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Edoardo Piermattei – Appunti per un miracolo permanente
Quartz Studio è lieto di presentare Appunti per un miracolo permanente, la prima personale a Torino dell’artista Edoardo Piermattei (Ancona, 1992) con un testo critico di Cornelia Lauf.
Comunicato stampa
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Quartz Studio è lieto di presentare Appunti per un miracolo permanente, la prima personale a Torino dell’artista Edoardo Piermattei (Ancona, 1992) con un testo critico di Cornelia Lauf.
In mostra tre sculture, intitolate Asa Nisi Masa, realizzate dall’artista pensando allo spazio che le avrebbe accolte. Come dichiara Edoardo Piermattei:
Asa Nisi Masa sono tre sculture nate per abitare ambienti e indossare architetture. Se la mia pratica pittorica ha sempre avuto una dimensione architettonica, Asa Nisi Masa mi ha fatto spostare lo sguardo dalle architetture ai loro abitanti e ho quindi iniziato a realizzare delle sculture che potessero abitare il mio studio e indossare le mie architetture.
Nella scelta dei materiali mi sono allontanato dai cementi pigmentati, per sperimentare la duttilità della cera e la fragilità della carta nel tentativo di tendere sulle sculture una pelle o, meglio, un ricordo della pelle in assenza dei corpi. Grazie all’uso di materiale organico e deperibile – cera, legno, carta e canapa – ho strappato le sculture alla loro dimensione atemporale e le ho collocate oltre che nello spazio nel tempo.
Asa Nisi Masa è una filastrocca, un mantra, una preghiera: che gli occhi delle sculture possano prendere vita. In 8½ di Federico Fellini i bambini la ripetono nella speranza che, durante la notte, un dipinto possa animarsi e indicare loro con lo sguardo il posto in cui è sepolto un tesoro.
L’artista, con Asa Nisi Masa, si fa erede della grande tradizione scultorea della sua terra, le Marche, ma lo fa con la leggerezza materiale della cera di medardiana memoria e con la malinconia trasognata dei personaggi di Fellini. Un modo antico e nuovissimo di vivere la tradizione italiana in cui l’arte è sempre stata pensata come espressione di un ambiente al contempo geografico e mentale. Con Asa Nisi Masa di Piermattei Quartz Studio continua la propria riflessione sul concetto di scultura, forma espressiva paradigmatica dell’immaginario dell’occidente dai kouroi a oggi.
Appunti per un miracolo permanente di Edoardo Piermattei
L’attuale panorama artistico italiano presenta nette differenze rispetto al passato studiato da tutti noi. Tanto per cominciare l’artista non lavora più sotto l’ala protettiva di importanti famiglie come quelle che offrirono riparo a figure del calibro di Caravaggio. Questa tradizione è morta con la creazione dell’Italia moderna e la sua definitiva uscita di scena è stata accelerata dalle riforme agrarie degli anni Cinquanta, che nel cercare di porre rimedio alle ingiustizie della storia hanno per sempre compromesso secoli di amministrazione intelligente nonché l’antico legame fra cultura e agricoltura. Oggi i principali mecenati sono gli industriali, ma è raro che le loro conoscenze arrivino al sapere un tempo tramandato di generazione in generazione, un know-how che fondeva geometria e gastronomia, diritto ed etichetta e la loro rappresentazione in allegorie morali e conflitti simbolici. In breve, l’antica arte delle commesse.
Un’altra vittima dell’industrializzazione è stata la tradizione della bottega e, di conseguenza, l’insegnamento del mestiere. Se gli interventi legislativi contro il lavoro minorile e lo sfruttamento tanto hanno fatto per migliorare le condizioni generali dei lavoratori, sia in Italia sia altrove, nel caso della soffiatura del vetro di Murano, invece, occorre imparare entro i sedici anni (anzi, meglio prima) altrimenti i muscoli del viso e delle mani non possono più acquisire l’abilità e la tecnica necessarie a realizzare quest’antica arte. Lo stesso vale per la tessitura. Nel tentativo di estirpare la piaga del lavoro minorile in paesi come l’India, computer e telefoni finiscono in mani zelanti con l’effetto che le tecniche millenarie del ricamo e della tessitura si perdono nell’arco di un paio di generazioni. Un po’ come i dialetti e le lingue. La manifattura dei tappeti, per esempio, si sta via via spostando in paesi dilaniati dalla guerra come l’Afghanistan, dove l’accesso alla tecnologia è ancora limitato. In Italia, malgrado le eccezioni e il moltiplicarsi degli sforzi per valorizzare e tutelare gli artigiani e il mestiere, il crollo rovinoso dei lavori manuali è evidente, a parte quelli rivolti al lusso e promossi con aggressività da marchi quali Fendi, Gucci e simili. Alcune attività come le romane Antica Stamperia Trevi che stampava i biglietti da visita di Garibaldi o il ciabattino vicino piazza Farnese, per non parlare delle mercerie che un tempo rendevano città come Roma o Torino quelle che erano, sono sempre meno o in via d’estinzione.
