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Edgardo Simone – Piccola esposizione
Ventidue opere tra bronzetti, gessi, terrecotte e ceramiche, provenienti da collezioni italiane e americane, insieme a cataloghi e periodici d’epoca prestati dalla “Biblioteca De Leo” e privati cittadini e fotoriproduzione di documenti predisposti a cura dell’Archivio di Stato di Brindisi, che saranno ordinate nell’esposizione con lo scopo di far conoscere la produzione dello scultore brindisino, che dopo un ventennio di attività in Italia (Roma. Napoli, Verona, Ferrara) dal 1928 inseguì il sogno americano tra New York, Washington, Detroit, Chicago e Hollywood, dove lavorò per la Metro-Goldwyn-Mayer e alle scenografie del film “Bernadette”
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Organizzata dalla società CRACC spin off dell’Università del Salento, con i preziosi contributi di ABA
Federalberghi Brindisi, Palazzo Virgilio, degli Amici dei Musei Brindisi, e in collaborazione con Club
Unesco Brindisi, Fondazione Biblioteca Arcivescovile “De Leo” Diocesi di Brindisi, Archivio di Stato
Brindisi, Confraternita dei Musici, il 21 dicembre 2015 alle ore 18,00 sarà inaugurata al MAP Brindisi, la
mostra “Edgardo Simone. Piccola esposizione”.
La mostra, esito di una decennale ricerca del Dipartimento di Beni Culturali, avviata a Lecce nell’ambito del progetto “Sull’arte contemporanea. Metodologia e ricerca nei luoghi dell’Università”, nel 60° dell’ateneo salentino, consentirà per tutto il periodo natalizio e sino al mese di febbraio di poter ammirare per la prima
volta nella sua città natale le opere di piccolo formato dello scultore Edgardo Simone, nato a Brindisi nel
1890 e morto a Hollywood nel 1948.
Ventidue opere le opere di Ninì, come lo chiamavano i familiari, tra bronzetti, gessi, terrecotte e ceramiche,
provenienti da collezioni italiane e americane, insieme a cataloghi e periodici d’epoca prestati dalla “Biblioteca De Leo” e privati cittadini e fotoriproduzione di documenti predisposti a cura dell’Archivio di Stato di Brindisi, che saranno ordinate nell’esposizione con lo scopo di far conoscere la produzione la produzione dello scultore brindisino, che dopo un ventennio di attività in Italia (Roma. Napoli, Verona, Ferrara) dal 1928 inseguì il sogno americano tra New York, Washington, Detroit, Chicago e Hollywood, dove lavorò per la Metro-Goldwyn-Mayer e alle scenografie del film “Bernadette”.
Facendo seguito alla mostra del Musa a Lecce, questa esposizione del MAP si arricchisce di alcune importanti opere prestate dagli eredi dello scultore, tra cui è significativo il “ritorno” a Brindisi del Ritratto di Salvatore Simone, padre dell’artista, che Ninì realizzò giovanissimo nel 1910, e un dipinto a olio, il Ritratto di Leda, la bellissima sorella che varie volte posò per lui, che per la prima volta permette al pubblico
di conoscere un aspetto ignorato dell’arte di Simone: la pittura.
Per l’inaugurazione sono previsti la performance dell’attore Simone Franco e un video documentario a cura della Confraternita dei Musici. Durante il periodo della mostra il liceo musicale “Durano” di Brindisi accosterà allo scultore la figura del violinista-compositore Ugo Giuseppe Gigante, musicista brindisino della prima metà del secolo scorso che emigrato a New York fu in contatto con il concittadino Edgardo che
gli fece un ritratto e a cui dedicò un interessante quanto commovente articolo sulla testata “Indipendente” nel 1928.
La mostra i cui allestimenti sono stati possibili dalla partecipazione del club Unesco di Brindisi, resterà
aperta sino al 27 febbraio 2016, per favorire la divulgazione alle scolaresche e a quanti vorranno prenotare l’interessante percorso di visita guidata, tra opere, documenti dell’artista brindisino e un documentario sulla sua vita e le sculture d’arte contemporanea, tra cui “Ri- Nascita” di Giovanni Carpignano, che anche quest’anno, in occasione del Santo Natale, rinnova l’ormai consueto appuntamento del MAP con i presepi,
che dal 2011 vengono realizzati nei linguaggi e materiali dell’arte contemporanea nei suggestivi spazi della
chiesa di San Michele delle Suole Pie; dove sono tuttora in esposizione la Pale d’Altare e la mostra di Giuseppe Ciracì.
