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Egomania. Just When I Think I’ve Understood … / Appena ho capito d’aver capito…
Con questa mostra si conferma l’impronta impressa dalla nuova direzione di Angela Vettese, secondo la quale ogni evento si propone, o si trasforma, in una occasione per riflettere su di un tema di attualità pregnante
Comunicato stampa
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Si inaugura domenica 29 gennaio 2006 alle 12, presso le sedi espositive della Galleria Civica di Modena – Sala Grande e Sale Nuove di Palazzo Santa Margherita e Palazzina dei Giardini, Corso Canalgrande a Modena, la mostra EgoMANIA a cura di Milovan Farronato in collaborazione con Angela Vettese.
Organizzata e prodotta dalla Galleria Civica di Modena la mostra propone tre quesiti universali come Chi sono ? Come mi vedo? Chi mi vede? Nella cultura contemporanea l'ego è diventato talmente invadente e protagonista, talmente bisognoso di attenzioni e di continue riflessioni da imporre di soffermarvi in molti modi la nostra attenzione.
La mania di se stessi. La continua domanda su chi siamo. Lo specchio come un amore ossessivo ed estenuante. Anoressia, bulimia, dipendenze da farmaci, tic ripetuti come se fossero atti rassicuranti. Il tentativo di espandersi verso l’esterno che spesso ricade nella ricerca del proprio io. L’aggressività come risposta ai propri dubbi. Il dubbio come costante compagno della nostra persona: queste alcune declinazioni portanti della rassegna, una collettiva a tema che mescola giovani talenti internazionali e nomi già molto noti.
Con questa mostra si conferma l’impronta impressa dalla nuova direzione di Angela Vettese, secondo la quale ogni evento si propone, o si trasforma, in una occasione per riflettere su di un tema di attualità pregnante.
Dopo il problema delle differenze nel mondo affrontato da Michelangelo Pistoletto e l'indagine sulla spiritualità buddista e il bisogno di libertà di pensiero e di pratica religiosa presentato da Melina Mulas nella sua ricerca sui Lama del Tibet, giunge una sosta incentrata sulle tematiche del sé.
Da sempre l’individuo ha a che fare, dall’inizio della propria maturità, con il problema di capire chi sia: lo testimoniano un insieme di riferimenti mitologici, filosofici e letterari, dalla figura di Narciso a quella del seduttore, da Giacomo Casanova a Soren Kierkegaard, fino al pensiero di Sigmund Freud e di André Gide, alla letteratura autobiografica di Marcel Proust, Italo Svevo e molti altri grandi autori.
Oggi le domande sulla costruzione dell’identità e sulle manie che la assediano sono rese ancora più attuali - soprattutto in quella parte ricca del mondo che può permetterselo - in conseguenza di alcuni fattori: l’allungamento dell’adolescenza e cioè il periodo nel quale la persona incomincia a definire i confini della propria identità adulta; la possibilità di scegliere e di incarnare modi di esistere diversi, lontani dalla cosiddetta normalità o, al contrario il desiderio di uniformarsi ai comportamenti degli altri, come conseguenza, forse, della paura destata da tanta libertà : lo dimostra il conformismo che spinge molti adolescenti ad appiattirsi su un modello, l’attitudine che rende fertile il terreno per un consumismo tanto tribale quanto dispendioso.
La mostra EgoMANIA non si propone come un insieme di autoritratti e di ritratti di lettura immediata.
Ciascuna opera è stata scelta per i processi interiori che descrive, un percorso ad ampio raggio, a partire da quanto ci sia necessario il rapporto con la natura, fino alle follie a cui può spingere l’ossessione di sé.
Apre la rassegna, per esempio, il simulacro di una svastica dell’artista tedesca Katharina Fritsch che è al tempo stesso un composito candelabro funebre: la forma della scultura rappresenta in un certo senso il potenziale di morte a cui può condurre l’egocentrismo – evidente il riferimento al nazismo e alla perversione morale dei dittatori, incapaci di vedere la realtà se non come una propria emanazione.
I cani di bronzo di Liliana Moro, tutti identici e ciascuno ripetizione di sé stesso, sono un modo di raccontare, al contrario, quanto una persona possa farsi del male se continua a lottare contro sé stessa.
Le installazioni ambientali di altri artisti trasformano appunto lo spazio in una emanazione di sé in cui la persona dilaga, si insinua e impregna ogni cosa, ripercorrendo e sottolineando ciò che si fa quando si occupa un luogo.
Markus Schinwald, per esempio, colloca due enormi tende su cui sono state disegnate su fondo rosso serene scene pastorali ma anche dettagli ispirati dall’Inferno di Dante, mentre Rory Macbeth presenta piante e pietre manipolate da propri interventi manuali per parlare di sé come parte del mondo vegetale e minerale.
