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Edoardo Landi – Visione Costruita
una significativa selezione di opere di Edoardo Landi, da quelle, oramai storiche, dei primi anni ’60, alla produzione più recente
Comunicato stampa
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Con la "Visione Costruita" il Bulino, un punto di riferimento a Roma per quanti amano l'arte aniconica, propone, a partire da venerdì 6 maggio, una significativa selezione di opere di Edoardo Landi, da quelle, oramai storiche, dei primi anni '60, alla produzione più recente.
Il nome di Landi (nato a Modena nel '37, ma da sempre attivo tra Venezia, Padova e Milano) potrebbe dire poco al pubblico romano e questa mostra facilmente rimanere un'occasione per un ambito ristretto di conoscitori e collezionisti. Sarà dunque bene chiarire che l'artista è stato un esponente di spicco di uno dei fenomeni artistici più interessanti e singolari della seconda metà del XX secolo: l'improvvisa e contemporanea proliferazione in tutta Europa, all'inizio degli anni '60, dei Gruppi, formazioni di giovani artisti educatisi negli ambienti della pittura informale ma accomunati dal desiderio di radicale superamento di quell'esperienza in nome della fondazione di una nuova stagione dell'arte.
Il fenomeno, vitale e velocissimo (nel 1966 è già tutto finito), è legato ad una particolare situazione storico-sociale: la ricostruzione post-bellica ed il conseguente boom economico con il suo portato di benessere psicologico oltre che materiale, entusiasmo, fiducia nella possibilità di cambiare il mondo attraverso un percorso di generale modernizzazione. L'informale, percepito come "espressione di un pessimismo che accetta la miseria umana con malinconia", è troppo legato al clima della guerra e dell'esistenzialismo per poter funzionare come strumento capace di rappresentare le istanze estetiche di un mondo oramai proiettato verso la conquista degli spazi siderali e, al contempo, reso accessibile in tutta la sua grandezza dalle facilitazioni introdotte da mezzi di comunicazione sempre più sofisticati ed efficienti.
Nel comune sentire dei gruppi l'obiettivo del rinnovamento in arte si persegue attraverso un collegamento con le conoscenze scientifiche ed un processo di purificazione figurativa volto ad eliminare dall'immagine ogni sovrastruttura di carattere narrativo, compositivo e psicologico.
In Italia protagonisti della nuova tendenza sono il Gruppo Azimuth, praticamente identificabile con la figura di Piero Manzoni ed i Gruppi T ed N, tutti di estrazione milanese ad eccezione dell'ultimo, costituito a Padova nel '59 e che annovera proprio Edoardo Landi tra i suoi più significativi esponenti (insieme ad Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa e Manfredo Massironi).
In particolare, T ed N si muovono nell'ambito di uno specifico orientamento delle Neoavanguardie che è quello dell'Arte Cinetica e Programmata, indagando con metodologia di tipo scientifico i fenomeni della percezione visiva insieme all'apparato di sensazioni e reazioni ad essa collegato. Utilizzando un linguaggio di segni e materiali elementari, essi elaborano strutture nelle quali l'introduzione programmata del movimento, reale o virtuale, crea un effetto di variabilità percettiva. L'osservatore si trova così ad essere coinvolto in giochi ottici nei quali è spesso chiamato a svolgere un ruolo creativo (ad es. l'opera cambia se egli si muove). A questa promozione dell'osservatore corrisponde un arretramento dell'artista, della cui mano non si rinviene traccia nell'opera. Egli è soprattutto l'autore di un progetto la cui realizzazione potrà anche essere di tipo seriale con conseguente avvicinamento al mondo dell'industria e del design.
Compiutasi la parabola del Gruppo N, Edoardo Landi, come chiaramente evidenziato nelle opere più recenti tra quelle esposte al Bulino sino al 4 giugno, ha proseguito l'attività di ricerca nel campo della percezione visiva avviando sperimentazioni inerenti il meccanismo di percezione del colore, il movimento virtuale e lo spazio non più tridimensionale attraverso l'analisi di figurazioni impossibili o a valenza prospettica multipla.
EDOARDO LANDI
Nota biografica
Nasce a Modena nel 1937.
Si laurea in Architettura a Venezia dove frequenta il Corso Superiore di Disegno Industriale.
