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Elisabeth Chaplin – Disegni dal 1910 al 1960
La mostra intende ripercorrere, attraverso l’esposizione di una ricca campionatura di disegni su carta, un arco creativo – lungo circa un cinquantennio – fra i più interessanti e significativi della celebre pittrice francese, fiorentina di adozione, scomparsa nel 1982 a San Domenico di Fiesole, dove ha vissuto per molti anni alla villa “Il Treppiede”.
Comunicato stampa
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Si inaugura giovedì 1 Ottobre 2009 alle ore 18.00, alla Galleria d’Arte “PARADIGMA” di Firenze, la mostra Elisabeth Chaplin. Disegni dal 1910 al 1960.
La mostra intende ripercorrere, attraverso l’esposizione di una ricca campionatura di disegni su carta, un arco creativo – lungo circa un cinquantennio – fra i più interessanti e significativi della celebre pittrice francese, fiorentina di adozione, scomparsa nel 1982 a San Domenico di Fiesole, dove ha vissuto per molti anni alla villa “Il Treppiede”.
Il percorso espositivo, che ha una sua continuità con la parallela esposizione alla vicina galleria “Il Cancello”, intende richiamare l’attenzione del pubblico degli amanti e collezionisti d’arte su un personaggio straordinario della storia dell’arte del Novecento, capace come pochi suoi contemporanei di appropriarsi del valore del patrimonio storico ed artistico toscano e francese, reinventandolo ed interpretandolo con il suo particolarissimo ed esclusivo segno.
Elisabeth Chaplin – nota critica a cura di Giuliano Serafini
Credo che Elisabeth Chaplin non abbia mai realizzato, in tutta la sua lunghissima e feconda vicenda creativa, un solo disegno “autonomo” dalla pittura. Il cospicuo corpus grafico che ci è pervenuto diventa dunque una sorta di parallela traslitterazione grafica di quello pittorico, nel momento in cui ne anticipa puntualmente le modalità inventive, stilistiche e poetiche.
Ora, se questa è in gran parte la prassi della pittura “di tradizione”, nel caso della Chaplin si dovrà dare un valore estensivo al concetto di studio preparatorio: innanzitutto perché la ricchezza delle varianti ci dimostra che qualsiasi opzione fosse stata fatta in vista dell’immagine finale, sarebbe premiata dal nostro consenso; e poi perché queste prove documentano il momento per così dire “non garantito” dell’artista, quello che le permette un rapporto quanto più ravvicinato e privato possibile con la creazione, rapporto da cui in alcuni casi ci sentiamo perfino esclusi. Nella fase preparatoria dell’opera, la Chaplin ha messo insomma in circuito una tensione e una carica emotiva che potrei definire il suo momento “dionisiaco”, là dove l’opera compiuta, da cavalletto o murale, ne diventa l’alter ego apollineo.
La selezione di fogli che fanno parte della presente mostra comprende un arco temporale che va dagli anni Dieci a quelli immediatamente precedenti e successivi alla prima guerra mondiale, quando lo stile dell’artista risente delle influenze “genetiche” di Bonnard, Vuillard, Gauguin, Bernard, vale a dire di quel grande ed eterogeneo filone postimpressionista che solo raramente, almeno nel suo caso, si innesta nel collettore secessionista.
Ritroviamo qui la larga e falcata gestualità del segno che fissa, tra intimismo e simbolismo, il momento culminante di una scena quotidiana, il raccoglimento di una pratica diletta; mentre, procedendo negli anni e spostandoci sull’asse di Parigi – dove la Chaplin visse e operò a lungo dal 1920 al 1940 – sembrano avere il sopravvento nostalgie quattrocentiste filtrate attraverso la lezione di Denis. Ma l’osservanza dell’imperativo del déco dovrà ancora una volta fare i conti con una visione tutta terrestre del bello, tanto che la folla di ninfe e divinità che popolano gli studi per le grandi decorazioni di questo periodo, hanno il volto e le movenze dei personaggi della cerchia familiare.
Nell’ultima fase, questa attenzione al vissuto e agli affetti trova modo di esprimersi con la struggenza lirica di un segno che si fa tumultuoso e scavante, a un passo dalla dissoluzione della forma.
