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Elettricità che cura, tra Positivismo e Belle Époque
La mostra “Elettricità che cura, tra Positivismo e Belle Époque” che si terrà presso l’Università di Milano-Bicocca il 25 gennaio 2011 vuole raccontare questo cambiamento partendo proprio dalle macchine: oltre 50 apparecchi provenienti esclusivamente da collezioni private faranno da filo conduttore a un percorso che grazie a illustrazioni, libri d’epoca, documenti e tavole esplicative consentirà di ricostruire il contesto nel quale la medicina elettrica toccò l’apice della sua diffusione. Gli oggetti esposti, tutti fabbricati in Europa e negli Stati Uniti tra il 1840 e il 1920, provengono dalla Collezione Misurando dell’Ing. Oronzo Mauro (www.misurando.com), Collezione Rocchini-Dumas (http://www.amber-ambre-inclusions.info/), Collezione Diego Urbani e da altre collezioni private.
A partire dal XIX secolo al fascino ludico e ricreativo suscitato dalle scintille venne rapidamente sostituendosi il fascino della tecnologia, incarnazione del potere di una nuova scienza che era ora in grado di dominare la corrente, capace di addomesticarla per rivoluzionare la vita quotidiana.
La pila, il telegrafo e la lampadina furono gli esiti più noti di questo cambiamento. Meno noto è che la scoperta dell’induzione elettromagnetica e le ricerche nel campo della fisiologia sperimentale condotte tra Parigi e Berlino portarono, verso la metà del XIX secolo, a una rinascita dell’interesse nei confronti del potere sia diagnostico che terapeutico dell’elettricità. In particolare, gli studi condotti da Duchenne de Boulogne e da Robert Remak innescarono un nuovo dibattito tra chi applicava la medicina elettrica utilizzando correnti indotte e chi, dall’altra parte, preferiva le correnti continue o galvaniche. Il dibattito si protrasse fino a primi decenni del ’900: ebbe come esito da un lato il tentativo di applicare l’elettricità allo studio e alla cura di patologie che spaziavano dalla paralisi al ‘disordine psichico’; dall’altro il proliferare di una pletora di macchine, congegni e tecnologie mediche che si riversarono sul mercato, adottate sia da saltimbanchi e ciarlatani, sia da professionisti impiegati nei reparti di elettroterapia degli ospedali.
La mostra “Elettricità che cura, tra Positivismo e Belle Époque” che si terrà presso l’Università di Milano-Bicocca il 25 gennaio 2011 vuole raccontare questo cambiamento partendo proprio dalle macchine: oltre 50 apparecchi provenienti esclusivamente da collezioni private faranno da filo conduttore a un percorso che grazie a illustrazioni, libri d’epoca, documenti e tavole esplicative consentirà di ricostruire il contesto nel quale la medicina elettrica toccò l’apice della sua diffusione. Gli oggetti esposti, tutti fabbricati in Europa e negli Stati Uniti tra il 1840 e il 1920, provengono dalla Collezione Misurando dell’Ing. Oronzo Mauro (www.misurando.com), Collezione Rocchini-Dumas (http://www.amber-ambre-inclusions.info/), Collezione Diego Urbani e da altre collezioni private.
L’organizzazione dell’evento è curata da Christian Carletti (Aspi) e da Oronzo Mauro (misurando.com) ed è patrocinata dall’Archivio storico della Psicologia Italiana (Aspi), da milanocittadellescienze.it, da misurando.com e dal Dipartimento di Psicologia dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
L’esposizione (disponibile anche sul sito milanocittadellescienze.it) è alla sua seconda edizione. L’idea di una ‘one day-exhibition’, una mostra evento itinerante che si apre e si chiude in giornata, ha l’obiettivo di limitare i costi di installazione e gestione, consentendo al tempo stesso una maggiore diffusione geografica e una fruibilità su più vasta scala dell’evento.
Elettricità che cura, tra Positivismo e Belle Époque
Milano, Piazza Dell'ateneo Nuovo, 1, (Milano)