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E-motion to cohabit
Dopo il focus della passata edizione che ha visto protagonista la Bosnia-Erzegovina, l’attenzione è questa volta puntata da Aurora Fonda, direttrice del Centro Espositivo Pubblico Sloveno di Venezia, e quella di Radmila Iva Janković, del Museo d’arte Contemporanea di Zagabria, nel realizzare una piattaforma che confronta una selezione di dieci autori, provenienti rispettivamente dalla Slovenia e dalla Croazia.
Comunicato stampa
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Si presenta nuovamente il dialogo e l’interscambio con il mondo dell’Arte contemporanea dei Paesi dell’Est europeo.
Dopo il focus della passata edizione che ha visto protagonista la Bosnia-Erzegovina, l’attenzione è questa volta puntata da Aurora Fonda, direttrice del Centro Espositivo Pubblico Sloveno di Venezia, e quella di Radmila Iva Janković, del Museo d’arte Contemporanea di Zagabria, nel realizzare una piattaforma che confronta una selezione di dieci autori, provenienti rispettivamente dalla Slovenia e dalla Croazia.
Si tratta di una prima presentazione della cultura frammentaria che nel corso del Novecento era conosciuta come Mitteleuropa.
Una congerie geografica vista e vissuta come paradigma della cultura postmoderna occidentale, caratterizzata da eclettismo e fluidità di valori, continuamente contrapposti al monolitismo del blocco Est/Ovest.
Sin dall’antichità l’uomo ha sentito la necessità di costruire, di delimitare spazi in modo da creare confini che agevolassero la sua percezione del mondo circostante.
La realtà, difatti, non è in alcun modo delimitata da frontiere, se non da barriere naturali; la condizione umana, di contro, non riesce a concepire un mondo privo di quelle strutture, sia fisiche che mentali, che in qualche modo impongono dei limiti al nostro agire, offrendoci in cambio un senso di sicurezza.
Anche l’Arte è un esempio di questa contraddizione: le opere nella loro struttura fisica concorrono a creare uno spazio nello spazio, siano queste installazioni o semplici quadri, che paradossalmente hanno la presunzione di superare certi vincoli, aprendo la mente del fruitore ad una conoscenza più ampia che si estende al di là dei confini dello spazio in cui sono esposte.
Partendo da questi concetti si è voluto strutturare una mostra, tenendo conto di una situazione emblematica come quella del nord-est italiano, luogo che ospita l'iniziativa, ponendo l'attenzione sulla panoramica artistica contemporanea di Paesi vicini e confinanti quali la Slovenia e la Croazia.
Ci troviamo di fronte a tutta una serie di differenze/limiti economici, sociali, culturali e linguistici, che concorrono a creare delle situazioni fluide e che si recepiscono nelle opere d’Arte visibili in mostra.
Dal punto di vista creativo, rimarcare la differenziazione ed il dialogo, significa prendere coscienza del concetto di limite attraverso una prospettiva nuova, quella degli artisti, che potrà svelare una richezza inestimabile, dove il linguaggio del singolo è portavoce delle specificità della sua origine.
Quel tipo di tensione che, anziché essere un difetto, può rappresentare un punto di forza che si manifesta in quelle differenze d'interpretazione individuali. Ciò che abitualmente viene affrontato dagli autori di oggi, quali il corpo, la comunicazione, il territorio, lo spazio e l’impegno sociale.
L'appuntamento, che vede la collaborazione tra ArtVerona, l'Assessorato alla Cultura – Galleria d'Arte Moderna Palazzo Forti del Comune di Verona, la Galleria A + A di Venezia e le Gallerie Costiere di Pirano, il Museo d'Arte Contemporanea di Zagabria, gode dei Patrocini del Ministero della Cultura Sloveno, del Consolato della Repubblica di Slovenia e Trieste e della Città di Zagabria.
Aurora Fonda
ARTISTI CROATI
MARIJAN CRTALIĆ
Invisible Sisak, 2006 / 2010, progetto multimediale (photography Ironworks Phenomena, film Industrial Paradise etc.), varie dimensioni
Marijan Crtalić è nato nel 1968 a Sisak. Consegue il diploma in pittura nel 1992 all’Accademia di Belle Arti di Zagabria.
Da anni è protagonista attivo della scena artistica contemporanea croata. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali sia all’estero che nel suo Paese.
