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Elisa Gambino – La Madonna Bambina
Il progetto “Opus & Light” di Franco Troiani / Studio A’87, da diciannove anni prevede interventi di singoli artisti contemporanei nello spazio della chiesetta Madonna del Pozzo di Porta Monterone a Spoleto, ingresso sud della Città medievale, sull’antico tracciato della Via Flaminia: installazione di un’opera a confronto con la specificità del luogo, impreziosito da un ciclo di affreschi che racchiude in sé un intero secolo della storia della pittura italiana (1493-1600)
Comunicato stampa
Segnala l'evento
SPOLETO - “OPUS & LIGHT” anno XIX° MADONNA del POZZO 6 gennaio - 29 febbraio 2016
Progetto: STUDIO A'87 - in collaborazione con Palazzo Collicola Arti Visive e con il patrocinio
dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Spoleto
ELISA GAMBINO ”La Madonna Bambina”
Inaugurazione: Porta Monterone 5 SPOLETO / mercoledì 6 gennaio 2016 ore 17:30
Installazione visibile ad orario continuato, giorno e notte fino al 29 febbraio 2016
Testo e cura di Davide Silvioli
Molti aspetti relativi alla storia e al significato dell'iconografia della Vergine Bambina, sono tutt'ora
incerti e da chiarificare. Di certo sappiamo che le origini del culto appartengono alla Chiesa orientale
greca, dai cui poi - intorno al VIII secolo - i romani, grazie al processo di acculturazione promosso da
pontefici di origine orientale come Sergio I - nativo di Antiochia e fautore della solennizzazione di tale
festività - ne ripresero la liturgia per diffonderla in occidente. È dal XI secolo in poi che la
celebrazione acquista sempre maggiore importanza, tanto da spingere Innocenzo IV, nel 1243, a
dichiarare il culto della natività di Maria quale festa obbligatoria della Chiesa latina d'occidente. Per
capire meglio il livello di importanza che arrivò a toccare, si ricorda come in Francia il culto divenne
talmente sentito, da guadagnarsi il nome di Festa Angioina, oppure il fatto che, nel 1572, il Duomo di
Milano venne dedicato da S. Carlo Borromeo - che dieci anni prima fu governatore di Spoleto - a
Maria Nascente, o come il Cardinale Federico Borromeo - cugino del primo - nel “De pictura sacra”,
immaginandone la raffigurazione, descrive la natività della Vergine come l'apparizione di una
bambina in fasce adagiata nel mezzo di una grande luce e circondata da entità celesti. Inoltre,
proprio da quest'immagine idealizzata del Borromeo, prese spunto Suor Isabella Chiara Fornari,
superiora delle Francescane di Todi, per la realizzazione, nel XVIII secolo, del più famoso simulacro
dedicato a Maria Bambina, ancora oggi visibile a Milano ma, probabilmente, il più grande a trattare il
tema fu Giotto nell'esecuzione degli affreschi della Cappella degli Scrovegni con il ciclo delle Storie
di Maria del XIV secolo, che si aprono canonicamente con la Natività di Maria. La celebrazione e il
culto godettero di questo alto status di considerazione per tutti i secoli seguenti fino al pontificato di
Pio X - 1903/1914 - il quale ne ridimensionò i tratti togliendola dall'elenco delle festività
ecclesiastiche di precetto.
Ciò che la storia consegna al presente di una figura religiosa tanto enigmatica quanto affascinante, è
prima di tutto la possibilità, con i mezzi attuali, di coglierne e riformularne quei caratteri capaci di
andare a incidere sulla sensibilità comune, ponendo particolare attenzione sulle loro modalità
d'estrinsecazione.
