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Eduardo Palumbo – …Intorno…aria dorata
mostra dell’artista Eduardo Palumbo, uno degli ultimi artisti neo futuristi ancora vivente
Comunicato stampa
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Luca Beatrice
Eduardo Palumbo. Futurismi contemporanei.
[…] così un cavallo in corsa non ha quattro zampe: ne ha venti e i loro movimenti sono triangolari.
Manifesto tecnico della pittura futurista, 1910
La mente umana conferisce ordine alle informazioni che provengono dai sensi, e la realtà si modella sulle forme a priori attraverso cui la percepiamo. Secondo Kant l’uomo avrebbe infatti compreso che non è il pensiero a dipendere dalle cose, ma l’esatto contrario, ovvero le cose dal pensiero.
Il valore della percezione della realtà nella pittura di Eduardo Palumbo deriva principalmente dal post-impressionismo, in particolare dalla visione estetica di Cézanne. Così, da principio, la vita viene tradotta sulla tela in colori e forme, in elementi ordinati e puri, linee e scomparti di luce.
L’artista napoletano si immerge nella natura umana con animo spirituale, quasi mistico. Nei suoi lavori l’abolizione dell’immagine e della prospettiva tradizionale, se da un lato rappresentano la perdita di ogni traccia di realismo, e quindi un chiaro processo di sintesi astratta, dall’altro testimoniano la pluralità dei punti di vista e il dinamico e sensibile interagire del pittore con lo spazio. Si tratta di una partecipazione energica e profonda, caratterizzata da intensa emozionalità, assai distante dall’essere considerata mera ascesi contemplativa. Il sistema segnico di Palumbo – che prevede l’articolazione di elementi geometrici semplici quali sferoidi, poliedri e triangoli - costituisce un personalissimo alfabeto attraverso il quale si rivelano verità assolute. E’ la pittura, la pittura pura, a permettere la polivalenza attraverso un profondo cambiamento dei codici della rappresentazione. Dipingere diventa la scelta espressiva preferita alle altre possibili, in antitesi col panorama artistico in atto che vede nel video o nella fotografia, nell’installazione come nella performance, le forme apparentemente più adatte a rappresentare il contemporaneo. L’opzione di Palumbo non teme invece il confronto con la tradizione, non è necessariamente innovativa e si colloca senz’altro fuori dagli schemi abituali. In tal senso, più che la poetica o lo stile è il suo atteggiamento a ricollegarsi ai movimenti avanguardisti di inizio novecento, quando necessitava una drastica rottura con il passato e il vedersi in cima alla linea retta della modernità evoluta. La matrice del linguaggio pittorico di Palumbo può quindi rimandare all’attitudine prorompente di fauvisti, dadaisti e immaginisti, ma è il contatto con la spinta vitale e propulsiva del primo Futurismo a riemergere, deliberatamente contemporaneo.
Nella sensazione di ampiezza ed equilibrio, così come nell’atmosfera cinetica e dinamica, Palumbo coglie la provocatoria distruzione delle abituali forme di comunicazione. Il gesto si concentra nel fermare sulla tela la realtà in perenne movimento, la rapidità delle sensazioni del mondo contemporaneo, trasformando sinfonie di colori in sintesi di architetture emotive e situazioni psicologiche accelerate. Le costruzioni cromatiche del pittore napoletano “ritraggono” così il continuo fluire del mondo, un reale dove la materia non ha vincoli solidi, dove non c’è differenza tra soggetto e sfondo. Nella sua idea percettiva non ci troviamo quindi di fronte al quadro, ma al centro dello stesso. Dietro all’orgoglio della scelta pittorica si svela il coraggio di mettere in discussione il fatto che la contemporaneità debba essere rappresentata e inscenata da altri linguaggi.
L’accostamento al Futurismo non avviene quindi solo a livello stilistico, ma si avverte anche nella comune tensione emotiva, nella ricerca di significati nuovi, nello studio dei volumi e nel senso lirico di liberazione che diffonde l’opera d’arte. Il parallelo si estende dal piano artistico a quello storico-sociale. Guerre locali e attentati terroristici globali, repressione della libertà e paura diffusa caratterizzano il nostro presente, scaturiscono instabilità e senso di inquietudine che evocano immediatamente gli inizi del novecento con la crisi della società borghese e il tramonto delle vecchie illusioni progressiste patrocinate dalla cultura positivista.