Con il progetto Sisak Invisibile, si occupa delle invisibili frontiere temporali nella sua città, un work in progress, dove il film Paradiso industriale, è solo un segmento che analizza il destino delle opere d’arte create in una delle più produttive fabbriche dell’epoca socialista: la ferriera Sisak. Prende in esame la commistione tra industria e arte ma, indirettamente, anche la relazione con i lavoratori. Con grande senso ironico, Crtalić sposta consapevolmente le frontiere temporali. Documentando il presente, ci conduce nel passato, mentre attraverso il ciclo fotografico, che fa parte del progetto Sisak Invisibile, combina scene con Photoshop, aprendo a una visione angosciosa e apocalittica del futuro.
IGOR EŠKINJA
Made In:side 2, 2008, lambda print, 180x270 cm
Classe 1975, nato a Rijeka, vive e lavora tra Fiume, Milano e Venezia. Si è formato in Italia all’Accademia di Belle Arti di Venezia, città dove ha iniziato a esporre nel 1999 presso la Fondazione Bevilacqua La Masa.
Il suo lavoro da alcuni anni sta ottenendo sempre più consensi sulla scena internazionale, come testimonia la sua presenza in due delle sedi dell’ultima edizione di Manifesta.
La ricerca di Igor Eškinja si concentra sul concetto di percezione e di effimero. I suoi sono sempre interventi semplici, leggeri, spesso compiuti nello spazio fisico della galleria, luogo deputato dell’arte, e le sue installazioni sono transitorie, durano il tempo della mostra, dando origine a procedimenti di de-materializzazione degli oggetti. In questo processo l’artista è interessato al rapporto che si crea tra l’opera e lo spettatore, a volte direttamente coinvolto, a volte volutamente escluso.
In Made In:side, l’artista usa, come in altri suoi lavori, materiali d’uso quotidiano: il banale nastro adesivo è lo strumento con cui disegnare sagome di scatole sulle pareti e sul pavimento sottostante, con lo scotch definisce i contorni e dà forma al vuoto. L’immagine acquista riconoscibilità e volume solo guardandola da dove è stata fotografata, grazie al sottile artificio dell’anamorfosi: l’unico punto prospettico possibile per distinguerne la forma è quello in cui viene scattata lo fotografia. Eškinja gioca sullo spaesamento, sul confine tra reale e non reale, ti pone sul limen dell’illusione. Ed è qui che entra in scena lo spettatore, vero protagonista dell’operazione, che ha il ruolo di colmare questo vuoto tra finzione e realtà: gli elementi si attivano e prendono corpo grazie alla sua percezione, acquistando, nonostante la bidimensionalità della riproduzione fotografica, uno spessore tangibile.
ANDREJA KULUNČIĆ
Reconstruction of an important day in our history, 2007, video, 12’ min
Andreja Kulunćić con il suo lavoro esplora nuovi modelli di socialità e di comunicazione.
E’ molto interessata a progetti collettivi e alla creazione di reti interdisciplinari. Vede l’opera d’arte come una ricerca, un processo di collaborazione e auto-organizzazione. Inoltre, con i suoi lavori chiede spesso un diretto coinvolgimento del pubblico.
Le opere da lei ideate per gli spazi pubblici, abilmente mimetizzate, sono profondamente sovversive. Ad esempio in Austrians Only e Bosnians Out si tratta lo sfruttamento del potenziale umano, che, in nome del progresso economico, vive in maniera indigente. Le frontiere trattate nel suo lavoro non sono solo quelle tra i paesi cosiddetti sviluppati e non, ma toccano anche l’essere umano, le strategie dei media abilmente progettate. Queste toccano dolorose verità, il sacrificio della dignità umana, colpendo la coscienza limitata della mentalità capitalistica.
Il video qui presentato ricostruisce un importante giorno della vita di Josip Broz Tito, nel corso del suo tempo libero al castello di Tikveš.
Josip Broz Tito (1892- 1980), capo di stato jugoslavo e leader comunista, è stato capo della resistenza anti fascista dal 1941 al 1945 e presidente della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia per 35 anni (dal 1945 fino alla sua morte 1980). Era un appassionato cacciatore, spesso andava al castello di Tikveš, con sua moglie Jovanka o con politici, per dedicarsi a questa attività. Il castello di Tikveš, un complesso di caccia austriaco, è stato costruito nel 19esimo secolo e si trova in mezzo al parco naturale di Kopački rit (Croazia), vicino al confine serbo/croato.
VLADO MARTEK
Arms, 2004, mixed media, 70x100 cm
Nato nel 1951 a Zagabria, consegue la laurea in filosofia e letteratura per poi dedicarsi alle arti visive e alla poesia. Nella metà degli anni Settanta la sua arte assume una forma particolare, estraendo la poesia dai libri per poi incorporarla in “oggetti-poetici” costruiti con specchi, argilla e libri. Ha scritto manifesti di poesia che ha esposto nelle sue mostre-azioni nelle strade e nelle piazze di Zagabria, con il gruppo neo-concettuale Group of Six Artists (1975–1979)
Martek si è definito un “pre-poeta”, investendo tutti i suoi sforzi nella “purificazione” della poesia, a tal punto da ridurre la materialità della poesia a una semplice enfasi della realtà.
