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Eldi Veizaj – Kanuni
Per l’occasione Adiacenze richiede allo spettatore di viaggiare con la mente attraverso le verdi vallate albanesi per essere catapultati all’interno della cultura improntata sulle antiche tradizioni popolari dei piccoli villaggi montani.
Comunicato stampa
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Adiacenze inaugura sabato 16 aprile alle ore 19.00 la mostra personale di Eldi Veizaj KANUNI.
Per l’occasione Adiacenze richiede allo spettatore di viaggiare con la mente attraverso le verdi vallate albanesi per essere catapultati all’interno della cultura dei piccoli villaggi montani, cultura improntata sulle antiche tradizioni popolari in quanto l’Albania è l’unico Stato europeo che ancora oggi possiede
un diritto improntato su solide convinzioni tradizionali.
In questa mostra Veizaj disegna, dipinge e scolpisce il ricordo della sua terra e la memoria tramandata per secoli di padre in figlio.
Il Kanùn, infatti, è un sistema legislativo fatto di leggi prima tramandate per via orale, poi trascritte in diversi momenti della storia, che inizialmente regolava il rapporto tra la società e la chiesa cattolica, per poi diventare fondamento di vita quotidiana, grazie alle norme per regolare famiglia e matrimonio, fino a quelle riguardanti lo scioglimento di controversie.
Si parla di ospitalità, ancora sacra come ai tempi dei romani, ma anche e soprattutto di vendetta attraverso la quale regolare dispute riguardanti l’onore.
Come l’ospitalità, l’onore diviene in queste terre un valore da mantenere saldo e da far rispettare ad ogni costo: l’onore perduto col sangue si riacquista solamente col sangue e non solo della persona che si è macchiata di un delitto, ma anche dei suoi familiari maschi se così viene deciso.
Sebbene in Albania ora ci sia un ordinamento civile moderno organizzato secondo il potere legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario, nell’estremo nord alcuni istituti del Kanùn continuano ad influenzare la vita comune, ed è proprio questo che Veizaj a suo modo ci racconta.
Nelle sue tele e nelle carte, grazie a linee sinuose e femminili, la memoria e le storie vissute escono prepotentemente dai volti dei personaggi.
A questi corpi femminili viene tolta la riconoscibilità da una potenza terribile del gesto pittorico: sono linee spesse e prodotte da un’azione di braccio e mano quasi rancorosa nel ricordare la violenza subita dai soggetti.
Le opere pittoriche di Veizaj sono fatte di addizione e sottrazione del colore e della memoria perché molte cose si possono raccontare, ma altre è giusto lasciarle sopite all’interno di chi le ha vissute, quindi vengono altrettanto violentemente tolte dalla tela e dalle carte, lasciando uno sfondo di acquerello che rappresenta i paesaggi albanesi, sublime teatro di molte ingiustizie.
Nessun quadro ha un titolo perché rappresentano la memoria non di una persona sola, ma di molte generazioni di un unico paese. Per questo motivo Perché non vieni a prendermi? è l’unica opera con un titolo in esposizione.
Si tratta di un video in cui Veizaj mostra la condizione di vita della nonna non vedente nell’atto di mangiare, cosa che per tutti noi risulta un normalissimo momento di tutti i giorni, ma che non è sempre e per tutti così.
Le stesse linee forti dei quadri tornano poi nei segni della scultura, ma non negli acquerelli rappresentanti boccioli di fiori: sono bambini che, a causa delle oppressive tradizioni, sono come fiori che non sbocceranno mai normalmente, ma rimarranno sempre socchiusi, come chi non sa guardare avanti, ma solo indietro.
Per l’occasione Adiacenze richiede allo spettatore di viaggiare con la mente attraverso le verdi vallate albanesi per essere catapultati all’interno della cultura dei piccoli villaggi montani, cultura improntata sulle antiche tradizioni popolari in quanto l’Albania è l’unico Stato europeo che ancora oggi possiede
un diritto improntato su solide convinzioni tradizionali.
In questa mostra Veizaj disegna, dipinge e scolpisce il ricordo della sua terra e la memoria tramandata per secoli di padre in figlio.
Il Kanùn, infatti, è un sistema legislativo fatto di leggi prima tramandate per via orale, poi trascritte in diversi momenti della storia, che inizialmente regolava il rapporto tra la società e la chiesa cattolica, per poi diventare fondamento di vita quotidiana, grazie alle norme per regolare famiglia e matrimonio, fino a quelle riguardanti lo scioglimento di controversie.
Si parla di ospitalità, ancora sacra come ai tempi dei romani, ma anche e soprattutto di vendetta attraverso la quale regolare dispute riguardanti l’onore.
Come l’ospitalità, l’onore diviene in queste terre un valore da mantenere saldo e da far rispettare ad ogni costo: l’onore perduto col sangue si riacquista solamente col sangue e non solo della persona che si è macchiata di un delitto, ma anche dei suoi familiari maschi se così viene deciso.
Sebbene in Albania ora ci sia un ordinamento civile moderno organizzato secondo il potere legislativo, quello esecutivo e quello giudiziario, nell’estremo nord alcuni istituti del Kanùn continuano ad influenzare la vita comune, ed è proprio questo che Veizaj a suo modo ci racconta.
Nelle sue tele e nelle carte, grazie a linee sinuose e femminili, la memoria e le storie vissute escono prepotentemente dai volti dei personaggi.
A questi corpi femminili viene tolta la riconoscibilità da una potenza terribile del gesto pittorico: sono linee spesse e prodotte da un’azione di braccio e mano quasi rancorosa nel ricordare la violenza subita dai soggetti.
Le opere pittoriche di Veizaj sono fatte di addizione e sottrazione del colore e della memoria perché molte cose si possono raccontare, ma altre è giusto lasciarle sopite all’interno di chi le ha vissute, quindi vengono altrettanto violentemente tolte dalla tela e dalle carte, lasciando uno sfondo di acquerello che rappresenta i paesaggi albanesi, sublime teatro di molte ingiustizie.
Nessun quadro ha un titolo perché rappresentano la memoria non di una persona sola, ma di molte generazioni di un unico paese. Per questo motivo Perché non vieni a prendermi? è l’unica opera con un titolo in esposizione.
Si tratta di un video in cui Veizaj mostra la condizione di vita della nonna non vedente nell’atto di mangiare, cosa che per tutti noi risulta un normalissimo momento di tutti i giorni, ma che non è sempre e per tutti così.
Le stesse linee forti dei quadri tornano poi nei segni della scultura, ma non negli acquerelli rappresentanti boccioli di fiori: sono bambini che, a causa delle oppressive tradizioni, sono come fiori che non sbocceranno mai normalmente, ma rimarranno sempre socchiusi, come chi non sa guardare avanti, ma solo indietro.
16
aprile 2011
Eldi Veizaj – Kanuni
Dal 16 aprile all'undici giugno 2011
arte contemporanea
Location
ADIACENZE
Bologna, Vicolo Spirito Santo, 1/b, (Bologna)
Bologna, Vicolo Spirito Santo, 1/b, (Bologna)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 16-20
Vernissage
16 Aprile 2011, ore 19:00
Autore
Curatore