Un invito a riflettere intorno a queste coordinate storiche, culturali, emotive e comunicative, ci è
fornito dall'opera “Madonna Bambina” di Elisa Gambino. Da subito si è catturati dal prezioso dialogo
artistico che l'opera insatura con lo spazio che la ospita, generando suggestive e vicendevoli
contaminazioni di differenti spunti cronologici e semantici, pur possedendo alcune analogie
genealogiche. La fotografia, il cui soggetto è ospitato nella chiesa di S. Stefano a Bologna, più in
particolare, grazie a un utilizzo volutamente marcato e studiato del rapporto fra contrasti, ombre e
effetti luminosi, riesce a descrivere con grandissima coerenza, l'essenza dell'immagine della Vergine
Bambina. La dimensione devozionale fortemente popolare che da sempre ne ha accompagnato il
culto, ne sottolinea un aspetto più di altri, quello - si potrebbe dire - di tramite o di anello di
congiunzione fra umano e divino. Con ciò si fa riferimento al fatto che la figura della Vergine, più di
molte altre, rappresenta questa stretta commistione e, ripercorrendone le vicende dell'infanzia o
immortalandone un profilo infantile, sembra si voglia andare all'archetipo, all'inizio di questo
binomio che si nutre, al di là ora di ogni considerazione dottrinale, della coincidenza di immanente e
trascendente. Ecco, dunque, che il mezzo fotografico, da strumento che per sua natura è
indissolubilmente legato alla realtà, riesce, valorizzandone alcuni singoli aspetti, a tradurne quanto
di più nascosto e lontano essa possieda. Si accede, così, attraverso le precise chiavi di lettura che
l'artista ci fornisce con la scelta di illuminazione, cromìa e messa in scena, a una dimensione altra in
cui spazio e tempo, passato e presente si fondono, al fine di definire nell'effigie della Madonna
Bambina, un codice comunicativo e antropologico universale. L'immagine in questione, pertanto,
svuotata del suo significato prettamente religioso, esplicita esclusivamente quei valori che ne fanno,
innanzitutto, un sistema visivo atemporale, evocativo e evanescente, in grado di sollecitare stimoli
intellettuali che prescindono da ogni qualsivoglia circostanza, contrassegnando il tutto di un quid di
misterioso e ineffabile.
Vediamo, pertanto, come la ricerca di Elisa Gambino, partendo dal dato reale per poi evidenziarne le
peculiarità più stranianti, avvicini in un medesimo scatto e in un solo momento cognitivo, fattori
diametralmente opposti che, tuttavia, appartenendo alla stessa realtà, si rivelano perciò
complementari fino a mostrare tangenze tali, da far percepire come più labile se non addirittura
permeabile, la barriera dell'inconoscibile e del metafisico. (Davide Silvioli)
Il progetto “Opus & Light” di Franco Troiani / Studio A’87, da diciannove anni prevede interventi di singoli
artisti contemporanei nello spazio della chiesetta Madonna del Pozzo di Porta Monterone a Spoleto,
ingresso sud della Città medievale, sull’antico tracciato della Via Flaminia: installazione di un’opera a
confronto con la specificità del luogo, impreziosito da un ciclo di affreschi che racchiude in sé un intero
secolo della storia della pittura italiana (1493-1600).
L’autore dell’affresco della Madonna del Pozzo datato 1493, nella parete di fondo, recentemente restaurato
da Mariella Farinelli, è di Bernardino Campilio da Spoleto: “La combinazione degli elementi stilistici,
ornamentali e grafici consente di attribuire questo trittico murale (Madonna col Bambino tra i santi Giovanni
Battista e Pietro martire patrono di Spoleto) a Bernardino Campilio da Spoleto, artista estroso di cui si sa che
oltre a dipingere si dilettava anche di poesia e di musica (suonava cetra e liuto). Era nativo di Lenano, nei
pressi di Campello, località da cui prese il nome latinizzato Campilius, e lasciò opere in tutto lo Spoletino,
nella Valnerina meridionale e nel Piceno. Fu in contatto con Pier Matteo d’Amelia all’epoca del polittico di
Terni (1483). L’influenza del maestro amerino si palesa nel san Giovanni Battista del presente affresco e nel
medesimo santo del trittico di Arrone oggi ridotto alla sola predella firmata e datata 1487 (oggetto di
prossima pubblicazione). Può considerarsi l’ultimo pittore autoctono spoletino prima dell’avvento di Giovanni
Spagna e di Jacopo Siculo, seguaci e divulgatori rispettivamente di Pietro Vannucci detto il Perugino e di
Raffaello Sanzio” (Romano Cordella, Spoleto 2015).