1959 – Costituisce a Padova il Gruppo N con Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa e Manfredo Massironi.
1961 – E' fra i promotori del Movimento Internazionale "Nuova Tendenza, ricerca continua".
1961, 1963 e 1969 – Presente alle mostre di Nuova Tendenza I, II, IV a Zagabria.
1962-1964 – Presente alla mostra "Arte Programmata I", presso il negozio Olivetti a Milano, Venezia, Roma, Londra, Parigi.
1963 - Presente con il Gruppo N alla IV Biennale Internazionale d'Arte di San Marino dove il Gruppo N riceve il primo premio.
Prima mostra del Gruppo N allo Studio F di Ulm.
1964 – Presente alla XXXII Biennale Internazionale d'Arte di Venezia e ad una serie di mostre itineranti: "Arte Programmata II" in vari musei americani.
1965 – Presente alla mostra "The Responsive Eye" al Museum of Modern Art di New York.
1967 – Mostra antologica del Gruppo N in Polonia a Lodz e Wroclaw.
1968 – Mostre nazionali ed internazionali a Roma, Oslo, Tokyo, Budapest, Bologna, Milano, Parigi, Lubiana, ecc.
1996 – Mostra antologica "N&Zero, Motus ecc." a Bolzano, Padova, San Marino.
Presente alle mostre "Gli anni '60 – Le immagini al potere" alla Fondazione Mazzotta a Milano. "Arte Programmata 1962" alla Galleria Fumagalli a Bergamo, "Lumière et Mouvement" alla Galleria Denise René a Parigi.
1999 – Presente alla XIII Quadriennale d'Arte a Roma.
2000 – Mostre internazionali in Polonia e Croazia.
2001 – "Arte Programmata e Cinetica in Italia 1958-1968" alla Galleria Nicoli di Parma.
2001-2003 Mostra itinerante in cinque musei in Germania "Luce movimento e programmazione, 1958-1968".
Insegna al Politecnico di Milano, III Facoltà di Architettura – Laurea in Disegno Industriale.
Edoardo Landi
e
Il Gruppo Enne
All’inizio degli anni ’60, quasi contemporaneamente in tutta Europa – e quindi all’interno di un territorio costituito da paesi culturalmente molto diversi – si assiste alla nascita del fenomeno dei Gruppi, una miriade di formazioni di giovani artisti legati da una sorprendente affinità spirituale anche quando sanno poco gli uni degli altri. Si tratta di un movimento internazionale spontaneo il cui punto di partenza è il rifiuto dell’arte informale insieme alla volontà di inaugurare una nuova stagione dell’arte partendo dall’esplorazione di territori linguistici in realtà già scoperti dalle Avanguardie di inizio secolo (si recupera il Costruttivismo, si guarda alla Bauhaus, a Duchamp, al Dadaismo). I gruppi sono produttori di idee ancor prima che di opere: un grande laboratorio europeo di idee sull’arte che produce opere quasi a titolo dimostrativo di un vivace processo intellettuale. Il fenomeno, uno dei più interessanti della seconda metà del ’900, è chiaramente figlio di una particolare situazione storico-sociale: la ricostruzione post-bellica ed il conseguente boom economico con il suo portato di benessere psicologico oltre che materiale, entusiasmo, fiducia nella possibilità di cambiare il mondo attraverso un percorso di generale modernizzazione.
I Gruppi in Italia
In Italia protagonisti del fenomeno sono tre formazioni, Azimuth, Gruppo T e Gruppo Enne, e una città, Milano, la vera capitale del miracolo economico italiano e della voglia di modernità. Così produttiva, ma anche così convinta che la spinta alla produzione nasca dall’applicazione di nuove idee da affidare la progettazione dei sontuosi addobbi natalizi del ’62 agli architetti e agli artisti, persino a quelli dei Gruppi, i giovani bohemien che si riuniscono al bar Jamaica, a due passi dall’Accademia di Brera.
Il Gruppo Enne
Se Azimuth, il gruppo che fa capo e quasi si identifica nella singolare figura di Piero Manzoni, e T sono fenomeni tipicamente milanesi, Enne (poi N) nasce invece a Padova. L’anomalia non deve stupire: Padova è un centro universitario ricco di fermenti all’epoca non ancora perfettamente decifrabili, ma che emergeranno con evidenza negli anni successivi, quando in città arriveranno ad affermarsi nuclei forti di eversione sia di matrice marxista che nera.
