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Elettra Porfiri – Confini
Il vero viaggio di ricerca non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. L’obbiettivo finale non è arrivare,ciò che conta è viaggiare per ritrovare occhi che sappiano guardare
Comunicato stampa
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Proust scrive che il vero viaggio di ricerca non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi. È lecito considerare, quindi, il confine come sinonimo di frontiera, di limite, è luogo fisico o psichico dove giungere per avere la consapevolezza che si è percorso
un viaggio e si è arrivati al punto in cui ci si chiede se proseguire oppure bastarci di ciò che si è raggiunto. Il confine. Il confine è specchio dove contare rughe e lividi. Il confine è sfida, è coraggio di provare a varcare. Il confine è guadare il fiume per giungere all’altra riva, bagnanti fradici, e proseguire. Il confine è il porto dove riparare dalla tempesta e dal naufragio. Il confine è ciò che ha superato quest’artista scegliendo l’arte come percorso di vita e non come un modus facendi nell’alta pratica artistica. Elettra Porfiri supera il confine ogni volta che si misura
con il bianco della tela e armonizza forme, linee, colori. Il confine per la Porfiri è misurarsi con la primordialità delle forme esotiche è
l’Afro spuma da cui rinasce la Dea della bellezza. Venere, Afrodite. Nelle opere di questa artista non c’è solo ricerca cromatica e
bilanciamento di forme e segno, c’è lo studio della bellezza radiante propria della femminilità antica. C’è l’analisi del matriarcato e della magia che si rivela nell’associare raffigurazione di simboli con la rappresentazione dell’invisibile: sentimenti, sensazioni ed emozioni. È evidente la filosofia estetica che vede la materia come supporto strutturale che regge e si evidenzia con le cromie.
La materia diviene con Porfiri, disordine evoluto in caos creativo. E nel caos si evidenzia la creatività al femminile. I suoi totem, la
donna nera, quella Masai, il cerchio vitale, sono opere che racchiudono un messaggio diretto come le forme primarie che
costituiscono la struttura simbolica dell’inconscio. E il blu diviene ricordo, il rosso voluttà, il giallo spiritualità, l’oro è la
perfezione che prema colui che sa mettersi in gioco ogni giorno e ogni giorno trovare altri confini da varcare. Con questa mostra Elettra Porfiri ci racconta una storia, ognuno ne percepisce una trama diversa, ma la morale è una per tutti che il confine non è l’obiettivo finale, non è l’arrivare ciò che conta, dice Elettra, ciò che conta è viaggiare per ritrovare occhi che sappiano guardare. Alberto D’Atanasio
un viaggio e si è arrivati al punto in cui ci si chiede se proseguire oppure bastarci di ciò che si è raggiunto. Il confine. Il confine è specchio dove contare rughe e lividi. Il confine è sfida, è coraggio di provare a varcare. Il confine è guadare il fiume per giungere all’altra riva, bagnanti fradici, e proseguire. Il confine è il porto dove riparare dalla tempesta e dal naufragio. Il confine è ciò che ha superato quest’artista scegliendo l’arte come percorso di vita e non come un modus facendi nell’alta pratica artistica. Elettra Porfiri supera il confine ogni volta che si misura
con il bianco della tela e armonizza forme, linee, colori. Il confine per la Porfiri è misurarsi con la primordialità delle forme esotiche è
l’Afro spuma da cui rinasce la Dea della bellezza. Venere, Afrodite. Nelle opere di questa artista non c’è solo ricerca cromatica e
bilanciamento di forme e segno, c’è lo studio della bellezza radiante propria della femminilità antica. C’è l’analisi del matriarcato e della magia che si rivela nell’associare raffigurazione di simboli con la rappresentazione dell’invisibile: sentimenti, sensazioni ed emozioni. È evidente la filosofia estetica che vede la materia come supporto strutturale che regge e si evidenzia con le cromie.
La materia diviene con Porfiri, disordine evoluto in caos creativo. E nel caos si evidenzia la creatività al femminile. I suoi totem, la
donna nera, quella Masai, il cerchio vitale, sono opere che racchiudono un messaggio diretto come le forme primarie che
costituiscono la struttura simbolica dell’inconscio. E il blu diviene ricordo, il rosso voluttà, il giallo spiritualità, l’oro è la
perfezione che prema colui che sa mettersi in gioco ogni giorno e ogni giorno trovare altri confini da varcare. Con questa mostra Elettra Porfiri ci racconta una storia, ognuno ne percepisce una trama diversa, ma la morale è una per tutti che il confine non è l’obiettivo finale, non è l’arrivare ciò che conta, dice Elettra, ciò che conta è viaggiare per ritrovare occhi che sappiano guardare. Alberto D’Atanasio
13
febbraio 2007
Elettra Porfiri – Confini
Dal 13 febbraio al 13 marzo 2007
arte contemporanea
Location
ATELIER 35
Roma, Via Valpolicella, 35, (Roma)
Roma, Via Valpolicella, 35, (Roma)
Vernissage
13 Febbraio 2007, ore 19.30
Autore
Curatore