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Elena Rapa – Chambre noires
E.R. ferma il cuore delle figure nei tacchi sanguinolenti delle testute figurette, peso materiale e sforzo intellettuale nel paese delle meraviglie della mente
Comunicato stampa
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Cuniculus in fabula
Andreas Flevin
La pelle è un vestito che ci portiamo addosso da quando siamo nati e continuiamo a tenerci perché non abbiamo ricambi.
E’ così che ci s’inizia a corrompere, a puzzare, a sformarsi e a non somigliare più a quella creatura bella e buona che eravamo tanti anni fa.
Le figure nate dal personalissimo immaginario di Elena Rapa, è proprio a questo processo di degradazione che sono sottoposte da tempi indeterminabili, messe alla prova dal confronto con la vita in sé e da quello con gli altri esseri viventi.
Sono figure arrese davanti all’evidenza che se la possibilità di un’elevazione esiste, o quanto meno di riscatto, probabilmente non è nella terra in cui vivono e soprattutto non tra i propri simili.
Mostri dall’animo buono, plasmati dall’abiezione sino a trasformarsi in sorte di animali, a rilevare il proprio ruolo di vittima indifesa, di bambola di pezza in balia dei propri aguzzini.
Qui nasce però un conflitto: diventare animali, significa anche far emergere il proprio lato oscuro e brutale; ed è così che queste figure snaturate diventano i tiranni di sé stessi e si perseguitano da sole.
Forse è proprio questa la loro condanna: quella di non perdere il vizio della malvagità anche se lo vorrebbero; di non avere una pelle di ricambio e di essere plagiati da se stessi, per il fatto stesso di esistere.
In questa specie di girone dantesco, in cui la punizione è divenuta un dato di fatto con il quale confrontarsi quotidianamente, con cinismo ed ironia, le creature di Elena Rapa che al buio sbattono contro se stesse, uno spiraglio di luce – chissà perché – continuano a cercarlo.
Anche illudersi è un vizio che non si perde facilmente.
andreasflevin@yahoo.fr
Parlare o scrivere di immagini vuol dire necessariamente ridurre queste in qualcosa di diverso dal loro essere, la riduzione (in parola) non è al momento applicabile alle immagini di Elena Rapa.
Il seguito di questa riproduzione critica, cercherà di fornire cordinate non sulle immagini, ma giunte da queste. L’appunto alla memoria di chi guarda viene dall’immagine stessa, centro ed unico propulsore in questo marginale atto di conoscenza.
Lasciate che a parlare siano le immagini. :
Ad Hyde park c’è l’angolo del regale animalario, regno in rovina alla luce delle grigie nuvole, qui pullulano scoiattoli, sorci e leprotti. In questo punto la Serpentine curva, dopo aver appena atrraversato un ponte a tripla arcata, l’ombra è rara, ma solo perché non v’è sole a sufficienza.
I cani si fermano da spettatori ed invidiosi lanciano tra i denti bestemmie ai liberi sudditi; loro pagano dazio per la fedeltà al dictat dell’uomo.
Il gioco delle religione dell’uomo: antropomorfismo in parallelo che ora vesta le culture deboli, ma egemoni nella inconsapevole sottomissione al caos metropolitano. Il servigio ad un essere supremo (Tedio) riproduce il sacro dei discepoli di dio. E.R. getta fantasmi di pelo, che puzzano allo strepito della pioggia, oppure all’uscita dalle acque canalizzate, modo e maniera per allontanarsi dall’egoismo che ci consente di rapportarci agli spiriti, voluta pausa nella scoperta della terra in cielo e constatazione grafica che il cielo lo disegniamo noi in terra.
E.R. ferma il cuore delle figure nei tacchi sanguinolenti delle testute figurette, peso materiale e sforzo intellettuale nel paese delle meraviglie della mente. Il testo nudo e la testa ingombra di messaggi diretti, mettono su scatola capo e luogo di quelle vite, l’animalario è MOSTRA del carattere delle possibilità, probabile paesaggio di viscere di cratere.
Testo critico di volontà vivificante, storie dalla grafica e non storia della grafica . Grazie!