Il gruppo nasce nel ’59 ed esaurisce la sua esperienza nel ’66 (nessun gruppo europeo, d’altronde, sopravvive a quella data). Ne fanno parte, insieme ad Edoardo Landi, Alberto Blasi, Ennio Chiggio, Toni Costa e Manfredo Massironi.
Gruppo T e Gruppo Enne imboccano la strada dell’Arte Cinetica e Programmata. Potremmo anzi affermare che T ed Enne, affiancati dall’esterno da Bruno Munari ed Enzo Mari, hanno costruito i principi dell’Arte Cinetica e Programmata italiana.
Le due formazioni sono però ben lungi dall’essere la fotocopia l’una dell’altra. T è un gruppo dal carattere marcatamente tecnologico e spettacolare ed insiste molto sul concetto di movimento, Enne è invece decisamente più interessato ad indagare i fenomeni della percezione visiva, avvalendosi di una metodologia di tipo scientifico e della collaborazione di psicologi della percezione e della forma.
Enne è inoltre caratterizzato da un forte impegno politico e sociale, inevitabile corollario della convinzione di una finalità didattica dell’arte. Attraverso il ricorso all’anonimato (è il gruppo a firmare le opere con la sigla N) i suoi membri intendono mettersi a riparo da forme di individualismo istrionico, ammiccamenti al successo e al mercato dell’arte (rispetto al quale matura un atteggiamento di rifiuto).
Mostre come “Mostra chiusa. Nessuno è invitato a intervenire”, 1960 o la “Mostra del pane”, 1961 (il garzone di panetteria Giovanni Zorzon è chiamato ad esporre le sue “opere commestibili” nella sede del gruppo) rivelano però anche un carattere ironico e dissacrante, vagamente neodada, del quale non si può non tenere conto ai fini di un’analisi dell’attività della formazione.
Galleria d’arte, grafiche originali, collane di libri d’arte, libri d’artista
La Stamperia-Galleria d’Arte “Il Bulino”, fondata da Sergio Pandolfini nel 1980 a Roma, svolge dall’origine la duplice attività di editoria grafica e di promozione espositiva. La produzione editoriale d’arte, avvedutamente strutturata su un proprio laboratorio calcografico, gestito con sagace impronta personale, non si è dedicata soltanto a tirature limitate di singole incisioni o di cartelle. Essa si è dotata, nel tempo, di un articolato catalogo che annovera, pure, pregevoli multipli (assimilabili, in qualche modo, al cosiddetto ‘libro-oggetto’), ideati, tra gli altri, da Agostino Bonalumi, Getulio Alviani, Ettore Consolazione, in materiali insoliti rispetto a quelli tipici del libro, contenuti in cofanetti particolari, talora insieme a testi inediti. Con l’entusiasmante volontà di proporre un incontro tra scrittura e immagine, senza una programmatica linea di tendenza, Pandolfini ha sollecitato e seguita a sollecitare poeti ed artisti visivi, esponenti di diversi settori espressivi, a confrontarsi, anche nella libertà di scegliere il proprio interlocutore. La Stamperia si qualifica, così, per la cospicua realizzazione di libri d’artista di vario carattere, creando, pure, delle collane, quali, ad esempio, “Duale” (dal 1996), “Segni primi” (dal 2002), che si inseriscono con prestigio nell’importante storia del libro d’artista. In un panorama culturale estremamente accidentato, catturato da banali sperimentalismi e da accelerati consumi, “Il Bulino”, con intelligente impegno e metodo, con un equilibrato rapporto tra i valori della tradizione e dell’innovazione, con un’idea dell’arte aperta ad una attenta prospettiva critica, concretizza opere durature che si distinguono per la sapienza tecnica, per la qualità artigianale, per l’essenzialità tipografica, per la cura preziosa e lenta di ogni fase lavorativa. La collaborazione con alcuni tra i maggiori poeti ed artisti contemporanei (da una parte Gianfranco Palmery, Jean Clarence Lambert, Marco Papa, Bruno Conte, Marco Caporali, Marco Vitale, Roberto Sanesi, Maria Luisa Spaziani, Valentino Zeichen, ecc. e dall’altra Guido Strazza, Achille Perilli, Mirella Bentivoglio, Carlo Lorenzetti, Giulia Napoleone, Mario Raciti, Paolo Cotani, Achille Pace, Ettore Sordini, ecc.) produce libri di rilevante