I suoi poemi sono costituiti da vari sfondi utilizzati per la scrittura come matite, rasoi, lettere, forme poetiche.
Negli anni Ottanta, ma soprattutto in quelli Novanta, intuendo i movimenti tettonici, con grande libertà e senza considerare le linee di separazione, l’artista spezza nelle sue cartografie le assodate barriere dell’Est e dell’Ovest. Realizza in tal modo qualcosa che sembrava assurdo, svelando fenomeni già in atto, o che stavano per accadere, e dimostrando che le mappe non erano dei semplici fatti che suggerivano dati geografici, ma erano un’interpretazione della realtà. Anche oggi le sue mappe, anziché città o stati, mostrano nomi di artisti, di intellettuali oppure solo concetti come, per esempio, l’intero continente occupato da un unico stato denominato “Mercato”.
MARIJANA VUKIĆ
Libertas, 2007, silk, 5x10 m
Marijana Vukic, avvalendosi soprattutto di strumenti visuali e di interventi pubblici, si è fatta osservatrice degli aspetti simbolici e politico-culturali della società, con particolare riguardo ai paesi di transizione dell’Europa dell’Est.
In Libertas ha collocato dieci metri di seta bianca con la scritta Libertas, sulla fortezza di Dubrovnik, con inciso l’antico motto della orgogliosa Repubblica di Ragusa: Non bene pro toto libertas venditur auro (La libertà non si vende per tutto l’oro del mondo), sostituendo le lettere del motto con i simboli delle principali valute mondiali e costruendo in tal modo un nuovo vessillo, che riassume, sullo sfondo di una riflessione sulla libertà, le contraddizioni di un’epoca basata sull’illusione del mercato, ponendo in crisi l’equivalenza fra possesso di denaro ed emancipazione individuale. Da luogo di militanza politica a futuro oggetto di servizi turistici.
Non è stato, però, lo scambio delle lettere con i simboli delle monete a provocare lo scandalo, quanto il sottile gesto semantico, che ha spostato la frontiera dell’elevata indicazione simbolica, scivolata improvvisamente nella realtà locale.
ARTISTI SLOVENI
MARJETICA POTRČ
Venice Case Study, 2010, disegno No.14/18, 21x29,7 cm, inchiostro su carta
Courtesy Marjetica Potrč e Galerie Nordenhake, Berlin/Stockholm
Artista e architetto, che vive e lavora a Lubiana (Slovenia), è conosciuta soprattutto per i progetti di intervento sul territorio, per le serie di disegni e per gli studi architettonici incentrati sui temi dell'abitabilità dei luoghi, della sostenibilità, del rapporto tra architettura e relazioni sociali.
I suoi lavori, unità nomadi di sopravvivenza che propongono letture di comunità in chiave utopistica, sono stati esposti in numerose mostre in Europa e nelle Americhe, quali la Biennale di Venezia in diverse edizioni e la São Paulo Biennial in Brasile; il lavoro di PotrŠ è stato oggetto di numerose monografiche, tra cui quelle presso il Guggenheim Museum di New York, la Max Protetch Gallery di New York, la Nordenhake Gallery di Berlino.
Alcuni dei suoi interventi site specific includono Dry Toilet (Caracas, 2003) e The Cook, the Farmer, His Wife and Their Neighbour (Stedelijk goes West, Amsterdam, 2009).
Potrč ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui lo Hugo Boss Prize (2000) e il Vera List Center for Arts and Politics Fellowship della New School di New York (2007).
Venice Case Study è parte del progetto Common Ground:Projects for the Lagoon, nato a Venezia, dove un gruppo di studenti dello Iuav, ha pensato di realizzare un sistema di raccolta dell’acqua piovana che potrebbe contrastare il problema della sua mancanza. I disegni, presentati nella forma richiesta per i brevetti, sono un modo per condividere queste sperimentazioni, mentre allo stesso tempo fanno riferimento all'attuale tendenza di brevettare processi viventi e strumenti per la sopravvivenza.
BRIDA (Tom Kerševan, Jurij Pavlica, Sendi Mango)
The merging, 2010, video, 7' 03'' min
Gruppo formatosi nel 1996, quando i suoi componenti frequentavano ancora gli studi presso l'Accademia delle Belle Arti di Venezia.
