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Eco
L’intervento collettivo di Blumenfeld, Bozzato e Tombini si concentra sull’ecosostenibilità, giocando sull’interscambio tra oggetto riusato ed oggetto riciclato
Comunicato stampa
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Sabato 12 aprile 2008 alle ore 19:00 si inaugura presso La Porta Blu Gallery, via Arco degli Acetari 40 Roma, “ECO-” un intervento artistico collettivo “site specific” delle artiste Michal Blumenfeld, Rosalba Bozzato e Rakele Tombini, curato da Susanna Horvatovičova (12.04.- 26.04.2008).
Si tratta di un’installazione ambientale che riflette e allude ai doppi sensi di “eco-”, una parola-prefisso che produce una stratificazione di significati polisemantici derivata dall’accostamento di “eco” a diversi concetti chiave legati all’ambiente e alla società contemporanea. L’installazione ambientale di Blumenfeld, Bozzato e Tombini risponde alla massiccia medializzazione, spesso strumentalizzata, dei canali di informazione di termini compositi come “eco-logia”, “eco-sostenibilità”, “eco-sistema”, “eco-ambiente”, “eco-sviluppo”, “bio-edilizia”..., spesso recepiti come “echi” confusi e lontani di problematiche mai risolte che incalzano e condizionano il progresso-regresso del nostro vivere quotidiano.
L’intervento collettivo di Blumenfeld, Bozzato e Tombini si concentra sull’”ecosostenibilità”, giocando sull’interscambio tra oggetto riusato ed oggetto riciclato e sottolineando il passaggio dal medium del ready made al motivo-messaggio del riciclo ecosostenibile – un gioco metalinguistico in cui la forma e la funzione si avvicinano e a tratti quasi coincidono.
L’installazione ambientale crea un gioco sinestetico di echi che riportano ina maniera tattile, visiva e sonora l’idea di acqua e che, a tratti, ricordano il vuoto carico di espressività immateriale di “Le Vide ou La Specialisation de la sensibilitè...” di Yves Klein (galleria Iris Clert a Parigi 1958). La sensibilità immateriale è data qui dall’eco dell’acqua, in cui fluorescenze luminose bluastre, gocce d’acqua si muovono attorno ad un cerchio-pozzo, bicchieri di plastica usati, un secchio...
L’eco si diffonde nel pozzo attraverso il lavoro di Michal Blumenfeld che costruisce un collage di frammenti filtrati dal medium fotografico. L’eco-pozzo diventa così un vetro bagnato, una goccia caduta un parabrezza appannato, una superficie opaca che filtra, nasconde, proietta l’immagine della natura, che misura la distanza che separa la terra e l’asfalto dal cielo.
L’intervento artistico di Blumenfeld, Bozzato e Tombini riporta una visione mediata della natura ma guida anche lo spettatore verso un “corretto uso” delle risorse non rinnovabili e quindi verso un comportamento consapevole ed “ecosostenibile”, anche attraverso uan serie di interventi performativi che stimolano il pubblico alla fruizione attiva dell’installazione, aiutando a prendere coscienza delle conseguenze che le nostre azioni quotidiane hanno sull’ambiente urbano e naturale.
Rosalba Bozzato e Rakele Tombini trasformano un muro di oggetti “riciclati” in un’installazione ìautoreferenziale che esprime l’identità dell’oggetto attraverso la sua funzione. Le “istruzioni per l’uso” del consumo intelligente sono trasformate dalle giovani artiste in un’operazione artistica meditata, che però non è indirizzata nè alla semplice esposizione di un ready made duchampiano, né alla rappresentazione di un’iconografia dell’oggetto come la Pop Art americana, né a mostrare le strategie di marketing e di presentazione mediata “in vetrina” del prodotto come Jeff Koons o Bertrand Lavier. L’intervento ECO- immette nell’oggetto esposto nuovi valori, tra cui il pericolo dell’abuso dell’oggetto di consumo, la memoria che è visibile in esso. Le artiste selezionano, impacchettano, etichettano ed espongono diversi materiali di recupero secondo diversi criteri di selezione ed esposizione: se significante, potenzialmente utile o inutile.
Le istruzione per l’uso delle autrici del tradizionale ready made segna oggi il passaggio dallo scarto - rifiuto al riciclo in contrasto con una società contemporanea ingorda e bulimica che tende a divorare e poi rigettare, che rigetta e poi si pente di ciò che da piacere è diventato eccesso.