Malevic affermava che la gente vede aria, pietra, acqua (nel quadro), ma in realtà sulla tela non c'è che un solo materiale: il colore. L’astrazione richiede un sottile processo d’analisi e sintesi, un’intuizione acuta e misteriosa della realtà, la sicurezza del segno e l’immediatezza espressiva. Palumbo, pur non essendo un concretista, riconduce tutto alla solidità della forma geometrica esprimendo così un nuovo spazio dominato dal principio di dinamismo e simultaneità, da colori forti e brillanti, dalla compenetrazione tra uomo e ambiente, dal vitalismo lirico. Il termine geometria letteralmente significa, infatti, misurazione della terra ed è quel ramo della scienza matematica che si occupa delle forme nel piano e nello spazio e delle loro mutue relazioni. Curiosamente, nelle civiltà antiche diede origine a una categoria di studiosi le cui competenze erano considerate sacre.
Coordinate, vettori e forme di fissa plasticità sembrano ridare oggi alla pittura quel valore sperimentale inteso come prima linea di rinnovamento formale e concettuale. Quando è tendenza comune dell’arte contemporanea ritenere il processo creativo di un’opera più importante del risultato finale, quando l’artista, comunemente, interviene solo su ciò che è già noto, limitandosi a citare la realtà stessa, il ruolo immaginativo dell’arte viene meno e il “nuovo assoluto” non esiste più. Dopo il ready made di Duchamp e l’arte immateriale di Klein, difficile trovare qualcosa in grado di stupire; niente riesce a essere originale se lo è ogni cosa, se non si distingue tra high e low culture. Paradossalmente, sembra poter essere proprio la pittura il reale territorio dell’avanguardia. Un confronto insolito, coraggioso, per molti inaudito. Sintomatico dei nostri tempi che siano artisti maturi, con una lunga esperienza alle spalle, ad accettare la sfida. La poetica di Palumbo è dettata dal rigore - dell’idea, della progettazione e dell’esecuzione - ma è solo di fronte al quadro finito che leggiamo non il rapporto intimo e viscerale tra l’artista e il suo lavoro, ma la teorizzazione di un concetto universale. La pittura come ricerca, come autentica forza creativa.
Eduardo Palumbo. Futurismi contemporanei.
[…] così un cavallo in corsa non ha quattro zampe: ne ha venti e i loro movimenti sono triangolari.
Manifesto tecnico della pittura futurista, 1910
La mente umana conferisce ordine alle informazioni che provengono dai sensi, e la realtà si modella sulle forme a priori attraverso cui la percepiamo. Secondo Kant l’uomo avrebbe infatti compreso che non è il pensiero a dipendere dalle cose, ma l’esatto contrario, ovvero le cose dal pensiero.
Il valore della percezione della realtà nella pittura di Eduardo Palumbo deriva principalmente dal post-impressionismo, in particolare dalla visione estetica di Cézanne. Così, da principio, la vita viene tradotta sulla tela in colori e forme, in elementi ordinati e puri, linee e scomparti di luce.
L’artista napoletano si immerge nella natura umana con animo spirituale, quasi mistico. Nei suoi lavori l’abolizione dell’immagine e della prospettiva tradizionale, se da un lato rappresentano la perdita di ogni traccia di realismo, e quindi un chiaro processo di sintesi astratta, dall’altro testimoniano la pluralità dei punti di vista e il dinamico e sensibile interagire del pittore con lo spazio. Si tratta di una partecipazione energica e profonda, caratterizzata da intensa emozionalità, assai distante dall’essere considerata mera ascesi contemplativa. Il sistema segnico di Palumbo – che prevede l’articolazione di elementi geometrici semplici quali sferoidi, poliedri e triangoli - costituisce un personalissimo alfabeto attraverso il quale si rivelano verità assolute. E’ la pittura, la pittura pura, a permettere la polivalenza attraverso un profondo cambiamento dei codici della rappresentazione. Dipingere diventa la scelta espressiva preferita alle altre possibili, in antitesi col panorama artistico in atto che vede nel video o nella fotografia, nell’installazione come nella performance, le forme apparentemente più adatte a rappresentare il contemporaneo. L’opzione di Palumbo non teme invece il confronto con la tradizione, non è necessariamente innovativa e si colloca senz’altro fuori dagli schemi abituali. In tal senso, più che la poetica o lo stile è il suo atteggiamento a ricollegarsi ai movimenti avanguardisti di inizio novecento, quando necessitava una drastica rottura con il passato e il vedersi in cima alla linea retta della modernità evoluta. La matrice del linguaggio pittorico di Palumbo può quindi rimandare all’attitudine prorompente di fauvisti, dadaisti e immaginisti, ma è il contatto con la spinta vitale e propulsiva del primo Futurismo a riemergere, deliberatamente contemporaneo.
