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Dura Europos Siria
La mostra presenta una selezione di materiali fotografici e documentari che illustrano la dimensione storico-geografica, la vicenda archeologica, gli aspetti paesaggistici e culturali utili a capire l’importanza del sito di Dura Europos a cui è stato assegnato il Premio Internazionale Carlo Scarpa 2010.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Dura Europos, Siria
mostra dedicata alla ventunesima edizione
del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino
Fondazione Benetton Studi Ricerche
La mostra presenta una selezione di materiali fotografici e documentari che illustrano
la dimensione storico-geografica, la vicenda archeologica, gli aspetti paesaggistici e culturali utili a capire l’importanza di Dura Europos.
L’itinerario espositivo prevede una prima sezione che dà conto della scoperta archeologica
e dell’intensa attività di scavo e ricerca che attraversa buona parte del xx secolo.
Una seconda sezione è centrata sulla forma urbis di Dura Europos e la collocazione affacciata sull’Eufrate.
Un’ultima sezione mette in luce il carattere sorprendente della grande dispersione di reperti
e testimonianze materiali che, a seguito delle varie stagioni di scavo, hanno trovato collocazione in musei e collezioni in luoghi diversi del mondo.
Sistemi multimediali sono di supporto alla lettura dei pannelli illustrativi che caratterizzano
le tre sezioni della mostra.
Ciò che resta dell’antica città costituisce un grande laboratorio internazionale di ricerca che coinvolge esperti di molte diverse discipline, storia e geografia, geologia e idrogeologia, storia delle città e delle mura, storia delle idee, dei culti, delle lingue e delle arti.
C’è ancora molto da studiare e da capire. Ma è certo che questo luogo ha vissuto come organismo urbano fortificato per oltre cinque secoli, dalla fine del iv a.C. alla metà del iii d.C., e che da quel momento fino al 1920 è scomparso dalle mappe ed è entrato in un interminabile silenzio della storia e della geografia. Città abbandonata, perduta, priva del suo carattere di sito archeologico conosciuto, e perciò salvata da ogni riuso, sopraluogo, visita e qualsivoglia altro interesse o tentazione nel corso del tempo. La sua scoperta diviene tanto più stupefacente quanto più si avverte l’assenza dell’aura di cui dispongono i paesaggi di rovina grazie alle testimonianze dei pellegrini medievali, degli umanisti antiquari, dei viaggiatori del Grand Tour. Eppure Europos Dura continua a offrire, come rari altri luoghi, la scena aperta sulla lotta tra le forze di elevazione che hanno connotato i cinque secoli della sua vita attiva e le forze di rovina che hanno lavorato nel corso dei successivi sedici secoli del silenzio. Oggi ci appare insieme come sorprendente balcone sull’Eufrate, deposito stratificato di segni e di simboli da interrogare, caso di “diaspora” di documenti sparsi nel mondo. Per tutte queste ragioni costituisce un nodo peculiare nella geografia e nella storia plurimillenaria della Siria, un limite e insieme un crocevia tra mondi diversi: ellenismo, oriente, romanità. Ha accumulato nel corso del tempo testimonianze alte e singolari di civiltà e religioni diverse e compresenti, pagana, ebraica e cristiana, e le ha custodite nel corso del tempo sotto le sue stesse rovine, riparandole dal grande fiume non sempre amico, dal vento e dal sole, dalle greggi, dalle carovane e da ignari eserciti di passaggio. Ci pone così tutte le questioni fondamentali, dal paesaggio alla museografia, che danno senso, norma e progetto al governo dei patrimoni culturali.
mostra dedicata alla ventunesima edizione
del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino
Fondazione Benetton Studi Ricerche
La mostra presenta una selezione di materiali fotografici e documentari che illustrano
la dimensione storico-geografica, la vicenda archeologica, gli aspetti paesaggistici e culturali utili a capire l’importanza di Dura Europos.
L’itinerario espositivo prevede una prima sezione che dà conto della scoperta archeologica
e dell’intensa attività di scavo e ricerca che attraversa buona parte del xx secolo.
Una seconda sezione è centrata sulla forma urbis di Dura Europos e la collocazione affacciata sull’Eufrate.
Un’ultima sezione mette in luce il carattere sorprendente della grande dispersione di reperti
e testimonianze materiali che, a seguito delle varie stagioni di scavo, hanno trovato collocazione in musei e collezioni in luoghi diversi del mondo.
Sistemi multimediali sono di supporto alla lettura dei pannelli illustrativi che caratterizzano
le tre sezioni della mostra.
Ciò che resta dell’antica città costituisce un grande laboratorio internazionale di ricerca che coinvolge esperti di molte diverse discipline, storia e geografia, geologia e idrogeologia, storia delle città e delle mura, storia delle idee, dei culti, delle lingue e delle arti.
C’è ancora molto da studiare e da capire. Ma è certo che questo luogo ha vissuto come organismo urbano fortificato per oltre cinque secoli, dalla fine del iv a.C. alla metà del iii d.C., e che da quel momento fino al 1920 è scomparso dalle mappe ed è entrato in un interminabile silenzio della storia e della geografia. Città abbandonata, perduta, priva del suo carattere di sito archeologico conosciuto, e perciò salvata da ogni riuso, sopraluogo, visita e qualsivoglia altro interesse o tentazione nel corso del tempo. La sua scoperta diviene tanto più stupefacente quanto più si avverte l’assenza dell’aura di cui dispongono i paesaggi di rovina grazie alle testimonianze dei pellegrini medievali, degli umanisti antiquari, dei viaggiatori del Grand Tour. Eppure Europos Dura continua a offrire, come rari altri luoghi, la scena aperta sulla lotta tra le forze di elevazione che hanno connotato i cinque secoli della sua vita attiva e le forze di rovina che hanno lavorato nel corso dei successivi sedici secoli del silenzio. Oggi ci appare insieme come sorprendente balcone sull’Eufrate, deposito stratificato di segni e di simboli da interrogare, caso di “diaspora” di documenti sparsi nel mondo. Per tutte queste ragioni costituisce un nodo peculiare nella geografia e nella storia plurimillenaria della Siria, un limite e insieme un crocevia tra mondi diversi: ellenismo, oriente, romanità. Ha accumulato nel corso del tempo testimonianze alte e singolari di civiltà e religioni diverse e compresenti, pagana, ebraica e cristiana, e le ha custodite nel corso del tempo sotto le sue stesse rovine, riparandole dal grande fiume non sempre amico, dal vento e dal sole, dalle greggi, dalle carovane e da ignari eserciti di passaggio. Ci pone così tutte le questioni fondamentali, dal paesaggio alla museografia, che danno senso, norma e progetto al governo dei patrimoni culturali.
23
aprile 2010
Dura Europos Siria
Dal 23 aprile al 27 giugno 2010
fotografia
Location
FONDAZIONE BENETTON STUDI RICERCHE – SPAZI BOMBEN
Treviso, Via Cornarotta, 7-9, (Treviso)
Treviso, Via Cornarotta, 7-9, (Treviso)
Orario di apertura
da martedì a venerdì ore 15-20, sabato e domenica ore 10-20
Vernissage
23 Aprile 2010, ore 18
Ufficio stampa
UMBRELLA
Curatore