Sulla scena italiana si è affacciato un rivoluzionario pronto a infondere nuova vita alla causa della bravura.
Edoardo Piermattei rientra in un ristretto gruppo di artisti quantomai consapevoli del mondo in cui viviamo e pronti a rimediare come possono. Dai suoi lavori profondamente morali emerge la nostalgia dell’Italia che fu, l’Italia dei contadini, dei burattinai, degli scenografi, del teatro, dei cantautori, degli stuccatori, dei doratori, dei vetrai e dell’artificio. La sua opera ci ricorda quanto sappiamo dell’arte, e cioè che è un’illusione ma anche l’unica realtà in grado d’incidere sui processi mentali. Arte con la a maiuscola. Musica. Poesia. Teatro. Moda.
Piermattei incuriosisce molto proprio perché è un disegnatore e un artigiano estremamente dotato che, a differenza di tanti colleghi non più interessati alla tecnica né al bello, riafferma con forza la bravura e la bellezza facendone il suo ambito intellettuale e artistico.
Durante gli anni in cui ho seguito questo pensatore e creatore di talento l’ho visto passare da padiglioni che riprendono il Baldacchino di Bernini o la cappella degli Scrovegni di Giotto e soffitti affrescati che riflettono l’opera di Andrea Pozzo o Baciccio a lavori più recenti in cui è evidente che, con una certa immodestia, si misura nientemeno che con Michelangelo. Ed è proprio qui, a mio avviso, che risiede il suo fascino. Piermattei ha un’ottima preparazione in storia dell’arte, fin nei minimi dettagli, come pochi colleghi della sua generazione. Conosce bene le cappelle di paese e le crocifissioni di artisti stranieri, va dall’umbro Piero della Francesca a Matthias Grünewald. Si muove con agio tra Clyfford Still, Marc Chagall e Paul McCarthy, studiandoli e traendo da ciascuno i tratti a lui più congeniali. Che dipinga il soffitto del suo studio-magazzino o progetti e decori la cantina di un facoltoso cliente privato, che realizzi sculture dall’aria misteriosa e tragica poste sulla neve davanti alla casa d’infanzia nelle Marche o scolpisca manichini con simboli architettonici sulla testa, Piermattei crea lavori che affondano le radici nell’arte. E l’arte è questo, un serpente che si morde la coda, un nastro di Möbius che s’immerge senza posa in sé stesso per riformulare, e nel riformulare, SOLTANTO nel riformulare, crea qualcosa di nuovo.
Alla mostra allestita al Quartz Studio di Torino ci propone un intrattenimento da virtuoso. Un gruppetto di sculture enigmatiche, in cera e tecnica mista, girano lentamente sui rispettivi piedistalli. I volti grotteschi, seppure con sembianze universali, sono caricaturali. Ogni statuetta ha in equilibrio sulla testa un elemento architettonico. Al pari dei suoi orgasmi celestiali, dipinti con naturale maestria compositiva e coloristica, anche qui i colori e le strutture scaturiscono dalla fogna e non dal cielo. Piermattei ci mostra tutto il suo ottimismo cinico e inflessibile. Nell’affrontare lo spazio espositivo come un teatro, la strada e la città come un’arena politica e il futuro come tela, prova ancora a intrattenerci con burattini antichi-moderni, sculture in movimento e uno scenario più adatto al Carnevale di Acitrezza che al caos mentale della nostra epoca postconcettuale.
Perché? Perché va controcorrente fino a questo punto? Perché non limitarsi a citare? Perché creare? Perché sporcarsi mani e vestiti? Perché fare invece di appaltare ad altri, come nelle grandi tradizioni artistiche americane a partire dal Minimalismo? Perché nella politica della vita e dell’arte in cui Piermattei crede c’è salvezza nell’individuo e nel segno che lascia, c’è dignità e poesia nell’atto della creazione e nel suo risultato. E nel segno unico di chi studia, pensa e sa è possibile vedere l’intera storia. E questa, oggi, è grande arte.
Edoardo Piermattei (Ancona, 1992) vive e lavora a Torino, dove ha frequentato il corso di pittura dell’Accademia Albertina di Belle Arti. Nel 2015, con altri artisti, fonda l’artist-run space Spazio Buonasera. Sue mostre personali sono state organizzate presso Spazio Buonasera, Torino (2017); Art Basel Hong Kong (2017); galleria Thomas Brambilla, Bergamo (2017).
Cornelia Lauf è una storica dell’arte e curatrice che vive a Roma.