Blumenfeld, Bozzato e Tombini focalizzano l’attenzione sull’incapacità generale di mettere in pratica nuovi sistemi sociali quali abitudini di vita compatibili con l’ambiente e quindi ecosostenibili.
Non a caso, la definizione di “sviluppo sostenibile”, quale “sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”, non è oggi ancora ìimmediatamente associabile all’obiettivo primario “di mantenere uno sviluppo economico compatibile con l'equità sociale e gli ecosistemi, operante quindi in regime di equilibrio ambientale”, nè si è giunti ad una corretta applicazione dei principi come l’uso di energie rinnovabili o della bio-edilizia.
Se l’ecosostenibilità porta ad uno sviluppo sostenibile, definito come “una forma di sviluppo.. che non compromette la possibilità delle future generazioni di perdurare nello sviluppo preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve naturali”, l’arte rinnova il suo impegno a ripensare il nostro stile e ritmo di vita.
L’operazione estetica e processuale delle artiste, che induce alla produzioni di sensazioni piuttosto che all’espansione dell’oggetto nello spazio, porta avanti il salto generazionale compiuto dalle avanguardie con i ready made di Marcel Duchamp, con gli accumuli di materiali degli anni ’50 di Arman, con gli environment di Klein, di Claes Oldenburg, fino ad arrivare alle sculture postmoderne degli anni 80’ di Tony Cragg, che torna con un metodo decostruzionista alla poetica del frammento urbano con l’assemblaggio di oggetti obsoleti. Come hanno ribadito gli studiosi Jean Baudrillard e di Michel de Certou, se l’immissione in un oggetto di significati esterni condiziona il comportamento del singolo verso quest’ultimo, allora la stessa attribuzione di valori significanti, che determina la lettura dell’oggetto, non può prescindere dai valori imposti dal condizionamento mediatico della società. Secondo la teoria dell’”estetica relazionale” nel testo Post Production di Nicolas Bourriaud, si è arrivato oggi ad adottare strategie d’azione per un superamento in senso sociale ed esistenziale dei condizionamenti mediali e delle pratiche artistiche come quella di Koons, che pone l’attenzione sul desiderio del consumatore mediante la messa a fuoco del grado di appetibilità dell’oggetto che offre una confezione-esposizione in vetrina del prodotto di consumo.
In tale senso, l’installazione ECO- si apre ad una pratica di scambio tra individuo e ambiente, tra materia e atto significante secondo un metodo wittengsteiniano. Le giovani autrici parlano di ecosostenibilità globale mettendo in pratica i principi; stimolano la fruizione dello spettatore con interventi performativi sul posto invitando il pubblico a consumare in maniera intelligente con la pratica quotidiana del bere e del mangiare.
Facendo slittare l’operazione artistica dall’approprizione del banale e dell’oggetto di recupero all’uso del riciclaggio come forma ecosostenibile di sviluppo, additano i meccanismi intrinsechi di un sistema complesso derivato dall’interazione tra uomo e ambiente, tra ecosistemi instabili e mutamenti climatici, tra l’esauribilità delle risorse naturali e l’obsolescenza dei rifiuti difficilmente distruttibili. Riflettono sull’identità dell’oggetto rendendo visibile le logiche di appropriazione di valori privati e sociale con la distinzione dell’oggetto ambito o posseduto dall’oggetto non appetibile o inutile.
L’intervento collettivo ECO- di Michal, Rosalba e Rakele mette in mostra, secondo un metodo deduttivo, in parte destrutturalista, un’appropriazione di valori nata da un gioco combinatorio di associazioni, quali acqua-eco, natura-media, riuso-riciclo, oggetto-significante, oggetto-scarto. Le artiste si concentrano sul passaggio dal consumo intelligente ad una produzione estetica esperibile mediante un’attitudine personale che è anche una pratica artistica, una diversa sensibilità capace di immaginare e proiettare l’individuo verso nuovi possibili stili di vita.
