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Edoardo Bassoli – Equilibrio instabile apparente. Arte Violata
Quello che Bassoli cerca di fare è raccontare una storia che possa coinvolgere le persone, le possa attirare mantenendo l’attenzione su ciò che gli viene narrato e che lo possa far riflettere come la morale alla fine di una storia.
Comunicato stampa
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Equilibrio instabile apparente
Durante un incontro avuto nel suo laboratorio Edoardo Bassoli spiega le ragioni del cambiamento avvenuto nella sua arte. Dopo essere arrivato ad una sintesi tra la figura e l’elemento segnico, dopo aver studiato il binomio tra la rappresentazione realistica e quella astratta è arrivato alla fine di un percorso. E ora cosa fare? Ma soprattutto a cosa serve l’artista in un mondo dell’arte così vicino alla tecnologia e così lontano dal vecchio mestiere dell’artista artigiano?
Bassoli risponde a queste domande facendo un passo indietro “Ritorniamo alla caverna, ritorniamo al primitivo!” Dice. Propone un ritorno dell’artista allo studio, al lavoro a carboncino. In questo processo allora l’immagine che lui crea ripropone gli stessi “banali” fiori della tradizione che attirano lo spettatore, lo fanno avvicinare. Ma è proprio allora che accanto a quelle immagini Bassoli colpisce con delle figure di modelle che portano con sé non solo simboli dalla valenza positiva come un cristallo o un fiore, ma anche una nota negativa come un coltello o una pistola. I suoi ritratti diventano dei simulacri, quasi fossero ritratti religiosi, la donna come elemento votivo. Attraverso la sovrapposizione dei diversi materiali l’immagine però si svela e si rivela sotto le diverse luci che la illuminano e la lasciano in ombra: Bassoli utilizza colori fluorescenti che cambiano l’immagine una volta illuminata dalla lampada di Wood, ma aggiunge un nuovo segreto perché l’immagine mostra dei caratteri nuovi una volta rimasta in ombra. E’ proprio questo processo di “messa in ombra” che vuole creare una reazione da parte dello spettatore: i ritratti delle modelle sono dapprima perfettamente visibili mentre alla luce della lampada di Wood alcuni dettagli diventano più evidenti, ma è nel momento del totale spegnimento della luce che quegli attributi positivi e negativi rimangono evidenti e impressi negli occhi di chi li guarda. Attraverso questo processo l’artista vuole riconquistare una posizione e lo fa cercando di essere utile al sociale sottolineando quella violenza che la società odierna ci mostra quotidianamente in televisione. Ma Bassoli fa un passo in più ed accanto alla violenza lui ci fa sperare con un fiore o un oggetto dal significato mistico.
Come sono allora queste ragazze rappresentate sulla tela?
Tutte indossano degli occhiali perché gli occhiali servono per nascondere la realtà, comunicano la volontà di nascondercisi dietro, mostrano un’inquietudine. Sono, infatti, proprio gli occhiali che rimangono sempre illuminati e che penetrano nella mente dello spettatore e continuano a fissarlo.
Le ragazze sono nude, perché il richiamo erotico è a suo modo un ritorno alla bottega, al rapporto che si creava tra gli artisti, ad esempio Modigliani o Schiele, e le loro modelle, con uno scambio empatico tra loro. L’erotismo funge da attrazione, uno specchietto che poi viene annientato dagli occhiali, dai coltelli, dalle pistole, dal non visto, dal celato.
Quello che Bassoli cerca di fare è raccontare una storia che possa coinvolgere le persone, le possa attirare mantenendo l’attenzione su ciò che gli viene narrato e che lo possa far riflettere come la morale alla fine di una storia. Il percorso creato dall’artista guida lo spettatore dapprima attirandolo con fiori che lo possano accogliere e poi lo accompagnano verso le figure femminili nude che portano con sé quegli oggetti che rimangono tuttavia impressi così a lungo nella mente. In tutto questo è accompagnato da una musica che vuole avvolgere completamente le persone creando una sinestesia totale.
Cercando di far riflettere i visitatori Bassoli vuole rivendicare un ruolo attivo nella società passando dal recupero di una manualità e di una consuetudine che l’artista non deve perdere.
Alessia Comunian
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine. Edoardo Bassoli nasce a Suzzara (Mantova). Segue corsi di scultura all'Accademia di Belle Arti di Bologna diplomandosi in fotodocumentaristica. Si occupa successivamente anche di sperimentazione e ricerca teatrale. E' stato docente di Plastica ed Educazione Visiva all'Istituto d'Arte di Guidizzolo e direttore dell'Istituto d'Arte di Verona, Mantova e Guidizzolo. A partire dal 1972 espone in mostre personali e collettive a livello nazionale (Mantova, Verona, Napoli, Milano, Maccagno tra le altre) ed internazionale (in Germania a Monaco di Baviera, Großburgwedel, Mainz, Essen, Minden e Spagna). Sono previste per l'anno 2010 installazioni dell'artista a Milano e Parigi. Vive a lavora a Cavriana (Mantova).