Vincenzo Estremo
Andreas Flevin
La pelle è un vestito che ci portiamo addosso da quando siamo nati e continuiamo a tenerci perché non abbiamo ricambi.
E’ così che ci s’inizia a corrompere, a puzzare, a sformarsi e a non somigliare più a quella creatura bella e buona che eravamo tanti anni fa.
Le figure nate dal personalissimo immaginario di Elena Rapa, è proprio a questo processo di degradazione che sono sottoposte da tempi indeterminabili, messe alla prova dal confronto con la vita in sé e da quello con gli altri esseri viventi.
Sono figure arrese davanti all’evidenza che se la possibilità di un’elevazione esiste, o quanto meno di riscatto, probabilmente non è nella terra in cui vivono e soprattutto non tra i propri simili.
Mostri dall’animo buono, plasmati dall’abiezione sino a trasformarsi in sorte di animali, a rilevare il proprio ruolo di vittima indifesa, di bambola di pezza in balia dei propri aguzzini.
Qui nasce però un conflitto: diventare animali, significa anche far emergere il proprio lato oscuro e brutale; ed è così che queste figure snaturate diventano i tiranni di sé stessi e si perseguitano da sole.
Forse è proprio questa la loro condanna: quella di non perdere il vizio della malvagità anche se lo vorrebbero; di non avere una pelle di ricambio e di essere plagiati da se stessi, per il fatto stesso di esistere.
In questa specie di girone dantesco, in cui la punizione è divenuta un dato di fatto con il quale confrontarsi quotidianamente, con cinismo ed ironia, le creature di Elena Rapa che al buio sbattono contro se stesse, uno spiraglio di luce – chissà perché – continuano a cercarlo.
Anche illudersi è un vizio che non si perde facilmente.
andreasflevin@yahoo.fr
Parlare o scrivere di immagini vuol dire necessariamente ridurre queste in qualcosa di diverso dal loro essere, la riduzione (in parola) non è al momento applicabile alle immagini di Elena Rapa.
Il seguito di questa riproduzione critica, cercherà di fornire cordinate non sulle immagini, ma giunte da queste. L’appunto alla memoria di chi guarda viene dall’immagine stessa, centro ed unico propulsore in questo marginale atto di conoscenza.
Lasciate che a parlare siano le immagini. :
Ad Hyde park c’è l’angolo del regale animalario, regno in rovina alla luce delle grigie nuvole, qui pullulano scoiattoli, sorci e leprotti. In questo punto la Serpentine curva, dopo aver appena atrraversato un ponte a tripla arcata, l’ombra è rara, ma solo perché non v’è sole a sufficienza.
I cani si fermano da spettatori ed invidiosi lanciano tra i denti bestemmie ai liberi sudditi; loro pagano dazio per la fedeltà al dictat dell’uomo.
Il gioco delle religione dell’uomo: antropomorfismo in parallelo che ora vesta le culture deboli, ma egemoni nella inconsapevole sottomissione al caos metropolitano. Il servigio ad un essere supremo (Tedio) riproduce il sacro dei discepoli di dio. E.R. getta fantasmi di pelo, che puzzano allo strepito della pioggia, oppure all’uscita dalle acque canalizzate, modo e maniera per allontanarsi dall’egoismo che ci consente di rapportarci agli spiriti, voluta pausa nella scoperta della terra in cielo e constatazione grafica che il cielo lo disegniamo noi in terra.
E.R. ferma il cuore delle figure nei tacchi sanguinolenti delle testute figurette, peso materiale e sforzo intellettuale nel paese delle meraviglie della mente. Il testo nudo e la testa ingombra di messaggi diretti, mettono su scatola capo e luogo di quelle vite, l’animalario è MOSTRA del carattere delle possibilità, probabile paesaggio di viscere di cratere.
Testo critico di volontà vivificante, storie dalla grafica e non storia della grafica . Grazie!
Vincenzo Estremo
12
marzo 2006
Elena Rapa – Chambre noires
Dal 12 al 19 marzo 2006
arte contemporanea
Location
ROCCA UBALDINESCA
Sassocorvaro, (Pesaro E Urbino)
Sassocorvaro, (Pesaro E Urbino)
Vernissage
12 Marzo 2006, ore 15
Autore