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E ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia
Sei portatori sani della cultura pittorica siciliana che interpretano il soggetto femminile secondo le loro diverse, diversissime sensibilità
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Sei artisti: Giovanni Blanco, Tommaso Chiappa, Emilia Faro, Giovanni Iudice, Giovanni La Cognata, Giacomo Sampieri. Le Stelle Arte Contemporanea di Parma inaugura il prossimo 22 Novembre una collettiva sicula d’arte contemporanea. Sei portatori sani della cultura pittorica siciliana che interpretano il soggetto femminile secondo le loro diverse, diversissime sensibilità.
Troppo bellissimo è il motto di Totò vasa vasa Cuffaro per non renderlo l’eponimo inconsapevole della mostra. E che minchia c’entra l’ex governatore della Regione Sicilia con Parma? E con la sensualità femminile, poi? La citazione illustre è un pretesto per celebrare la generosità degli artisti siciliani, che per la loro esuberanza espressiva ti regalerebbero l’intero tubetto del colore. Terribile. Pericolosissimi i mascoli per Dna in quanto al tema donne. Tema peraltro non disdegnabile dalle fimmine, dal momento che della collettiva fa parte un’esponente dell’altra metà del cielo. L’abbiamo sfangata così.
Mostra in collaborazione con:
Dir’Arte - Modica
Galleria Bianca Maria Rizzi – Milano
E ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia
Troppo bellissimo è il motto di Totò vasa vasa Cuffaro da poco esule dal Congo per non renderlo l'eponimo inconsapevole di una collettiva sicula d'arte contemporanea a…Parma.
Tema: il soggetto femminile. E che minchia c'entra? La citazione illustre è un pretesto per celebrare la generosità degli artisti siciliani, che per la loro esuberanza espressiva ti regalerebbero l'intero tubetto del colore. Terribile. Pericolosissimi i mascoli per Dna in quanto al tema donne.
Ora: la donna o le donne? Non vogliamo vedere Platone in mutande, ma la differenza fra la donna in quanto concetto universale e le donne in quanto essenze incarnate è di fondamentale importanza. Per gli artisti e per le persone normali. Ne va, per gli uni, della poetica stessa. Per gli altri, della possibilità di concludere una serata senza farsi dar di romantici. Ma l'artista, se è rivoluzionario, la sfanga in entrambi i modi.
Sei portatori sani della cultura pittorica siciliana che interpretano il soggetto femminile secondo le loro diverse sensibilità. La scontatissima interpretazione voyeuristica è del tutto sprecata. Perché i lavori dei sei artisti riflettono il desiderio di restituire alla sensualità femminile un'autenticità che delude qualsiasi inclinazione esibizionistica.
“Le femmine stanno tutte in casa”, si sentiva rispondere la figlioletta poi diventata scrittrice che, passeggiando insieme alla madre per le vie deserte di Catania, le chiedeva dove fossero le femmine. Le donne di La Cognata, Blanco, Chiappa, Faro, Iudice e Sampieri non stanno in casa. Anche quando sono ritratte in un interno domestico. Le loro donne sono madri e spudorate, vezzose e languidamente immerse in una dimensione acquorea. Sono un libro aperto. Ostensione dello spirito attraverso il corpo.
Come gli acquerelli di Emilia Faro, sorta di essenze carnali della donna in quanto entità complessa, ricettacolo del mistero della creazione. Concetto universale trasmesso senza mediazioni su una superficie fragile come la carta attraverso il mezzo espressivo dell'acquerello, metodo di conoscenza del mondo che sortisce un effetto spirituale ancor prima che estetico. Poetica che enfatizza il valore paradigmatico della donna.
Mentre la pittura di Giovanni Blanco si fa solipsistica e privatissima, trovando nelle forme diaristiche e introspettive del ritratto lo slancio e le parole che descrivano una sorta di analitica esistentiva, sovente sfocianti in una ricerca edificante e inquieta.
Il lavoro di Giacomo Sampieri è invece ermeneutico: l'eterno femminino rappresenta l'universo intrigante su cui l'artista indaga con lo strumento che gli è congeniale, la pittura. Le sue donne, vezzose e ragionevoli, sono tagli fotografici che comunicano il valore della sorellanza smarrita nelle sacche della società dell'immagine. Il che può sembrare a prima vista paradossale, dal momento che è proprio attraverso l'immagine, che si comunica a partire dal circolo della rappresentazione per immagini. Ma Sampieri vuol fare proprio questo: mostrare ciò che altri forse riesce solo a scorgere, senza con ciò stesso difendere una tesi che non sia il punto di vista assolutamente personale dell'artista stesso. Sampieri vede la perdita della sorellanza senza banalizzazioni e facili scorciatoie, attribuendovi piuttosto un significato che forse sfugge a molte donne.
