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Elio Terreni – Espansioni
Terreni vive in un altrove difficilmente
rintracciabile e raro, quello in cui gli artisti
possono trovare il tempo e il modo di realizzare quanto il centro spesso non consente
Comunicato stampa
Segnala l'evento
Elio Terreni, all’anagrafe Cornelio Terreni, pittore e
scrittore, nasce a Goito (Mantova).
Dopo essersi laureato presso l’Università di Parma,
inizia a insegnare negli Istituti di Istruzione Superiore.
Sin da adolescente, porta avanti con passione la sua
personale indagine artistica, frequenta autorevoli nomi
dell'arte contemporanea, studia, disegna e sperimenta
intensamente. Dal 1995 comincia ad esporre le
proprie opere, dapprima solo in Italia e, poi, sia in
Italia che all’estero. Nel 2000, riceve la Targa del
Presidente della Regione Lombardia al Premio
Nazionale "Città di Moglia" ed espone nella personale
"Immagini oltre il velo di Maja" organizzata dal Comune
di Goito che, nell'occasione, gli attribuisce la Medaglia
di Sordello, onorificenza della città.
Nel 2002, partecipa a “Artexpo New York” a Manhattan
e nella personale “B-cicli”, alla Galleria 2E a Suzzara,
presenta il ciclo di dipinti “Campi di forza”, genesi di una
nuova espressione artistica che porterà l’artista
all’attenzione della critica nazionale.
Seguono varie mostre personali che evidenziano i
continui progressi della sua ricerca, tra cui: "Dialoghi tra
forma e colori" nel Museo Etrusco a Murlo (Siena), nel
2003; “Bussando alla porta dell’anima” alla Galleria del
Candelaio a Firenze, nel 2006; “Universi” alla galleria
“Studio C” a Piacenza, nel 2007.
Dal 2008 al 2018, espone in numerose rassegne in
Italia e all'estero e consegue diversi riconoscimenti, tra
cui: il “Fiorino d’argento” al Premio Firenze, con mostra
dell'opera premiata nel Salone dei Cinquecento a
Palazzo Vecchio. In particolare, nel 2014, partecipa alla
Esposizione Triennale di Arti Visive di Roma, curata dal
Prof. Daniele Radini Tedeschi e inaugurata dal Prof.
Achille Bonito Oliva, presso l'Università "La Sapienza" a
Roma.
Nel 2016, espone nella collettiva "Artisti italiani
contemporanei a Stoccarda" organizzata su iniziativa
dell'Istituto Italiano di Cultura di Stoccarda, nel Municipio
della città tedesca.
Nel 2017, torna alla Esposizione Triennale di Arti Visive
di Roma, curata dall'Art Director Gianni Dunil.
In questi anni, diverse sue opere entrano a far parte di
collezioni pubbliche e private.
"Espansioni"
Gianfranco Ferlisi
Elio Terreni è l’abitante speciale di un paese la
cui densità culturale, in uno spazio
relativamente circoscritto, ha pochi paragoni al
mondo. È un alfiere del nostro policentrismo
consapevole, espressione di una realtà
multiforme abitata da artisti, poeti, storici
dell’arte, direttori di musei, studiosi, creativi di
paesaggio, originali ed eccentrici per vocazione.
È un abitante esemplare della miriade di
periferie che compongono una capillare rete
estetica e produttiva. Ma oggi, nel villaggio
globale, ha ancora senso parlare di centro e
periferie? Forse no, ma esiste,
indiscutibilmente, un nucleo misterioso dal
quale esplodono le infinite galassie di Terreni,
galassie di ossigeno ed elio; galassie in cui è
possibile respirare, anche sfrontatamente, una
salutare e ristoratrice tempesta d’idee d’alta
quota, percepire scenari di misteriosa bellezza,
alfabeti e costruzioni enigmatiche. Sono
dimensioni oniriche, i cui orizzonti si perdono in
percorsi piuttosto misteriosi ma salvifici. Elio
Terreni vive in un altrove difficilmente
rintracciabile e raro, quello in cui gli artisti
possono trovare il tempo e il modo di realizzare
quanto il centro spesso non consente.