BIOGRAFIA EDGARDO SIMONE
Nasce a Brindisi nel 1890. Appresi i rudimenti dell’arte plastica, nel 1908 si reca a Roma. Sotto la guida dei
Cozza accede al Regio Istituto di Belle Arti. Nel clima artistico romano assimila quell’eclettismo in voga nei
primi decenni del Novecento, tra verismo ottocentesco, simbolismo, Déco e poliedrismi dei secessionisti, che sarà la sua ricorrente cifra stilistica. Lascia Roma per diplomarsi a Urbino. Raggiunge Napoli e completa gli studi nell’Accademia partenopea. Dopo la leva nella Grande Guerra, nel milieu artistico napoletano adotta il verismo di D’orsi e l’art nouveau di Renda e De Luca. Negli anni Venti alterna bronzetti di folclore e di gusto liberty
all’esecuzione di monumenti ai caduti, a Napoli e in Campania, Verona, nel ferrarese, Lucania, Monopoli e
Brindisi, riecheggiando i fregi vittoriani dello Zanelli, il simbolismo rodiniano e la potente plastica del
Mestrovich. Sul finire del 1927 si trasferisce negli Stati Uniti per erigere il Monumento ai caduti a Tampa. Dopo
New York, durante la crisi del '29, risiederà con alterne fortune tra Washington e Detroit, poi a Cleveland e
Chicago, dove presenta le sue opere all'Esposizione Universale del 1933, Coronado e Hollywood. Qui collabora a varie scenografie con la MGM. Muore cinquantottenne a Hollywood, nel 1948.
Note su Edgardo Simone.
Con quella leccese al Musa di Unisalento e questa ordinata al MAP Brindisi dalla spin-off CRACC, arricchita di opere giovanili come il Ritratto del padre e l’inedita per quanto scarna produzione pittorica (Ritratto di Leda), due mostre celebrano il ritorno nella terra natìa e in Italia di Edgardo Simone; al quale, dopo la morte avvenuta Hollywood nel 1948, solo il figlio Silvan dedicò una retrospettiva, nel lontano 1961, nella sua galleria di Los
Angeles. Dopo quella esposizione americana un buio ha eclissato per decenni il nome dello scultore salentino.
Da Brindisi, dopo le giovanili prove artistiche, attestate dai maestri salentini Luigi Guacci e Cesare Augusto Lucrezio, si reca nel 1908 a Roma. È affidato al magistero di Adolfo e Lorenzo Cozza, che gli consente l’accesso all’istituto di Belle Arti.
Nel triennio 1908 – 1911, assiste al completamento del Vittoriano, con la Dea Roma e i rilievi di Zanelli, la
Fontana di Rutelli di Piazza Esedra, vede le opere dei maestri europei presenti all’Esposizione Internazionale, su tutti di Meštrovič e Rodin. È al francese e al simbolismo che si ispira nel Rimorso, perduta figura virile assisa che
con il Ritratto del padre (1910) è tra le sue prime produzioni plastiche. Il suo iter artistico troverà la costante cifra stilistica nell’eclettismo dell’ambiente romano, dove confluiscono art nouveau e stile simbolista, suggestioni
neobarocche e gusto art Decò dei secessionisti austriaci-tedeschi (si veda la Galera assalita), ritorno alla classicità rievocata dalla scultura dei francesi e dalla plasticità monumentale d’ispirazione michelangiolesca del serbo
Meštrovič. Più che i corsi accademici, pratica i cantieri delle «due esposizioni di P. d’Armi e Valle Giulia»,
assiste Adolfo Laurenti nelle decorazioni per il Palazzo dell’Esposizione e osserva Giovanni Prini (vedi il Fante
che bacia una donna con elmetto). Tra gli esiti memori del soggiorno romano va considerato il bronzeo Nudo
femminile, poi appartenuto alla collezione di Federico Zeri. Passato all’accademia di Belle Arti di Napoli, accoglie la lezione verista di D’Orsi, l’eclettismo di Luigi De Luca, il gusto liberty di Peppe Renda. Tra gli anni Dieci -
Venti, risponde a quei caratteri una serie di statuette da salotto, in terracotta o bronzo, come il Cocchiere
napoletano, Il Territoriale congedato, di vivo folclore partenopeo, il Tango di genere mondano e i soggetti
femminili dai volti graziosi, nei piccoli busti, o di maliziosa sensualità, come Garçonne o Salomè con la testa del Battista dalle suggestioni simboliste e secessioniste.