L'essere un collettivo di artisti è il motore primo del loro lavoro: ciascuna personalità concede il proprio apporto alla ricerca artistica, sviluppando in tal modo un'identità di gruppo, non individuale.
La medesima intenzione si rivela nell'obbiettivo finale delle opere, in cui emerge una chiara intenzione di rivelare un metodo di analisi generalizzante, quasi scientifico, abbassando il più possibile il livello di influenza della visione soggettiva dell'artista durante l'atto interpretativo.
Non è dunque un caso che il gruppo abbia spesso partecipato e collaborato ad attività di ricerca scientifica e sia uno degli esponenti principali del filone arte/scienza. Il collettivo, infatti, usa le nano tecnologie per produrre i propri video. Un lavoro minimale, con un limitato dispendio di denaro, essendo realizzato con dei mezzi poverissimi, superando così il limite dei costi elevati del video. Inoltre, i lavori prodotti, in maniera ironica e smaliziata, pongono sempre degli interrogativi su questioni che non hanno ancora una risposta scientifica o filosofica.
Fra le più recenti esposizioni: Data Collision, Art&Science installation, City Museum, Nova Gorica, Slovenia, Aprile 2008; residenza ed esposizione presso la Fondazione Antonio Ratti, Como, Luglio 2008; MODUX 3.4, multimedia installation, Ars Electronica, Lentos Art Museum Linz, Settembre 2008; Public Improvisation, Fabbrica del Vapore, Milano, Dicembre 2008
GRUPPO KOLEKTIVA (Vesna Bukovec, Lada Cerar, Metka Zupanič)
Lost in Communication, 2010, installation, steel, paint, dimensioni variabili
Canale di comunicazione, è il titolo dell'installazione costruita con elementi plastici componibili. La sua struttura ogni giorno può mutare. Alle due estremità si possono sentire dei suoni, metafora dell'incomunicabilità tra due persone: una delle barriere più comuni e impalpabili della società contemporanea.
Vesna Bukovec
Positive Illusion, dalla serie di disegni, 2009, inchiostro su carta, 21x29,7 cm
Nata nel 1977 a Lubiana in Slovenia, dove compie studi in design, fotografia, sociologia e filosofia, consegue nel 2002 il BFA e nel 2006 l’MFA all’Accademia di Fine Arts, dell’Università di Lubiana. Nel 2003 forma con Lada Cerar e Metka Zupanič il gruppo artistico KOLEKTIVA, a cui partecipa fino al 2008.
Vesna Bucovec usa il disegno per esprimere e questionare aspetti del nostro vivere quotidiano, mettendo in dubbio ciò che diamo per scontato. Le immagini sono tratte da siti in rete e sono scelte espressamente tra i prodotti di design pubblicitario e poi riproposte nella forma di un disegno tradizionale. Accanto ad ogni lavoro l’artista pone alcune domande, che mutano la nostra abituale prospettiva.
LADA CERAR
Who is afraid of seniors?, 2005
Nata nel 1974 a Lubiana, dove consegue gli studi d’arte all’Università.
Il progetto pone in rilievo uno dei maggiori problemi della società contemporanea, l'aumento esponenziale degli anziani. La terza età, infatti, è spesso una questione che si evita di trattare, omettendola dalla nostra esistenza. L'artista, invece, attraverso una serie di indagini, anche spiritose, e con oggetti ironici, supera la barriera del silenzio, che generalmente domina su questo argomento. Presto ci troveremo a dover affrontare il problema degli stereotipi che portano alla discriminazione di queste persone.
Metka Župančič
Wish to be here, 2010, tecnica mista, 45x45 cm
Nata nel 1977. Vive e lavora a Lubiana
Punto di partenza dei suoi progetti sono le connessioni tra l’artista e le persone a cui ha chiesto di collaborare; per far questo, ricorre a diversi media, intendendo il processo artistico una forma di pensiero, scambio e collaborazione. Questo modo di procedere è da intendersi come un punto d’arrivo artistico, uno studio di relazioni e spazi che si formano tra persone. Molto spesso i suoi progetti si rivolgono all’ambiente circostante.
Wish to be there, è un progetto che esplicita i meccanismi che dominano il sistema dell’arte contemporanea, costituito da barriere che limitano la scalato al successo del singolo artista, e che spesso vengono abbattute da incontri fortuiti.
Dopo il focus della passata edizione che ha visto protagonista la Bosnia-Erzegovina, l’attenzione è questa volta puntata da Aurora Fonda, direttrice del Centro Espositivo Pubblico Sloveno di Venezia, e quella di Radmila Iva Janković, del Museo d’arte Contemporanea di Zagabria, nel realizzare una piattaforma che confronta una selezione di dieci autori, provenienti rispettivamente dalla Slovenia e dalla Croazia.