Spoleto 2 gennaio 2016 - studioa87@libero.it
Progetto: STUDIO A'87 - in collaborazione con Palazzo Collicola Arti Visive e con il patrocinio
dell'Assessorato alla Cultura del Comune di Spoleto
ELISA GAMBINO ”La Madonna Bambina”
Inaugurazione: Porta Monterone 5 SPOLETO / mercoledì 6 gennaio 2016 ore 17:30
Installazione visibile ad orario continuato, giorno e notte fino al 29 febbraio 2016
Testo e cura di Davide Silvioli
Molti aspetti relativi alla storia e al significato dell'iconografia della Vergine Bambina, sono tutt'ora
incerti e da chiarificare. Di certo sappiamo che le origini del culto appartengono alla Chiesa orientale
greca, dai cui poi - intorno al VIII secolo - i romani, grazie al processo di acculturazione promosso da
pontefici di origine orientale come Sergio I - nativo di Antiochia e fautore della solennizzazione di tale
festività - ne ripresero la liturgia per diffonderla in occidente. È dal XI secolo in poi che la
celebrazione acquista sempre maggiore importanza, tanto da spingere Innocenzo IV, nel 1243, a
dichiarare il culto della natività di Maria quale festa obbligatoria della Chiesa latina d'occidente. Per
capire meglio il livello di importanza che arrivò a toccare, si ricorda come in Francia il culto divenne
talmente sentito, da guadagnarsi il nome di Festa Angioina, oppure il fatto che, nel 1572, il Duomo di
Milano venne dedicato da S. Carlo Borromeo - che dieci anni prima fu governatore di Spoleto - a
Maria Nascente, o come il Cardinale Federico Borromeo - cugino del primo - nel “De pictura sacra”,
immaginandone la raffigurazione, descrive la natività della Vergine come l'apparizione di una
bambina in fasce adagiata nel mezzo di una grande luce e circondata da entità celesti. Inoltre,
proprio da quest'immagine idealizzata del Borromeo, prese spunto Suor Isabella Chiara Fornari,
superiora delle Francescane di Todi, per la realizzazione, nel XVIII secolo, del più famoso simulacro
dedicato a Maria Bambina, ancora oggi visibile a Milano ma, probabilmente, il più grande a trattare il
tema fu Giotto nell'esecuzione degli affreschi della Cappella degli Scrovegni con il ciclo delle Storie
di Maria del XIV secolo, che si aprono canonicamente con la Natività di Maria. La celebrazione e il
culto godettero di questo alto status di considerazione per tutti i secoli seguenti fino al pontificato di
Pio X - 1903/1914 - il quale ne ridimensionò i tratti togliendola dall'elenco delle festività
ecclesiastiche di precetto.
Ciò che la storia consegna al presente di una figura religiosa tanto enigmatica quanto affascinante, è
prima di tutto la possibilità, con i mezzi attuali, di coglierne e riformularne quei caratteri capaci di
andare a incidere sulla sensibilità comune, ponendo particolare attenzione sulle loro modalità
d'estrinsecazione.
