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Elia Inderle – Linee di pensiero
In questa mostra piacentina l’artista presenta diverse opere, alcune anche di grandi dimensioni, che rendono appieno tutta quanta la sua forza espressiva, la particolare sensibilità cromatica e il gusto compositivo elegante e raffinato.
Comunicato stampa
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Ritorna a Piacenza, Elia Inderle, e vi ritorna per la terza volta consecutiva dopo i significativi ed importanti successi ottenuti alla “Triennale di Roma”, il primo premio assoluto di “ARTinGenio” con la consegna del prestigioso riconoscimento da parte di Vittorio Sgarbi. Vi ritorna dopo il suo inserimento, con ben tre opere, nel Museo d'Arte Contemporanea di Pisa presso le rinomate “Officine Garibaldi” della storica città toscana e dopo una segnalazione per la sua partecipazione alla prossima Biennale Internazionale d'Arte di Venezia.
Un percorso, dunque, di grande interesse e di importanti traguardi per un artista cronologicamente ancora giovane, ma già ricco di esperienza e di meditata e approfondita ricerca all'interno del complesso e variegato mondo dell'arte contemporanea.
Partito diversi anni fa dal “figurativo” con opere di grande impegno e fortemente scenografiche, è poi approdato ad un Astrattismo geometrico raffinato ed elegante, morbido ed essenziale, giocato su tinte chiare e pastellate per arrivare, infine, all'attuale espressione, dove tutto è luce, gesto e colore. Pittura di chiara derivazione Informale e che, per certi versi, sembra rimandare ai “grandi” dell'Espressionismo Astratto, a Kline, Sam Francis e De Kooning oppure agli italiani Afro, Vedova e Burri, ma con qualità e caratteristiche completamente nuove, autonome e fortemente originali. Ogni opera di Elia Inderle, infatti, pur partendo da dati concreti e reali, in corso d'opera finisce sempre per diventare un vero e proprio viaggio interiore, un'inaspettata escursione capace di spingersi oltre il visibile e la naturale percezione dei fenomeni.
In questa mostra piacentina l’artista presenta diverse opere, alcune anche di grandi dimensioni, che rendono appieno tutta quanta la sua forza espressiva, la particolare sensibilità cromatica e il gusto compositivo elegante e raffinato: elementi, questi, che riescono a trasformare tutto ciò che è vero e reale, concreto e tangibile in emozione pura, in contemplazione ed estasi poetica. Pittura che diventa fotogramma del divenire in quanto la sua strategia compositiva crea di continuo nuove e inaspettate potenzialità espressive, situazioni dinamiche dove colore e segno costruiscono accordi, corrispondenze, equilibri instabili. Al massimo livello di concentrazione i ritmi si accentuano, le tensioni si fanno più acute, i colori passano dal chiarore all'offuscamento e i segni provocati dalle sovrapposizioni creano forti interferenze tra luce e ombra. Questa stringente dialettica e questo modo di procedere rafforzano nel nostro artista la convinzione che l'atto pittorico non risponde affatto a vincoli prefissati, ma segue piuttosto l'inquietudine del presente, la voce intima e segreta dell'emozione.
Elia Inderle, insomma, ha fatto della fragilità e del mutamento un vero e proprio linguaggio e tutte le sue opere portano dentro un qualcosa di effimero e delicato, rispecchiano la realtà dell'esistenza, l'incessante e naturale trasformarsi di una cosa in un'altra e l'dea, fortissima, che ogni lavoro non sia congelato nel tempo, ma viva e muti attraverso di esso.
Quella di Inderle è dunque un’espressione intensa perché non concentrata solo ed esclusivamente sul dato oggettivo, ma anche e soprattutto sull’effetto interiore, su ciò che la verità visiva o retinica suggerisce e rimanda.
Pittura che segue sempre il percorso della sedimentazione cronologica e che lascia liberamente fluire le immagini assorbendo da esse solo le emozioni più profonde: una specie di memoria o “flash back” capace di produrre in contemporanea una molteplicità di visioni o meglio, una serie di fotogrammi sovrapposti di cui l’ultimo, quello cioè che emerge, è sempre il più potente e decisivo.
Nasce in questo modo un’espressione dove forma, segno e colore, in perfetta sincronia e mutualistica simbiosi, raccontano di attimi, percorsi, riflessioni e situazioni esistenziali senza descriverli e/o rappresentarli, ma facendoli invece vivere dall’interno, suggerendo atmosfere intime e raccolte, poetiche sensazioni. Elia Inderle, quasi senza accorgersene, compone così vere e proprie sequenze interiori, traccia percorsi spirituali, evoca e recupera frammenti di vita e momenti intensamente vissuti sublimandoli con la riflessione e la poesia.