La sua qualità è costruita sul connettersi e il
comunicare, si dilata e si espande, non vuole
confini né spazi circoscritti, assume il respiro di
un piccolo universo. È per queste ragioni che
l’autore elabora una percezione dell’oltre,
rivelata da intrecci cromatici e da dettagli di
spazi che potremmo definire siderali. Ed è in
questa ricerca di remote profondità che emerge
chiaro il nesso fra la materia dei sogni, la pittura
e la cultura: eclettico, colto e postmoderno,
l’artista impone pienamente il suo saper essere,
offre i suoi personali punti di arrivo. Le soluzioni
del suo immaginifico percorso restano allusive di
una rappresentazione ambiziosa, che si proietta
oltre il tempo, a cercare un approdo che superi la
durata effimera della nostra esistenza nel mondo,
tanto più poetica quanto più è fragile. Le recenti
opere digitali, partorite dal computer e scandite
dal plotter, sono al di là della rappresentazione di
tradizione: la carta su cui si materializzano è
leggera, tenue, la stampa regala una lievità
sconosciuta, libera di agitarsi in piccole forme
spedite come aquiloni, mobili come le farfalle del
Giove di Dosso Dossi quando si alzano in volo
dalla superficie dipinta, sotto lo sguardo attonito
di Mercurio e di Virtù. E anche se le opere che lo
abitano sono assai semplici il mondo di questo
artista si rivela, all’indagine, complesso: ogni
opera nasce da un pensiero che la catapulta
nell'esperienza di un fare, che poi,
inevitabilmente, la trasferisce in ambiti di altre
dimensioni, dove non ha più senso il rumore della
Storia quotidiana e dove invece si allargano, agli
occhi di tutti, serbatoi visivi di speciale sensualità.
Qui i colori, fattisi corpo, rivelano, nella loro
evidente illusorietà, il linguaggio contemporaneo,
in cui si rinnova, fertilmente creativo, il legame
della bellezza con la rappresentazione. Gli spazi
della ricerca di Elio non sono limitati, dunque, alle
periferie della civiltà ma cercano echi di
riferimenti, connessi a tematiche incrociate e
all’uso alternativo dei materiali, trovano parole
che orbitano, in modo discreto, dai margini di
galassie, aperte l’una verso l'altra ma ognuna ben
assestata nella sua traiettoria gravitazionale.
Spazialismo rivisitato? Volteggi acrobatici?
Immagini emerse da un mondo interiore ricco e
turbato da elementi non immediatamente
decifrabili, su cui l’autore si interroga, chiedendosi
forse dove è finita la bellezza che un tempo si
nutriva del naturalismo. L’opera ora è dotata di
vita autonoma, non asseconda nulla che
osserviamo nella quotidianità: l’opera supera col
proprio linguaggio gli spazi che si dilatano davanti
a noi e che non sono né immanenti né
trascendenti. C’è solo una genesi artistica. C’è il
pensiero che, anche lui, non ha centro e
nemmeno periferie. C’è una scrittura che non è
letteraria ma appartiene comunque a chi narra,
semplicemente, la propria visione del mondo. È
l’opera, in sostanza, che parla: esprime la
particolare filosofia del gesto e dello sguardo,
spiega la folgorante materializzazione della
visione che si fa immagine, quando l’autore
comincia a ragionare in forma di pittura, a
calibrare le stesure del colore. È allora che le
tonalità fuoriescono da una tavolozza essenziale,
che mescola il buio e la luce, e la speciale
pastosità dei cromatismi, nelle intuizioni istintive
dell’emozione, si rapprende nella fisicità del
provvisorio punto d’arrivo. Emerge, alla fine, il
confronto con alcune delle linee forti dell’arte tra
Ventesimo e Ventunesimo secolo e, soprattutto,
viene alla luce il fattivo e costante operare
dell’artista. E in ogni espressione della sua pittura
affiora qualcosa di visionario, le tracce di una
figurazione occulta che predilige un piacere
cerebrale, un procedere immaginoso e incantato.
Il vivere nelle periferie del mondo, indagando
dignitosamente la propria e l’altrui fragilità,
produce così uno spettacolo di rinnovata
meraviglia e di ispirato stupore per gli occhi: il
vedere diventa commozione, indotta dalla
molteplicità dei significati e dalle maglie
plurigenerative dell’alfabeto dell’arte.
scrittore, nasce a Goito (Mantova).
Dopo essersi laureato presso l’Università di Parma,
inizia a insegnare negli Istituti di Istruzione Superiore.