Escluso il soggiorno ferrarese dove, verso il 1922, ha il «suo studio a Palazzo dei Diamanti», impegnato al
progetto del concorso aggiudicatosi per il Monumento ai Caduti e ai Martiri, mai realizzato, Simone muove lungo tutta la penisola per eseguire numerosi monumenti commemorativi dei caduti della Grande Guerra. In bronzo o marmo bianco di Carrara, impiega l’ampio repertorio che gli è proprio, non privo di retorica, tra rievocazioni
zanelliane, secessioniste e attenzione per l’arte classica, facendo ricorso alle poderose anatomie mestroviciane.
Talvolta concepisce il monumento-fontana quale arredo urbano. Simone è apprezzato nelle rassegne espositive leccesi, da Pietro Marti a Totò Genovesi.
Sul finire del 1927, parte per gli Stati Uniti d’America, per realizzare il Monumento ai caduti di Tampa. Giunto a New York avvia il ventennio della stagione americana. Inizialmente, espone parte della produzione italiana, come i bronzetti fusi a Napoli dalla Fonderia Laganà. La padronanza delle tecniche artistiche e l’ecletticità del suo stile assicurano le attenzioni della critica, ma soprattutto della committenza per le abilità di ritrattista. Effigia, tra altri, Solomon R. Guggenheim, Thomas Edison, David Niven, Marlene Dietrich. Una mostra personale gli viene
ordinata alla National Gallery di Washington. Sin dal 1929, per far fronte alla crisi, oltre ai ritratti, reitera a uso commerciale un repertorio bozzettistico di genere su temi infantili. Traduce scugnizzi e guapparielli dei vicoli
napoletani in monelli chapliniani come il Bellhop (Facchino di Hotel), il Caddie o i piccoli jazzisti di colore. Le graziose statuine femminili sono tratte dall'American life. Coast to coast esegue, con versatilità, opere di tipologia e generi diversi, dalla ritrattistica alla statuaria, dal
soggetto civile alle allegorie, dal genere sacro all’oggetto d’arredo, in piccola e in larga scala, dalle statuine-lampade alle sculture da giardino. Nel 1933, naturalizzato americano, si trasferisce a Chicago, per ordinare le sue opere alla Mostra Italiana dell’Esposizione Universale. Sua ultima tappa Hollywood, dove realizza ceramiche
nelle stilizzazioni Art Nouveau. Negli anni Quaranta collabora come scenografo con la Metro-Goldwyn-Mayer: dovrebbe appartenergli il Gesù Cristo che appare tra gli arredi sacri del film The song of Bernardette, vincitore
degli Oscar nel 1944.
Massimo Guastella
Federalberghi Brindisi, Palazzo Virgilio, degli Amici dei Musei Brindisi, e in collaborazione con Club
Unesco Brindisi, Fondazione Biblioteca Arcivescovile “De Leo” Diocesi di Brindisi, Archivio di Stato
Brindisi, Confraternita dei Musici, il 21 dicembre 2015 alle ore 18,00 sarà inaugurata al MAP Brindisi, la
mostra “Edgardo Simone. Piccola esposizione”.
La mostra, esito di una decennale ricerca del Dipartimento di Beni Culturali, avviata a Lecce nell’ambito del progetto “Sull’arte contemporanea. Metodologia e ricerca nei luoghi dell’Università”, nel 60° dell’ateneo salentino, consentirà per tutto il periodo natalizio e sino al mese di febbraio di poter ammirare per la prima
volta nella sua città natale le opere di piccolo formato dello scultore Edgardo Simone, nato a Brindisi nel
1890 e morto a Hollywood nel 1948.
Ventidue opere le opere di Ninì, come lo chiamavano i familiari, tra bronzetti, gessi, terrecotte e ceramiche,
provenienti da collezioni italiane e americane, insieme a cataloghi e periodici d’epoca prestati dalla “Biblioteca De Leo” e privati cittadini e fotoriproduzione di documenti predisposti a cura dell’Archivio di Stato di Brindisi, che saranno ordinate nell’esposizione con lo scopo di far conoscere la produzione la produzione dello scultore brindisino, che dopo un ventennio di attività in Italia (Roma. Napoli, Verona, Ferrara) dal 1928 inseguì il sogno americano tra New York, Washington, Detroit, Chicago e Hollywood, dove lavorò per la Metro-Goldwyn-Mayer e alle scenografie del film “Bernadette”.
Facendo seguito alla mostra del Musa a Lecce, questa esposizione del MAP si arricchisce di alcune importanti opere prestate dagli eredi dello scultore, tra cui è significativo il “ritorno” a Brindisi del Ritratto di Salvatore Simone, padre dell’artista, che Ninì realizzò giovanissimo nel 1910, e un dipinto a olio, il Ritratto di Leda, la bellissima sorella che varie volte posò per lui, che per la prima volta permette al pubblico
di conoscere un aspetto ignorato dell’arte di Simone: la pittura.