Si tratta di una prima presentazione della cultura frammentaria che nel corso del Novecento era conosciuta come Mitteleuropa.
Una congerie geografica vista e vissuta come paradigma della cultura postmoderna occidentale, caratterizzata da eclettismo e fluidità di valori, continuamente contrapposti al monolitismo del blocco Est/Ovest.
Sin dall’antichità l’uomo ha sentito la necessità di costruire, di delimitare spazi in modo da creare confini che agevolassero la sua percezione del mondo circostante.
La realtà, difatti, non è in alcun modo delimitata da frontiere, se non da barriere naturali; la condizione umana, di contro, non riesce a concepire un mondo privo di quelle strutture, sia fisiche che mentali, che in qualche modo impongono dei limiti al nostro agire, offrendoci in cambio un senso di sicurezza.
Anche l’Arte è un esempio di questa contraddizione: le opere nella loro struttura fisica concorrono a creare uno spazio nello spazio, siano queste installazioni o semplici quadri, che paradossalmente hanno la presunzione di superare certi vincoli, aprendo la mente del fruitore ad una conoscenza più ampia che si estende al di là dei confini dello spazio in cui sono esposte.
Partendo da questi concetti si è voluto strutturare una mostra, tenendo conto di una situazione emblematica come quella del nord-est italiano, luogo che ospita l'iniziativa, ponendo l'attenzione sulla panoramica artistica contemporanea di Paesi vicini e confinanti quali la Slovenia e la Croazia.
Ci troviamo di fronte a tutta una serie di differenze/limiti economici, sociali, culturali e linguistici, che concorrono a creare delle situazioni fluide e che si recepiscono nelle opere d’Arte visibili in mostra.
Dal punto di vista creativo, rimarcare la differenziazione ed il dialogo, significa prendere coscienza del concetto di limite attraverso una prospettiva nuova, quella degli artisti, che potrà svelare una richezza inestimabile, dove il linguaggio del singolo è portavoce delle specificità della sua origine.
Quel tipo di tensione che, anziché essere un difetto, può rappresentare un punto di forza che si manifesta in quelle differenze d'interpretazione individuali. Ciò che abitualmente viene affrontato dagli autori di oggi, quali il corpo, la comunicazione, il territorio, lo spazio e l’impegno sociale.
L'appuntamento, che vede la collaborazione tra ArtVerona, l'Assessorato alla Cultura – Galleria d'Arte Moderna Palazzo Forti del Comune di Verona, la Galleria A + A di Venezia e le Gallerie Costiere di Pirano, il Museo d'Arte Contemporanea di Zagabria, gode dei Patrocini del Ministero della Cultura Sloveno, del Consolato della Repubblica di Slovenia e Trieste e della Città di Zagabria.
Aurora Fonda
ARTISTI CROATI
MARIJAN CRTALIĆ
Invisible Sisak, 2006 / 2010, progetto multimediale (photography Ironworks Phenomena, film Industrial Paradise etc.), varie dimensioni
Marijan Crtalić è nato nel 1968 a Sisak. Consegue il diploma in pittura nel 1992 all’Accademia di Belle Arti di Zagabria.
Da anni è protagonista attivo della scena artistica contemporanea croata. Ha partecipato a numerose mostre collettive e personali sia all’estero che nel suo Paese.
Con il progetto Sisak Invisibile, si occupa delle invisibili frontiere temporali nella sua città, un work in progress, dove il film Paradiso industriale, è solo un segmento che analizza il destino delle opere d’arte create in una delle più produttive fabbriche dell’epoca socialista: la ferriera Sisak. Prende in esame la commistione tra industria e arte ma, indirettamente, anche la relazione con i lavoratori. Con grande senso ironico, Crtalić sposta consapevolmente le frontiere temporali. Documentando il presente, ci conduce nel passato, mentre attraverso il ciclo fotografico, che fa parte del progetto Sisak Invisibile, combina scene con Photoshop, aprendo a una visione angosciosa e apocalittica del futuro.
IGOR EŠKINJA
Made In:side 2, 2008, lambda print, 180x270 cm
Classe 1975, nato a Rijeka, vive e lavora tra Fiume, Milano e Venezia. Si è formato in Italia all’Accademia di Belle Arti di Venezia, città dove ha iniziato a esporre nel 1999 presso la Fondazione Bevilacqua La Masa.
Il suo lavoro da alcuni anni sta ottenendo sempre più consensi sulla scena internazionale, come testimonia la sua presenza in due delle sedi dell’ultima edizione di Manifesta.
