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Elisabeth Masé – MORE AND MORE GODDESSES
Per la Berlin Art Week 2024, abbiamo deciso di presentare una retrospettiva dell’artista svizzera Elisabeth Masé, combinando l’esposizione con l’uscita del suo ultimo libro.
Comunicato stampa
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Per la Berlin Art Week 2024, abbiamo deciso di presentare una retrospettiva dell'artista svizzera Elisabeth Masé, combinando l'esposizione con l'uscita del suo ultimo libro. Questo offrirà una visione panoramica della sua carriera artistica, con un'attenzione particolare alla sua serie in corso “New Goddesses”, seguendo una presentazione iniziale nel nostro ex spazio galleria nel 2023.
Elisabeth Masé è una rinomata artista e scrittrice svizzera. La sua opera, che comprende pittura, scultura e installazioni multimediali, esplora profondamente i temi della spiritualità, della femminilità e dell'antropologia culturale. Crea narrazioni visive evocative che interrogano e reimmaginano la società, non costruita su costrutti di genere tradizionali, invitando gli spettatori a considerare il potenziale inesplorato dell'energia femminile e della ricerca interiore.
L'approccio interdisciplinare di Masé, che combina arte visiva con performance e progetti collaborativi, evidenzia il suo impegno a promuovere legami sociali e dialogo culturale, mentre la sua pratica artistica - sia nelle sue pitture che nei suoi disegni - continua a ispirare e provocare riflessioni ponderate sulla condizione umana.
Non temendo di esplorare i recessi più oscuri della psiche umana, Elisabeth Masé sottolinea l'influenza fondamentale dell'infanzia nella formazione della psicologia. Il suo lavoro illumina frequentemente l'impatto profondo che le esperienze disfunzionali precoci possono imprimere nella mente, rivelando come i bisogni fondamentali non soddisfatti - come il bisogno di protezione e appartenenza - risuonino universalmente attraverso l'umanità. I soggetti nelle sue acquerelli e disegni sono sospesi in spazi vuoti, posizionati su piani interraziali e interculturali, liberi da rumori e confusioni esterne, creando un ambiente in cui i traumi possono essere svelati e affrontati. Sia in progetti come "Die Braut/The Bride", che esplorano traumi specifici, sia in indagini più ampie come "The Evil Child", che esplorano gli aspetti più oscuri della psiche umana, o “Dark Days in Paradise”, che mostrano paesaggi distopici di desideri inconsci, le linee meticolose di Masé e la qualità eterea dei suoi acquerelli contro sfondi vuoti evocano in ogni caso un'atmosfera onirica. Questa estetica deliberata riflette il modo in cui i sogni svelano le complessità consce e subconscie, infondendo le sue opere di profonda introspezione e profondità emotiva.
Superfici monocromatiche piatte serviranno anche come sfondo alle opere pittoriche di Elisabeth Masé, come nella sua famosa serie “New Goddesses”, centrale nell'indagine artistica e filosofica di Masé. La serie si presenta come un'esplorazione trasformativa del potere divino femminile, cercando di sovvertire le interpretazioni patriarcali presentando descrizioni religiose tradizionalmente maschili in una dimensione femminile, offrendo una visione convincente che sfida le norme sociali radicate. La posa in cui le sue Dee polimorfe e multitalenti sono ritratte è abilmente ripresa da un'altra serie di opere di Masé: il lavoro interdisciplinare e partecipativo “Das Kleid/The Dress”. Qui, Elisabeth coinvolge donne rifugiate e locali in un'azione collettiva, in cui le partecipanti ricamavano su un vestito i loro desideri mentre forgiavano legami sociali condividendo storie di vita individuali. Fotografe in pose che ricordano regine o dee, le partecipanti mettono in luce la divinità intrinseca a ogni individuo, riflettendo l'esplorazione più ampia di Masé sull'empowerment e l'identità. La ripresa di tale posa nella serie "New Goddesses" sembra indicare che il rapporto umano con la divinità è innanzitutto spinto da forme di desideri, fondamentali o meno. Allo stesso tempo, la posa collega il lavoro di Elisabeth Masé alla storia dell'arte, essendo una chiara ripresa delle pose adottate durante il Rinascimento per i ritratti femminili. La forma/corpo della Nuova Dea è a volte costituita da una combinazione antropomorfica di elementi, mentre a volte è rappresentata realisticamente. L'unico elemento che le Nuove Dee di Masé condividono è la copertura del viso, per aumentare l'universalità e il mistero che circondano il divino.