Per l’inaugurazione sono previsti la performance dell’attore Simone Franco e un video documentario a cura della Confraternita dei Musici. Durante il periodo della mostra il liceo musicale “Durano” di Brindisi accosterà allo scultore la figura del violinista-compositore Ugo Giuseppe Gigante, musicista brindisino della prima metà del secolo scorso che emigrato a New York fu in contatto con il concittadino Edgardo che
gli fece un ritratto e a cui dedicò un interessante quanto commovente articolo sulla testata “Indipendente” nel 1928.
La mostra i cui allestimenti sono stati possibili dalla partecipazione del club Unesco di Brindisi, resterà
aperta sino al 27 febbraio 2016, per favorire la divulgazione alle scolaresche e a quanti vorranno prenotare l’interessante percorso di visita guidata, tra opere, documenti dell’artista brindisino e un documentario sulla sua vita e le sculture d’arte contemporanea, tra cui “Ri- Nascita” di Giovanni Carpignano, che anche quest’anno, in occasione del Santo Natale, rinnova l’ormai consueto appuntamento del MAP con i presepi,
che dal 2011 vengono realizzati nei linguaggi e materiali dell’arte contemporanea nei suggestivi spazi della
chiesa di San Michele delle Suole Pie; dove sono tuttora in esposizione la Pale d’Altare e la mostra di Giuseppe Ciracì.
BIOGRAFIA EDGARDO SIMONE
Nasce a Brindisi nel 1890. Appresi i rudimenti dell’arte plastica, nel 1908 si reca a Roma. Sotto la guida dei
Cozza accede al Regio Istituto di Belle Arti. Nel clima artistico romano assimila quell’eclettismo in voga nei
primi decenni del Novecento, tra verismo ottocentesco, simbolismo, Déco e poliedrismi dei secessionisti, che sarà la sua ricorrente cifra stilistica. Lascia Roma per diplomarsi a Urbino. Raggiunge Napoli e completa gli studi nell’Accademia partenopea. Dopo la leva nella Grande Guerra, nel milieu artistico napoletano adotta il verismo di D’orsi e l’art nouveau di Renda e De Luca. Negli anni Venti alterna bronzetti di folclore e di gusto liberty
all’esecuzione di monumenti ai caduti, a Napoli e in Campania, Verona, nel ferrarese, Lucania, Monopoli e
Brindisi, riecheggiando i fregi vittoriani dello Zanelli, il simbolismo rodiniano e la potente plastica del
Mestrovich. Sul finire del 1927 si trasferisce negli Stati Uniti per erigere il Monumento ai caduti a Tampa. Dopo
New York, durante la crisi del '29, risiederà con alterne fortune tra Washington e Detroit, poi a Cleveland e
Chicago, dove presenta le sue opere all'Esposizione Universale del 1933, Coronado e Hollywood. Qui collabora a varie scenografie con la MGM. Muore cinquantottenne a Hollywood, nel 1948.
Note su Edgardo Simone.
Con quella leccese al Musa di Unisalento e questa ordinata al MAP Brindisi dalla spin-off CRACC, arricchita di opere giovanili come il Ritratto del padre e l’inedita per quanto scarna produzione pittorica (Ritratto di Leda), due mostre celebrano il ritorno nella terra natìa e in Italia di Edgardo Simone; al quale, dopo la morte avvenuta Hollywood nel 1948, solo il figlio Silvan dedicò una retrospettiva, nel lontano 1961, nella sua galleria di Los
Angeles. Dopo quella esposizione americana un buio ha eclissato per decenni il nome dello scultore salentino.
Da Brindisi, dopo le giovanili prove artistiche, attestate dai maestri salentini Luigi Guacci e Cesare Augusto Lucrezio, si reca nel 1908 a Roma. È affidato al magistero di Adolfo e Lorenzo Cozza, che gli consente l’accesso all’istituto di Belle Arti.