spessore linguistico-evocativo e di originale inventiva segnico-formale, estranea a criteri illustrativi, oggetti di desiderio per bibliofili e di studio per storici. Le pagine scritte e incise, le superfici su cui il pensiero si fissa nella parola e si visualizza nell’immagine compongono i rigorosi libri editi da “Il Bulino”, sempre a tiratura limitata, che costruiscono altri luoghi di utopie e di ansie, spazi dei viaggi della ragione e della fantasia, abitati da luci e ombre, da tutte le sfumature dei bianchi e dei neri. Torna, allora, alla memoria la riflessione di Paul Valéry del 1932 a proposito di alcune stampe di Corot, ripubblicata nelle Pièces sur l’Art: “Mais comment le blanc et le noir vont parfois plus avant dans l’âme que la peinture, et comment, ne prenant au jour que ses différences de clarté, un ouvrage réduit à la lumière et aux ombres nous touche, nous rend pensifs, plus profondément que ne fait tout le registre de couleurs, je ne sais trop me l’expliquer”. È difficile spiegarlo e certo non è così in assoluto: comunque, sempre sulla scia di ulteriori pensieri di Valéry, è la “Poésie” come stato “d’invention par l’émotion” che produce queste risonanze nelle più affascinanti combinazioni della logica con l’immaginazione. Per connotare ancora “Il Bulino”, nella più recente impresa di Pandolfini, “Corteggiamenti e altro”, è proprio il colore che “chante”. È un libro d’artista speciale nel suo repertorio, comprendente poesie di Jolanda Insana e pastelli direttamente eseguiti da Claudio Verna (‘pittore-poeta’ nell’accezione di Valéry), con singolari varianti nei trentacinque esemplari. Acuti segni-colori ritmano lo spazio e il tempo del foglio, quali intensi accordi seducenti, emozionati ed emozionanti contrappunti cromatici di catturanti corteggiamenti.
Rosalba Zuccaro
Il nome di Landi (nato a Modena nel '37, ma da sempre attivo tra Venezia, Padova e Milano) potrebbe dire poco al pubblico romano e questa mostra facilmente rimanere un'occasione per un ambito ristretto di conoscitori e collezionisti. Sarà dunque bene chiarire che l'artista è stato un esponente di spicco di uno dei fenomeni artistici più interessanti e singolari della seconda metà del XX secolo: l'improvvisa e contemporanea proliferazione in tutta Europa, all'inizio degli anni '60, dei Gruppi, formazioni di giovani artisti educatisi negli ambienti della pittura informale ma accomunati dal desiderio di radicale superamento di quell'esperienza in nome della fondazione di una nuova stagione dell'arte.
Il fenomeno, vitale e velocissimo (nel 1966 è già tutto finito), è legato ad una particolare situazione storico-sociale: la ricostruzione post-bellica ed il conseguente boom economico con il suo portato di benessere psicologico oltre che materiale, entusiasmo, fiducia nella possibilità di cambiare il mondo attraverso un percorso di generale modernizzazione. L'informale, percepito come "espressione di un pessimismo che accetta la miseria umana con malinconia", è troppo legato al clima della guerra e dell'esistenzialismo per poter funzionare come strumento capace di rappresentare le istanze estetiche di un mondo oramai proiettato verso la conquista degli spazi siderali e, al contempo, reso accessibile in tutta la sua grandezza dalle facilitazioni introdotte da mezzi di comunicazione sempre più sofisticati ed efficienti.
Nel comune sentire dei gruppi l'obiettivo del rinnovamento in arte si persegue attraverso un collegamento con le conoscenze scientifiche ed un processo di purificazione figurativa volto ad eliminare dall'immagine ogni sovrastruttura di carattere narrativo, compositivo e psicologico.
In Italia protagonisti della nuova tendenza sono il Gruppo Azimuth, praticamente identificabile con la figura di Piero Manzoni ed i Gruppi T ed N, tutti di estrazione milanese ad eccezione dell'ultimo, costituito a Padova nel '59 e che annovera proprio Edoardo Landi tra i suoi più significativi esponenti (insieme ad Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa e Manfredo Massironi).
