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Edoardo Succi – La mia Romagna “madre di parto e di voler matrigna”
Ogni quadro è la rappresentazione di una pagina del testamento emotivo del pittore-scultore, tante istantanee di una storia ormai passata, legata per sempre ai ricordi. I campi di grano, il mare burrascoso e malinconico dell’inverno, gli interni polverosi delle case fanno da sfondo ad un uomo profondamente legato alla sua terra
Comunicato stampa
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Al piano terra della Rocca Sforzesca di Bagnara di Romagna (Ra), mirabile manufatto architettonico del XV secolo, prende vita, per iniziativa della Pro Loco di Bagnara, una mostra sull’artista romagnolo Edoardo Succi, nato a Sant’Arcangelo di Romagna (Rn) nel 1930. Sono state molte le mostre e le rassegne a lui dedicate, e molti sono stati anche i premi e le medaglie d’oro vinti dall’artista durante gli oltre 30 anni di attività nel mondo dell’arte. Da riconoscergli l’importante ruolo avuto nella codificazione di un linguaggio pittorico impressionista tutto romagnolo.
Ogni quadro è la rappresentazione di una pagina del testamento emotivo del pittore-scultore, tante istantanee di una storia ormai passata, legata per sempre ai ricordi. I campi di grano, il mare burrascoso e malinconico dell’inverno, gli interni polverosi delle case fanno da sfondo ad un uomo profondamente legato alla sua terra.
La caratteristica che individua la lirica di Succi è un miracoloso e coinvolgente equilibrio che si instaura tra due spinte che dovrebbero essere contrastanti, il piacere/necessità del ricordo e la riflessione lucidissima sulla decadenza dell’esistenza umana. Un linguaggio che sa e vuole essere misurato, sia nella direzione della tenerezza e della dolcezza quando viene evocata la giovinezza e l’illusione, sia nel senso della desolazione quando viene evocato l’uomo solo. Ne è un esempio anche la vita stessa, scandita dal ritmo ciclico delle stagioni e dall’avvicendarsi sempre uguale dei lavori nei campi che appare agli occhi dell’artista non un rifugio rassicurante, ma una ridondante affermazione di dipendenza dell’uomo dalla natura.
La realtà raccontata è vista attraverso il velo della memoria e del ricordo, ma non per questo perde la sua consistenza oggettiva, le immagini non sfumano le une nelle altre, anzi più che mai nitide sembrano voler cancellare il tempo tra noi e loro, per rammentarci che fanno parte anche della nostra storia.
Tra i protagonisti delle tele uomini, sedie impagliate, oggetti di uso quotidiano, fiori recisi: tutte tessere importanti di quell’affascinante racconto che è la nostra storia.
Nel lento dipanarsi di questa continua indagine, l’artista si sofferma sugli aspetti più quotidiani, umili e dimessi di quel mondo, designando con minuziosa precisione gli oggetti e le operazioni nel lavoro dei campi, tuttavia questa precisione non ha nulla di naturalistico e di documentario in quanto è il risultato del processo di reificazione di ricordi, memorie personali e lontane, un gioco solo apparentemente fine a se stesso.
Siamo di fronte ad una esaltazione esasperata delle piccole, umili cose quotidiane (una pipa, un cappello di paglia, il gioco delle carte…) la cui intima dignità si confronta anacronisticamente con quella della nostra società “più nobile”, e dall’incontro-scontro tra queste due culture, l’una figlia dell’altra, sembra elevarsi un educato invito ad accontentarsi di ciò che già si possiede.
Gli oggetti più comuni presentano una fisionomia stranita, appaiono come immersi in un’atmosfera di sogno, data dal passare del tempo che fa diventare storia da narrare, emozioni ed immagini che fino a poco prima erano realtà.
La Romagna non è solo la protagonista indiscussa delle tele in esposizione ma anche dell’intero evento infatti, grazie all’allestimento, il visitatore ha la possibilità di “entrare” nei ricordi di Edoardo Succi. Questo particolare processo di comunicazione dell’arte è stato possibile con il prezioso contributo dell’Associazione Culturale “La Grama” che ha ceduto parte dell’arredo del Museo di vita contadina in Romagna (San Pancrazio – Russi).
