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Elena Murgia – Distratti. Ritratti dell’essere
Elena Murgia è pittrice di intelligenza emotiva, molto meno convenzionale di quanto potrebbero far supporre le coreografiche composizioni dei suoi quadri.
Comunicato stampa
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Elena Murgia è pittrice di intelligenza emotiva, molto meno convenzionale di quanto potrebbero far supporre le coreografiche composizioni dei suoi quadri. Le persone nei suoi ritratti sono sempre ben vestite, leggermente distratte, immerse nel loro mondo mentale in mezzo ai loro simili, in piazze vuote, senza prospettiva, oppure in locali e case talmente ben immaginate oniricamente da convincere tutti di esserci stati nella vita reale. Come accade con Hopper.
Eppure, queste storie mute e un po’ chic sono tutt’altro che consolanti e l’idea di fondo della sua pittura è la creazione di un infinitesimale iato fra il sé e gli altri colmo di un’attesa poco apprezzata, in controllo dell’ansia tramite una studiata indifferenza o un incontro al minimo del coinvolgimento possibile.
Elena Murgia sa che il vuoto contiene più cose del pieno e che la sospensione è carica di emozioni superiori alla verbosità. Il momento in cui ferma i piccoli uomini che si stanno gettando nelle acque profonde del mare, che occupa quattro quinti della superficie del dipinto, è di una bellezza sfolgorante, un invito, forse, alla libertà e alla leggerezza che ognuno può declinare in sintonia con la propria storia. Il ritratto della donna con lo sguardo leggermente basso, su sfondo nero, languida ed elegante nel suo twin-set, rende impossibile stabilire se stia andando verso l’amante oppure se l’abbia appena lasciato. Fili di fumo di sigarette, costumi da bagno, bicchieri di vino, pappagalli, cappelli, smartphone: tutto è utile per giustificare una ritrosia appena accennata. Sono personaggi fintamente impegnati in altro, giusto quel tanto per evitare di finire davvero nella vita di qualcun altro.
Qui la sua intuizione più forte, la teoria antropologica dietro quest’arte è chiara. In fondo è uno dei tanti modi di parlare di solitudine, la differenza sta tutta nel modo di realizzarla sulla tela. La sua tecnica privilegia i colori basilari e i contorni netti e si nota anche un istintivo gusto per l’armonia. Molti pittori avrebbero declinato queste esistenze in uno sfumato, sarebbe stato banale. Bisogna essere molto bravi per rendere credibile esteticamente un dipinto dove convivono clown, coppie vintage, virago seminude dalle zeppe altissime e il caschetto, su sfondi monocromatici o quasi, con prospettive volontariamente dissonanti e una sensazione di straniamento da Déjeuner sur l'herbe 3.0. Bisogna anche credere fortemente nella propria soggettività di pittrice per proporlo.
Chi si pone davanti a questi quadri generalmente viene catturato, magari non sa dirne il motivo perché non trova virtuosismi: non c’è la firma narcisistica di una disegnatrice che vuole far vedere di cosa è capace. Elena Murgia lavora invece alacremente sull’evoluzione di una immagine che nasce nella sua mente, ne fa un racconto e poi come lo scrittore Raymond Carver toglie, toglie, toglie finché non resta quasi nulla ma resta tutto quanto serve a dire che ne è valsa la pena.
E vedere i suoi quadri vale sempre la pena.
Eppure, queste storie mute e un po’ chic sono tutt’altro che consolanti e l’idea di fondo della sua pittura è la creazione di un infinitesimale iato fra il sé e gli altri colmo di un’attesa poco apprezzata, in controllo dell’ansia tramite una studiata indifferenza o un incontro al minimo del coinvolgimento possibile.
Elena Murgia sa che il vuoto contiene più cose del pieno e che la sospensione è carica di emozioni superiori alla verbosità. Il momento in cui ferma i piccoli uomini che si stanno gettando nelle acque profonde del mare, che occupa quattro quinti della superficie del dipinto, è di una bellezza sfolgorante, un invito, forse, alla libertà e alla leggerezza che ognuno può declinare in sintonia con la propria storia. Il ritratto della donna con lo sguardo leggermente basso, su sfondo nero, languida ed elegante nel suo twin-set, rende impossibile stabilire se stia andando verso l’amante oppure se l’abbia appena lasciato. Fili di fumo di sigarette, costumi da bagno, bicchieri di vino, pappagalli, cappelli, smartphone: tutto è utile per giustificare una ritrosia appena accennata. Sono personaggi fintamente impegnati in altro, giusto quel tanto per evitare di finire davvero nella vita di qualcun altro.
Qui la sua intuizione più forte, la teoria antropologica dietro quest’arte è chiara. In fondo è uno dei tanti modi di parlare di solitudine, la differenza sta tutta nel modo di realizzarla sulla tela. La sua tecnica privilegia i colori basilari e i contorni netti e si nota anche un istintivo gusto per l’armonia. Molti pittori avrebbero declinato queste esistenze in uno sfumato, sarebbe stato banale. Bisogna essere molto bravi per rendere credibile esteticamente un dipinto dove convivono clown, coppie vintage, virago seminude dalle zeppe altissime e il caschetto, su sfondi monocromatici o quasi, con prospettive volontariamente dissonanti e una sensazione di straniamento da Déjeuner sur l'herbe 3.0. Bisogna anche credere fortemente nella propria soggettività di pittrice per proporlo.
Chi si pone davanti a questi quadri generalmente viene catturato, magari non sa dirne il motivo perché non trova virtuosismi: non c’è la firma narcisistica di una disegnatrice che vuole far vedere di cosa è capace. Elena Murgia lavora invece alacremente sull’evoluzione di una immagine che nasce nella sua mente, ne fa un racconto e poi come lo scrittore Raymond Carver toglie, toglie, toglie finché non resta quasi nulla ma resta tutto quanto serve a dire che ne è valsa la pena.
E vedere i suoi quadri vale sempre la pena.
09
maggio 2015
Elena Murgia – Distratti. Ritratti dell’essere
Dal 09 al 24 maggio 2015
arte moderna e contemporanea
giovane arte
giovane arte
Location
FONDAZIONE SAN DOMENICO
Crema, Via Verdelli, 6, (Cremona)
Crema, Via Verdelli, 6, (Cremona)
Orario di apertura
domenica dalle 10.00 alle 12.00 / dalle 16.00 alle 19.00
da martedì a sabato dalle 16.00 alle 19.00
Vernissage
9 Maggio 2015, ore 16.00
Autore