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Elvio Maccheroni – New York! New York!
Con le sue nuove opere, l’artista apre nuovi processi di conoscenza i quali divengono possibili attraverso la multimedialità degli interventi, per cui gli effetti artistici si vaporizzano fra l’acume sguardo e la distrazione globale entro il magma espressivo
Comunicato stampa
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Il Comune di Campello sul Clitunno & Associazione CONTEMPORANEA presentano il 28 giugno alle ore 18.00 a Palazzo Casagrande NEW YORK ! NEW YORK ! Mostra d’arte Contemporanea di Elvio Maccheroni a cura di Loredana Bucchi e Pino Bonanno.
“Sembra essere un grido di conquista e disincanto, il luogo a cui guardare per riconoscersi in un percorso desiderato, come luogo letterario, fra mito e sogno, fra realtà che vive e genera altri sedimenti interiori.
Forse, è solo l’urgente bisogno d’incontrare Samo (Same old shit), alias Jean Michel Basquiat, mito e riferimento, per completare un percorso d’iniziazione artistica.
Incontrarlo per superarlo, raccontandosi con altri sguardi, altre promesse e attraversamenti.
Elvio Maccheroni ha genialità e curiosità da soddisfare, non per mostrarci il dono della creazione, ma per sostenere come solo il lavoro con le materie espressive produca l’idea che segue l’opera e non l’anticipa .
Egli assume in sé l’attimo dell’illuminazione, la folgore della rivelazione, il processo kairologico per un viaggio dentro la realtà che trasforma ed invade.
Con le sue nuove opere, (adocchiamenti rotelliani ?) l’artista apre nuovi processi di conoscenza i quali divengono possibili attraverso la multimedialità degli interventi, per cui gli effetti artistici si vaporizzano fra l’acume sguardo e la distrazione globale entro il magma espressivo.
In questo caso, anche per lui, dovremmo cominciare a parlare di arte come varco, percorso, attraversamento, viaggio, transito e passaggio.
Arte nell’insieme della diversità dei linguaggi: immagini, riporti, scritture.
Arte come palcoscenico su cui calca una miscela linguistica eterogenea.
“Teatro” di eventi intertestuali, intermediali. Creazione per rendere la realtà più vivibile e visibile, oltre gli orpelli delle didascalie abbrevianti.
Opere, quindi, che inducono alla trasformazione, alla metamorfosi, successione di sviluppi indeterminati, transito dalla dimensione materiale a quella immateriale che consente a chi le osserva di contare le proprie scoperte e conquiste.
Forza montante che porta con sé il rischio o il desiderio del naufragio. Immersione/emersione d’ogni sobbalzo temerario. Grido e silenzio di fronte all’opprimente voce della creazione metafisica.
Con questi nuovi “racconti”, Elvio mette all’angolo l’imperativo ideologico che non consente all’occhio di vedere l’altrove da sé.
Arte come attraversamento dei luoghi già visti e mai completamente vissuti, recupero degli spazi destinati all’incontro e al confronto, dove domina il rischio, l’imprevisto, la diversa appartenenza.
Luoghi in cui sia possibile vivere l’evento, in cui ogni traccia, apparenza parla quella lingua mai posseduta, eppur esprime i desideri e i sogni, la solitudine e la babele.
In cui il prima e il dopo, la partenza e il ritorno, la stanza e il vuoto appaiono identici a coloro i quali s’avventurano nei labirinti intuitivi della creazione.
In Elvio, la bipolarità risulta simile e ciò vuol dire che la sua opera produce una trasformazione significativa in noi.”
Pino Bonanno
“Sembra essere un grido di conquista e disincanto, il luogo a cui guardare per riconoscersi in un percorso desiderato, come luogo letterario, fra mito e sogno, fra realtà che vive e genera altri sedimenti interiori.
Forse, è solo l’urgente bisogno d’incontrare Samo (Same old shit), alias Jean Michel Basquiat, mito e riferimento, per completare un percorso d’iniziazione artistica.
Incontrarlo per superarlo, raccontandosi con altri sguardi, altre promesse e attraversamenti.
Elvio Maccheroni ha genialità e curiosità da soddisfare, non per mostrarci il dono della creazione, ma per sostenere come solo il lavoro con le materie espressive produca l’idea che segue l’opera e non l’anticipa .
Egli assume in sé l’attimo dell’illuminazione, la folgore della rivelazione, il processo kairologico per un viaggio dentro la realtà che trasforma ed invade.
Con le sue nuove opere, (adocchiamenti rotelliani ?) l’artista apre nuovi processi di conoscenza i quali divengono possibili attraverso la multimedialità degli interventi, per cui gli effetti artistici si vaporizzano fra l’acume sguardo e la distrazione globale entro il magma espressivo.
In questo caso, anche per lui, dovremmo cominciare a parlare di arte come varco, percorso, attraversamento, viaggio, transito e passaggio.
Arte nell’insieme della diversità dei linguaggi: immagini, riporti, scritture.
Arte come palcoscenico su cui calca una miscela linguistica eterogenea.
“Teatro” di eventi intertestuali, intermediali. Creazione per rendere la realtà più vivibile e visibile, oltre gli orpelli delle didascalie abbrevianti.
Opere, quindi, che inducono alla trasformazione, alla metamorfosi, successione di sviluppi indeterminati, transito dalla dimensione materiale a quella immateriale che consente a chi le osserva di contare le proprie scoperte e conquiste.
Forza montante che porta con sé il rischio o il desiderio del naufragio. Immersione/emersione d’ogni sobbalzo temerario. Grido e silenzio di fronte all’opprimente voce della creazione metafisica.
Con questi nuovi “racconti”, Elvio mette all’angolo l’imperativo ideologico che non consente all’occhio di vedere l’altrove da sé.
Arte come attraversamento dei luoghi già visti e mai completamente vissuti, recupero degli spazi destinati all’incontro e al confronto, dove domina il rischio, l’imprevisto, la diversa appartenenza.
Luoghi in cui sia possibile vivere l’evento, in cui ogni traccia, apparenza parla quella lingua mai posseduta, eppur esprime i desideri e i sogni, la solitudine e la babele.
In cui il prima e il dopo, la partenza e il ritorno, la stanza e il vuoto appaiono identici a coloro i quali s’avventurano nei labirinti intuitivi della creazione.
In Elvio, la bipolarità risulta simile e ciò vuol dire che la sua opera produce una trasformazione significativa in noi.”
Pino Bonanno
28
giugno 2008
Elvio Maccheroni – New York! New York!
Dal 28 giugno al 29 luglio 2008
arte contemporanea
Location
PALAZZO CASAGRANDE LA BIANCA
Campello Sul Clitunno, Piazza Ranierii, 1, (Perugia)
Campello Sul Clitunno, Piazza Ranierii, 1, (Perugia)
Orario di apertura
16 –20 ven-sab-dom
Vernissage
28 Giugno 2008, ore 18
Sito web
www.myspace.com/giropita
Autore
Curatore