La mostra è costruita con la maggiore varietà di mezzi tecnici, dai circa cinquanta disegni del modenese Roberto Cuoghi ai video di Mike Kelley, dalle sculture tradizionali di Marc Quinn ai dipinti di foreste, con accompagnamento sonoro, di Ugo Rondinone.
La collettiva, per scelta, è aperta a molteplici letture per mettere in grado ciascuno di noi di poter trovare il linguaggio più adatto a descriversi.
“Mista” per eccellenza e volutamente composita, l’esposizione si avvale di prestiti prestigiosi da collezioni come la Deste Foundation di Atene e lo svizzero Migros Museum; in molti casi l’artista è stato personalmente coinvolto nella realizzazione di un’opera ad hoc.
Altrettanto volutamente la mostra congiunge opere di artisti ormai classici nel panorama dell’arte contemporanea, come Katharina Fritsch (Germania), Mike Kelley (USA), Marc Quinn (Inghilterra), Ugo Rondinone (Svizzera), Hanne Darboven (Germania) e Tim Hawkinson (USA) ad altri, selezionati tra gli emergenti sul piano internazionale. Tra questi Roberto Cuoghi e Liliana Moro (Italia); Lee Dongwook e Naneun (Corea del Sud); Rory Macbeth (Inghilterra); Anneé Olofsson (Svezia); Bjørn Melhus (Germania); Markus Schinwald (Austria). Un omaggio specifico è stato dedicato a Marc Camille Chaimowicz (Inghilterra), in fase di rilettura e rivalutazione critica.
Il catalogo/oggetto che accompagna la mostra, edito da Silvana Editoriale, racchiude all’interno di un contenitore rigido fascicoli di differente formato, dedicati a ciascun artista che, nella maggior parte dei casi, ha personalmente provveduto a progettare il proprio. Inoltre: un fascicolo contenente testi critici e un altro con citazioni filosofico-letterarie tratte da autori che a vario titolo si sono occupati del tema in oggetto.
La mostra sarà inoltre animata da una serie di incontri e dibattiti, destinati a sottolineare le varie possibilità di lettura dell’argomento trattato e ad approfondire la ricerca di alcuni degli artisti invitati.
Organizzata e prodotta dalla Galleria Civica di Modena la mostra propone tre quesiti universali come Chi sono ? Come mi vedo? Chi mi vede? Nella cultura contemporanea l'ego è diventato talmente invadente e protagonista, talmente bisognoso di attenzioni e di continue riflessioni da imporre di soffermarvi in molti modi la nostra attenzione.
La mania di se stessi. La continua domanda su chi siamo. Lo specchio come un amore ossessivo ed estenuante. Anoressia, bulimia, dipendenze da farmaci, tic ripetuti come se fossero atti rassicuranti. Il tentativo di espandersi verso l’esterno che spesso ricade nella ricerca del proprio io. L’aggressività come risposta ai propri dubbi. Il dubbio come costante compagno della nostra persona: queste alcune declinazioni portanti della rassegna, una collettiva a tema che mescola giovani talenti internazionali e nomi già molto noti.
Con questa mostra si conferma l’impronta impressa dalla nuova direzione di Angela Vettese, secondo la quale ogni evento si propone, o si trasforma, in una occasione per riflettere su di un tema di attualità pregnante.
Dopo il problema delle differenze nel mondo affrontato da Michelangelo Pistoletto e l'indagine sulla spiritualità buddista e il bisogno di libertà di pensiero e di pratica religiosa presentato da Melina Mulas nella sua ricerca sui Lama del Tibet, giunge una sosta incentrata sulle tematiche del sé.
Da sempre l’individuo ha a che fare, dall’inizio della propria maturità, con il problema di capire chi sia: lo testimoniano un insieme di riferimenti mitologici, filosofici e letterari, dalla figura di Narciso a quella del seduttore, da Giacomo Casanova a Soren Kierkegaard, fino al pensiero di Sigmund Freud e di André Gide, alla letteratura autobiografica di Marcel Proust, Italo Svevo e molti altri grandi autori.
Oggi le domande sulla costruzione dell’identità e sulle manie che la assediano sono rese ancora più attuali - soprattutto in quella parte ricca del mondo che può permetterselo - in conseguenza di alcuni fattori: l’allungamento dell’adolescenza e cioè il periodo nel quale la persona incomincia a definire i confini della propria identità adulta; la possibilità di scegliere e di incarnare modi di esistere diversi, lontani dalla cosiddetta normalità o, al contrario il desiderio di uniformarsi ai comportamenti degli altri, come conseguenza, forse, della paura destata da tanta libertà : lo dimostra il conformismo che spinge molti adolescenti ad appiattirsi su un modello, l’attitudine che rende fertile il terreno per un consumismo tanto tribale quanto dispendioso.