Sin da adolescente, porta avanti con passione la sua
personale indagine artistica, frequenta autorevoli nomi
dell'arte contemporanea, studia, disegna e sperimenta
intensamente. Dal 1995 comincia ad esporre le
proprie opere, dapprima solo in Italia e, poi, sia in
Italia che all’estero. Nel 2000, riceve la Targa del
Presidente della Regione Lombardia al Premio
Nazionale "Città di Moglia" ed espone nella personale
"Immagini oltre il velo di Maja" organizzata dal Comune
di Goito che, nell'occasione, gli attribuisce la Medaglia
di Sordello, onorificenza della città.
Nel 2002, partecipa a “Artexpo New York” a Manhattan
e nella personale “B-cicli”, alla Galleria 2E a Suzzara,
presenta il ciclo di dipinti “Campi di forza”, genesi di una
nuova espressione artistica che porterà l’artista
all’attenzione della critica nazionale.
Seguono varie mostre personali che evidenziano i
continui progressi della sua ricerca, tra cui: "Dialoghi tra
forma e colori" nel Museo Etrusco a Murlo (Siena), nel
2003; “Bussando alla porta dell’anima” alla Galleria del
Candelaio a Firenze, nel 2006; “Universi” alla galleria
“Studio C” a Piacenza, nel 2007.
Dal 2008 al 2018, espone in numerose rassegne in
Italia e all'estero e consegue diversi riconoscimenti, tra
cui: il “Fiorino d’argento” al Premio Firenze, con mostra
dell'opera premiata nel Salone dei Cinquecento a
Palazzo Vecchio. In particolare, nel 2014, partecipa alla
Esposizione Triennale di Arti Visive di Roma, curata dal
Prof. Daniele Radini Tedeschi e inaugurata dal Prof.
Achille Bonito Oliva, presso l'Università "La Sapienza" a
Roma.
Nel 2016, espone nella collettiva "Artisti italiani
contemporanei a Stoccarda" organizzata su iniziativa
dell'Istituto Italiano di Cultura di Stoccarda, nel Municipio
della città tedesca.
Nel 2017, torna alla Esposizione Triennale di Arti Visive
di Roma, curata dall'Art Director Gianni Dunil.
In questi anni, diverse sue opere entrano a far parte di
collezioni pubbliche e private.
"Espansioni"
Gianfranco Ferlisi
Elio Terreni è l’abitante speciale di un paese la
cui densità culturale, in uno spazio
relativamente circoscritto, ha pochi paragoni al
mondo. È un alfiere del nostro policentrismo
consapevole, espressione di una realtà
multiforme abitata da artisti, poeti, storici
dell’arte, direttori di musei, studiosi, creativi di
paesaggio, originali ed eccentrici per vocazione.
È un abitante esemplare della miriade di
periferie che compongono una capillare rete
estetica e produttiva. Ma oggi, nel villaggio
globale, ha ancora senso parlare di centro e
periferie? Forse no, ma esiste,
indiscutibilmente, un nucleo misterioso dal
quale esplodono le infinite galassie di Terreni,
galassie di ossigeno ed elio; galassie in cui è
possibile respirare, anche sfrontatamente, una
salutare e ristoratrice tempesta d’idee d’alta
quota, percepire scenari di misteriosa bellezza,
alfabeti e costruzioni enigmatiche. Sono
dimensioni oniriche, i cui orizzonti si perdono in
percorsi piuttosto misteriosi ma salvifici. Elio
Terreni vive in un altrove difficilmente
rintracciabile e raro, quello in cui gli artisti
possono trovare il tempo e il modo di realizzare
quanto il centro spesso non consente.