Donne che sparigliano le carte prendendo il sopravvento, come nel lungo monocromo blu di Tommaso Chiappa, la cui cifra stilistica è contrassegnata dall'azzeramento degli sfondi, rispetto ai quali i soggetti sembrano fluttuare in uno specchio di candore liquido. Ed è sempre presente una sintesi dialettica fra raffinata armonia e squilibrio perturbante, che si conclude con un superamento e al contempo una conservazione di questo gioco. Che parte dalla realtà e la sbilancia con elementi squilibranti per tornare a una realtà un po' più scompigliata . Qui il soggetto femminile s'impone sullo spazio attraverso un'accesa vibrazione cromatica, rendendo lapalissianamente evidente il valore -sì, il valore- della passionalità. Le donne di Chiappa stimolano un concetto, ammiccano, usano l'arma potente dello sguardo occupando un luogo di preminenza sia nello spazio della raffigurazione che nella realtà.
Sensualità prorompente che nei lavori di Giovanni Iudice lascia il posto alla cifra verista dell'intimità assorta e languida di donne ritratte in interni. Sembrano più sole che altrove e riflettono sé. Colte in situazioni quotidiane e inosservate per la loro stessa regolare familiarità, le donne di Iudice mostrano attraverso la nudità del corpo l'anima che l'abita.
Sorta di silente riservatezza che nell'iniziale attività di Giovanni La Cognata dedicata alla figura femminile è enfatizzata da un gesto pittorico scabro, una grande manualità che ravviva lo spettro cromatico in rapporto empatico con una terra accecata dal sole.
La donna e le donne. Principio fondante che si accompagna al riconoscimento della specificità, unica e irripetibile, di ogni donna, individuata e singola. Il viaggio dell'idea nell'esperienza estetica dei sei artisti è il suo fluttuare surdeterminato: l'idea della donna in quanto essenza incarnata. Dunque una sintesi fra la verità dell'universale donna e la verità di tutte le sue determinazioni reali e vitali. Declinata secondo variegate modalità espressive e poetiche volta a volta cangianti.
Per sfatare il luogocomunismo dell'interpretazione mediterranea della donna. Non solo passionalità, non solo raziocinio. Né soltanto gaia levità e pensosa inquietudine.
E alla fine stiamo ciurlando nel manico, quel che resta è il mistero dell'eterno femminino. Ma ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia, siamo tutti siciliani.
Emanuele Beluffi
Troppo bellissimo è il motto di Totò vasa vasa Cuffaro per non renderlo l’eponimo inconsapevole della mostra. E che minchia c’entra l’ex governatore della Regione Sicilia con Parma? E con la sensualità femminile, poi? La citazione illustre è un pretesto per celebrare la generosità degli artisti siciliani, che per la loro esuberanza espressiva ti regalerebbero l’intero tubetto del colore. Terribile. Pericolosissimi i mascoli per Dna in quanto al tema donne. Tema peraltro non disdegnabile dalle fimmine, dal momento che della collettiva fa parte un’esponente dell’altra metà del cielo. L’abbiamo sfangata così.
Mostra in collaborazione con:
Dir’Arte - Modica
Galleria Bianca Maria Rizzi – Milano
E ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia
Troppo bellissimo è il motto di Totò vasa vasa Cuffaro da poco esule dal Congo per non renderlo l'eponimo inconsapevole di una collettiva sicula d'arte contemporanea a…Parma.
Tema: il soggetto femminile. E che minchia c'entra? La citazione illustre è un pretesto per celebrare la generosità degli artisti siciliani, che per la loro esuberanza espressiva ti regalerebbero l'intero tubetto del colore. Terribile. Pericolosissimi i mascoli per Dna in quanto al tema donne.
Ora: la donna o le donne? Non vogliamo vedere Platone in mutande, ma la differenza fra la donna in quanto concetto universale e le donne in quanto essenze incarnate è di fondamentale importanza. Per gli artisti e per le persone normali. Ne va, per gli uni, della poetica stessa. Per gli altri, della possibilità di concludere una serata senza farsi dar di romantici. Ma l'artista, se è rivoluzionario, la sfanga in entrambi i modi.
Sei portatori sani della cultura pittorica siciliana che interpretano il soggetto femminile secondo le loro diverse sensibilità. La scontatissima interpretazione voyeuristica è del tutto sprecata. Perché i lavori dei sei artisti riflettono il desiderio di restituire alla sensualità femminile un'autenticità che delude qualsiasi inclinazione esibizionistica.
“Le femmine stanno tutte in casa”, si sentiva rispondere la figlioletta poi diventata scrittrice che, passeggiando insieme alla madre per le vie deserte di Catania, le chiedeva dove fossero le femmine. Le donne di La Cognata, Blanco, Chiappa, Faro, Iudice e Sampieri non stanno in casa. Anche quando sono ritratte in un interno domestico. Le loro donne sono madri e spudorate, vezzose e languidamente immerse in una dimensione acquorea. Sono un libro aperto. Ostensione dello spirito attraverso il corpo.