In particolare, T ed N si muovono nell'ambito di uno specifico orientamento delle Neoavanguardie che è quello dell'Arte Cinetica e Programmata, indagando con metodologia di tipo scientifico i fenomeni della percezione visiva insieme all'apparato di sensazioni e reazioni ad essa collegato. Utilizzando un linguaggio di segni e materiali elementari, essi elaborano strutture nelle quali l'introduzione programmata del movimento, reale o virtuale, crea un effetto di variabilità percettiva. L'osservatore si trova così ad essere coinvolto in giochi ottici nei quali è spesso chiamato a svolgere un ruolo creativo (ad es. l'opera cambia se egli si muove). A questa promozione dell'osservatore corrisponde un arretramento dell'artista, della cui mano non si rinviene traccia nell'opera. Egli è soprattutto l'autore di un progetto la cui realizzazione potrà anche essere di tipo seriale con conseguente avvicinamento al mondo dell'industria e del design.
Compiutasi la parabola del Gruppo N, Edoardo Landi, come chiaramente evidenziato nelle opere più recenti tra quelle esposte al Bulino sino al 4 giugno, ha proseguito l'attività di ricerca nel campo della percezione visiva avviando sperimentazioni inerenti il meccanismo di percezione del colore, il movimento virtuale e lo spazio non più tridimensionale attraverso l'analisi di figurazioni impossibili o a valenza prospettica multipla.
EDOARDO LANDI
Nota biografica
Nasce a Modena nel 1937.
Si laurea in Architettura a Venezia dove frequenta il Corso Superiore di Disegno Industriale.
1959 – Costituisce a Padova il Gruppo N con Alberto Biasi, Ennio Chiggio, Toni Costa e Manfredo Massironi.
1961 – E' fra i promotori del Movimento Internazionale "Nuova Tendenza, ricerca continua".
1961, 1963 e 1969 – Presente alle mostre di Nuova Tendenza I, II, IV a Zagabria.
1962-1964 – Presente alla mostra "Arte Programmata I", presso il negozio Olivetti a Milano, Venezia, Roma, Londra, Parigi.
1963 - Presente con il Gruppo N alla IV Biennale Internazionale d'Arte di San Marino dove il Gruppo N riceve il primo premio.
Prima mostra del Gruppo N allo Studio F di Ulm.
1964 – Presente alla XXXII Biennale Internazionale d'Arte di Venezia e ad una serie di mostre itineranti: "Arte Programmata II" in vari musei americani.
1965 – Presente alla mostra "The Responsive Eye" al Museum of Modern Art di New York.
1967 – Mostra antologica del Gruppo N in Polonia a Lodz e Wroclaw.
1968 – Mostre nazionali ed internazionali a Roma, Oslo, Tokyo, Budapest, Bologna, Milano, Parigi, Lubiana, ecc.
1996 – Mostra antologica "N&Zero, Motus ecc." a Bolzano, Padova, San Marino.
Presente alle mostre "Gli anni '60 – Le immagini al potere" alla Fondazione Mazzotta a Milano. "Arte Programmata 1962" alla Galleria Fumagalli a Bergamo, "Lumière et Mouvement" alla Galleria Denise René a Parigi.
1999 – Presente alla XIII Quadriennale d'Arte a Roma.
2000 – Mostre internazionali in Polonia e Croazia.
2001 – "Arte Programmata e Cinetica in Italia 1958-1968" alla Galleria Nicoli di Parma.
2001-2003 Mostra itinerante in cinque musei in Germania "Luce movimento e programmazione, 1958-1968".
Insegna al Politecnico di Milano, III Facoltà di Architettura – Laurea in Disegno Industriale.