Giuliano Serafini
La mostra intende ripercorrere, attraverso l’esposizione di una ricca campionatura di disegni su carta, un arco creativo – lungo circa un cinquantennio – fra i più interessanti e significativi della celebre pittrice francese, fiorentina di adozione, scomparsa nel 1982 a San Domenico di Fiesole, dove ha vissuto per molti anni alla villa “Il Treppiede”.
Il percorso espositivo, che ha una sua continuità con la parallela esposizione alla vicina galleria “Il Cancello”, intende richiamare l’attenzione del pubblico degli amanti e collezionisti d’arte su un personaggio straordinario della storia dell’arte del Novecento, capace come pochi suoi contemporanei di appropriarsi del valore del patrimonio storico ed artistico toscano e francese, reinventandolo ed interpretandolo con il suo particolarissimo ed esclusivo segno.
Elisabeth Chaplin – nota critica a cura di Giuliano Serafini
Credo che Elisabeth Chaplin non abbia mai realizzato, in tutta la sua lunghissima e feconda vicenda creativa, un solo disegno “autonomo” dalla pittura. Il cospicuo corpus grafico che ci è pervenuto diventa dunque una sorta di parallela traslitterazione grafica di quello pittorico, nel momento in cui ne anticipa puntualmente le modalità inventive, stilistiche e poetiche.
Ora, se questa è in gran parte la prassi della pittura “di tradizione”, nel caso della Chaplin si dovrà dare un valore estensivo al concetto di studio preparatorio: innanzitutto perché la ricchezza delle varianti ci dimostra che qualsiasi opzione fosse stata fatta in vista dell’immagine finale, sarebbe premiata dal nostro consenso; e poi perché queste prove documentano il momento per così dire “non garantito” dell’artista, quello che le permette un rapporto quanto più ravvicinato e privato possibile con la creazione, rapporto da cui in alcuni casi ci sentiamo perfino esclusi. Nella fase preparatoria dell’opera, la Chaplin ha messo insomma in circuito una tensione e una carica emotiva che potrei definire il suo momento “dionisiaco”, là dove l’opera compiuta, da cavalletto o murale, ne diventa l’alter ego apollineo.
La selezione di fogli che fanno parte della presente mostra comprende un arco temporale che va dagli anni Dieci a quelli immediatamente precedenti e successivi alla prima guerra mondiale, quando lo stile dell’artista risente delle influenze “genetiche” di Bonnard, Vuillard, Gauguin, Bernard, vale a dire di quel grande ed eterogeneo filone postimpressionista che solo raramente, almeno nel suo caso, si innesta nel collettore secessionista.
Ritroviamo qui la larga e falcata gestualità del segno che fissa, tra intimismo e simbolismo, il momento culminante di una scena quotidiana, il raccoglimento di una pratica diletta; mentre, procedendo negli anni e spostandoci sull’asse di Parigi – dove la Chaplin visse e operò a lungo dal 1920 al 1940 – sembrano avere il sopravvento nostalgie quattrocentiste filtrate attraverso la lezione di Denis. Ma l’osservanza dell’imperativo del déco dovrà ancora una volta fare i conti con una visione tutta terrestre del bello, tanto che la folla di ninfe e divinità che popolano gli studi per le grandi decorazioni di questo periodo, hanno il volto e le movenze dei personaggi della cerchia familiare.
Nell’ultima fase, questa attenzione al vissuto e agli affetti trova modo di esprimersi con la struggenza lirica di un segno che si fa tumultuoso e scavante, a un passo dalla dissoluzione della forma.
Giuliano Serafini
01
ottobre 2009
Elisabeth Chaplin – Disegni dal 1910 al 1960
Dal primo ottobre al primo novembre 2009
arte contemporanea
Location
GALLERIA D’ARTE PARADIGMA
Firenze, Via Dei Fossi, 41r, (Firenze)
Firenze, Via Dei Fossi, 41r, (Firenze)
Orario di apertura
10-12.30, 15.30-19. Lunedì mattina chiuso.
Vernissage
1 Ottobre 2009, ore 18
Autore