Nella sensazione di ampiezza ed equilibrio, così come nell’atmosfera cinetica e dinamica, Palumbo coglie la provocatoria distruzione delle abituali forme di comunicazione. Il gesto si concentra nel fermare sulla tela la realtà in perenne movimento, la rapidità delle sensazioni del mondo contemporaneo, trasformando sinfonie di colori in sintesi di architetture emotive e situazioni psicologiche accelerate. Le costruzioni cromatiche del pittore napoletano “ritraggono” così il continuo fluire del mondo, un reale dove la materia non ha vincoli solidi, dove non c’è differenza tra soggetto e sfondo. Nella sua idea percettiva non ci troviamo quindi di fronte al quadro, ma al centro dello stesso. Dietro all’orgoglio della scelta pittorica si svela il coraggio di mettere in discussione il fatto che la contemporaneità debba essere rappresentata e inscenata da altri linguaggi.
L’accostamento al Futurismo non avviene quindi solo a livello stilistico, ma si avverte anche nella comune tensione emotiva, nella ricerca di significati nuovi, nello studio dei volumi e nel senso lirico di liberazione che diffonde l’opera d’arte. Il parallelo si estende dal piano artistico a quello storico-sociale. Guerre locali e attentati terroristici globali, repressione della libertà e paura diffusa caratterizzano il nostro presente, scaturiscono instabilità e senso di inquietudine che evocano immediatamente gli inizi del novecento con la crisi della società borghese e il tramonto delle vecchie illusioni progressiste patrocinate dalla cultura positivista.
Malevic affermava che la gente vede aria, pietra, acqua (nel quadro), ma in realtà sulla tela non c'è che un solo materiale: il colore. L’astrazione richiede un sottile processo d’analisi e sintesi, un’intuizione acuta e misteriosa della realtà, la sicurezza del segno e l’immediatezza espressiva. Palumbo, pur non essendo un concretista, riconduce tutto alla solidità della forma geometrica esprimendo così un nuovo spazio dominato dal principio di dinamismo e simultaneità, da colori forti e brillanti, dalla compenetrazione tra uomo e ambiente, dal vitalismo lirico. Il termine geometria letteralmente significa, infatti, misurazione della terra ed è quel ramo della scienza matematica che si occupa delle forme nel piano e nello spazio e delle loro mutue relazioni. Curiosamente, nelle civiltà antiche diede origine a una categoria di studiosi le cui competenze erano considerate sacre.
Coordinate, vettori e forme di fissa plasticità sembrano ridare oggi alla pittura quel valore sperimentale inteso come prima linea di rinnovamento formale e concettuale. Quando è tendenza comune dell’arte contemporanea ritenere il processo creativo di un’opera più importante del risultato finale, quando l’artista, comunemente, interviene solo su ciò che è già noto, limitandosi a citare la realtà stessa, il ruolo immaginativo dell’arte viene meno e il “nuovo assoluto” non esiste più. Dopo il ready made di Duchamp e l’arte immateriale di Klein, difficile trovare qualcosa in grado di stupire; niente riesce a essere originale se lo è ogni cosa, se non si distingue tra high e low culture. Paradossalmente, sembra poter essere proprio la pittura il reale territorio dell’avanguardia. Un confronto insolito, coraggioso, per molti inaudito. Sintomatico dei nostri tempi che siano artisti maturi, con una lunga esperienza alle spalle, ad accettare la sfida. La poetica di Palumbo è dettata dal rigore - dell’idea, della progettazione e dell’esecuzione - ma è solo di fronte al quadro finito che leggiamo non il rapporto intimo e viscerale tra l’artista e il suo lavoro, ma la teorizzazione di un concetto universale. La pittura come ricerca, come autentica forza creativa.
22
marzo 2007
Eduardo Palumbo – …Intorno…aria dorata
Dal 22 marzo al 30 aprile 2007
arte contemporanea
Location
GALLERIA STUDIO’
Milano, Via Carlo Poerio, 2, (Milano)
Milano, Via Carlo Poerio, 2, (Milano)
Vernissage
22 Marzo 2007, ore 19
Autore
Curatore