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Elisa Laraia – Identity Exchange
La mostra che Elisa Laraia allestisce nella città di Potenza raccoglie e collega opere proprie, alcune delle quali, in veste di performances, coinvolgono altri artisti-performers, e opere di artisti che con lei dialogano in quel luogo preferenziale che sono le piccole stanze imbiancate di Orfeo Hotel, la project room che Elisa ha fondato in Bologna in cui invita i suoi compagni di pensiero e di azione a strutturare e nutrire progetti comuni
Comunicato stampa
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Interferenze: linguaggi contemporanei e antichi interrogativi.
La mostra che Elisa Laraia allestisce nella città di Potenza raccoglie e collega opere proprie, alcune delle quali, in veste di performances, coinvolgono altri artisti-performers, e opere di artisti che con lei dialogano in quel luogo preferenziale che sono le piccole stanze imbiancate di Orfeo Hotel, la project room che Elisa ha fondato in Bologna in cui invita i suoi compagni di pensiero e di azione a strutturare e nutrire progetti comuni. Progetti in cui le interrelazioni tra le modalità dell’arte divengono coniugazioni tra diverse identità, cum-laborazioni che producono convergenze di senso e di linguaggi e penso tra gli altri a Silvio Giordano, presente in questa esposizione, le cui fotografie digitali connettono geografie emotive a geografie antropologiche. Sul problema dell’identità Elisa Laraia si interroga dagli inizi del proprio itinerario, a volte con corollari mentali che la trasportano sulle rive di complessi caleidoscopi, come il “Water project”, metafisica evocazione visiva e sonora dell’acqua in cui convergono una videoproiezione dal disegno impeccabile, una diaproiezione assai evocativa, una installazione che ha come perno un vestito in neoprene da sirena inquietante, la performance di Emanuela Sabatiello e quella di Francesca Virgili (che opera con il “Cloroplastofono”, opera di Alessandra Montanari, e con Fabio Battistelli al clarinetto). A volte invece Elisa procede con un‘unica idea compatta e salda, che si traduce in grandi stampe digitali di intensa forza visiva, alludo alla “Donna di Picche”, opera in cui lo spazio corporeo porta con sé la traccia di forti bisogni emotivi resi maschera e apparenza. Qui, Laraia attinge da modalità teatrali ed alla tradizione della performance, e trasforma se stessa in creatura fiabesca, una fluescenza magica antica come le fate e contemporanea come una manequin scaturita dall’ atelier di un Capucci impazzito. Enigmatica e bellissima, immensa e coloratissima, la “Donna di Picche” reca con sé un feticcio, un globo viola da cui fuoriescono piccole mani, un manufatto sartoriale ontologicamente ambiguo, che potrebbe apparire un innocuo panno-lenci se non assumesse subito il sapore di strano ingranaggio robotico, ma desunto dalla tradizione dell’ illustrazione e del fumetto, ben distante dalla maniera di “Animatrix”, il robot virtuale formato di sole braccia che interagiscono con il mouse producendo suoni e movimenti, creato da Akke Wagenaar e Masahiro Miwa. Del resto, relazioni con la fiaba rivissuta per mezzo delle nuove tecnologie Elisa Laraia ha stretto anche nell’ emozionante video “Private Conversation” (dalla colonna sonora perfetta composta ed eseguita da Christian Rainer) in cui la spazio della natura non ha connotazioni geometriche o antropologiche ma esistenziali, video che tratta della capacità delle immagini e della tecnologia di suscitare emozioni, desideri, anche contraddittorii, e di provocare oltre che conservare la memoria degli affetti.
“ Vedo piccole creature occupare il mio ventre per cominciare a costruirvi una casa”, dice la voce di una fanciulla che attinge alla linfa dei prati e ne è attraversata e che in seguito ci conduce verso una casa “disegnata”, abitata da una apparizione antica e molto, molto contemporanea, che si avvicina ad un pianoforte (qui ancora relazioni con il fumetto). E devo aggiungere che la musica entra a far parte integrante degli interessi e delle opere di Elisa Laraia. Silente è invece il video che Dacia Manto presenta in questa rassegna. Girato utilizzando precedenti disegni dell’artista, questo piccolo capolavoro è una meditazione sulla natura e sul tempo. Legando gli istanti Dacia Manto struttura una durata, e racconta, con il linguaggio delle immagini, sentimenti e nostalgie intraducibili come è intraducibile la poesia. In questo senso l’opera di Dacia Manto dialoga a distanza con Private Conversation di Elisa Laraia. Abbracciando, in una sorta di neo-umanesimo, la natura, entrambe le artiste affrontano con modalità differenti interrogativi sullo spazio, sul tempo e sugli itinerari degli affetti e dei sentimenti, che l’arte per mezzo delle nuove tecnologie affronta ancora una volta.
Eleonora Frattarolo
Genova, 21 Agosto 2006
Elisa Laraia - Nata a Potenza nel 1973, vive e lavora a Bologna.