La ricerca di Igor Eškinja si concentra sul concetto di percezione e di effimero. I suoi sono sempre interventi semplici, leggeri, spesso compiuti nello spazio fisico della galleria, luogo deputato dell’arte, e le sue installazioni sono transitorie, durano il tempo della mostra, dando origine a procedimenti di de-materializzazione degli oggetti. In questo processo l’artista è interessato al rapporto che si crea tra l’opera e lo spettatore, a volte direttamente coinvolto, a volte volutamente escluso.
In Made In:side, l’artista usa, come in altri suoi lavori, materiali d’uso quotidiano: il banale nastro adesivo è lo strumento con cui disegnare sagome di scatole sulle pareti e sul pavimento sottostante, con lo scotch definisce i contorni e dà forma al vuoto. L’immagine acquista riconoscibilità e volume solo guardandola da dove è stata fotografata, grazie al sottile artificio dell’anamorfosi: l’unico punto prospettico possibile per distinguerne la forma è quello in cui viene scattata lo fotografia. Eškinja gioca sullo spaesamento, sul confine tra reale e non reale, ti pone sul limen dell’illusione. Ed è qui che entra in scena lo spettatore, vero protagonista dell’operazione, che ha il ruolo di colmare questo vuoto tra finzione e realtà: gli elementi si attivano e prendono corpo grazie alla sua percezione, acquistando, nonostante la bidimensionalità della riproduzione fotografica, uno spessore tangibile.
ANDREJA KULUNČIĆ
Reconstruction of an important day in our history, 2007, video, 12’ min
Andreja Kulunćić con il suo lavoro esplora nuovi modelli di socialità e di comunicazione.
E’ molto interessata a progetti collettivi e alla creazione di reti interdisciplinari. Vede l’opera d’arte come una ricerca, un processo di collaborazione e auto-organizzazione. Inoltre, con i suoi lavori chiede spesso un diretto coinvolgimento del pubblico.
Le opere da lei ideate per gli spazi pubblici, abilmente mimetizzate, sono profondamente sovversive. Ad esempio in Austrians Only e Bosnians Out si tratta lo sfruttamento del potenziale umano, che, in nome del progresso economico, vive in maniera indigente. Le frontiere trattate nel suo lavoro non sono solo quelle tra i paesi cosiddetti sviluppati e non, ma toccano anche l’essere umano, le strategie dei media abilmente progettate. Queste toccano dolorose verità, il sacrificio della dignità umana, colpendo la coscienza limitata della mentalità capitalistica.
Il video qui presentato ricostruisce un importante giorno della vita di Josip Broz Tito, nel corso del suo tempo libero al castello di Tikveš.
Josip Broz Tito (1892- 1980), capo di stato jugoslavo e leader comunista, è stato capo della resistenza anti fascista dal 1941 al 1945 e presidente della Repubblica Socialista Federativa di Jugoslavia per 35 anni (dal 1945 fino alla sua morte 1980). Era un appassionato cacciatore, spesso andava al castello di Tikveš, con sua moglie Jovanka o con politici, per dedicarsi a questa attività. Il castello di Tikveš, un complesso di caccia austriaco, è stato costruito nel 19esimo secolo e si trova in mezzo al parco naturale di Kopački rit (Croazia), vicino al confine serbo/croato.
VLADO MARTEK
Arms, 2004, mixed media, 70x100 cm
Nato nel 1951 a Zagabria, consegue la laurea in filosofia e letteratura per poi dedicarsi alle arti visive e alla poesia. Nella metà degli anni Settanta la sua arte assume una forma particolare, estraendo la poesia dai libri per poi incorporarla in “oggetti-poetici” costruiti con specchi, argilla e libri. Ha scritto manifesti di poesia che ha esposto nelle sue mostre-azioni nelle strade e nelle piazze di Zagabria, con il gruppo neo-concettuale Group of Six Artists (1975–1979)
Martek si è definito un “pre-poeta”, investendo tutti i suoi sforzi nella “purificazione” della poesia, a tal punto da ridurre la materialità della poesia a una semplice enfasi della realtà.
I suoi poemi sono costituiti da vari sfondi utilizzati per la scrittura come matite, rasoi, lettere, forme poetiche.
Negli anni Ottanta, ma soprattutto in quelli Novanta, intuendo i movimenti tettonici, con grande libertà e senza considerare le linee di separazione, l’artista spezza nelle sue cartografie le assodate barriere dell’Est e dell’Ovest. Realizza in tal modo qualcosa che sembrava assurdo, svelando fenomeni già in atto, o che stavano per accadere, e dimostrando che le mappe non erano dei semplici fatti che suggerivano dati geografici, ma erano un’interpretazione della realtà. Anche oggi le sue mappe, anziché città o stati, mostrano nomi di artisti, di intellettuali oppure solo concetti come, per esempio, l’intero continente occupato da un unico stato denominato “Mercato”.