La sua qualità è costruita sul connettersi e il
comunicare, si dilata e si espande, non vuole
confini né spazi circoscritti, assume il respiro di
un piccolo universo. È per queste ragioni che
l’autore elabora una percezione dell’oltre,
rivelata da intrecci cromatici e da dettagli di
spazi che potremmo definire siderali. Ed è in
questa ricerca di remote profondità che emerge
chiaro il nesso fra la materia dei sogni, la pittura
e la cultura: eclettico, colto e postmoderno,
l’artista impone pienamente il suo saper essere,
offre i suoi personali punti di arrivo. Le soluzioni
del suo immaginifico percorso restano allusive di
una rappresentazione ambiziosa, che si proietta
oltre il tempo, a cercare un approdo che superi la
durata effimera della nostra esistenza nel mondo,
tanto più poetica quanto più è fragile. Le recenti
opere digitali, partorite dal computer e scandite
dal plotter, sono al di là della rappresentazione di
tradizione: la carta su cui si materializzano è
leggera, tenue, la stampa regala una lievità
sconosciuta, libera di agitarsi in piccole forme
spedite come aquiloni, mobili come le farfalle del
Giove di Dosso Dossi quando si alzano in volo
dalla superficie dipinta, sotto lo sguardo attonito
di Mercurio e di Virtù. E anche se le opere che lo
abitano sono assai semplici il mondo di questo
artista si rivela, all’indagine, complesso: ogni
opera nasce da un pensiero che la catapulta
nell'esperienza di un fare, che poi,
inevitabilmente, la trasferisce in ambiti di altre
dimensioni, dove non ha più senso il rumore della
Storia quotidiana e dove invece si allargano, agli
occhi di tutti, serbatoi visivi di speciale sensualità.
Qui i colori, fattisi corpo, rivelano, nella loro
evidente illusorietà, il linguaggio contemporaneo,
in cui si rinnova, fertilmente creativo, il legame
della bellezza con la rappresentazione. Gli spazi
della ricerca di Elio non sono limitati, dunque, alle
periferie della civiltà ma cercano echi di
riferimenti, connessi a tematiche incrociate e
all’uso alternativo dei materiali, trovano parole
che orbitano, in modo discreto, dai margini di
galassie, aperte l’una verso l'altra ma ognuna ben
assestata nella sua traiettoria gravitazionale.
Spazialismo rivisitato? Volteggi acrobatici?
Immagini emerse da un mondo interiore ricco e
turbato da elementi non immediatamente
decifrabili, su cui l’autore si interroga, chiedendosi
forse dove è finita la bellezza che un tempo si
nutriva del naturalismo. L’opera ora è dotata di
vita autonoma, non asseconda nulla che
osserviamo nella quotidianità: l’opera supera col
proprio linguaggio gli spazi che si dilatano davanti
a noi e che non sono né immanenti né
trascendenti. C’è solo una genesi artistica. C’è il
pensiero che, anche lui, non ha centro e
nemmeno periferie. C’è una scrittura che non è
letteraria ma appartiene comunque a chi narra,
semplicemente, la propria visione del mondo. È
l’opera, in sostanza, che parla: esprime la
particolare filosofia del gesto e dello sguardo,
spiega la folgorante materializzazione della
visione che si fa immagine, quando l’autore
comincia a ragionare in forma di pittura, a
calibrare le stesure del colore. È allora che le
tonalità fuoriescono da una tavolozza essenziale,
che mescola il buio e la luce, e la speciale
pastosità dei cromatismi, nelle intuizioni istintive
dell’emozione, si rapprende nella fisicità del
provvisorio punto d’arrivo. Emerge, alla fine, il
confronto con alcune delle linee forti dell’arte tra
Ventesimo e Ventunesimo secolo e, soprattutto,
viene alla luce il fattivo e costante operare
dell’artista. E in ogni espressione della sua pittura
affiora qualcosa di visionario, le tracce di una
figurazione occulta che predilige un piacere
cerebrale, un procedere immaginoso e incantato.
Il vivere nelle periferie del mondo, indagando
dignitosamente la propria e l’altrui fragilità,
produce così uno spettacolo di rinnovata
meraviglia e di ispirato stupore per gli occhi: il
vedere diventa commozione, indotta dalla
molteplicità dei significati e dalle maglie
plurigenerative dell’alfabeto dell’arte.
10
giugno 2018
Elio Terreni – Espansioni
Dal 10 al 24 giugno 2018
arte contemporanea
Location
GALLERIA DEL PREMIO SUZZARA – EX CASA DEL POPOLO
Suzzara, Piazza Arrigo Luppi, 10, (Mantova)
Suzzara, Piazza Arrigo Luppi, 10, (Mantova)
Orario di apertura
dal Martedì al Venerdì 09:00-13:00
Sabato 09:30-12:30 e 16:00-19:00
Domenica 16:00-19:00
Vernissage
10 Giugno 2018, ore 10.30
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