La rassegna, che sarà introdotta dal gallerista e critico d'arte Luciano Carini, chiuderà il 30 settembre.
Un percorso, dunque, di grande interesse e di importanti traguardi per un artista cronologicamente ancora giovane, ma già ricco di esperienza e di meditata e approfondita ricerca all'interno del complesso e variegato mondo dell'arte contemporanea.
Partito diversi anni fa dal “figurativo” con opere di grande impegno e fortemente scenografiche, è poi approdato ad un Astrattismo geometrico raffinato ed elegante, morbido ed essenziale, giocato su tinte chiare e pastellate per arrivare, infine, all'attuale espressione, dove tutto è luce, gesto e colore. Pittura di chiara derivazione Informale e che, per certi versi, sembra rimandare ai “grandi” dell'Espressionismo Astratto, a Kline, Sam Francis e De Kooning oppure agli italiani Afro, Vedova e Burri, ma con qualità e caratteristiche completamente nuove, autonome e fortemente originali. Ogni opera di Elia Inderle, infatti, pur partendo da dati concreti e reali, in corso d'opera finisce sempre per diventare un vero e proprio viaggio interiore, un'inaspettata escursione capace di spingersi oltre il visibile e la naturale percezione dei fenomeni.
In questa mostra piacentina l’artista presenta diverse opere, alcune anche di grandi dimensioni, che rendono appieno tutta quanta la sua forza espressiva, la particolare sensibilità cromatica e il gusto compositivo elegante e raffinato: elementi, questi, che riescono a trasformare tutto ciò che è vero e reale, concreto e tangibile in emozione pura, in contemplazione ed estasi poetica. Pittura che diventa fotogramma del divenire in quanto la sua strategia compositiva crea di continuo nuove e inaspettate potenzialità espressive, situazioni dinamiche dove colore e segno costruiscono accordi, corrispondenze, equilibri instabili. Al massimo livello di concentrazione i ritmi si accentuano, le tensioni si fanno più acute, i colori passano dal chiarore all'offuscamento e i segni provocati dalle sovrapposizioni creano forti interferenze tra luce e ombra. Questa stringente dialettica e questo modo di procedere rafforzano nel nostro artista la convinzione che l'atto pittorico non risponde affatto a vincoli prefissati, ma segue piuttosto l'inquietudine del presente, la voce intima e segreta dell'emozione.
Elia Inderle, insomma, ha fatto della fragilità e del mutamento un vero e proprio linguaggio e tutte le sue opere portano dentro un qualcosa di effimero e delicato, rispecchiano la realtà dell'esistenza, l'incessante e naturale trasformarsi di una cosa in un'altra e l'dea, fortissima, che ogni lavoro non sia congelato nel tempo, ma viva e muti attraverso di esso.
Quella di Inderle è dunque un’espressione intensa perché non concentrata solo ed esclusivamente sul dato oggettivo, ma anche e soprattutto sull’effetto interiore, su ciò che la verità visiva o retinica suggerisce e rimanda.
Pittura che segue sempre il percorso della sedimentazione cronologica e che lascia liberamente fluire le immagini assorbendo da esse solo le emozioni più profonde: una specie di memoria o “flash back” capace di produrre in contemporanea una molteplicità di visioni o meglio, una serie di fotogrammi sovrapposti di cui l’ultimo, quello cioè che emerge, è sempre il più potente e decisivo.
Nasce in questo modo un’espressione dove forma, segno e colore, in perfetta sincronia e mutualistica simbiosi, raccontano di attimi, percorsi, riflessioni e situazioni esistenziali senza descriverli e/o rappresentarli, ma facendoli invece vivere dall’interno, suggerendo atmosfere intime e raccolte, poetiche sensazioni. Elia Inderle, quasi senza accorgersene, compone così vere e proprie sequenze interiori, traccia percorsi spirituali, evoca e recupera frammenti di vita e momenti intensamente vissuti sublimandoli con la riflessione e la poesia.
La rassegna, che sarà introdotta dal gallerista e critico d'arte Luciano Carini, chiuderà il 30 settembre.
18
settembre 2021
Elia Inderle – Linee di pensiero
Dal 18 al 30 settembre 2021
arte contemporanea
Location
GALLERIA STUDIO C
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Piacenza, Via Giovanni Campesio, 39, (Piacenza)
Orario di apertura
Feriali e festivi dalle 16,30 alle 19,30. Lunedi' chiuso
Vernissage
18 Settembre 2021, 18:00
Autore
Curatore