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Eliezer Sonnenschein – Tall Mountains. Black Leaves
Considerato fra gli artisti più importanti della scena israeliana, Eliezer Sonnenschein, sulla scia della propria mania ego-centrica nel rendersi anacronistico in ogni mostra, realizza per questa occasione un nuovo ciclo di opere, proponendo nella resa espositiva, un percorso simbolico che suggerisce le coordinate per individuare e riflettere la tendenza speculativa, storica e tecnologica, dell’uomo.
Comunicato stampa
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La galleria Jerome Zodo Contemporary è lieta di presentare TALL MOUNTAINS. BLACK LEAVES la prima personale italiana dell'artista israeliano Eliezer Sonnenschein (1967, Haifa, Israele), che inaugurerà giovedì 24 marzo 2011, a partire dalle 18.00 presso lo spazio di via Lambro 7, a Milano.
Considerato fra gli artisti più importanti della scena israeliana, Eliezer Sonnenschein, sulla scia della propria mania ego-centrica nel rendersi anacronistico in ogni mostra, realizza per questa occasione un nuovo ciclo di opere, proponendo nella resa espositiva, un percorso simbolico che suggerisce le coordinate per individuare e riflettere la tendenza speculativa, storica e tecnologica, dell'uomo.
Eliezer Sonnenschein: ... E allora... Penso che sia giusto? Sbagliato? Non lo so. Vedo me stesso come un artista che cerca di documentare il nostro (il mio) presente nel solo linguaggio che conosco.
TALL MOUNTAINS. BLACK LEAVES è una mostra che segna il coronamento della sua ultima fase creativa, improntata sull'indagine psico-somatica del fenomeno virtuale. L'esposizione si realizza su vari livelli e mezzi espressivi, dalle installazioni modulari a quelle pittoriche attraverso fotomontaggi digitali. Una ricerca estetica disarmonica, elementi distanti ma inseparabili, una dialettica tra superficie e linguaggio visivo, tante unità per una sola ragione, religione. La sua?
Essendo entità inserite nello spazio della galleria, interagiscono, colloquiano in un flusso di contrappunti: la logica, la geometria e adesso il cuore, la carne, ora il linguaggio razionale a dispetto della libera immaginazione, e viceversa. Una complessità relazionale agita sempre da corpi vividi, fatta di nudità esplicite e deliranti come nella serie fotografica Only the Elephant wear underwear's, metamorfici autoritratti che esprimono l'intendimento e la pene-trante personalità di Eliezer Sonnenschein. Il suo fare arte non essendo dispiegabile, forma una trama di parti tenute insieme per comprendere la molteplicità del loro apparire e dello loro esistere, inevitabili riflessi di un confuso agire umano. Nostro? Mio? Tuo? Suo?
ABBIAMO FORSE FINITO DI VINCERE PERCHE' SI E' SMARRITA LA NOSTRA ETERNA IDEA DI CONQUISTA?
TALL MOUNTAINS. Le Alte Montagne – sono l'imperativo da cui parte Eliezer Sonnenschein; nella storia della civiltà le alte montagne sono sempre state luogo di spirito, disciplinamento di forza e saggezza: esse hanno assunto nell'immaginario comune i contorni simbolici di una scuola dove l'uomo, a prezzo di rinunce e fatiche, disciplina la propria natura, si educa alle virtù e attinge, di grado in grado, traguardi sempre più alti, di equilibrio, saggezza e forza interiore. “Elle” non esistono per sé stesse ma in funzione dell'uomo che le contempla, le sfida, le ascende, e vi si adegua (Ascensioni Umane, Giuseppe Langella). L'era tecnologica, l'era del web, quella di facebook, ha decisamente sostituito l'ideale di conquista preferendo una filosofia della scienza, esaltata alla totale rivelazione e autonomia del genere umano.
Il trittico strutturale di colore grigio scuro Snake and Prostitution (2011) posto al centro della galleria, anima questo senso di estroflessione delle identità mediatiche, questa idea di un messaggio in continuo movimento, che come una prostituta passa da un corpo all'altro. Come spesso accade nei lavori dell'artista israeliano, questa triade non ha una precisa funzionalità, la sua comprensione non è né immediata né esplicita, Eliezer Sonnenschein semplicemente gioca a mettere in scena una diversa rappresentazione della condizione umana.
Eliezer Sonnenschein: ... Non abbiamo più la nostra privacy nemmeno quando facciamo la nostra seduta di psicoanalisi, in un nano secondo il potere del web può conoscere tutto di una persona...