In mostra tre sculture, intitolate Asa Nisi Masa, realizzate dall’artista pensando allo spazio che le avrebbe accolte. Come dichiara Edoardo Piermattei:
Asa Nisi Masa sono tre sculture nate per abitare ambienti e indossare architetture. Se la mia pratica pittorica ha sempre avuto una dimensione architettonica, Asa Nisi Masa mi ha fatto spostare lo sguardo dalle architetture ai loro abitanti e ho quindi iniziato a realizzare delle sculture che potessero abitare il mio studio e indossare le mie architetture.
Nella scelta dei materiali mi sono allontanato dai cementi pigmentati, per sperimentare la duttilità della cera e la fragilità della carta nel tentativo di tendere sulle sculture una pelle o, meglio, un ricordo della pelle in assenza dei corpi. Grazie all’uso di materiale organico e deperibile – cera, legno, carta e canapa – ho strappato le sculture alla loro dimensione atemporale e le ho collocate oltre che nello spazio nel tempo.
Asa Nisi Masa è una filastrocca, un mantra, una preghiera: che gli occhi delle sculture possano prendere vita. In 8½ di Federico Fellini i bambini la ripetono nella speranza che, durante la notte, un dipinto possa animarsi e indicare loro con lo sguardo il posto in cui è sepolto un tesoro.
L’artista, con Asa Nisi Masa, si fa erede della grande tradizione scultorea della sua terra, le Marche, ma lo fa con la leggerezza materiale della cera di medardiana memoria e con la malinconia trasognata dei personaggi di Fellini. Un modo antico e nuovissimo di vivere la tradizione italiana in cui l’arte è sempre stata pensata come espressione di un ambiente al contempo geografico e mentale. Con Asa Nisi Masa di Piermattei Quartz Studio continua la propria riflessione sul concetto di scultura, forma espressiva paradigmatica dell’immaginario dell’occidente dai kouroi a oggi.
Appunti per un miracolo permanente di Edoardo Piermattei
L’attuale panorama artistico italiano presenta nette differenze rispetto al passato studiato da tutti noi. Tanto per cominciare l’artista non lavora più sotto l’ala protettiva di importanti famiglie come quelle che offrirono riparo a figure del calibro di Caravaggio. Questa tradizione è morta con la creazione dell’Italia moderna e la sua definitiva uscita di scena è stata accelerata dalle riforme agrarie degli anni Cinquanta, che nel cercare di porre rimedio alle ingiustizie della storia hanno per sempre compromesso secoli di amministrazione intelligente nonché l’antico legame fra cultura e agricoltura. Oggi i principali mecenati sono gli industriali, ma è raro che le loro conoscenze arrivino al sapere un tempo tramandato di generazione in generazione, un know-how che fondeva geometria e gastronomia, diritto ed etichetta e la loro rappresentazione in allegorie morali e conflitti simbolici. In breve, l’antica arte delle commesse.
Un’altra vittima dell’industrializzazione è stata la tradizione della bottega e, di conseguenza, l’insegnamento del mestiere. Se gli interventi legislativi contro il lavoro minorile e lo sfruttamento tanto hanno fatto per migliorare le condizioni generali dei lavoratori, sia in Italia sia altrove, nel caso della soffiatura del vetro di Murano, invece, occorre imparare entro i sedici anni (anzi, meglio prima) altrimenti i muscoli del viso e delle mani non possono più acquisire l’abilità e la tecnica necessarie a realizzare quest’antica arte. Lo stesso vale per la tessitura. Nel tentativo di estirpare la piaga del lavoro minorile in paesi come l’India, computer e telefoni finiscono in mani zelanti con l’effetto che le tecniche millenarie del ricamo e della tessitura si perdono nell’arco di un paio di generazioni. Un po’ come i dialetti e le lingue. La manifattura dei tappeti, per esempio, si sta via via spostando in paesi dilaniati dalla guerra come l’Afghanistan, dove l’accesso alla tecnologia è ancora limitato. In Italia, malgrado le eccezioni e il moltiplicarsi degli sforzi per valorizzare e tutelare gli artigiani e il mestiere, il crollo rovinoso dei lavori manuali è evidente, a parte quelli rivolti al lusso e promossi con aggressività da marchi quali Fendi, Gucci e simili. Alcune attività come le romane Antica Stamperia Trevi che stampava i biglietti da visita di Garibaldi o il ciabattino vicino piazza Farnese, per non parlare delle mercerie che un tempo rendevano città come Roma o Torino quelle che erano, sono sempre meno o in via d’estinzione.
Sulla scena italiana si è affacciato un rivoluzionario pronto a infondere nuova vita alla causa della bravura.
