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Edoardo Pilutti – Voli su mondi lontani
Una serie di paesaggi marini – silenziosi e tranquilli anfratti e arenili – e di alti monti innevati – maestosi ed imponenti – nei quali si intravede la stessa riflessione psicologica e lo stesso uso dell’allegoria segnica che connota la pittura dell’artista, da sempre sospesa tra rimandi metafisici e digressioni prossime al realismo magico
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Riparte lunedì 16 maggio 2011 la stagione espositiva dello spazio Ai Pirati di Punta San
Giuliano, storico luogo veneziano di incontri culturali ed artistici, con la personale del pittore
mestrino Edoardo Pilutti Voli su mondi lontani.
La scelta delle opere esposte e la presentazione critica, a cura di Gaetano Salerno, prevede
una selezione di un ciclo pittorico composto da lavori dell’artista, oli su tela, datati e recenti,
sviluppati sul tema della veduta paesaggistica di soggetti marini e montani.
Edoardo Pilutti, esponente di una pittura antica, colta e riflessiva, presenta per l’occasione
una serie ragionata di paesaggi marini – silenziosi e tranquilli anfratti e arenili – e di alti
monti innevati – maestosi ed imponenti – nei quali si intravede la stessa riflessione psicologica
e lo stesso uso dell’allegoria segnica che connota la pittura dell’artista, da sempre sospesa tra
rimandi metafisici e digressioni prossime al realismo magico.
L’artista eleva lo sguardo: le marine diventano aperture spaziali, spaccature della
bidimensionalità dei nostri limiti fisici, le montagne immediate e inoppugnabili chiusure; la
roccia, invalicabile e ostile quinta naturale del nostro guardare, delineata dal pennello che ne
staglia i crinali precisi negli azzurri dei cieli, si sbriciola in sabbia fine e in panorami bassi che
in queste vedute a volo d’uccello schiudono orizzonti lunghi e lontani, il cui ritmo pittorico è
conferito da un’azione del pennello meno frastagliata e nervosa.
Il richiamo all’anima e alla sua dualità, divergente e libera o convergente e introspettiva,
è imprescindibile per intraprendere un viaggio metaforico (ciclico come gli elementi e il
loro perenne ricombinarsi, dal piano allo spazio e viceversa) della mente umana nel quale
l’artista ci accompagna, attraverso continui quanto ermetici richiami letterari e filosofici,
strutturati nell’alternanza di assenze e presenze, di evocazioni evanescenti, di vuoti e pieni
la cui interazione scardina l’illusorio centralismo della nostra natura fisica, della nostra
limitante presenza che qui non è in grado di individuare un punto di partenza ma solo ripetuti
e sfuggenti luoghi periferici nei quali perdersi e ritrovarsi.
L’immagine diventa così evocativa di stati d’animo dell’artista-poeta e di una società assente
(bandita da queste opere la presenza umana), la cui inadeguatezza comunicativa si palesa
nelle solitudini e nei silenzi, nella presenza di una natura amica che da sola sussiste nello
scenario della tela, tratteggiata dallo scorrere lento dell’olio, primordiale e inviolata.
La luce naturale, ora radente e fredda, ora diffusa e rossa, individua e sottolinea rifugi dello
sguardo e fughe dell’anima affranta, lento peregrinare alla ricerca di spunti riflessivi, di
preghiere laiche, di consolazioni, in cui le ascensioni e le cadute sembrano essere scandite dal
ritmo immobile dell’attesa.
Tra i due estremi, i verticalismi della roccia innevata in cui gli elementi naturali si
amalgamano tra loro individuando spunti di sacralità e di redenzione e le piattezze delle
spiaggie che invece relegano lo spirito ad una dimensione terrena, reale e corruttibile, anche
l’imperfezione si ammanta di bellezza; in questo interspazio pittorico mimetico vive l’artista,
teso tra l’umano e il divino, tra la follia e la naturalezza, gettando uno sguardo sul mondo
che solo apparentemente assapora il paesaggio, esplicitando invece l’adesione ad una filosofia
panteistica in cui l’armonia tangibile e corporea del creato riflette la bellezza e la perfezione
di una qualche lontana seppur presente forza creatrice che si invera prima nella materia e
successivamente nell’occhio di chi è in grado, modificando il punto di vista, di coglierne le
ricchezze e le suggestioni.
La serata proseguirà con la presentazione del libro I voli dell’Arcangelo – Studi su
D’Annunzio, Venezia ed altro (ed. Il Foglio) di Maria Rosa Giacon, a cura del critico Bruno
Rosada.