Nel triennio 1908 – 1911, assiste al completamento del Vittoriano, con la Dea Roma e i rilievi di Zanelli, la
Fontana di Rutelli di Piazza Esedra, vede le opere dei maestri europei presenti all’Esposizione Internazionale, su tutti di Meštrovič e Rodin. È al francese e al simbolismo che si ispira nel Rimorso, perduta figura virile assisa che
con il Ritratto del padre (1910) è tra le sue prime produzioni plastiche. Il suo iter artistico troverà la costante cifra stilistica nell’eclettismo dell’ambiente romano, dove confluiscono art nouveau e stile simbolista, suggestioni
neobarocche e gusto art Decò dei secessionisti austriaci-tedeschi (si veda la Galera assalita), ritorno alla classicità rievocata dalla scultura dei francesi e dalla plasticità monumentale d’ispirazione michelangiolesca del serbo
Meštrovič. Più che i corsi accademici, pratica i cantieri delle «due esposizioni di P. d’Armi e Valle Giulia»,
assiste Adolfo Laurenti nelle decorazioni per il Palazzo dell’Esposizione e osserva Giovanni Prini (vedi il Fante
che bacia una donna con elmetto). Tra gli esiti memori del soggiorno romano va considerato il bronzeo Nudo
femminile, poi appartenuto alla collezione di Federico Zeri. Passato all’accademia di Belle Arti di Napoli, accoglie la lezione verista di D’Orsi, l’eclettismo di Luigi De Luca, il gusto liberty di Peppe Renda. Tra gli anni Dieci -
Venti, risponde a quei caratteri una serie di statuette da salotto, in terracotta o bronzo, come il Cocchiere
napoletano, Il Territoriale congedato, di vivo folclore partenopeo, il Tango di genere mondano e i soggetti
femminili dai volti graziosi, nei piccoli busti, o di maliziosa sensualità, come Garçonne o Salomè con la testa del Battista dalle suggestioni simboliste e secessioniste.
Escluso il soggiorno ferrarese dove, verso il 1922, ha il «suo studio a Palazzo dei Diamanti», impegnato al
progetto del concorso aggiudicatosi per il Monumento ai Caduti e ai Martiri, mai realizzato, Simone muove lungo tutta la penisola per eseguire numerosi monumenti commemorativi dei caduti della Grande Guerra. In bronzo o marmo bianco di Carrara, impiega l’ampio repertorio che gli è proprio, non privo di retorica, tra rievocazioni
zanelliane, secessioniste e attenzione per l’arte classica, facendo ricorso alle poderose anatomie mestroviciane.
Talvolta concepisce il monumento-fontana quale arredo urbano. Simone è apprezzato nelle rassegne espositive leccesi, da Pietro Marti a Totò Genovesi.
Sul finire del 1927, parte per gli Stati Uniti d’America, per realizzare il Monumento ai caduti di Tampa. Giunto a New York avvia il ventennio della stagione americana. Inizialmente, espone parte della produzione italiana, come i bronzetti fusi a Napoli dalla Fonderia Laganà. La padronanza delle tecniche artistiche e l’ecletticità del suo stile assicurano le attenzioni della critica, ma soprattutto della committenza per le abilità di ritrattista. Effigia, tra altri, Solomon R. Guggenheim, Thomas Edison, David Niven, Marlene Dietrich. Una mostra personale gli viene
ordinata alla National Gallery di Washington. Sin dal 1929, per far fronte alla crisi, oltre ai ritratti, reitera a uso commerciale un repertorio bozzettistico di genere su temi infantili. Traduce scugnizzi e guapparielli dei vicoli
napoletani in monelli chapliniani come il Bellhop (Facchino di Hotel), il Caddie o i piccoli jazzisti di colore. Le graziose statuine femminili sono tratte dall'American life. Coast to coast esegue, con versatilità, opere di tipologia e generi diversi, dalla ritrattistica alla statuaria, dal
soggetto civile alle allegorie, dal genere sacro all’oggetto d’arredo, in piccola e in larga scala, dalle statuine-lampade alle sculture da giardino. Nel 1933, naturalizzato americano, si trasferisce a Chicago, per ordinare le sue opere alla Mostra Italiana dell’Esposizione Universale. Sua ultima tappa Hollywood, dove realizza ceramiche
nelle stilizzazioni Art Nouveau. Negli anni Quaranta collabora come scenografo con la Metro-Goldwyn-Mayer: dovrebbe appartenergli il Gesù Cristo che appare tra gli arredi sacri del film The song of Bernardette, vincitore
degli Oscar nel 1944.
Massimo Guastella
21
dicembre 2015
Edgardo Simone – Piccola esposizione
Dal 21 dicembre 2015 al 27 febbraio 2016
arte contemporanea
Location
MAP – MUSEO MEDITERRANEO DELL’ARTE PRESENTE – EX CONVENTO DELLE SCUOLE PIE
Brindisi, Via Giovanni Tarantini, 37, (Brindisi)
Brindisi, Via Giovanni Tarantini, 37, (Brindisi)
Orario di apertura
lunedì/sabato 18,00 -20,00 (ultimo ingresso 19,40), Esclusi i festivi
Vernissage
21 Dicembre 2015, h 18
Autore
Curatore