Edoardo Landi
e
Il Gruppo Enne
All’inizio degli anni ’60, quasi contemporaneamente in tutta Europa – e quindi all’interno di un territorio costituito da paesi culturalmente molto diversi – si assiste alla nascita del fenomeno dei Gruppi, una miriade di formazioni di giovani artisti legati da una sorprendente affinità spirituale anche quando sanno poco gli uni degli altri. Si tratta di un movimento internazionale spontaneo il cui punto di partenza è il rifiuto dell’arte informale insieme alla volontà di inaugurare una nuova stagione dell’arte partendo dall’esplorazione di territori linguistici in realtà già scoperti dalle Avanguardie di inizio secolo (si recupera il Costruttivismo, si guarda alla Bauhaus, a Duchamp, al Dadaismo). I gruppi sono produttori di idee ancor prima che di opere: un grande laboratorio europeo di idee sull’arte che produce opere quasi a titolo dimostrativo di un vivace processo intellettuale. Il fenomeno, uno dei più interessanti della seconda metà del ’900, è chiaramente figlio di una particolare situazione storico-sociale: la ricostruzione post-bellica ed il conseguente boom economico con il suo portato di benessere psicologico oltre che materiale, entusiasmo, fiducia nella possibilità di cambiare il mondo attraverso un percorso di generale modernizzazione.
I Gruppi in Italia
In Italia protagonisti del fenomeno sono tre formazioni, Azimuth, Gruppo T e Gruppo Enne, e una città, Milano, la vera capitale del miracolo economico italiano e della voglia di modernità. Così produttiva, ma anche così convinta che la spinta alla produzione nasca dall’applicazione di nuove idee da affidare la progettazione dei sontuosi addobbi natalizi del ’62 agli architetti e agli artisti, persino a quelli dei Gruppi, i giovani bohemien che si riuniscono al bar Jamaica, a due passi dall’Accademia di Brera.
Il Gruppo Enne
Se Azimuth, il gruppo che fa capo e quasi si identifica nella singolare figura di Piero Manzoni, e T sono fenomeni tipicamente milanesi, Enne (poi N) nasce invece a Padova. L’anomalia non deve stupire: Padova è un centro universitario ricco di fermenti all’epoca non ancora perfettamente decifrabili, ma che emergeranno con evidenza negli anni successivi, quando in città arriveranno ad affermarsi nuclei forti di eversione sia di matrice marxista che nera.
Il gruppo nasce nel ’59 ed esaurisce la sua esperienza nel ’66 (nessun gruppo europeo, d’altronde, sopravvive a quella data). Ne fanno parte, insieme ad Edoardo Landi, Alberto Blasi, Ennio Chiggio, Toni Costa e Manfredo Massironi.
Gruppo T e Gruppo Enne imboccano la strada dell’Arte Cinetica e Programmata. Potremmo anzi affermare che T ed Enne, affiancati dall’esterno da Bruno Munari ed Enzo Mari, hanno costruito i principi dell’Arte Cinetica e Programmata italiana.
Le due formazioni sono però ben lungi dall’essere la fotocopia l’una dell’altra. T è un gruppo dal carattere marcatamente tecnologico e spettacolare ed insiste molto sul concetto di movimento, Enne è invece decisamente più interessato ad indagare i fenomeni della percezione visiva, avvalendosi di una metodologia di tipo scientifico e della collaborazione di psicologi della percezione e della forma.
Enne è inoltre caratterizzato da un forte impegno politico e sociale, inevitabile corollario della convinzione di una finalità didattica dell’arte. Attraverso il ricorso all’anonimato (è il gruppo a firmare le opere con la sigla N) i suoi membri intendono mettersi a riparo da forme di individualismo istrionico, ammiccamenti al successo e al mercato dell’arte (rispetto al quale matura un atteggiamento di rifiuto).
Mostre come “Mostra chiusa. Nessuno è invitato a intervenire”, 1960 o la “Mostra del pane”, 1961 (il garzone di panetteria Giovanni Zorzon è chiamato ad esporre le sue “opere commestibili” nella sede del gruppo) rivelano però anche un carattere ironico e dissacrante, vagamente neodada, del quale non si può non tenere conto ai fini di un’analisi dell’attività della formazione.