Le opere Facebook Portraits (2011), suddivise in tre grandi tele a olio e due tavole minori, attingono alla classificazione delle diverse personalità: ogni colore: rosso, nero, verde, giallo, azzurro, arancione e viola è l'equivalente del nostro agire nel web. Eliezer Sonnenschein traccia diagrammi cromatici per classificare le diverse psicologie degli individui. Che colore avrà chi “tagga” o “posta” il ritratto del sedere della moglie? Quello di Sarah o Simon nelle opere Casting for Venus of Willendorf Ass (2011)? E di chi lo guarda? E di chi posta “Mi Piace”?
UN SEDERE BEN FATTO E' L'UNICO LINK FRA ARTE E NATURA (O.Wilde)
Eliezer Sonnenschein: …Le foglie nere sono il simbolo della nostra memoria: è vera, è viva, e non ha nemmeno più bisogno della luce solare per avviare la fotosintesi. Può quasi vivere per sempre...
BLACK LEAVES. Foglie Nere – Le foglie nere, rappresentano le reliquie del nostro vissuto, crivello e scenario della memoria storica. Il termine fotosintesi (dal greco φώτο- [foto-], "luce", e σύνθεσις [synthesis], "costruzione, assemblaggio") indica propriamente un assemblaggio luminoso; ciò spiega e anticipa l'opera strutturale High Mountains. Black Leaves (2011), tradotta con una sorta di appendi-scatole da frigorifero.
Nell'empireo tridimensionale di Eliezer Sonnenschein verte una poetica esistenzialista, portata alle estreme riduzioni elementari delle forme, e dei colori, anche il gruppo meccanico Ventilators (2011), costituito da pali eolici bianchi e grigi realizzati in metallo, posti sotto il soppalco della galleria a filo del pavimento, esprimono l'affermazione del mezzo tecnologico come espressione del nostro presente quanto la necessità di un respiro da esso. L'artista rinfresca il nostro sentire, ci vuole fuori del mezzo ma agisce col mezzo, è pura contraddizione. Contraddistinguersi diventa l'antitesi esistenzialista della nostro fare quanto della sua Arte.
COSA CI FA UNA COPPIA DI CILIEGE SU DI UN PENE?
Laddove le strutture spaziali comportano l'emergenza di un raccoglimento esasperato, il fare pittura sprigiona il suo contrario, la cospicua serie degli Untitled (2011) realizzati a olio su cartone, tradisce la violenza dello sporco, del vomito e del disordine esecutivo. L'intera istallazione pittorica assume i confini di una selva di apocalittiche presenze, indefinite e oscure. Questa desolata geografia rimanda inevitabilmente agli scenari del Medio Oriente, terra d'origine dell'artista. Se le tinte nelle grandi tele dei Facebook Portraits sono i vestiti dei naviganti virtuali, i colori di questa famiglia di piccole opere è la polpa dell'incarnato, la pelle, il sangue, pura sostanza di vita. I tableau vivant di Eliezier Sonnenschein esprimono il sacrificio e la condanna del vivente, coreografia di una danza spettrale che rivela l'inquietudine come forma dinamica e distruttiva dell'essere umano.
***
Eliezer Sonnenschein è nato ad Haifa nel 1967. Vive e lavora a Rosh-Pina. In questi ultimi anni ha ricevuto diversi riconoscimenti fra cui il premio della Krinzinger Projekte di Vienna (2010) e quello del Ministero Israeliano della Cultura (2009). Ha esposto in numerose manifestazioni artistiche internazionali: Plateau of Human Kind, 49esima Biennale di Venezia, curata da Harald Szeeman, Venezia (2001); Contest, 7ma Biennale di Havana, Cuba (2000).
Tra le sue mostre personali ricordiamo: Meaningless Humanity Energy Structures, Krinzinger Projekte, Vienna (2010); New Works, Natalie Obadia Gallery, Parigi (2006); Three Paintings, One Installation, One Gun, Sommer Contemporary Art, Tel-Aviv (2005).
Tra le mostre ospitate in musei: Port, Tel-Aviv Museum of Art, Tel-Aviv (2002); Baby Demo Test Space, Herzliya Museum of Art, Herzliya (1999); Inside Out, Museum Marco, Vigo, Spagna (2006); Japan is Here, The Israel Museum, Gerusalemme (2006); The New Hebrews, Martin Gropius Bau Museum, Berlino (2005); Channel Zero, Netherlans Media Art Institute, Amsterdam (2004); Haifa Second International Installation Triennale, Haifa (2003); Gallery Swap, Sadie Coles hQ, Londra (2002); [un]gemalt, Essl Museum, Vienna (2002).
Tra le mostre non autorizzate: 90 Years of Israeli Art - The Phoenix collection, Tel-Aviv Museum of Art, Tel-Aviv (1998); Virtual Reality, Tel-Aviv Museum of Art - First infiltrated work to become official (1996); Anxiety, Museum of Israeli Art, Ramat Gan (1994); 90-70-90, Tel-Aviv Museum of Art (1994); Bograshov - Street- Project, Tel-Aviv (1994).