Un invito a riflettere intorno a queste coordinate storiche, culturali, emotive e comunicative, ci è
fornito dall'opera “Madonna Bambina” di Elisa Gambino. Da subito si è catturati dal prezioso dialogo
artistico che l'opera insatura con lo spazio che la ospita, generando suggestive e vicendevoli
contaminazioni di differenti spunti cronologici e semantici, pur possedendo alcune analogie
genealogiche. La fotografia, il cui soggetto è ospitato nella chiesa di S. Stefano a Bologna, più in
particolare, grazie a un utilizzo volutamente marcato e studiato del rapporto fra contrasti, ombre e
effetti luminosi, riesce a descrivere con grandissima coerenza, l'essenza dell'immagine della Vergine
Bambina. La dimensione devozionale fortemente popolare che da sempre ne ha accompagnato il
culto, ne sottolinea un aspetto più di altri, quello - si potrebbe dire - di tramite o di anello di
congiunzione fra umano e divino. Con ciò si fa riferimento al fatto che la figura della Vergine, più di
molte altre, rappresenta questa stretta commistione e, ripercorrendone le vicende dell'infanzia o
immortalandone un profilo infantile, sembra si voglia andare all'archetipo, all'inizio di questo
binomio che si nutre, al di là ora di ogni considerazione dottrinale, della coincidenza di immanente e
trascendente. Ecco, dunque, che il mezzo fotografico, da strumento che per sua natura è
indissolubilmente legato alla realtà, riesce, valorizzandone alcuni singoli aspetti, a tradurne quanto
di più nascosto e lontano essa possieda. Si accede, così, attraverso le precise chiavi di lettura che
l'artista ci fornisce con la scelta di illuminazione, cromìa e messa in scena, a una dimensione altra in
cui spazio e tempo, passato e presente si fondono, al fine di definire nell'effigie della Madonna
Bambina, un codice comunicativo e antropologico universale. L'immagine in questione, pertanto,
svuotata del suo significato prettamente religioso, esplicita esclusivamente quei valori che ne fanno,
innanzitutto, un sistema visivo atemporale, evocativo e evanescente, in grado di sollecitare stimoli
intellettuali che prescindono da ogni qualsivoglia circostanza, contrassegnando il tutto di un quid di
misterioso e ineffabile.
Vediamo, pertanto, come la ricerca di Elisa Gambino, partendo dal dato reale per poi evidenziarne le
peculiarità più stranianti, avvicini in un medesimo scatto e in un solo momento cognitivo, fattori
diametralmente opposti che, tuttavia, appartenendo alla stessa realtà, si rivelano perciò
complementari fino a mostrare tangenze tali, da far percepire come più labile se non addirittura
permeabile, la barriera dell'inconoscibile e del metafisico. (Davide Silvioli)
Il progetto “Opus & Light” di Franco Troiani / Studio A’87, da diciannove anni prevede interventi di singoli
artisti contemporanei nello spazio della chiesetta Madonna del Pozzo di Porta Monterone a Spoleto,
ingresso sud della Città medievale, sull’antico tracciato della Via Flaminia: installazione di un’opera a
confronto con la specificità del luogo, impreziosito da un ciclo di affreschi che racchiude in sé un intero
secolo della storia della pittura italiana (1493-1600).
L’autore dell’affresco della Madonna del Pozzo datato 1493, nella parete di fondo, recentemente restaurato
da Mariella Farinelli, è di Bernardino Campilio da Spoleto: “La combinazione degli elementi stilistici,
ornamentali e grafici consente di attribuire questo trittico murale (Madonna col Bambino tra i santi Giovanni
Battista e Pietro martire patrono di Spoleto) a Bernardino Campilio da Spoleto, artista estroso di cui si sa che
oltre a dipingere si dilettava anche di poesia e di musica (suonava cetra e liuto). Era nativo di Lenano, nei
pressi di Campello, località da cui prese il nome latinizzato Campilius, e lasciò opere in tutto lo Spoletino,
nella Valnerina meridionale e nel Piceno. Fu in contatto con Pier Matteo d’Amelia all’epoca del polittico di
Terni (1483). L’influenza del maestro amerino si palesa nel san Giovanni Battista del presente affresco e nel
medesimo santo del trittico di Arrone oggi ridotto alla sola predella firmata e datata 1487 (oggetto di
prossima pubblicazione). Può considerarsi l’ultimo pittore autoctono spoletino prima dell’avvento di Giovanni
Spagna e di Jacopo Siculo, seguaci e divulgatori rispettivamente di Pietro Vannucci detto il Perugino e di
Raffaello Sanzio” (Romano Cordella, Spoleto 2015).
Spoleto 2 gennaio 2016 - studioa87@libero.it
06
gennaio 2016
Elisa Gambino – La Madonna Bambina
Dal 06 gennaio al 29 febbraio 2016
fotografia
arte contemporanea
arte contemporanea
Location
CHIESA MADONNA DEL POZZO
Spoleto, Porta Monterone, (Perugia)
Spoleto, Porta Monterone, (Perugia)
Orario di apertura
Visitabile 24/24 h
Vernissage
6 Gennaio 2016, ore 17.30
Autore
Curatore