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Eliseo Mattiacci – Misurazione di corpi celesti e altre invenzioni 1968 – 2004
La Galleria dell’Oca presenta la mostra dello scultore Eliseo Mattiacci, uno degli artisti più significativi del panorama italiano dalla metà degli anni Sessanta ad oggi.
Comunicato stampa
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Nelle due sedi della Galleria, in via Margutta 54 e in via della Mercede 12a, accanto a nuove sculture, realizzate appositamente per l’occasione - Misurazione di corpi celesti, Capta segnali e Scrutare il cosmo - sono presentate cinque opere storiche - Centro vitale frontale del 1968, Trucioli e calamita del 1969, Alfabeti primari del 1972, Giorno e notte del 1975-1976 e Lente solare del 1987-1988 - per sottolineare le premesse concettuali e la continuità del lavoro di Mattiacci.
La mostra si apre, nella prima stanza di via della Mercede, con Alfabeti Primari, opera presentata alla Biennale di Venezia del 1972, composta da 10 tavole, alte oltre 2 metri, in fusione di alluminio e antimonio. Per realizzarla Mattiacci ha sollecitato l’amico e critico Emilio Villa perchè gli procurasse 10 alfabeti di lingue arcaiche che l’artista ha poi inciso, con lo scalpello, ognuno su ogni tavola. E’ un’opera “antropologica” in cui sono forniti gli elementi primari per un’ermeneutica globale e perchè la comunicazione sia resa possibile.
Nella seconda stanza, Misurazione di corpi celesti ricorda la forma di un compasso con le braccia arcuate e prensili rivolte verso l’alto in attesa di captare corpi e afferrare elementi che provengono da un fenomenico cosmico. Il compasso di ferro è bloccato, a terra, nella sua verticalità, da un magnete che lo immobilizza e che, nello stesso tempo, gli trasmette un’energia e una sospensione continua, quasi fosse costretto a sorvegliare il cielo sopra la terra, giorno e notte.
Sulla parete opposta, l’opera Giorno e notte del 1975-1976, è composta da due lastre, una di vetro per il giorno, sopra la quale è inscritta la parola “giorno”, l’altra di ferro brunito per la notte, e vuole sottolineare la continuità del tempo, il ciclo della luce e del buio entro cui i fenomeni si realizzano.
La tensione, la sospensione e la trasmissione di energia permette il confronto tra le opere collocate nella terza stanza. Centro vitale frontale del 1968, è un’opera composta da un cono di “diamante”, in acciaio inox, applicato al muro all’altezza della fronte di un uomo, sul quale è appoggiata verticalmente una lastra di vetro ed indica metaforicamente la sintesi fragilissima della vita, il punto vitale. Trucioli e calamita del 1968-1969, è la prima opera in cui Mattiacci utilizza la calamita: trucioli metallici, ammucchiati in un angolo della stanza, si ergono verso un magnete posto sopra di loro per formare un continuum sospeso ove l’architettura della forma è rappresentata dall’energia. Lente solare del 1987- 1988, opera di grandi dimensioni, esposta alla Biennale di Venezia del 1988, dà una soluzione alla meccanica della trasmissione dell’energia e quindi sopra una trave di metallo, di oltre cinque metri, fissata nel muro, si appoggia un disco concavo (la lente solare) al centro del quale è applicata una calamita che trasmette l’energia attraverso un filo di rame collegato ad una bobina dello stesso metallo.
Infine, nell’ultima stanza di via della Mercede e nello spazio di via Margutta due sculture - Capta segnali e Scrutare il cosmo - aprono e chiudono in una sintesi perfetta l’attrezzatura cosmico-astonomica della mostra. Astrolabi d’acciaio, appoggiati al suolo, includono dischi di ferro magnetizzati da calamite e orientati verso il cielo che osservano e intercettano segnali rivelatori.
La mostra si apre, nella prima stanza di via della Mercede, con Alfabeti Primari, opera presentata alla Biennale di Venezia del 1972, composta da 10 tavole, alte oltre 2 metri, in fusione di alluminio e antimonio. Per realizzarla Mattiacci ha sollecitato l’amico e critico Emilio Villa perchè gli procurasse 10 alfabeti di lingue arcaiche che l’artista ha poi inciso, con lo scalpello, ognuno su ogni tavola. E’ un’opera “antropologica” in cui sono forniti gli elementi primari per un’ermeneutica globale e perchè la comunicazione sia resa possibile.
Nella seconda stanza, Misurazione di corpi celesti ricorda la forma di un compasso con le braccia arcuate e prensili rivolte verso l’alto in attesa di captare corpi e afferrare elementi che provengono da un fenomenico cosmico. Il compasso di ferro è bloccato, a terra, nella sua verticalità, da un magnete che lo immobilizza e che, nello stesso tempo, gli trasmette un’energia e una sospensione continua, quasi fosse costretto a sorvegliare il cielo sopra la terra, giorno e notte.
Sulla parete opposta, l’opera Giorno e notte del 1975-1976, è composta da due lastre, una di vetro per il giorno, sopra la quale è inscritta la parola “giorno”, l’altra di ferro brunito per la notte, e vuole sottolineare la continuità del tempo, il ciclo della luce e del buio entro cui i fenomeni si realizzano.
La tensione, la sospensione e la trasmissione di energia permette il confronto tra le opere collocate nella terza stanza. Centro vitale frontale del 1968, è un’opera composta da un cono di “diamante”, in acciaio inox, applicato al muro all’altezza della fronte di un uomo, sul quale è appoggiata verticalmente una lastra di vetro ed indica metaforicamente la sintesi fragilissima della vita, il punto vitale. Trucioli e calamita del 1968-1969, è la prima opera in cui Mattiacci utilizza la calamita: trucioli metallici, ammucchiati in un angolo della stanza, si ergono verso un magnete posto sopra di loro per formare un continuum sospeso ove l’architettura della forma è rappresentata dall’energia. Lente solare del 1987- 1988, opera di grandi dimensioni, esposta alla Biennale di Venezia del 1988, dà una soluzione alla meccanica della trasmissione dell’energia e quindi sopra una trave di metallo, di oltre cinque metri, fissata nel muro, si appoggia un disco concavo (la lente solare) al centro del quale è applicata una calamita che trasmette l’energia attraverso un filo di rame collegato ad una bobina dello stesso metallo.
Infine, nell’ultima stanza di via della Mercede e nello spazio di via Margutta due sculture - Capta segnali e Scrutare il cosmo - aprono e chiudono in una sintesi perfetta l’attrezzatura cosmico-astonomica della mostra. Astrolabi d’acciaio, appoggiati al suolo, includono dischi di ferro magnetizzati da calamite e orientati verso il cielo che osservano e intercettano segnali rivelatori.
06
marzo 2004
Eliseo Mattiacci – Misurazione di corpi celesti e altre invenzioni 1968 – 2004
Dal 06 marzo al 14 maggio 2004
arte contemporanea
Location
GALLERIA DELL’OCA PROJECT
Roma, Via Margutta, 54, (Roma)
Roma, Via Margutta, 54, (Roma)
Orario di apertura
Lunedi- venerdì 10:00 – 13:00, 16:30 – 19:30. Sabato su appuntamento
Vernissage
5 Marzo 2004, Sabato 6 marzo la galleria rimarrà aperta dalle 10:00 alle 12:00 e nel pomeriggio su appuntamento