Giuliano, storico luogo veneziano di incontri culturali ed artistici, con la personale del pittore
mestrino Edoardo Pilutti Voli su mondi lontani.
La scelta delle opere esposte e la presentazione critica, a cura di Gaetano Salerno, prevede
una selezione di un ciclo pittorico composto da lavori dell’artista, oli su tela, datati e recenti,
sviluppati sul tema della veduta paesaggistica di soggetti marini e montani.
Edoardo Pilutti, esponente di una pittura antica, colta e riflessiva, presenta per l’occasione
una serie ragionata di paesaggi marini – silenziosi e tranquilli anfratti e arenili – e di alti
monti innevati – maestosi ed imponenti – nei quali si intravede la stessa riflessione psicologica
e lo stesso uso dell’allegoria segnica che connota la pittura dell’artista, da sempre sospesa tra
rimandi metafisici e digressioni prossime al realismo magico.
L’artista eleva lo sguardo: le marine diventano aperture spaziali, spaccature della
bidimensionalità dei nostri limiti fisici, le montagne immediate e inoppugnabili chiusure; la
roccia, invalicabile e ostile quinta naturale del nostro guardare, delineata dal pennello che ne
staglia i crinali precisi negli azzurri dei cieli, si sbriciola in sabbia fine e in panorami bassi che
in queste vedute a volo d’uccello schiudono orizzonti lunghi e lontani, il cui ritmo pittorico è
conferito da un’azione del pennello meno frastagliata e nervosa.
Il richiamo all’anima e alla sua dualità, divergente e libera o convergente e introspettiva,
è imprescindibile per intraprendere un viaggio metaforico (ciclico come gli elementi e il
loro perenne ricombinarsi, dal piano allo spazio e viceversa) della mente umana nel quale
l’artista ci accompagna, attraverso continui quanto ermetici richiami letterari e filosofici,
strutturati nell’alternanza di assenze e presenze, di evocazioni evanescenti, di vuoti e pieni
la cui interazione scardina l’illusorio centralismo della nostra natura fisica, della nostra
limitante presenza che qui non è in grado di individuare un punto di partenza ma solo ripetuti
e sfuggenti luoghi periferici nei quali perdersi e ritrovarsi.
L’immagine diventa così evocativa di stati d’animo dell’artista-poeta e di una società assente
(bandita da queste opere la presenza umana), la cui inadeguatezza comunicativa si palesa
nelle solitudini e nei silenzi, nella presenza di una natura amica che da sola sussiste nello
scenario della tela, tratteggiata dallo scorrere lento dell’olio, primordiale e inviolata.
La luce naturale, ora radente e fredda, ora diffusa e rossa, individua e sottolinea rifugi dello
sguardo e fughe dell’anima affranta, lento peregrinare alla ricerca di spunti riflessivi, di
preghiere laiche, di consolazioni, in cui le ascensioni e le cadute sembrano essere scandite dal
ritmo immobile dell’attesa.
Tra i due estremi, i verticalismi della roccia innevata in cui gli elementi naturali si
amalgamano tra loro individuando spunti di sacralità e di redenzione e le piattezze delle
spiaggie che invece relegano lo spirito ad una dimensione terrena, reale e corruttibile, anche
l’imperfezione si ammanta di bellezza; in questo interspazio pittorico mimetico vive l’artista,
teso tra l’umano e il divino, tra la follia e la naturalezza, gettando uno sguardo sul mondo
che solo apparentemente assapora il paesaggio, esplicitando invece l’adesione ad una filosofia
panteistica in cui l’armonia tangibile e corporea del creato riflette la bellezza e la perfezione
di una qualche lontana seppur presente forza creatrice che si invera prima nella materia e
successivamente nell’occhio di chi è in grado, modificando il punto di vista, di coglierne le
ricchezze e le suggestioni.
La serata proseguirà con la presentazione del libro I voli dell’Arcangelo – Studi su
D’Annunzio, Venezia ed altro (ed. Il Foglio) di Maria Rosa Giacon, a cura del critico Bruno
Rosada.
16
maggio 2011
Edoardo Pilutti – Voli su mondi lontani
Dal 16 maggio all'undici giugno 2011
arte contemporanea
Location
RISTORANTE AI PIRATI
Venezia, Punta San Giuliano, (VENEZIA)
Venezia, Punta San Giuliano, (VENEZIA)
Orario di apertura
11-20
Vernissage
16 Maggio 2011, ore 17.30
Sito web
www.segnoperenne.it
Autore
Curatore