MARIJANA VUKIĆ
Libertas, 2007, silk, 5x10 m
Marijana Vukic, avvalendosi soprattutto di strumenti visuali e di interventi pubblici, si è fatta osservatrice degli aspetti simbolici e politico-culturali della società, con particolare riguardo ai paesi di transizione dell’Europa dell’Est.
In Libertas ha collocato dieci metri di seta bianca con la scritta Libertas, sulla fortezza di Dubrovnik, con inciso l’antico motto della orgogliosa Repubblica di Ragusa: Non bene pro toto libertas venditur auro (La libertà non si vende per tutto l’oro del mondo), sostituendo le lettere del motto con i simboli delle principali valute mondiali e costruendo in tal modo un nuovo vessillo, che riassume, sullo sfondo di una riflessione sulla libertà, le contraddizioni di un’epoca basata sull’illusione del mercato, ponendo in crisi l’equivalenza fra possesso di denaro ed emancipazione individuale. Da luogo di militanza politica a futuro oggetto di servizi turistici.
Non è stato, però, lo scambio delle lettere con i simboli delle monete a provocare lo scandalo, quanto il sottile gesto semantico, che ha spostato la frontiera dell’elevata indicazione simbolica, scivolata improvvisamente nella realtà locale.
ARTISTI SLOVENI
MARJETICA POTRČ
Venice Case Study, 2010, disegno No.14/18, 21x29,7 cm, inchiostro su carta
Courtesy Marjetica Potrč e Galerie Nordenhake, Berlin/Stockholm
Artista e architetto, che vive e lavora a Lubiana (Slovenia), è conosciuta soprattutto per i progetti di intervento sul territorio, per le serie di disegni e per gli studi architettonici incentrati sui temi dell'abitabilità dei luoghi, della sostenibilità, del rapporto tra architettura e relazioni sociali.
I suoi lavori, unità nomadi di sopravvivenza che propongono letture di comunità in chiave utopistica, sono stati esposti in numerose mostre in Europa e nelle Americhe, quali la Biennale di Venezia in diverse edizioni e la São Paulo Biennial in Brasile; il lavoro di PotrŠ è stato oggetto di numerose monografiche, tra cui quelle presso il Guggenheim Museum di New York, la Max Protetch Gallery di New York, la Nordenhake Gallery di Berlino.
Alcuni dei suoi interventi site specific includono Dry Toilet (Caracas, 2003) e The Cook, the Farmer, His Wife and Their Neighbour (Stedelijk goes West, Amsterdam, 2009).
Potrč ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti, tra cui lo Hugo Boss Prize (2000) e il Vera List Center for Arts and Politics Fellowship della New School di New York (2007).
Venice Case Study è parte del progetto Common Ground:Projects for the Lagoon, nato a Venezia, dove un gruppo di studenti dello Iuav, ha pensato di realizzare un sistema di raccolta dell’acqua piovana che potrebbe contrastare il problema della sua mancanza. I disegni, presentati nella forma richiesta per i brevetti, sono un modo per condividere queste sperimentazioni, mentre allo stesso tempo fanno riferimento all'attuale tendenza di brevettare processi viventi e strumenti per la sopravvivenza.
BRIDA (Tom Kerševan, Jurij Pavlica, Sendi Mango)
The merging, 2010, video, 7' 03'' min
Gruppo formatosi nel 1996, quando i suoi componenti frequentavano ancora gli studi presso l'Accademia delle Belle Arti di Venezia.
L'essere un collettivo di artisti è il motore primo del loro lavoro: ciascuna personalità concede il proprio apporto alla ricerca artistica, sviluppando in tal modo un'identità di gruppo, non individuale.
La medesima intenzione si rivela nell'obbiettivo finale delle opere, in cui emerge una chiara intenzione di rivelare un metodo di analisi generalizzante, quasi scientifico, abbassando il più possibile il livello di influenza della visione soggettiva dell'artista durante l'atto interpretativo.
Non è dunque un caso che il gruppo abbia spesso partecipato e collaborato ad attività di ricerca scientifica e sia uno degli esponenti principali del filone arte/scienza. Il collettivo, infatti, usa le nano tecnologie per produrre i propri video. Un lavoro minimale, con un limitato dispendio di denaro, essendo realizzato con dei mezzi poverissimi, superando così il limite dei costi elevati del video. Inoltre, i lavori prodotti, in maniera ironica e smaliziata, pongono sempre degli interrogativi su questioni che non hanno ancora una risposta scientifica o filosofica.