All’interno della mostra sarà inoltre presente una piccola sala allestita con pannelli didattici sul tema “dal grano al pane”. Tali pannelli partendo dalle immagini evocate nelle tele di Edoardo Succi, come la coltivazione dei campi e la ciclicità delle stagioni, hanno lo scopo di spiegare ai visitatori più piccoli le basi di quella Cultura ancora viva nei racconti dei loro nonni.
Ogni quadro è la rappresentazione di una pagina del testamento emotivo del pittore-scultore, tante istantanee di una storia ormai passata, legata per sempre ai ricordi. I campi di grano, il mare burrascoso e malinconico dell’inverno, gli interni polverosi delle case fanno da sfondo ad un uomo profondamente legato alla sua terra.
La caratteristica che individua la lirica di Succi è un miracoloso e coinvolgente equilibrio che si instaura tra due spinte che dovrebbero essere contrastanti, il piacere/necessità del ricordo e la riflessione lucidissima sulla decadenza dell’esistenza umana. Un linguaggio che sa e vuole essere misurato, sia nella direzione della tenerezza e della dolcezza quando viene evocata la giovinezza e l’illusione, sia nel senso della desolazione quando viene evocato l’uomo solo. Ne è un esempio anche la vita stessa, scandita dal ritmo ciclico delle stagioni e dall’avvicendarsi sempre uguale dei lavori nei campi che appare agli occhi dell’artista non un rifugio rassicurante, ma una ridondante affermazione di dipendenza dell’uomo dalla natura.
La realtà raccontata è vista attraverso il velo della memoria e del ricordo, ma non per questo perde la sua consistenza oggettiva, le immagini non sfumano le une nelle altre, anzi più che mai nitide sembrano voler cancellare il tempo tra noi e loro, per rammentarci che fanno parte anche della nostra storia.
Tra i protagonisti delle tele uomini, sedie impagliate, oggetti di uso quotidiano, fiori recisi: tutte tessere importanti di quell’affascinante racconto che è la nostra storia.
Nel lento dipanarsi di questa continua indagine, l’artista si sofferma sugli aspetti più quotidiani, umili e dimessi di quel mondo, designando con minuziosa precisione gli oggetti e le operazioni nel lavoro dei campi, tuttavia questa precisione non ha nulla di naturalistico e di documentario in quanto è il risultato del processo di reificazione di ricordi, memorie personali e lontane, un gioco solo apparentemente fine a se stesso.
Siamo di fronte ad una esaltazione esasperata delle piccole, umili cose quotidiane (una pipa, un cappello di paglia, il gioco delle carte…) la cui intima dignità si confronta anacronisticamente con quella della nostra società “più nobile”, e dall’incontro-scontro tra queste due culture, l’una figlia dell’altra, sembra elevarsi un educato invito ad accontentarsi di ciò che già si possiede.
Gli oggetti più comuni presentano una fisionomia stranita, appaiono come immersi in un’atmosfera di sogno, data dal passare del tempo che fa diventare storia da narrare, emozioni ed immagini che fino a poco prima erano realtà.
La Romagna non è solo la protagonista indiscussa delle tele in esposizione ma anche dell’intero evento infatti, grazie all’allestimento, il visitatore ha la possibilità di “entrare” nei ricordi di Edoardo Succi. Questo particolare processo di comunicazione dell’arte è stato possibile con il prezioso contributo dell’Associazione Culturale “La Grama” che ha ceduto parte dell’arredo del Museo di vita contadina in Romagna (San Pancrazio – Russi).
All’interno della mostra sarà inoltre presente una piccola sala allestita con pannelli didattici sul tema “dal grano al pane”. Tali pannelli partendo dalle immagini evocate nelle tele di Edoardo Succi, come la coltivazione dei campi e la ciclicità delle stagioni, hanno lo scopo di spiegare ai visitatori più piccoli le basi di quella Cultura ancora viva nei racconti dei loro nonni.
25
novembre 2006
Edoardo Succi – La mia Romagna “madre di parto e di voler matrigna”
Dal 25 novembre al 10 dicembre 2006
arte contemporanea
Location
MUSEO DEL CASTELLO – ROCCA SFORZESCA
Bagnara Di Romagna, Piazza Iv Novembre, (Ravenna)
Bagnara Di Romagna, Piazza Iv Novembre, (Ravenna)
Orario di apertura
giorni feriali 17:00-19:00, giorni festivi 10:00-12:00 / 16:00-20:00
Vernissage
25 Novembre 2006, ore 16.30
Autore
Curatore