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Elisabetta Sirani
Interprete assoluta del classicismo seicentesco, Elisabetta Sirani entrò nella leggenda, prima ancora che per la sua misteriosa morte, per la sua bravura, la sua educazione, il suo eclettismo, la sua curiosità e la sua pittura.
Comunicato stampa
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Vissuta in una Bologna che già nel ‘600 si preparava a dare largo spazio alle donne anche nelle professioni storicamente maschili (non solo nelle arti, ma anche nell’avvocatura e nella medicina, ad esempio), Elisabetta Sirani, figlia di Giovanni Andrea, uno dei più fedeli allievi di Reni, mostra subito una grandissima capacità e velocità nella pittura. La tecnica di schizzare i soggetti in pochi e veloci tratti, poi accompagnati con l’acquerello, fu assolutamente innovativa e divenne un suo tratto caratteristico, così come la rapidità nell’ eseguire i lavori. Elisabetta è curiosa, attenta, incontenibile, divora i libri della biblioteca paterna, assorbe ogni conversazione e stimolo che provenga dalle alte e colte frequentazioni paterne. Elisabetta è una donna ammirata, ma non ha tempo per pensare ad altro che all’arte, in lei l’arte è una forza indomabile, stimolata da una Bologna (all’epoca era la seconda città dello stato Pontificio) dove la controriforma lascia comunque spazi alle donne e da una situazione famigliare dove il padre è ben contento che la rinomata figlia produca, a ritmo continuo, quadri per i suoi importanti e ricchi clienti.
Nobili da tutta Europa vengono in visita alla casa paterna per vederla lavorare, molti sono coloro che restano affascinati dalla giovane Sirani, di lei si invaghisce, seppure platonicamente, anche lo stesso canonico Carlo Cesare Malvasia che lascerà un suggestivo ritratto in un testo sui principali pittori bolognesi (Felsina pittrice, Bologna 1678).
Le sue committenze sono a tutti i livelli della scala sociale, illustri o non: i principi di Toscana, le duchesse di Parma, di Baviera, di Braunschweigh, accanto al maestro di musica e al pescatore di casa… Sono committenze che la porteranno a essere ben presto iscritta a gran titolo fra gli artisti di fama e di valore, quando, ancora giovanissima, le verrà affidata l’esecuzione del Battesimo per la Chiesa della Certosa di Bologna.
È lo stesso Malvasia a creare il mito di Elisabetta consapevolmente modellato accanto a quello di Guido Reni: l’“angelo vergine” della pittura bolognese del Seicento, che “dipinge da homo” e opera “non solo …
mai da donna”, ma anzi “più che da uomo”: una sorta di “curiosità antropologica” che non poteva lasciare insensibile l’élite culturale dell’epoca.
Una vita, quella di Elisabetta Sirani, che ha sconvolto tutte le regole, ancora diciassettenne ha la sua prima commissione per una chiesa, a 27 anni muore stremata e prosciugata dal lavoro: allora si disse che fosse stata la giovane serva invidiosa ad avvelenarla; la verità, dopo il processo, confermerà che si trattò di morte naturale, ora sappiamo che fu causata da ulcera perforata.
La mostra e l’allestimento
La mostra, la cui curatela scientifica è sotto la supervisione di Jadranka Bentini (Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico per Bologna e la Romagna) e di Vera Fortunati (Professore ordinario dell’Università di Bologna, Dipartimento delle Arti Visive), radunerà circa 80 opere della Sirani. Particolare attenzione si sta ponendo nella scelta di accompagnare queste opere con alcuni quadri di maestri dal Guido Reni al Guercino, Cantarini, Cagnacci, Gessi … che fornirono a Elisabetta i primi spunti.
La mostra si svilupperà all’interno delle sale del Museo Archeologico di Bologna a ripercorrere la vita e le opere della impetuosa artista bolognese; la dimensione altamente teatrale dell’arte del ‘600 e lo specchio come topos concettuale ed estetico saranno il fulcro dell’allestimento curato da Italo Grassi, già scenografo del Teatro Comunale di Bologna. Molte le opere che escono per la prima volta dalle case private che le hanno ospitate per secoli per essere esposte a Bologna, molte quelle che torneranno in Italia per breve tempo dai principali musei del mondo.
Chi ha voluto e sostenuto la mostra
Questa mostra è stata voluta dal Gruppo La Perla per celebrare il Cinquantesimo Anniversario dalla sua nascita e offrire a Bologna, la sua città, un grande evento "al femminile", insieme al Comune di Bologna che del primo effettivo omaggio alla Sirani ha immediatamente riconosciuto il significato e l'importanza.
Gli eventi collaterali
I tre mesi della mostra su Elisabetta Sirani saranno preceduti e accompagnati da attività in tutta la città e la provincia con perfomance teatrali, fra cui la rievocazione storica del processo per la morte di Elisabetta Sirani; attività laboratoriali per i bambini, gli adulti e le famiglie; cicli di conferenze sulla rivoluzione che non aveva bisogno di clamore, proprio perché considerata un valore incontestabile, che ha visto attive, nella scena culturale dal medio evo al ‘700, un gran numero di donne bolognesi illustri.