Come gli acquerelli di Emilia Faro, sorta di essenze carnali della donna in quanto entità complessa, ricettacolo del mistero della creazione. Concetto universale trasmesso senza mediazioni su una superficie fragile come la carta attraverso il mezzo espressivo dell'acquerello, metodo di conoscenza del mondo che sortisce un effetto spirituale ancor prima che estetico. Poetica che enfatizza il valore paradigmatico della donna.
Mentre la pittura di Giovanni Blanco si fa solipsistica e privatissima, trovando nelle forme diaristiche e introspettive del ritratto lo slancio e le parole che descrivano una sorta di analitica esistentiva, sovente sfocianti in una ricerca edificante e inquieta.
Il lavoro di Giacomo Sampieri è invece ermeneutico: l'eterno femminino rappresenta l'universo intrigante su cui l'artista indaga con lo strumento che gli è congeniale, la pittura. Le sue donne, vezzose e ragionevoli, sono tagli fotografici che comunicano il valore della sorellanza smarrita nelle sacche della società dell'immagine. Il che può sembrare a prima vista paradossale, dal momento che è proprio attraverso l'immagine, che si comunica a partire dal circolo della rappresentazione per immagini. Ma Sampieri vuol fare proprio questo: mostrare ciò che altri forse riesce solo a scorgere, senza con ciò stesso difendere una tesi che non sia il punto di vista assolutamente personale dell'artista stesso. Sampieri vede la perdita della sorellanza senza banalizzazioni e facili scorciatoie, attribuendovi piuttosto un significato che forse sfugge a molte donne.
Donne che sparigliano le carte prendendo il sopravvento, come nel lungo monocromo blu di Tommaso Chiappa, la cui cifra stilistica è contrassegnata dall'azzeramento degli sfondi, rispetto ai quali i soggetti sembrano fluttuare in uno specchio di candore liquido. Ed è sempre presente una sintesi dialettica fra raffinata armonia e squilibrio perturbante, che si conclude con un superamento e al contempo una conservazione di questo gioco. Che parte dalla realtà e la sbilancia con elementi squilibranti per tornare a una realtà un po' più scompigliata . Qui il soggetto femminile s'impone sullo spazio attraverso un'accesa vibrazione cromatica, rendendo lapalissianamente evidente il valore -sì, il valore- della passionalità. Le donne di Chiappa stimolano un concetto, ammiccano, usano l'arma potente dello sguardo occupando un luogo di preminenza sia nello spazio della raffigurazione che nella realtà.
Sensualità prorompente che nei lavori di Giovanni Iudice lascia il posto alla cifra verista dell'intimità assorta e languida di donne ritratte in interni. Sembrano più sole che altrove e riflettono sé. Colte in situazioni quotidiane e inosservate per la loro stessa regolare familiarità, le donne di Iudice mostrano attraverso la nudità del corpo l'anima che l'abita.
Sorta di silente riservatezza che nell'iniziale attività di Giovanni La Cognata dedicata alla figura femminile è enfatizzata da un gesto pittorico scabro, una grande manualità che ravviva lo spettro cromatico in rapporto empatico con una terra accecata dal sole.
La donna e le donne. Principio fondante che si accompagna al riconoscimento della specificità, unica e irripetibile, di ogni donna, individuata e singola. Il viaggio dell'idea nell'esperienza estetica dei sei artisti è il suo fluttuare surdeterminato: l'idea della donna in quanto essenza incarnata. Dunque una sintesi fra la verità dell'universale donna e la verità di tutte le sue determinazioni reali e vitali. Declinata secondo variegate modalità espressive e poetiche volta a volta cangianti.
Per sfatare il luogocomunismo dell'interpretazione mediterranea della donna. Non solo passionalità, non solo raziocinio. Né soltanto gaia levità e pensosa inquietudine.
E alla fine stiamo ciurlando nel manico, quel che resta è il mistero dell'eterno femminino. Ma ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia, siamo tutti siciliani.
Emanuele Beluffi
22
novembre 2008
E ringraziamo nelle nostre preghiere la Madonna che ci ha fatto nascere in Sicilia
Dal 22 novembre al 31 dicembre 2008
arte contemporanea
Location
LE STELLE ARTE
Parma, Vicolo Politi, 5a, (Parma)
Parma, Vicolo Politi, 5a, (Parma)
Orario di apertura
da martedì a venerdì: 16 -19,30, sabato 11-13 e 15,30–19,30, fuori orario su appuntamento
Vernissage
22 Novembre 2008, ore 18
Autore
Curatore