La mostra EgoMANIA non si propone come un insieme di autoritratti e di ritratti di lettura immediata.
Ciascuna opera è stata scelta per i processi interiori che descrive, un percorso ad ampio raggio, a partire da quanto ci sia necessario il rapporto con la natura, fino alle follie a cui può spingere l’ossessione di sé.
Apre la rassegna, per esempio, il simulacro di una svastica dell’artista tedesca Katharina Fritsch che è al tempo stesso un composito candelabro funebre: la forma della scultura rappresenta in un certo senso il potenziale di morte a cui può condurre l’egocentrismo – evidente il riferimento al nazismo e alla perversione morale dei dittatori, incapaci di vedere la realtà se non come una propria emanazione.
I cani di bronzo di Liliana Moro, tutti identici e ciascuno ripetizione di sé stesso, sono un modo di raccontare, al contrario, quanto una persona possa farsi del male se continua a lottare contro sé stessa.
Le installazioni ambientali di altri artisti trasformano appunto lo spazio in una emanazione di sé in cui la persona dilaga, si insinua e impregna ogni cosa, ripercorrendo e sottolineando ciò che si fa quando si occupa un luogo.
Markus Schinwald, per esempio, colloca due enormi tende su cui sono state disegnate su fondo rosso serene scene pastorali ma anche dettagli ispirati dall’Inferno di Dante, mentre Rory Macbeth presenta piante e pietre manipolate da propri interventi manuali per parlare di sé come parte del mondo vegetale e minerale.
La mostra è costruita con la maggiore varietà di mezzi tecnici, dai circa cinquanta disegni del modenese Roberto Cuoghi ai video di Mike Kelley, dalle sculture tradizionali di Marc Quinn ai dipinti di foreste, con accompagnamento sonoro, di Ugo Rondinone.
La collettiva, per scelta, è aperta a molteplici letture per mettere in grado ciascuno di noi di poter trovare il linguaggio più adatto a descriversi.
“Mista” per eccellenza e volutamente composita, l’esposizione si avvale di prestiti prestigiosi da collezioni come la Deste Foundation di Atene e lo svizzero Migros Museum; in molti casi l’artista è stato personalmente coinvolto nella realizzazione di un’opera ad hoc.
Altrettanto volutamente la mostra congiunge opere di artisti ormai classici nel panorama dell’arte contemporanea, come Katharina Fritsch (Germania), Mike Kelley (USA), Marc Quinn (Inghilterra), Ugo Rondinone (Svizzera), Hanne Darboven (Germania) e Tim Hawkinson (USA) ad altri, selezionati tra gli emergenti sul piano internazionale. Tra questi Roberto Cuoghi e Liliana Moro (Italia); Lee Dongwook e Naneun (Corea del Sud); Rory Macbeth (Inghilterra); Anneé Olofsson (Svezia); Bjørn Melhus (Germania); Markus Schinwald (Austria). Un omaggio specifico è stato dedicato a Marc Camille Chaimowicz (Inghilterra), in fase di rilettura e rivalutazione critica.
Il catalogo/oggetto che accompagna la mostra, edito da Silvana Editoriale, racchiude all’interno di un contenitore rigido fascicoli di differente formato, dedicati a ciascun artista che, nella maggior parte dei casi, ha personalmente provveduto a progettare il proprio. Inoltre: un fascicolo contenente testi critici e un altro con citazioni filosofico-letterarie tratte da autori che a vario titolo si sono occupati del tema in oggetto.
La mostra sarà inoltre animata da una serie di incontri e dibattiti, destinati a sottolineare le varie possibilità di lettura dell’argomento trattato e ad approfondire la ricerca di alcuni degli artisti invitati.
29
gennaio 2006
Egomania. Just When I Think I’ve Understood … / Appena ho capito d’aver capito…
Dal 29 gennaio al 02 maggio 2006
arte contemporanea
Location
GALLERIA CIVICA DI MODENA – PALAZZO SANTA MARGHERITA
Modena, Corso Canalgrande, 103, (Modena)
Modena, Corso Canalgrande, 103, (Modena)
Orario di apertura
da martedì a venerdì 10,30-13,00 e 15,00-18,00; sabato, domenica e festivi 10,30-18,00
Vernissage
29 Gennaio 2006, ore 12
Editore
SILVANA EDITORIALE
Autore
Curatore