Fra le più recenti esposizioni: Data Collision, Art&Science installation, City Museum, Nova Gorica, Slovenia, Aprile 2008; residenza ed esposizione presso la Fondazione Antonio Ratti, Como, Luglio 2008; MODUX 3.4, multimedia installation, Ars Electronica, Lentos Art Museum Linz, Settembre 2008; Public Improvisation, Fabbrica del Vapore, Milano, Dicembre 2008
GRUPPO KOLEKTIVA (Vesna Bukovec, Lada Cerar, Metka Zupanič)
Lost in Communication, 2010, installation, steel, paint, dimensioni variabili
Canale di comunicazione, è il titolo dell'installazione costruita con elementi plastici componibili. La sua struttura ogni giorno può mutare. Alle due estremità si possono sentire dei suoni, metafora dell'incomunicabilità tra due persone: una delle barriere più comuni e impalpabili della società contemporanea.
Vesna Bukovec
Positive Illusion, dalla serie di disegni, 2009, inchiostro su carta, 21x29,7 cm
Nata nel 1977 a Lubiana in Slovenia, dove compie studi in design, fotografia, sociologia e filosofia, consegue nel 2002 il BFA e nel 2006 l’MFA all’Accademia di Fine Arts, dell’Università di Lubiana. Nel 2003 forma con Lada Cerar e Metka Zupanič il gruppo artistico KOLEKTIVA, a cui partecipa fino al 2008.
Vesna Bucovec usa il disegno per esprimere e questionare aspetti del nostro vivere quotidiano, mettendo in dubbio ciò che diamo per scontato. Le immagini sono tratte da siti in rete e sono scelte espressamente tra i prodotti di design pubblicitario e poi riproposte nella forma di un disegno tradizionale. Accanto ad ogni lavoro l’artista pone alcune domande, che mutano la nostra abituale prospettiva.
LADA CERAR
Who is afraid of seniors?, 2005
Nata nel 1974 a Lubiana, dove consegue gli studi d’arte all’Università.
Il progetto pone in rilievo uno dei maggiori problemi della società contemporanea, l'aumento esponenziale degli anziani. La terza età, infatti, è spesso una questione che si evita di trattare, omettendola dalla nostra esistenza. L'artista, invece, attraverso una serie di indagini, anche spiritose, e con oggetti ironici, supera la barriera del silenzio, che generalmente domina su questo argomento. Presto ci troveremo a dover affrontare il problema degli stereotipi che portano alla discriminazione di queste persone.
Metka Župančič
Wish to be here, 2010, tecnica mista, 45x45 cm
Nata nel 1977. Vive e lavora a Lubiana
Punto di partenza dei suoi progetti sono le connessioni tra l’artista e le persone a cui ha chiesto di collaborare; per far questo, ricorre a diversi media, intendendo il processo artistico una forma di pensiero, scambio e collaborazione. Questo modo di procedere è da intendersi come un punto d’arrivo artistico, uno studio di relazioni e spazi che si formano tra persone. Molto spesso i suoi progetti si rivolgono all’ambiente circostante.
Wish to be there, è un progetto che esplicita i meccanismi che dominano il sistema dell’arte contemporanea, costituito da barriere che limitano la scalato al successo del singolo artista, e che spesso vengono abbattute da incontri fortuiti.
08
ottobre 2010
E-motion to cohabit
Dall'otto ottobre al 28 novembre 2010
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE MODERNA ACHILLE FORTI
Verona, Cortile Del Mercato Vecchio, (Verona)
Verona, Cortile Del Mercato Vecchio, (Verona)
Biglietti
intero € 6; ridotto € 5 (gruppi superiori a 15 unità; studenti dai 14 ai 30 anni muniti di tessera o libretto; militari e volontari Servizio Civile; iscritti Università III Età; possessori Card Provincia di Verona e Verona Card per le mostre temporanee non relative al biglietto cumulativo, over 60 anni) 3 Euro(ragazzi dagli 8 ai 14 anni, scolaresche)
gratuito > bambini fino ai 7 anni; anziani over 65 residenti nel Comune di Verona; portatori di handicap e accompagnatori; insegnanti accompa
Orario di apertura
Da martedì a venerdì 9-19 sabato e domenica dalle 10.30-19 lunedì chiuso chiusura biglietteria 18.00 giorno di chiusura lunedì
Vernissage
8 Ottobre 2010, ore 12
Autore
Curatore