Edoardo Piermattei rientra in un ristretto gruppo di artisti quantomai consapevoli del mondo in cui viviamo e pronti a rimediare come possono. Dai suoi lavori profondamente morali emerge la nostalgia dell’Italia che fu, l’Italia dei contadini, dei burattinai, degli scenografi, del teatro, dei cantautori, degli stuccatori, dei doratori, dei vetrai e dell’artificio. La sua opera ci ricorda quanto sappiamo dell’arte, e cioè che è un’illusione ma anche l’unica realtà in grado d’incidere sui processi mentali. Arte con la a maiuscola. Musica. Poesia. Teatro. Moda.
Piermattei incuriosisce molto proprio perché è un disegnatore e un artigiano estremamente dotato che, a differenza di tanti colleghi non più interessati alla tecnica né al bello, riafferma con forza la bravura e la bellezza facendone il suo ambito intellettuale e artistico.
Durante gli anni in cui ho seguito questo pensatore e creatore di talento l’ho visto passare da padiglioni che riprendono il Baldacchino di Bernini o la cappella degli Scrovegni di Giotto e soffitti affrescati che riflettono l’opera di Andrea Pozzo o Baciccio a lavori più recenti in cui è evidente che, con una certa immodestia, si misura nientemeno che con Michelangelo. Ed è proprio qui, a mio avviso, che risiede il suo fascino. Piermattei ha un’ottima preparazione in storia dell’arte, fin nei minimi dettagli, come pochi colleghi della sua generazione. Conosce bene le cappelle di paese e le crocifissioni di artisti stranieri, va dall’umbro Piero della Francesca a Matthias Grünewald. Si muove con agio tra Clyfford Still, Marc Chagall e Paul McCarthy, studiandoli e traendo da ciascuno i tratti a lui più congeniali. Che dipinga il soffitto del suo studio-magazzino o progetti e decori la cantina di un facoltoso cliente privato, che realizzi sculture dall’aria misteriosa e tragica poste sulla neve davanti alla casa d’infanzia nelle Marche o scolpisca manichini con simboli architettonici sulla testa, Piermattei crea lavori che affondano le radici nell’arte. E l’arte è questo, un serpente che si morde la coda, un nastro di Möbius che s’immerge senza posa in sé stesso per riformulare, e nel riformulare, SOLTANTO nel riformulare, crea qualcosa di nuovo.
Alla mostra allestita al Quartz Studio di Torino ci propone un intrattenimento da virtuoso. Un gruppetto di sculture enigmatiche, in cera e tecnica mista, girano lentamente sui rispettivi piedistalli. I volti grotteschi, seppure con sembianze universali, sono caricaturali. Ogni statuetta ha in equilibrio sulla testa un elemento architettonico. Al pari dei suoi orgasmi celestiali, dipinti con naturale maestria compositiva e coloristica, anche qui i colori e le strutture scaturiscono dalla fogna e non dal cielo. Piermattei ci mostra tutto il suo ottimismo cinico e inflessibile. Nell’affrontare lo spazio espositivo come un teatro, la strada e la città come un’arena politica e il futuro come tela, prova ancora a intrattenerci con burattini antichi-moderni, sculture in movimento e uno scenario più adatto al Carnevale di Acitrezza che al caos mentale della nostra epoca postconcettuale.
Perché? Perché va controcorrente fino a questo punto? Perché non limitarsi a citare? Perché creare? Perché sporcarsi mani e vestiti? Perché fare invece di appaltare ad altri, come nelle grandi tradizioni artistiche americane a partire dal Minimalismo? Perché nella politica della vita e dell’arte in cui Piermattei crede c’è salvezza nell’individuo e nel segno che lascia, c’è dignità e poesia nell’atto della creazione e nel suo risultato. E nel segno unico di chi studia, pensa e sa è possibile vedere l’intera storia. E questa, oggi, è grande arte.
Edoardo Piermattei (Ancona, 1992) vive e lavora a Torino, dove ha frequentato il corso di pittura dell’Accademia Albertina di Belle Arti. Nel 2015, con altri artisti, fonda l’artist-run space Spazio Buonasera. Sue mostre personali sono state organizzate presso Spazio Buonasera, Torino (2017); Art Basel Hong Kong (2017); galleria Thomas Brambilla, Bergamo (2017).
Cornelia Lauf è una storica dell’arte e curatrice che vive a Roma.
28
giugno 2021
Edoardo Piermattei – Appunti per un miracolo permanente
Dal 28 giugno al 04 settembre 2021
arte contemporanea
Location
QUARTZ STUDIO
Torino, Via Giulia Di Barolo, 18d, (Torino)
Torino, Via Giulia Di Barolo, 18d, (Torino)
Orario di apertura
su appuntamento
Vernissage
28 Giugno 2021, h 18:00
Autore
Curatore
Autore testo critico