Considerato fra gli artisti più importanti della scena israeliana, Eliezer Sonnenschein, sulla scia della propria mania ego-centrica nel rendersi anacronistico in ogni mostra, realizza per questa occasione un nuovo ciclo di opere, proponendo nella resa espositiva, un percorso simbolico che suggerisce le coordinate per individuare e riflettere la tendenza speculativa, storica e tecnologica, dell'uomo.
Eliezer Sonnenschein: ... E allora... Penso che sia giusto? Sbagliato? Non lo so. Vedo me stesso come un artista che cerca di documentare il nostro (il mio) presente nel solo linguaggio che conosco.
TALL MOUNTAINS. BLACK LEAVES è una mostra che segna il coronamento della sua ultima fase creativa, improntata sull'indagine psico-somatica del fenomeno virtuale. L'esposizione si realizza su vari livelli e mezzi espressivi, dalle installazioni modulari a quelle pittoriche attraverso fotomontaggi digitali. Una ricerca estetica disarmonica, elementi distanti ma inseparabili, una dialettica tra superficie e linguaggio visivo, tante unità per una sola ragione, religione. La sua?
Essendo entità inserite nello spazio della galleria, interagiscono, colloquiano in un flusso di contrappunti: la logica, la geometria e adesso il cuore, la carne, ora il linguaggio razionale a dispetto della libera immaginazione, e viceversa. Una complessità relazionale agita sempre da corpi vividi, fatta di nudità esplicite e deliranti come nella serie fotografica Only the Elephant wear underwear's, metamorfici autoritratti che esprimono l'intendimento e la pene-trante personalità di Eliezer Sonnenschein. Il suo fare arte non essendo dispiegabile, forma una trama di parti tenute insieme per comprendere la molteplicità del loro apparire e dello loro esistere, inevitabili riflessi di un confuso agire umano. Nostro? Mio? Tuo? Suo?
ABBIAMO FORSE FINITO DI VINCERE PERCHE' SI E' SMARRITA LA NOSTRA ETERNA IDEA DI CONQUISTA?
TALL MOUNTAINS. Le Alte Montagne – sono l'imperativo da cui parte Eliezer Sonnenschein; nella storia della civiltà le alte montagne sono sempre state luogo di spirito, disciplinamento di forza e saggezza: esse hanno assunto nell'immaginario comune i contorni simbolici di una scuola dove l'uomo, a prezzo di rinunce e fatiche, disciplina la propria natura, si educa alle virtù e attinge, di grado in grado, traguardi sempre più alti, di equilibrio, saggezza e forza interiore. “Elle” non esistono per sé stesse ma in funzione dell'uomo che le contempla, le sfida, le ascende, e vi si adegua (Ascensioni Umane, Giuseppe Langella). L'era tecnologica, l'era del web, quella di facebook, ha decisamente sostituito l'ideale di conquista preferendo una filosofia della scienza, esaltata alla totale rivelazione e autonomia del genere umano.
Il trittico strutturale di colore grigio scuro Snake and Prostitution (2011) posto al centro della galleria, anima questo senso di estroflessione delle identità mediatiche, questa idea di un messaggio in continuo movimento, che come una prostituta passa da un corpo all'altro. Come spesso accade nei lavori dell'artista israeliano, questa triade non ha una precisa funzionalità, la sua comprensione non è né immediata né esplicita, Eliezer Sonnenschein semplicemente gioca a mettere in scena una diversa rappresentazione della condizione umana.
Eliezer Sonnenschein: ... Non abbiamo più la nostra privacy nemmeno quando facciamo la nostra seduta di psicoanalisi, in un nano secondo il potere del web può conoscere tutto di una persona...
Le opere Facebook Portraits (2011), suddivise in tre grandi tele a olio e due tavole minori, attingono alla classificazione delle diverse personalità: ogni colore: rosso, nero, verde, giallo, azzurro, arancione e viola è l'equivalente del nostro agire nel web. Eliezer Sonnenschein traccia diagrammi cromatici per classificare le diverse psicologie degli individui. Che colore avrà chi “tagga” o “posta” il ritratto del sedere della moglie? Quello di Sarah o Simon nelle opere Casting for Venus of Willendorf Ass (2011)? E di chi lo guarda? E di chi posta “Mi Piace”?
UN SEDERE BEN FATTO E' L'UNICO LINK FRA ARTE E NATURA (O.Wilde)
Eliezer Sonnenschein: …Le foglie nere sono il simbolo della nostra memoria: è vera, è viva, e non ha nemmeno più bisogno della luce solare per avviare la fotosintesi. Può quasi vivere per sempre...
