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Eleonora Manca – Ritornello + 1
Alla sua prima personale in galleria Eleonora Manca presenta Ritornello + 1, ulteriore tassello che si aggiunge agli altri due progetti (Niente di personale, neanche un diario e Vedersi visti) che hanno indagato le memorie e le memorie del corpo.
Comunicato stampa
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Alla sua prima personale in galleria Eleonora Manca presenta Ritornello + 1, ulteriore tassello che si aggiunge agli altri due progetti (Niente di personale, neanche un diario e Vedersi visti) che hanno indagato le memorie e le memorie del corpo.
Due citazioni, tratte da Walter Benjamin e da Elizabeth Bishop (consideriamoli i primi due tempi per una muta; il ritaglio di un dettaglio – quasi un’impronta - che redige a memoria). E poi una lettera. Una dichiarazione d’amore. Da qui inizia il racconto di Ritornello + 1.
Ritornello + 1 è un piccolo pro-memoria; perché le cose, le persone, gli attimi diventano altro senza cessare di essere ciò che sono ed è, al contempo, un elogio dell’attesa - roccaforte imprescindibile per ogni metamorfosi e per ogni conoscenza di essa.
E così la successione in dissolvenza di una vecchia foto (quasi a voler gareggiare col processo della memoria) diviene pretesto per l’invito a un ribaltamento percettivo, ma anche simbolo d’ogni possibile attesa in un tempo che è sempre ciclico, dove le memorie di chi ci ha preceduti tornano e (rito)rnano mescolandosi con chi oggi siamo. Allo stesso modo un momento mai integralmente fissato – eppure vissuto – scardinato dalla sua naturale gestualità temporale (rimandi e giochi di specchi?) si fa quasi chirurgica operazione di "appropriazione", un prelievo dal reale che però origina una differenza nella ripetizione, invero un’età oltre la storia, un après-coup con il suo tempo e tuttavia in ritardo. Differenze minime in grado di cambiare i segni e ogni erlebnis, di riscattarli in un passaggio di stato al limite dell’impalpabile.
Ma perché il +1?
Il + 1 rappresenta una specie di situazione di margine, ma è al contempo anche un’aggiunta. È come un ponte. Una mediazione tra ciò che è stato e ciò che sarà. Ma indica anche il fatto che per quanto ci sforziamo di ricordare esattamente ogni attimo precedentemente vissuto ci sarà sempre un dettaglio che aggiungeremo per farci tornare il racconto mnemonico, anche se operiamo per sottrazione. Qualsiasi domanda sulla memoria è essa stessa già foriera di metamorfosi perché in grado di modificare l’individuo, la sua percezione e il tempo, qualora il momento del ricordo si struttura secondo un tempo interno che va – inevitabilmente – a modificare il tempo esterno, anche laddove una reiterazione partecipa comunque di un tempo definito ciclico.
Foto, video, carte dattiloscritte e macchiate di acquerello e inchiostro, assemblaggi di vecchi documenti diventano piccole opere di poesia visiva con l’intento di formare un movimento percettivo che assomiglia ai processi stessi della memoria: la quale opera per acquisizioni e rimozioni e riordinamenti di attimi accaduti; dove la storia da individuale si fa corale quasi a voler tessere e ritessere le fila di biografie interrotte che seguitano l’una nell’altra in un intreccio che è, al fine, anche metafora.