Diplomata in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2001 con tesi in Antropologia Culturale, è stata ospite nel 2000 del “Simposio di Scultura nella Città” presso l’Università Parigi 8 di Parigi, nel 2001 frequenta il corso di Set Designer presso la Wimbledon School of Art di Londra. Nel Gennaio 2004 crea a Bologna Orfeo Hotel contemporary art project, opera d’arte in progress che nella forma di spazio laboratoriale coinvolge un folto gruppo di artisti sul concetto di Scambio Identitario, tra cui Alessandra Montanari, Silvio Giordano, Dacia Manto, Giulia Ravazzolo, Magische Zaubereien Project: Anna Maria Tina e Mona Lisa Tina, Emanuela Bartolotti, Christian Rainer, Karin Andersen, Lucia Geraci, Dom. Collabora prima come Art director poi come Art Advisor con la rivista nazionale ed internazionale Crudelia art magazine, Marta Massaioli Editore, Roma. Nel Marzo 2006 con Comunicattive ed Agenzia 04 a Bologna cura la manifestazione Art for Art’s Shake, osservatorio sull’arte al femminile, presso Palazzo Dondini, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna e della Provincia di Bologna. Nel Maggio 2006 sostiene il Visual Art Project della’ Harlem School of Art di NY con una donazione all’asta di beneficenza indetta da Saatchi & Saatchi, NY. Le maggiori esperienze espositive personali e collettive dal 1999 al 2006 includono: “Biennale Giovani artisti del Mediterraneo” Sarajevo; “ Accademia in Stazione” a cura di Roberto Daolio e Mili Romano, in collaborazione con le Ferrovie dello Stato, Bologna; “Plutot la vie e plutot la ville“ a cura di Roberto Daolio e Mili Romano, Galleria Neon, Bologna; “Oltre il Giardino” a cura di Roberto Daolio, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, Rimini; “Eurostar” presso lo Spazio Aperto della GAM di Bologna a cura di Dede Auregli; “Beyond the Edge” a cura di Silvia Evangelisti presso la Rocca Malatestiana di Montefiore Conca, Urbino; Vincitrice della Sezione Fotografia d’arte del Concorso Iceberg e del Premio Guercino, Palazzo Re Enzo, Bologna; “XIV Quadriennale di Roma” presso Palazzo Reale, Napoli; “Corporarte” a cura di Antonella Marino presso CaliaItalia, Matera; “Cristalli” a cura di Paola Naldi, Palazzo Re Enzo, Bologna; “Italia Russia 6-6” a cura di Massimo Lovisco e Vito Pace, Amnesiac Arts Home Gallery, Potenza; Jungle Fever Crudelia’s project a cura di Marta Massaioli, Marotta, Ancona. “Intercity da Bologna”, a cura di Guido Molinari, Ass. Futuro Roma.
La mostra che Elisa Laraia allestisce nella città di Potenza raccoglie e collega opere proprie, alcune delle quali, in veste di performances, coinvolgono altri artisti-performers, e opere di artisti che con lei dialogano in quel luogo preferenziale che sono le piccole stanze imbiancate di Orfeo Hotel, la project room che Elisa ha fondato in Bologna in cui invita i suoi compagni di pensiero e di azione a strutturare e nutrire progetti comuni. Progetti in cui le interrelazioni tra le modalità dell’arte divengono coniugazioni tra diverse identità, cum-laborazioni che producono convergenze di senso e di linguaggi e penso tra gli altri a Silvio Giordano, presente in questa esposizione, le cui fotografie digitali connettono geografie emotive a geografie antropologiche. Sul problema dell’identità Elisa Laraia si interroga dagli inizi del proprio itinerario, a volte con corollari mentali che la trasportano sulle rive di complessi caleidoscopi, come il “Water project”, metafisica evocazione visiva e sonora dell’acqua in cui convergono una videoproiezione dal disegno impeccabile, una diaproiezione assai evocativa, una installazione che ha come perno un vestito in neoprene da sirena inquietante, la performance di Emanuela Sabatiello e quella di Francesca Virgili (che opera con il “Cloroplastofono”, opera di Alessandra Montanari, e con Fabio Battistelli al clarinetto). A volte invece Elisa procede con un‘unica idea compatta e salda, che si traduce in grandi stampe digitali di intensa forza visiva, alludo alla “Donna di Picche”, opera in cui lo spazio corporeo porta con sé la traccia di forti bisogni emotivi resi maschera e apparenza. Qui, Laraia attinge da modalità teatrali ed alla tradizione della performance, e trasforma se stessa in creatura fiabesca, una fluescenza magica antica come le fate e contemporanea come una manequin scaturita dall’ atelier di un Capucci impazzito. Enigmatica e bellissima, immensa e coloratissima, la “Donna di Picche” reca con sé un feticcio, un globo viola da cui fuoriescono piccole mani, un manufatto sartoriale ontologicamente ambiguo, che potrebbe apparire un innocuo panno-lenci se non assumesse subito il sapore di strano ingranaggio robotico, ma desunto dalla tradizione dell’ illustrazione e del fumetto, ben distante dalla maniera di “Animatrix”, il robot virtuale formato di sole braccia che interagiscono con il mouse producendo suoni e movimenti, creato da Akke Wagenaar e Masahiro Miwa. Del resto, relazioni con la fiaba rivissuta per mezzo delle nuove tecnologie Elisa Laraia ha stretto anche nell’ emozionante video “Private Conversation” (dalla colonna sonora perfetta composta ed eseguita da Christian Rainer) in cui la spazio della natura non ha connotazioni geometriche o antropologiche ma esistenziali, video che tratta della capacità delle immagini e della tecnologia di suscitare emozioni, desideri, anche contraddittorii, e di provocare oltre che conservare la memoria degli affetti.