BLACK LEAVES. Foglie Nere – Le foglie nere, rappresentano le reliquie del nostro vissuto, crivello e scenario della memoria storica. Il termine fotosintesi (dal greco φώτο- [foto-], "luce", e σύνθεσις [synthesis], "costruzione, assemblaggio") indica propriamente un assemblaggio luminoso; ciò spiega e anticipa l'opera strutturale High Mountains. Black Leaves (2011), tradotta con una sorta di appendi-scatole da frigorifero.
Nell'empireo tridimensionale di Eliezer Sonnenschein verte una poetica esistenzialista, portata alle estreme riduzioni elementari delle forme, e dei colori, anche il gruppo meccanico Ventilators (2011), costituito da pali eolici bianchi e grigi realizzati in metallo, posti sotto il soppalco della galleria a filo del pavimento, esprimono l'affermazione del mezzo tecnologico come espressione del nostro presente quanto la necessità di un respiro da esso. L'artista rinfresca il nostro sentire, ci vuole fuori del mezzo ma agisce col mezzo, è pura contraddizione. Contraddistinguersi diventa l'antitesi esistenzialista della nostro fare quanto della sua Arte.
COSA CI FA UNA COPPIA DI CILIEGE SU DI UN PENE?
Laddove le strutture spaziali comportano l'emergenza di un raccoglimento esasperato, il fare pittura sprigiona il suo contrario, la cospicua serie degli Untitled (2011) realizzati a olio su cartone, tradisce la violenza dello sporco, del vomito e del disordine esecutivo. L'intera istallazione pittorica assume i confini di una selva di apocalittiche presenze, indefinite e oscure. Questa desolata geografia rimanda inevitabilmente agli scenari del Medio Oriente, terra d'origine dell'artista. Se le tinte nelle grandi tele dei Facebook Portraits sono i vestiti dei naviganti virtuali, i colori di questa famiglia di piccole opere è la polpa dell'incarnato, la pelle, il sangue, pura sostanza di vita. I tableau vivant di Eliezier Sonnenschein esprimono il sacrificio e la condanna del vivente, coreografia di una danza spettrale che rivela l'inquietudine come forma dinamica e distruttiva dell'essere umano.
***
Eliezer Sonnenschein è nato ad Haifa nel 1967. Vive e lavora a Rosh-Pina. In questi ultimi anni ha ricevuto diversi riconoscimenti fra cui il premio della Krinzinger Projekte di Vienna (2010) e quello del Ministero Israeliano della Cultura (2009). Ha esposto in numerose manifestazioni artistiche internazionali: Plateau of Human Kind, 49esima Biennale di Venezia, curata da Harald Szeeman, Venezia (2001); Contest, 7ma Biennale di Havana, Cuba (2000).
Tra le sue mostre personali ricordiamo: Meaningless Humanity Energy Structures, Krinzinger Projekte, Vienna (2010); New Works, Natalie Obadia Gallery, Parigi (2006); Three Paintings, One Installation, One Gun, Sommer Contemporary Art, Tel-Aviv (2005).
Tra le mostre ospitate in musei: Port, Tel-Aviv Museum of Art, Tel-Aviv (2002); Baby Demo Test Space, Herzliya Museum of Art, Herzliya (1999); Inside Out, Museum Marco, Vigo, Spagna (2006); Japan is Here, The Israel Museum, Gerusalemme (2006); The New Hebrews, Martin Gropius Bau Museum, Berlino (2005); Channel Zero, Netherlans Media Art Institute, Amsterdam (2004); Haifa Second International Installation Triennale, Haifa (2003); Gallery Swap, Sadie Coles hQ, Londra (2002); [un]gemalt, Essl Museum, Vienna (2002).
Tra le mostre non autorizzate: 90 Years of Israeli Art - The Phoenix collection, Tel-Aviv Museum of Art, Tel-Aviv (1998); Virtual Reality, Tel-Aviv Museum of Art - First infiltrated work to become official (1996); Anxiety, Museum of Israeli Art, Ramat Gan (1994); 90-70-90, Tel-Aviv Museum of Art (1994); Bograshov - Street- Project, Tel-Aviv (1994).
24
marzo 2011
Eliezer Sonnenschein – Tall Mountains. Black Leaves
Dal 24 marzo al 21 maggio 2011
arte contemporanea
Location
JEROME ZODO CONTEMPORARY
Milano, Via Lambro, 7, (Milano)
Milano, Via Lambro, 7, (Milano)
Orario di apertura
da martedì a sabato, 10–19 chiuso lunedì e festivi
Vernissage
24 Marzo 2011, ore 18
Ufficio stampa
STUDIO PESCI
Autore