Eleonora Manca (Lucca, 1978) è un'artista visiva e scrittrice che utilizza vari media (principalmente fotografia, video, videoinstallazioni, installazioni di poesia visiva e libri d'artista) al fine di creare percorsi comunicativi mediante installazioni e micro-narrazioni (spesso attraverso la compenetrazione tra immagine e parola col fine di dare origine a una forma ibrida di codice poetico). I testi e le poesie che utilizza nelle opere provengono dai suoi personali quaderni o sono il risultato di cut-up di diversi autori. Il suo lavoro ruota attorno i temi della metamorfosi, della memoria e della memoria del corpo. Dopo una formazione in Storia dell’Arte Contemporanea presso Lettere Moderne a Pisa, si specializza in Teatro e Arti della Scena presso Scienze della Formazione indirizzo DAMS a Torino con una tesi sulle Avanguardie russe. È stata “artista del mese” per il centro IGAV di Torino (marzo 2015), l'opera video Skia è entrata a far parte dell'Esposizione Permanente dell'IGAV presso la Castiglia di Saluzzo (Cn), Il video Reverse Metamorphosis è stato vincitore de Magmart IX edition, a cura di Enrico Tomaselli, lo stesso video è parte della collezione permanente del Cam-Casoria Contemporary Art Museum, una produzione fotografica è stata acquisita dall'Archivio Italiano dell'autoritratto fotografico (MUSINF di Senigallia, a cura di Carlo Emanuele Bugatti e Giorgio Bonomi), è tra gli artisti di VisualContainer, è nel volume: "Il corpo solitario. L'autoscatto nella fotografia contemporanea" Vol. II (a cura di Giorgio Bonomi) nella sezione "Il corpo come denuncia e scandalo". Invitata in residenza d'artista a M'arte Montegemoli Arte, VI edizione, nel giugno 2017, cura di Eleonora Raspi, in collaborazione con Accademia Libera Natura e Cultura. Presente negli atti cartacei del convegno FASCINA: “Essere (almeno) due. Donne nel cinema italiano”, Sassari 13-15 ottobre 2016, nel capitolo: "Tessere la memoria: Eleonora Manca, Maria Lai, Ketty La Rocca. Teorie e pratiche artistiche in dialogo" a cura di Elena Marcheschi. Recentemente ha esposto presso la Galleria Moitre di Torino con la personale Vedersi visti (marzo 2019), ha partecipato a The Others Art Fair (Torino, 1-4 novembre 2018) con il progetto site-specific Niente di personale, neanche un diario per Studio38 Contemporary Art Gallery (sezione Expanded Screen), a Hybrid Contemporary Art Fair (Madrid, 1-3 marzo 2019) con il progetto In Search of Poetry sempre per Studio38 Contemporary Art Gallery. Ha esposto in numerosi festival di videoarte (tra i quali: Videoformes, Invideo, Over the Real, Fuorinorma al Macro di Roma, NodoCCS, MADATAC, Fonlad Digital Art Festival, Asolo Art Film Festival, Berlin International Directors Lounge, FIVA, FIVAC), collettive e personali in Italia e all'estero. Vive e lavora a Torino.
Due citazioni, tratte da Walter Benjamin e da Elizabeth Bishop (consideriamoli i primi due tempi per una muta; il ritaglio di un dettaglio – quasi un’impronta - che redige a memoria). E poi una lettera. Una dichiarazione d’amore. Da qui inizia il racconto di Ritornello + 1.
Ritornello + 1 è un piccolo pro-memoria; perché le cose, le persone, gli attimi diventano altro senza cessare di essere ciò che sono ed è, al contempo, un elogio dell’attesa - roccaforte imprescindibile per ogni metamorfosi e per ogni conoscenza di essa.
E così la successione in dissolvenza di una vecchia foto (quasi a voler gareggiare col processo della memoria) diviene pretesto per l’invito a un ribaltamento percettivo, ma anche simbolo d’ogni possibile attesa in un tempo che è sempre ciclico, dove le memorie di chi ci ha preceduti tornano e (rito)rnano mescolandosi con chi oggi siamo. Allo stesso modo un momento mai integralmente fissato – eppure vissuto – scardinato dalla sua naturale gestualità temporale (rimandi e giochi di specchi?) si fa quasi chirurgica operazione di "appropriazione", un prelievo dal reale che però origina una differenza nella ripetizione, invero un’età oltre la storia, un après-coup con il suo tempo e tuttavia in ritardo. Differenze minime in grado di cambiare i segni e ogni erlebnis, di riscattarli in un passaggio di stato al limite dell’impalpabile.
Ma perché il +1?
Il + 1 rappresenta una specie di situazione di margine, ma è al contempo anche un’aggiunta. È come un ponte. Una mediazione tra ciò che è stato e ciò che sarà. Ma indica anche il fatto che per quanto ci sforziamo di ricordare esattamente ogni attimo precedentemente vissuto ci sarà sempre un dettaglio che aggiungeremo per farci tornare il racconto mnemonico, anche se operiamo per sottrazione. Qualsiasi domanda sulla memoria è essa stessa già foriera di metamorfosi perché in grado di modificare l’individuo, la sua percezione e il tempo, qualora il momento del ricordo si struttura secondo un tempo interno che va – inevitabilmente – a modificare il tempo esterno, anche laddove una reiterazione partecipa comunque di un tempo definito ciclico.