La tavolozza di colori delle “New Goddesses” alterna toni vivaci, forti e intensi - adatti a Warhol e ai maestri della Pop Art - a composizioni dicromatiche o addirittura in bianco e nero. Queste composizioni evocano un'atmosfera opprimente, aliena ed elegiaca simile al lavoro di Leon Spilliaert, un simbolista noto per le sue esplorazioni introspettive. Le pitture di Masé hanno la forza sia dei classici che dei nuovi classici e del futuristico; ha brillantemente unito le qualità giuste per sottolineare l'intemporalità della divinità. I tratti del pennello oscillano anche tra controllati, fini e dettagliati, e quelli grossolani, con forme sinteticamente ruvide. Queste alternanze di elementi, colori, stili, tratti di pennello e forme sono altri strumenti che Elisabeth Masé utilizza per sottolineare la complessità dell'esistenza, anche nelle manifestazioni divine. Se la semplicità fosse la via, non avremmo i famosi 99 Nomi di Dio, che Elisabeth ha trasformato al femminile per esplorare la reazione emotiva a tale inversione di genere mentre si ispirava nella creazione delle sue stesse Nuove Dee.
Una "Nuova Dea" rappresenta più di un semplice scambio simbolico di ruoli di genere; incarna una profonda ridefinizione dell'autorità cosmica e spirituale. Le sue dee sono raffigurate non solo come figure benevole di amore e bellezza, ma come esseri complessi capaci di incarnare una gamma di emozioni ed energie, comprese quelle dirompenti e trasformative. Reimmaginando il divino come intrinsecamente femminile, Masé cerca di potenziare le donne e mettere in discussione le nozioni radicate di potere e gerarchia che hanno plasmato i paesaggi culturali e sociali per secoli. Si interroga sul perché il divino femminile, storicamente associato alla creazione, alla cura e alle forze vitali, sia stato marginalizzato a favore di costrutti patriarcali che enfatizzano la dominanza, il controllo e l'autorità gerarchica. Questa indagine porta Masé a sostenere un cambiamento di paradigma culturale in cui il femminile è celebrato come forza fondamentale e primordiale, favorendo così una società più armoniosa ed equa.
Nell'immaginare una tale trasformazione sociale, Masé ci sfida a riconsiderare le narrazioni e le strutture che perpetuano l'ineguaglianza e la divisione. Propone che abbracciando il femminile come principio centrale, le società possano progredire verso un maggiore equilibrio, creatività e benessere olistico. Questa prospettiva sottolinea la convinzione di Masé nel potere dell'arte, non solo di riflettere i valori sociali, ma anche di provocare introspezione e ispirare cambiamenti significativi. In definitiva, il suo lavoro ci invita a immaginare un mondo in cui la riverenza per il femminile favorisca una connessione più profonda, l'empatia e un'esperienza umana più sostenibile.
Elisabeth Masé è una rinomata artista e scrittrice svizzera. La sua opera, che comprende pittura, scultura e installazioni multimediali, esplora profondamente i temi della spiritualità, della femminilità e dell'antropologia culturale. Crea narrazioni visive evocative che interrogano e reimmaginano la società, non costruita su costrutti di genere tradizionali, invitando gli spettatori a considerare il potenziale inesplorato dell'energia femminile e della ricerca interiore.
L'approccio interdisciplinare di Masé, che combina arte visiva con performance e progetti collaborativi, evidenzia il suo impegno a promuovere legami sociali e dialogo culturale, mentre la sua pratica artistica - sia nelle sue pitture che nei suoi disegni - continua a ispirare e provocare riflessioni ponderate sulla condizione umana.
Non temendo di esplorare i recessi più oscuri della psiche umana, Elisabeth Masé sottolinea l'influenza fondamentale dell'infanzia nella formazione della psicologia. Il suo lavoro illumina frequentemente l'impatto profondo che le esperienze disfunzionali precoci possono imprimere nella mente, rivelando come i bisogni fondamentali non soddisfatti - come il bisogno di protezione e appartenenza - risuonino universalmente attraverso l'umanità. I soggetti nelle sue acquerelli e disegni sono sospesi in spazi vuoti, posizionati su piani interraziali e interculturali, liberi da rumori e confusioni esterne, creando un ambiente in cui i traumi possono essere svelati e affrontati. Sia in progetti come "Die Braut/The Bride", che esplorano traumi specifici, sia in indagini più ampie come "The Evil Child", che esplorano gli aspetti più oscuri della psiche umana, o “Dark Days in Paradise”, che mostrano paesaggi distopici di desideri inconsci, le linee meticolose di Masé e la qualità eterea dei suoi acquerelli contro sfondi vuoti evocano in ogni caso un'atmosfera onirica. Questa estetica deliberata riflette il modo in cui i sogni svelano le complessità consce e subconscie, infondendo le sue opere di profonda introspezione e profondità emotiva.