Testo critico a cura di Susanna Horvatovicova
Michal Blumenfeld è nata in Israele nel 1976. Lavora tra Roma e Tel Aviv con la pittura, fotografia e video
Rosalba Bozzato è nata a Latina nel 1975. Vive e lavora a Roma con la scultura, fotografia e video installazioni
Rakele Tombini è nata a S.Benedetto del Tronto nel 1975, lavora a Roma con scultura, installazioni ambientali
Si tratta di un’installazione ambientale che riflette e allude ai doppi sensi di “eco-”, una parola-prefisso che produce una stratificazione di significati polisemantici derivata dall’accostamento di “eco” a diversi concetti chiave legati all’ambiente e alla società contemporanea. L’installazione ambientale di Blumenfeld, Bozzato e Tombini risponde alla massiccia medializzazione, spesso strumentalizzata, dei canali di informazione di termini compositi come “eco-logia”, “eco-sostenibilità”, “eco-sistema”, “eco-ambiente”, “eco-sviluppo”, “bio-edilizia”..., spesso recepiti come “echi” confusi e lontani di problematiche mai risolte che incalzano e condizionano il progresso-regresso del nostro vivere quotidiano.
L’intervento collettivo di Blumenfeld, Bozzato e Tombini si concentra sull’”ecosostenibilità”, giocando sull’interscambio tra oggetto riusato ed oggetto riciclato e sottolineando il passaggio dal medium del ready made al motivo-messaggio del riciclo ecosostenibile – un gioco metalinguistico in cui la forma e la funzione si avvicinano e a tratti quasi coincidono.
L’installazione ambientale crea un gioco sinestetico di echi che riportano ina maniera tattile, visiva e sonora l’idea di acqua e che, a tratti, ricordano il vuoto carico di espressività immateriale di “Le Vide ou La Specialisation de la sensibilitè...” di Yves Klein (galleria Iris Clert a Parigi 1958). La sensibilità immateriale è data qui dall’eco dell’acqua, in cui fluorescenze luminose bluastre, gocce d’acqua si muovono attorno ad un cerchio-pozzo, bicchieri di plastica usati, un secchio...
L’eco si diffonde nel pozzo attraverso il lavoro di Michal Blumenfeld che costruisce un collage di frammenti filtrati dal medium fotografico. L’eco-pozzo diventa così un vetro bagnato, una goccia caduta un parabrezza appannato, una superficie opaca che filtra, nasconde, proietta l’immagine della natura, che misura la distanza che separa la terra e l’asfalto dal cielo.
L’intervento artistico di Blumenfeld, Bozzato e Tombini riporta una visione mediata della natura ma guida anche lo spettatore verso un “corretto uso” delle risorse non rinnovabili e quindi verso un comportamento consapevole ed “ecosostenibile”, anche attraverso uan serie di interventi performativi che stimolano il pubblico alla fruizione attiva dell’installazione, aiutando a prendere coscienza delle conseguenze che le nostre azioni quotidiane hanno sull’ambiente urbano e naturale.
Rosalba Bozzato e Rakele Tombini trasformano un muro di oggetti “riciclati” in un’installazione ìautoreferenziale che esprime l’identità dell’oggetto attraverso la sua funzione. Le “istruzioni per l’uso” del consumo intelligente sono trasformate dalle giovani artiste in un’operazione artistica meditata, che però non è indirizzata nè alla semplice esposizione di un ready made duchampiano, né alla rappresentazione di un’iconografia dell’oggetto come la Pop Art americana, né a mostrare le strategie di marketing e di presentazione mediata “in vetrina” del prodotto come Jeff Koons o Bertrand Lavier. L’intervento ECO- immette nell’oggetto esposto nuovi valori, tra cui il pericolo dell’abuso dell’oggetto di consumo, la memoria che è visibile in esso. Le artiste selezionano, impacchettano, etichettano ed espongono diversi materiali di recupero secondo diversi criteri di selezione ed esposizione: se significante, potenzialmente utile o inutile.
Le istruzione per l’uso delle autrici del tradizionale ready made segna oggi il passaggio dallo scarto - rifiuto al riciclo in contrasto con una società contemporanea ingorda e bulimica che tende a divorare e poi rigettare, che rigetta e poi si pente di ciò che da piacere è diventato eccesso.
Blumenfeld, Bozzato e Tombini focalizzano l’attenzione sull’incapacità generale di mettere in pratica nuovi sistemi sociali quali abitudini di vita compatibili con l’ambiente e quindi ecosostenibili.
Non a caso, la definizione di “sviluppo sostenibile”, quale “sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni attuali senza compromettere la possibilità che le generazioni future riescano a soddisfare i propri”, non è oggi ancora ìimmediatamente associabile all’obiettivo primario “di mantenere uno sviluppo economico compatibile con l'equità sociale e gli ecosistemi, operante quindi in regime di equilibrio ambientale”, nè si è giunti ad una corretta applicazione dei principi come l’uso di energie rinnovabili o della bio-edilizia.
