "prendendoli in prestito" dice Pozzi, non solo per ammirazione nei confronti del lavoro dei due artisti, ma anche per una passione legata a ciò che è stato, qualcosa che cosi può vedere in maniera più definita, esattamente come la polvere di cui sono composti i suoi disegni che pian piano vengono delineati proprio dallo scorrere del tempo. MAURIZIO BATTAGLIA ci offre uno scorcio del suo lavoro e della sua fascinazione nei confronti della morte e del tema della sepoltura nella cultura occidentale. La lapide diventa feticcio e allo stesso tempo lo diventa anche la persona che la rappresenta, così Battaglia crea sculture che dialogano con il passato della tradizione classica incastonata nel nostro bagaglio culturale di italiani fatte di marmo, il materiale delle divinità e trasformandole diventano semplicemente altro, un altro su cui riflettere.
La direzione artistica di Veronica Bassani e la curatela di Filippo Maestroni hanno reso possibile questo evento memorabile e la costruzione di una mostra dal grande valore artistico per la città.
11
luglio 2024
DUECENTO
Dall'undici al 25 luglio 2024
arte contemporanea
Location
Fontanone
Faenza, Via Giovanni da Oriolo, (RA)
Faenza, Via Giovanni da Oriolo, (RA)
Orario di apertura
Ogni giovedì dalle 18.30
Vernissage
11 Luglio 2024, 18.30
Editore
Fatti d'Arte
Ufficio stampa
Elena Rossi
Autore
Curatore
Autore testo critico
Progetto grafico
Media partner
Produzione organizzazione
Patrocini