Galleria d’arte, grafiche originali, collane di libri d’arte, libri d’artista
La Stamperia-Galleria d’Arte “Il Bulino”, fondata da Sergio Pandolfini nel 1980 a Roma, svolge dall’origine la duplice attività di editoria grafica e di promozione espositiva. La produzione editoriale d’arte, avvedutamente strutturata su un proprio laboratorio calcografico, gestito con sagace impronta personale, non si è dedicata soltanto a tirature limitate di singole incisioni o di cartelle. Essa si è dotata, nel tempo, di un articolato catalogo che annovera, pure, pregevoli multipli (assimilabili, in qualche modo, al cosiddetto ‘libro-oggetto’), ideati, tra gli altri, da Agostino Bonalumi, Getulio Alviani, Ettore Consolazione, in materiali insoliti rispetto a quelli tipici del libro, contenuti in cofanetti particolari, talora insieme a testi inediti. Con l’entusiasmante volontà di proporre un incontro tra scrittura e immagine, senza una programmatica linea di tendenza, Pandolfini ha sollecitato e seguita a sollecitare poeti ed artisti visivi, esponenti di diversi settori espressivi, a confrontarsi, anche nella libertà di scegliere il proprio interlocutore. La Stamperia si qualifica, così, per la cospicua realizzazione di libri d’artista di vario carattere, creando, pure, delle collane, quali, ad esempio, “Duale” (dal 1996), “Segni primi” (dal 2002), che si inseriscono con prestigio nell’importante storia del libro d’artista. In un panorama culturale estremamente accidentato, catturato da banali sperimentalismi e da accelerati consumi, “Il Bulino”, con intelligente impegno e metodo, con un equilibrato rapporto tra i valori della tradizione e dell’innovazione, con un’idea dell’arte aperta ad una attenta prospettiva critica, concretizza opere durature che si distinguono per la sapienza tecnica, per la qualità artigianale, per l’essenzialità tipografica, per la cura preziosa e lenta di ogni fase lavorativa. La collaborazione con alcuni tra i maggiori poeti ed artisti contemporanei (da una parte Gianfranco Palmery, Jean Clarence Lambert, Marco Papa, Bruno Conte, Marco Caporali, Marco Vitale, Roberto Sanesi, Maria Luisa Spaziani, Valentino Zeichen, ecc. e dall’altra Guido Strazza, Achille Perilli, Mirella Bentivoglio, Carlo Lorenzetti, Giulia Napoleone, Mario Raciti, Paolo Cotani, Achille Pace, Ettore Sordini, ecc.) produce libri di rilevante spessore linguistico-evocativo e di originale inventiva segnico-formale, estranea a criteri illustrativi, oggetti di desiderio per bibliofili e di studio per storici. Le pagine scritte e incise, le superfici su cui il pensiero si fissa nella parola e si visualizza nell’immagine compongono i rigorosi libri editi da “Il Bulino”, sempre a tiratura limitata, che costruiscono altri luoghi di utopie e di ansie, spazi dei viaggi della ragione e della fantasia, abitati da luci e ombre, da tutte le sfumature dei bianchi e dei neri. Torna, allora, alla memoria la riflessione di Paul Valéry del 1932 a proposito di alcune stampe di Corot, ripubblicata nelle Pièces sur l’Art: “Mais comment le blanc et le noir vont parfois plus avant dans l’âme que la peinture, et comment, ne prenant au jour que ses différences de clarté, un ouvrage réduit à la lumière et aux ombres nous touche, nous rend pensifs, plus profondément que ne fait tout le registre de couleurs, je ne sais trop me l’expliquer”. È difficile spiegarlo e certo non è così in assoluto: comunque, sempre sulla scia di ulteriori pensieri di Valéry, è la “Poésie” come stato “d’invention par l’émotion” che produce queste risonanze nelle più affascinanti combinazioni della logica con l’immaginazione. Per connotare ancora “Il Bulino”, nella più recente impresa di Pandolfini, “Corteggiamenti e altro”, è proprio il colore che “chante”. È un libro d’artista speciale nel suo repertorio, comprendente poesie di Jolanda Insana e pastelli direttamente eseguiti da Claudio Verna (‘pittore-poeta’ nell’accezione di Valéry), con singolari varianti nei trentacinque esemplari. Acuti segni-colori ritmano lo spazio e il tempo del foglio, quali intensi accordi seducenti, emozionati ed emozionanti contrappunti cromatici di catturanti corteggiamenti.
Rosalba Zuccaro
06
maggio 2005
Edoardo Landi – Visione Costruita
Dal 06 maggio al 04 giugno 2005
arte contemporanea
Location
GALLERIA IL BULINO ARTE CONTEMPORANEA
Roma, Via Urbana, 148, (Roma)
Roma, Via Urbana, 148, (Roma)
Orario di apertura
10-13 e 16-20, esclusi domenica e festivi
Vernissage
6 Maggio 2005, ore 18,30
Autore