Superfici monocromatiche piatte serviranno anche come sfondo alle opere pittoriche di Elisabeth Masé, come nella sua famosa serie “New Goddesses”, centrale nell'indagine artistica e filosofica di Masé. La serie si presenta come un'esplorazione trasformativa del potere divino femminile, cercando di sovvertire le interpretazioni patriarcali presentando descrizioni religiose tradizionalmente maschili in una dimensione femminile, offrendo una visione convincente che sfida le norme sociali radicate. La posa in cui le sue Dee polimorfe e multitalenti sono ritratte è abilmente ripresa da un'altra serie di opere di Masé: il lavoro interdisciplinare e partecipativo “Das Kleid/The Dress”. Qui, Elisabeth coinvolge donne rifugiate e locali in un'azione collettiva, in cui le partecipanti ricamavano su un vestito i loro desideri mentre forgiavano legami sociali condividendo storie di vita individuali. Fotografe in pose che ricordano regine o dee, le partecipanti mettono in luce la divinità intrinseca a ogni individuo, riflettendo l'esplorazione più ampia di Masé sull'empowerment e l'identità. La ripresa di tale posa nella serie "New Goddesses" sembra indicare che il rapporto umano con la divinità è innanzitutto spinto da forme di desideri, fondamentali o meno. Allo stesso tempo, la posa collega il lavoro di Elisabeth Masé alla storia dell'arte, essendo una chiara ripresa delle pose adottate durante il Rinascimento per i ritratti femminili. La forma/corpo della Nuova Dea è a volte costituita da una combinazione antropomorfica di elementi, mentre a volte è rappresentata realisticamente. L'unico elemento che le Nuove Dee di Masé condividono è la copertura del viso, per aumentare l'universalità e il mistero che circondano il divino.
La tavolozza di colori delle “New Goddesses” alterna toni vivaci, forti e intensi - adatti a Warhol e ai maestri della Pop Art - a composizioni dicromatiche o addirittura in bianco e nero. Queste composizioni evocano un'atmosfera opprimente, aliena ed elegiaca simile al lavoro di Leon Spilliaert, un simbolista noto per le sue esplorazioni introspettive. Le pitture di Masé hanno la forza sia dei classici che dei nuovi classici e del futuristico; ha brillantemente unito le qualità giuste per sottolineare l'intemporalità della divinità. I tratti del pennello oscillano anche tra controllati, fini e dettagliati, e quelli grossolani, con forme sinteticamente ruvide. Queste alternanze di elementi, colori, stili, tratti di pennello e forme sono altri strumenti che Elisabeth Masé utilizza per sottolineare la complessità dell'esistenza, anche nelle manifestazioni divine. Se la semplicità fosse la via, non avremmo i famosi 99 Nomi di Dio, che Elisabeth ha trasformato al femminile per esplorare la reazione emotiva a tale inversione di genere mentre si ispirava nella creazione delle sue stesse Nuove Dee.
Una "Nuova Dea" rappresenta più di un semplice scambio simbolico di ruoli di genere; incarna una profonda ridefinizione dell'autorità cosmica e spirituale. Le sue dee sono raffigurate non solo come figure benevole di amore e bellezza, ma come esseri complessi capaci di incarnare una gamma di emozioni ed energie, comprese quelle dirompenti e trasformative. Reimmaginando il divino come intrinsecamente femminile, Masé cerca di potenziare le donne e mettere in discussione le nozioni radicate di potere e gerarchia che hanno plasmato i paesaggi culturali e sociali per secoli. Si interroga sul perché il divino femminile, storicamente associato alla creazione, alla cura e alle forze vitali, sia stato marginalizzato a favore di costrutti patriarcali che enfatizzano la dominanza, il controllo e l'autorità gerarchica. Questa indagine porta Masé a sostenere un cambiamento di paradigma culturale in cui il femminile è celebrato come forza fondamentale e primordiale, favorendo così una società più armoniosa ed equa.
Nell'immaginare una tale trasformazione sociale, Masé ci sfida a riconsiderare le narrazioni e le strutture che perpetuano l'ineguaglianza e la divisione. Propone che abbracciando il femminile come principio centrale, le società possano progredire verso un maggiore equilibrio, creatività e benessere olistico. Questa prospettiva sottolinea la convinzione di Masé nel potere dell'arte, non solo di riflettere i valori sociali, ma anche di provocare introspezione e ispirare cambiamenti significativi. In definitiva, il suo lavoro ci invita a immaginare un mondo in cui la riverenza per il femminile favorisca una connessione più profonda, l'empatia e un'esperienza umana più sostenibile.
05
settembre 2024
Elisabeth Masé – MORE AND MORE GODDESSES
Dal 05 settembre al 12 ottobre 2024
arte contemporanea
personale
personale
Location
LUISA CATUCCI GALLERY
Berlin, Allerstrasse, 38, (Berlin)
Berlin, Allerstrasse, 38, (Berlin)
Orario di apertura
martedì - venerdì ore 11 - 18
sabbato ore 12-17
Vernissage
5 Settembre 2024, ore 18 - 21
Sito web
Autore
Curatore
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