Create an account
Welcome! Register for an account
La password verrà inviata via email.
Recupero della password
Recupera la tua password
La password verrà inviata via email.
-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- container colonna1
Elia Alba – The Face of Mindkind
Galleria Overfoto presenta The Face of Mindkind, personale di Elia Alba (New York, 1962) a cura di Chiara Vigliotti.
Comunicato stampa
Segnala l'evento
The Face of Mindkind è un’idea di ricerca curatoriale concepita per presentare al pubblico italiano tre progetti dell’artista americana Elia Alba. La galleria ospiterà una serie dal ciclo fotografico in bianco e nero Larry Levan realizzato nel 2006, una serie di sculture dal titolo Busts del 2009 e il video If I were a …, del 2003.
La prima opera che compone l’intero percorso della mostra è il video If I Were a …, in cui un anonimo personaggio si muove nello schermo indossando tre abiti diversi: ciascun abito è stato confezionato con stoffe su cui l’artista ha stampato frammenti di immagini digitali del suo corpo, di cui ha modificato il colore della pelle ed ha distorto le dimensioni delle singole parti. Il terzo abito indossato nel video è stato realizzato da un mix di parti degli altri due. Il volto è la maschera dell’autoritratto dell’artista. If I were a … sintetizza in un filmato di pochi minuti una serie di concetti importanti che faranno da sfondo alle elaborazioni successive dell’artista. In primis vi è l’indagine sull’identità, sia essa razziale, sessuale, nascosta, scomoda, confusa o rappresentata con organi genitali distorti. Il travestimento è la metafora dell’interrazialità, la condizione di fondo delle popolazioni meticce che affollano la città di New York, la vita degli immigrati, la voglia di eguaglianza degli omosessuali, la libertà di esprimersi senza censure, tutti fenomeni della globalizzazione contemporanea con cui oggi fanno i conti anche le maggiori città europee, Italia inclusa. Quest’opera è stata acquisita dalla collezione permanente del Museo del Barrio di New York.
Il secondo progetto in mostra dal titolo Larry Levan del 2006 è composto da un ciclo di fotografie intitolato a Mr. Levan, mitico dj resident del club Paradise Garage di New York, meglio noto come the Garage. Tra gli anni settanta e gli anni ottanta in questo club si svolgevano i famosi Loft Parties di David Mancuso, il tempio della disco music, ed Elia Alba vi ha partecipato riuscendo ad ascoltare i set mixati da Larry Levan. Le foto scattate in bianco e nero rappresentano ricostruzioni verosimili degli spazi del Garage, in cui l’artista decide di far indossare a tutti i protagonisti del suo set le maschere, da lei realizzate, con la faccia di Larry. La serie, in bianco e nero, assume inevitabilmente un’aspetto fortemente vintage e le situazioni sembrano accennare ad un dettaglio decisamente attuale: il fenomeno delle foto che documentano la vita nei locali notturni che noi tutti siamo soliti diffondere e scambiarci nella rete.
Busts è il lavoro più recente della mostra ed è stato esposto nel 2009 in una grande installazione alla decima edizione della Biennale dell’Havana. Le sculture, realizzate in tessuto stampato, sono dei ritratti di busti umani. Il rimando esplicito è all’iconografia classica del mezzobusto, ma Alba stravolge il senso celebrativo della posa decidendo di rappresentare gli amici, i parenti e le persone a lei più intime in una sorta di osservatorio pubblico che diventa testimone involontario della sua vita privata.
Elia Alba (New York, 1962) vive e lavora a New York. Figlia di genitori dominicani, dopo un diploma in arti visive all’Hunter College di New York, nel 2001 consegue con successo il Whitney Museum Independent Study Program. Ha esposto in diversi spazi sia pubblici che privati ed il suo lavoro, oltre ad aver avuto tra i più importanti riconoscimenti (nel 2001 la New York Foundation for the Arts Fellowship e nel 2009 LMCC Workspace Residency) è stato acquisito in alcune collezioni pubbliche tra cui: El Museo del Barrio di New York; Lowe Art Museum di Miami; Bronx Museum of the Arts di New York; Museo de Arte Moderno di Santo Domingo. Mostre personali selezionate: 2009 -Busts, Black & White Gallery New York; 2005 -Hybrid Realities, Atlantica TransArt, Santiago, Chile; 2003 -identi-kits, Jersey City Museum, New Jersey; Project Room, Bernice Steinbaum Gallery, Miami, FL. Mostre collettive selezionate: 2010 Hair Tactics, Jersey City Museum, curated by Rocio Aranda-Alvarado; 2009 -10 Biennale dell’ Havana, Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam, Cuba, curated by Nelson Herrera Ysla, José Manuel Noceda, Ibis Hernández Abascal, Margarita Sánchez Prieto, José Fernández Portal; Visionarios, Audiovisual En Latinoamérica, No Zapping, Museo Reina Sofia, Madrid; 2007 Partners in Crime, GalleryMC, curated by Sara Reisman, Louky Keisers & Mariely Lopez Bermudez; 2006 Eyes Wide Open, El Museo del Barrio @ Art(212), curated by Deborah Cullen.