Foto, video, carte dattiloscritte e macchiate di acquerello e inchiostro, assemblaggi di vecchi documenti diventano piccole opere di poesia visiva con l’intento di formare un movimento percettivo che assomiglia ai processi stessi della memoria: la quale opera per acquisizioni e rimozioni e riordinamenti di attimi accaduti; dove la storia da individuale si fa corale quasi a voler tessere e ritessere le fila di biografie interrotte che seguitano l’una nell’altra in un intreccio che è, al fine, anche metafora.
Eleonora Manca (Lucca, 1978) è un'artista visiva e scrittrice che utilizza vari media (principalmente fotografia, video, videoinstallazioni, installazioni di poesia visiva e libri d'artista) al fine di creare percorsi comunicativi mediante installazioni e micro-narrazioni (spesso attraverso la compenetrazione tra immagine e parola col fine di dare origine a una forma ibrida di codice poetico). I testi e le poesie che utilizza nelle opere provengono dai suoi personali quaderni o sono il risultato di cut-up di diversi autori. Il suo lavoro ruota attorno i temi della metamorfosi, della memoria e della memoria del corpo. Dopo una formazione in Storia dell’Arte Contemporanea presso Lettere Moderne a Pisa, si specializza in Teatro e Arti della Scena presso Scienze della Formazione indirizzo DAMS a Torino con una tesi sulle Avanguardie russe. È stata “artista del mese” per il centro IGAV di Torino (marzo 2015), l'opera video Skia è entrata a far parte dell'Esposizione Permanente dell'IGAV presso la Castiglia di Saluzzo (Cn), Il video Reverse Metamorphosis è stato vincitore de Magmart IX edition, a cura di Enrico Tomaselli, lo stesso video è parte della collezione permanente del Cam-Casoria Contemporary Art Museum, una produzione fotografica è stata acquisita dall'Archivio Italiano dell'autoritratto fotografico (MUSINF di Senigallia, a cura di Carlo Emanuele Bugatti e Giorgio Bonomi), è tra gli artisti di VisualContainer, è nel volume: "Il corpo solitario. L'autoscatto nella fotografia contemporanea" Vol. II (a cura di Giorgio Bonomi) nella sezione "Il corpo come denuncia e scandalo". Invitata in residenza d'artista a M'arte Montegemoli Arte, VI edizione, nel giugno 2017, cura di Eleonora Raspi, in collaborazione con Accademia Libera Natura e Cultura. Presente negli atti cartacei del convegno FASCINA: “Essere (almeno) due. Donne nel cinema italiano”, Sassari 13-15 ottobre 2016, nel capitolo: "Tessere la memoria: Eleonora Manca, Maria Lai, Ketty La Rocca. Teorie e pratiche artistiche in dialogo" a cura di Elena Marcheschi. Recentemente ha esposto presso la Galleria Moitre di Torino con la personale Vedersi visti (marzo 2019), ha partecipato a The Others Art Fair (Torino, 1-4 novembre 2018) con il progetto site-specific Niente di personale, neanche un diario per Studio38 Contemporary Art Gallery (sezione Expanded Screen), a Hybrid Contemporary Art Fair (Madrid, 1-3 marzo 2019) con il progetto In Search of Poetry sempre per Studio38 Contemporary Art Gallery. Ha esposto in numerosi festival di videoarte (tra i quali: Videoformes, Invideo, Over the Real, Fuorinorma al Macro di Roma, NodoCCS, MADATAC, Fonlad Digital Art Festival, Asolo Art Film Festival, Berlin International Directors Lounge, FIVA, FIVAC), collettive e personali in Italia e all'estero. Vive e lavora a Torino.
25
maggio 2019
Eleonora Manca – Ritornello + 1
25 maggio 2019
arte contemporanea
Location
STUDIO 38 CONTEMPORARY ART GALLERY
Pistoia, Corso Giovanni Amendola, 38E, (Pistoia)
Pistoia, Corso Giovanni Amendola, 38E, (Pistoia)
Orario di apertura
martedì - sabato ore 16.00 - 19.30
Vernissage
25 Maggio 2019, ore 18.00
Autore