Se l’ecosostenibilità porta ad uno sviluppo sostenibile, definito come “una forma di sviluppo.. che non compromette la possibilità delle future generazioni di perdurare nello sviluppo preservando la qualità e la quantità del patrimonio e delle riserve naturali”, l’arte rinnova il suo impegno a ripensare il nostro stile e ritmo di vita.
L’operazione estetica e processuale delle artiste, che induce alla produzioni di sensazioni piuttosto che all’espansione dell’oggetto nello spazio, porta avanti il salto generazionale compiuto dalle avanguardie con i ready made di Marcel Duchamp, con gli accumuli di materiali degli anni ’50 di Arman, con gli environment di Klein, di Claes Oldenburg, fino ad arrivare alle sculture postmoderne degli anni 80’ di Tony Cragg, che torna con un metodo decostruzionista alla poetica del frammento urbano con l’assemblaggio di oggetti obsoleti. Come hanno ribadito gli studiosi Jean Baudrillard e di Michel de Certou, se l’immissione in un oggetto di significati esterni condiziona il comportamento del singolo verso quest’ultimo, allora la stessa attribuzione di valori significanti, che determina la lettura dell’oggetto, non può prescindere dai valori imposti dal condizionamento mediatico della società. Secondo la teoria dell’”estetica relazionale” nel testo Post Production di Nicolas Bourriaud, si è arrivato oggi ad adottare strategie d’azione per un superamento in senso sociale ed esistenziale dei condizionamenti mediali e delle pratiche artistiche come quella di Koons, che pone l’attenzione sul desiderio del consumatore mediante la messa a fuoco del grado di appetibilità dell’oggetto che offre una confezione-esposizione in vetrina del prodotto di consumo.
In tale senso, l’installazione ECO- si apre ad una pratica di scambio tra individuo e ambiente, tra materia e atto significante secondo un metodo wittengsteiniano. Le giovani autrici parlano di ecosostenibilità globale mettendo in pratica i principi; stimolano la fruizione dello spettatore con interventi performativi sul posto invitando il pubblico a consumare in maniera intelligente con la pratica quotidiana del bere e del mangiare.
Facendo slittare l’operazione artistica dall’approprizione del banale e dell’oggetto di recupero all’uso del riciclaggio come forma ecosostenibile di sviluppo, additano i meccanismi intrinsechi di un sistema complesso derivato dall’interazione tra uomo e ambiente, tra ecosistemi instabili e mutamenti climatici, tra l’esauribilità delle risorse naturali e l’obsolescenza dei rifiuti difficilmente distruttibili. Riflettono sull’identità dell’oggetto rendendo visibile le logiche di appropriazione di valori privati e sociale con la distinzione dell’oggetto ambito o posseduto dall’oggetto non appetibile o inutile.
L’intervento collettivo ECO- di Michal, Rosalba e Rakele mette in mostra, secondo un metodo deduttivo, in parte destrutturalista, un’appropriazione di valori nata da un gioco combinatorio di associazioni, quali acqua-eco, natura-media, riuso-riciclo, oggetto-significante, oggetto-scarto. Le artiste si concentrano sul passaggio dal consumo intelligente ad una produzione estetica esperibile mediante un’attitudine personale che è anche una pratica artistica, una diversa sensibilità capace di immaginare e proiettare l’individuo verso nuovi possibili stili di vita.
Testo critico a cura di Susanna Horvatovicova
Michal Blumenfeld è nata in Israele nel 1976. Lavora tra Roma e Tel Aviv con la pittura, fotografia e video
Rosalba Bozzato è nata a Latina nel 1975. Vive e lavora a Roma con la scultura, fotografia e video installazioni
Rakele Tombini è nata a S.Benedetto del Tronto nel 1975, lavora a Roma con scultura, installazioni ambientali
12
aprile 2008
Eco
Dal 12 al 26 aprile 2008
arte contemporanea
Location
LAPORTABLU GALLERY
Roma, Arco Degli Acetari, 40, (Roma)
Roma, Arco Degli Acetari, 40, (Roma)
Orario di apertura
martedi-sabato 17-20
Vernissage
12 Aprile 2008, ore 19
Autore
Curatore