“ Vedo piccole creature occupare il mio ventre per cominciare a costruirvi una casa”, dice la voce di una fanciulla che attinge alla linfa dei prati e ne è attraversata e che in seguito ci conduce verso una casa “disegnata”, abitata da una apparizione antica e molto, molto contemporanea, che si avvicina ad un pianoforte (qui ancora relazioni con il fumetto). E devo aggiungere che la musica entra a far parte integrante degli interessi e delle opere di Elisa Laraia. Silente è invece il video che Dacia Manto presenta in questa rassegna. Girato utilizzando precedenti disegni dell’artista, questo piccolo capolavoro è una meditazione sulla natura e sul tempo. Legando gli istanti Dacia Manto struttura una durata, e racconta, con il linguaggio delle immagini, sentimenti e nostalgie intraducibili come è intraducibile la poesia. In questo senso l’opera di Dacia Manto dialoga a distanza con Private Conversation di Elisa Laraia. Abbracciando, in una sorta di neo-umanesimo, la natura, entrambe le artiste affrontano con modalità differenti interrogativi sullo spazio, sul tempo e sugli itinerari degli affetti e dei sentimenti, che l’arte per mezzo delle nuove tecnologie affronta ancora una volta.
Eleonora Frattarolo
Genova, 21 Agosto 2006
Elisa Laraia - Nata a Potenza nel 1973, vive e lavora a Bologna.
Diplomata in Scenografia presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2001 con tesi in Antropologia Culturale, è stata ospite nel 2000 del “Simposio di Scultura nella Città” presso l’Università Parigi 8 di Parigi, nel 2001 frequenta il corso di Set Designer presso la Wimbledon School of Art di Londra. Nel Gennaio 2004 crea a Bologna Orfeo Hotel contemporary art project, opera d’arte in progress che nella forma di spazio laboratoriale coinvolge un folto gruppo di artisti sul concetto di Scambio Identitario, tra cui Alessandra Montanari, Silvio Giordano, Dacia Manto, Giulia Ravazzolo, Magische Zaubereien Project: Anna Maria Tina e Mona Lisa Tina, Emanuela Bartolotti, Christian Rainer, Karin Andersen, Lucia Geraci, Dom. Collabora prima come Art director poi come Art Advisor con la rivista nazionale ed internazionale Crudelia art magazine, Marta Massaioli Editore, Roma. Nel Marzo 2006 con Comunicattive ed Agenzia 04 a Bologna cura la manifestazione Art for Art’s Shake, osservatorio sull’arte al femminile, presso Palazzo Dondini, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna e della Provincia di Bologna. Nel Maggio 2006 sostiene il Visual Art Project della’ Harlem School of Art di NY con una donazione all’asta di beneficenza indetta da Saatchi & Saatchi, NY. Le maggiori esperienze espositive personali e collettive dal 1999 al 2006 includono: “Biennale Giovani artisti del Mediterraneo” Sarajevo; “ Accademia in Stazione” a cura di Roberto Daolio e Mili Romano, in collaborazione con le Ferrovie dello Stato, Bologna; “Plutot la vie e plutot la ville“ a cura di Roberto Daolio e Mili Romano, Galleria Neon, Bologna; “Oltre il Giardino” a cura di Roberto Daolio, con il patrocinio della Regione Emilia Romagna, Rimini; “Eurostar” presso lo Spazio Aperto della GAM di Bologna a cura di Dede Auregli; “Beyond the Edge” a cura di Silvia Evangelisti presso la Rocca Malatestiana di Montefiore Conca, Urbino; Vincitrice della Sezione Fotografia d’arte del Concorso Iceberg e del Premio Guercino, Palazzo Re Enzo, Bologna; “XIV Quadriennale di Roma” presso Palazzo Reale, Napoli; “Corporarte” a cura di Antonella Marino presso CaliaItalia, Matera; “Cristalli” a cura di Paola Naldi, Palazzo Re Enzo, Bologna; “Italia Russia 6-6” a cura di Massimo Lovisco e Vito Pace, Amnesiac Arts Home Gallery, Potenza; Jungle Fever Crudelia’s project a cura di Marta Massaioli, Marotta, Ancona. “Intercity da Bologna”, a cura di Guido Molinari, Ass. Futuro Roma.
13
settembre 2006
Elisa Laraia – Identity Exchange
Dal 13 settembre al 13 ottobre 2006
arte contemporanea
Location
PINACOTECA PROVINCIALE
Potenza, Via Lazio, (Potenza)
Potenza, Via Lazio, (Potenza)
Vernissage
13 Settembre 2006, ore 18.30
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