Nobili da tutta Europa vengono in visita alla casa paterna per vederla lavorare, molti sono coloro che restano affascinati dalla giovane Sirani, di lei si invaghisce, seppure platonicamente, anche lo stesso canonico Carlo Cesare Malvasia che lascerà un suggestivo ritratto in un testo sui principali pittori bolognesi (Felsina pittrice, Bologna 1678).
Le sue committenze sono a tutti i livelli della scala sociale, illustri o non: i principi di Toscana, le duchesse di Parma, di Baviera, di Braunschweigh, accanto al maestro di musica e al pescatore di casa… Sono committenze che la porteranno a essere ben presto iscritta a gran titolo fra gli artisti di fama e di valore, quando, ancora giovanissima, le verrà affidata l’esecuzione del Battesimo per la Chiesa della Certosa di Bologna.
È lo stesso Malvasia a creare il mito di Elisabetta consapevolmente modellato accanto a quello di Guido Reni: l’“angelo vergine” della pittura bolognese del Seicento, che “dipinge da homo” e opera “non solo …
mai da donna”, ma anzi “più che da uomo”: una sorta di “curiosità antropologica” che non poteva lasciare insensibile l’élite culturale dell’epoca.
Una vita, quella di Elisabetta Sirani, che ha sconvolto tutte le regole, ancora diciassettenne ha la sua prima commissione per una chiesa, a 27 anni muore stremata e prosciugata dal lavoro: allora si disse che fosse stata la giovane serva invidiosa ad avvelenarla; la verità, dopo il processo, confermerà che si trattò di morte naturale, ora sappiamo che fu causata da ulcera perforata.
La mostra e l’allestimento
La mostra, la cui curatela scientifica è sotto la supervisione di Jadranka Bentini (Soprintendente per il Patrimonio Storico, Artistico e Demoetnoantropologico per Bologna e la Romagna) e di Vera Fortunati (Professore ordinario dell’Università di Bologna, Dipartimento delle Arti Visive), radunerà circa 80 opere della Sirani. Particolare attenzione si sta ponendo nella scelta di accompagnare queste opere con alcuni quadri di maestri dal Guido Reni al Guercino, Cantarini, Cagnacci, Gessi … che fornirono a Elisabetta i primi spunti.
La mostra si svilupperà all’interno delle sale del Museo Archeologico di Bologna a ripercorrere la vita e le opere della impetuosa artista bolognese; la dimensione altamente teatrale dell’arte del ‘600 e lo specchio come topos concettuale ed estetico saranno il fulcro dell’allestimento curato da Italo Grassi, già scenografo del Teatro Comunale di Bologna. Molte le opere che escono per la prima volta dalle case private che le hanno ospitate per secoli per essere esposte a Bologna, molte quelle che torneranno in Italia per breve tempo dai principali musei del mondo.
Chi ha voluto e sostenuto la mostra
Questa mostra è stata voluta dal Gruppo La Perla per celebrare il Cinquantesimo Anniversario dalla sua nascita e offrire a Bologna, la sua città, un grande evento "al femminile", insieme al Comune di Bologna che del primo effettivo omaggio alla Sirani ha immediatamente riconosciuto il significato e l'importanza.
Gli eventi collaterali
I tre mesi della mostra su Elisabetta Sirani saranno preceduti e accompagnati da attività in tutta la città e la provincia con perfomance teatrali, fra cui la rievocazione storica del processo per la morte di Elisabetta Sirani; attività laboratoriali per i bambini, gli adulti e le famiglie; cicli di conferenze sulla rivoluzione che non aveva bisogno di clamore, proprio perché considerata un valore incontestabile, che ha visto attive, nella scena culturale dal medio evo al ‘700, un gran numero di donne bolognesi illustri.
04
dicembre 2004
Elisabetta Sirani
Dal 04 dicembre 2004 al 10 aprile 2005
arte moderna
Location
MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO
Bologna, Via Dell'archiginnasio, 2, (Bologna)
Bologna, Via Dell'archiginnasio, 2, (Bologna)
Biglietti
Intero € 8, categorie convenzionate € 6,50, ridotto € 5, gruppi (almeno 20 persone) € 6,50 (gratuito per 1 accompagnatore), scuole fino alle medie superi € 3 (gratuito per 2 accompagnatori), gratuito per bambini fino a otto anni militari in divisa, portatori di handicap con un accompagnatore, giornalisti con tesserino, guide turistiche con tesserino
Orario di apertura
martedi-sabato 10.00-18.00, domenica e festivi 10.00-18.30, chiuso: LUNEDI; 24/12; 31/12; pomeriggio del 25/12 e 1/1
Sito web
www.elisabettasirani.it
Autore
Curatore