Durante un incontro avuto nel suo laboratorio Edoardo Bassoli spiega le ragioni del cambiamento avvenuto nella sua arte. Dopo essere arrivato ad una sintesi tra la figura e l’elemento segnico, dopo aver studiato il binomio tra la rappresentazione realistica e quella astratta è arrivato alla fine di un percorso. E ora cosa fare? Ma soprattutto a cosa serve l’artista in un mondo dell’arte così vicino alla tecnologia e così lontano dal vecchio mestiere dell’artista artigiano?
Bassoli risponde a queste domande facendo un passo indietro “Ritorniamo alla caverna, ritorniamo al primitivo!” Dice. Propone un ritorno dell’artista allo studio, al lavoro a carboncino. In questo processo allora l’immagine che lui crea ripropone gli stessi “banali” fiori della tradizione che attirano lo spettatore, lo fanno avvicinare. Ma è proprio allora che accanto a quelle immagini Bassoli colpisce con delle figure di modelle che portano con sé non solo simboli dalla valenza positiva come un cristallo o un fiore, ma anche una nota negativa come un coltello o una pistola. I suoi ritratti diventano dei simulacri, quasi fossero ritratti religiosi, la donna come elemento votivo. Attraverso la sovrapposizione dei diversi materiali l’immagine però si svela e si rivela sotto le diverse luci che la illuminano e la lasciano in ombra: Bassoli utilizza colori fluorescenti che cambiano l’immagine una volta illuminata dalla lampada di Wood, ma aggiunge un nuovo segreto perché l’immagine mostra dei caratteri nuovi una volta rimasta in ombra. E’ proprio questo processo di “messa in ombra” che vuole creare una reazione da parte dello spettatore: i ritratti delle modelle sono dapprima perfettamente visibili mentre alla luce della lampada di Wood alcuni dettagli diventano più evidenti, ma è nel momento del totale spegnimento della luce che quegli attributi positivi e negativi rimangono evidenti e impressi negli occhi di chi li guarda. Attraverso questo processo l’artista vuole riconquistare una posizione e lo fa cercando di essere utile al sociale sottolineando quella violenza che la società odierna ci mostra quotidianamente in televisione. Ma Bassoli fa un passo in più ed accanto alla violenza lui ci fa sperare con un fiore o un oggetto dal significato mistico.
Come sono allora queste ragazze rappresentate sulla tela?
Tutte indossano degli occhiali perché gli occhiali servono per nascondere la realtà, comunicano la volontà di nascondercisi dietro, mostrano un’inquietudine. Sono, infatti, proprio gli occhiali che rimangono sempre illuminati e che penetrano nella mente dello spettatore e continuano a fissarlo.
Le ragazze sono nude, perché il richiamo erotico è a suo modo un ritorno alla bottega, al rapporto che si creava tra gli artisti, ad esempio Modigliani o Schiele, e le loro modelle, con uno scambio empatico tra loro. L’erotismo funge da attrazione, uno specchietto che poi viene annientato dagli occhiali, dai coltelli, dalle pistole, dal non visto, dal celato.
Quello che Bassoli cerca di fare è raccontare una storia che possa coinvolgere le persone, le possa attirare mantenendo l’attenzione su ciò che gli viene narrato e che lo possa far riflettere come la morale alla fine di una storia. Il percorso creato dall’artista guida lo spettatore dapprima attirandolo con fiori che lo possano accogliere e poi lo accompagnano verso le figure femminili nude che portano con sé quegli oggetti che rimangono tuttavia impressi così a lungo nella mente. In tutto questo è accompagnato da una musica che vuole avvolgere completamente le persone creando una sinestesia totale.
Cercando di far riflettere i visitatori Bassoli vuole rivendicare un ruolo attivo nella società passando dal recupero di una manualità e di una consuetudine che l’artista non deve perdere.
Alessia Comunian
Il tuo browser potrebbe non supportare la visualizzazione di questa immagine. Edoardo Bassoli nasce a Suzzara (Mantova). Segue corsi di scultura all'Accademia di Belle Arti di Bologna diplomandosi in fotodocumentaristica. Si occupa successivamente anche di sperimentazione e ricerca teatrale. E' stato docente di Plastica ed Educazione Visiva all'Istituto d'Arte di Guidizzolo e direttore dell'Istituto d'Arte di Verona, Mantova e Guidizzolo. A partire dal 1972 espone in mostre personali e collettive a livello nazionale (Mantova, Verona, Napoli, Milano, Maccagno tra le altre) ed internazionale (in Germania a Monaco di Baviera, Großburgwedel, Mainz, Essen, Minden e Spagna). Sono previste per l'anno 2010 installazioni dell'artista a Milano e Parigi. Vive a lavora a Cavriana (Mantova).
11
ottobre 2009
Edoardo Bassoli – Equilibrio instabile apparente. Arte Violata
Dall'undici ottobre al primo novembre 2009
arte contemporanea
Location
MAM – MUSEO D’ARTE MODERNA DELL’ALTO MANTOVANO
Gazoldo Degli Ippoliti, Via Guglielmo Marconi, 126, (Mantova)
Gazoldo Degli Ippoliti, Via Guglielmo Marconi, 126, (Mantova)
Vernissage
11 Ottobre 2009, ore 17.30
Autore
Curatore