Chiara Vigliotti è critica d’arte e curatrice indipendente, vive e lavora tra New York e Roma.
La prima opera che compone l’intero percorso della mostra è il video If I Were a …, in cui un anonimo personaggio si muove nello schermo indossando tre abiti diversi: ciascun abito è stato confezionato con stoffe su cui l’artista ha stampato frammenti di immagini digitali del suo corpo, di cui ha modificato il colore della pelle ed ha distorto le dimensioni delle singole parti. Il terzo abito indossato nel video è stato realizzato da un mix di parti degli altri due. Il volto è la maschera dell’autoritratto dell’artista. If I were a … sintetizza in un filmato di pochi minuti una serie di concetti importanti che faranno da sfondo alle elaborazioni successive dell’artista. In primis vi è l’indagine sull’identità, sia essa razziale, sessuale, nascosta, scomoda, confusa o rappresentata con organi genitali distorti. Il travestimento è la metafora dell’interrazialità, la condizione di fondo delle popolazioni meticce che affollano la città di New York, la vita degli immigrati, la voglia di eguaglianza degli omosessuali, la libertà di esprimersi senza censure, tutti fenomeni della globalizzazione contemporanea con cui oggi fanno i conti anche le maggiori città europee, Italia inclusa. Quest’opera è stata acquisita dalla collezione permanente del Museo del Barrio di New York.
Il secondo progetto in mostra dal titolo Larry Levan del 2006 è composto da un ciclo di fotografie intitolato a Mr. Levan, mitico dj resident del club Paradise Garage di New York, meglio noto come the Garage. Tra gli anni settanta e gli anni ottanta in questo club si svolgevano i famosi Loft Parties di David Mancuso, il tempio della disco music, ed Elia Alba vi ha partecipato riuscendo ad ascoltare i set mixati da Larry Levan. Le foto scattate in bianco e nero rappresentano ricostruzioni verosimili degli spazi del Garage, in cui l’artista decide di far indossare a tutti i protagonisti del suo set le maschere, da lei realizzate, con la faccia di Larry. La serie, in bianco e nero, assume inevitabilmente un’aspetto fortemente vintage e le situazioni sembrano accennare ad un dettaglio decisamente attuale: il fenomeno delle foto che documentano la vita nei locali notturni che noi tutti siamo soliti diffondere e scambiarci nella rete.
Busts è il lavoro più recente della mostra ed è stato esposto nel 2009 in una grande installazione alla decima edizione della Biennale dell’Havana. Le sculture, realizzate in tessuto stampato, sono dei ritratti di busti umani. Il rimando esplicito è all’iconografia classica del mezzobusto, ma Alba stravolge il senso celebrativo della posa decidendo di rappresentare gli amici, i parenti e le persone a lei più intime in una sorta di osservatorio pubblico che diventa testimone involontario della sua vita privata.
Elia Alba (New York, 1962) vive e lavora a New York. Figlia di genitori dominicani, dopo un diploma in arti visive all’Hunter College di New York, nel 2001 consegue con successo il Whitney Museum Independent Study Program. Ha esposto in diversi spazi sia pubblici che privati ed il suo lavoro, oltre ad aver avuto tra i più importanti riconoscimenti (nel 2001 la New York Foundation for the Arts Fellowship e nel 2009 LMCC Workspace Residency) è stato acquisito in alcune collezioni pubbliche tra cui: El Museo del Barrio di New York; Lowe Art Museum di Miami; Bronx Museum of the Arts di New York; Museo de Arte Moderno di Santo Domingo. Mostre personali selezionate: 2009 -Busts, Black & White Gallery New York; 2005 -Hybrid Realities, Atlantica TransArt, Santiago, Chile; 2003 -identi-kits, Jersey City Museum, New Jersey; Project Room, Bernice Steinbaum Gallery, Miami, FL. Mostre collettive selezionate: 2010 Hair Tactics, Jersey City Museum, curated by Rocio Aranda-Alvarado; 2009 -10 Biennale dell’ Havana, Centro de Arte Contemporáneo Wifredo Lam, Cuba, curated by Nelson Herrera Ysla, José Manuel Noceda, Ibis Hernández Abascal, Margarita Sánchez Prieto, José Fernández Portal; Visionarios, Audiovisual En Latinoamérica, No Zapping, Museo Reina Sofia, Madrid; 2007 Partners in Crime, GalleryMC, curated by Sara Reisman, Louky Keisers & Mariely Lopez Bermudez; 2006 Eyes Wide Open, El Museo del Barrio @ Art(212), curated by Deborah Cullen.
Chiara Vigliotti è critica d’arte e curatrice indipendente, vive e lavora tra New York e Roma.
04
dicembre 2010
Elia Alba – The Face of Mindkind
Dal 04 dicembre 2010 al 12 febbraio 2011
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
GALLERIA OVERFOTO
Napoli, Vico San Pietro A Maiella, 6, (Napoli)
Napoli, Vico San Pietro A Maiella, 6, (Napoli)
Orario di apertura
da martedì a sabato ore 11-13/16-19
Vernissage
4 Dicembre 2010, ore 19-22
Autore