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Elvira Falcone
La mostra alla Galleria Davico si concentra sull’uomo, sui suoi rapporti interpersonali e sulla mancanza di questi. Il dato sociale emerge attraverso le facce di etnie diverse che scrutano i vicini ma anche chi li sta guardando: prima l’artista, poi l’osservatore, in un’alternanza di curiosità, sorpresa, disappunto, malinconia
Comunicato stampa
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Un autobus è il teatro in cui recitano i personaggi di Elvira Falcone. In realtà non stanno recitando, perché sono semplicemente ritratti nella loro spontaneità e, talvolta, nel loro attonimento.
La mostra alla Galleria Davico si concentra sull’uomo, sui suoi rapporti interpersonali e sulla mancanza di questi. Il dato sociale emerge attraverso le facce di etnie diverse che scrutano i vicini ma anche chi li sta guardando: prima l’artista, poi l’osservatore, in un’alternanza di curiosità, sorpresa, disappunto, malinconia.
Elvira Falcone non ha una formazione accademica, ma ha dipinto nell’atelier di Mauro Chessa, arrivando ad esasperare l’aspetto livido dei colori e la drammaticità delle scene.
“La nostra mente va ad uno scompartimento di terza classe dipinto da Daumier, a varie immagini di Hopper, e perfino ad un altro interno ferroviario, un vecchio quadro di Virgilio Guidi; ma sappiamo anche che nessun soggetto è, in realtà, nuovo e ciò che conta è come sia stato fatto rivivere attraverso la pittura. In queste opere dipinte con mano fluente siamo ormai lontani dalle suggestioni culturali e del mondo poetico precedente: l’artista schiva con mano leggera ogni caduta nel populismo realistico e conduce la nostra attenzione verso territori nuovi, non riconducibili alle categorie artistiche precedenti” (Mauro Chessa, dal testo in catalogo).
Queste opere sono caratterizzate dal rifiuto del citazionismo o del riferimento poetico. Sono piuttosto la genuina espressione di un bisogno personale, quello di indagare, anche con una certa dose di amara ironia, la capacità o incapacità comunicativa dell’uomo (spesso si percepisce una sensazione di solitudine nei volti dipinti sulle tele) attraverso sguardi, movimenti, posture.
La mostra alla Galleria Davico si concentra sull’uomo, sui suoi rapporti interpersonali e sulla mancanza di questi. Il dato sociale emerge attraverso le facce di etnie diverse che scrutano i vicini ma anche chi li sta guardando: prima l’artista, poi l’osservatore, in un’alternanza di curiosità, sorpresa, disappunto, malinconia.
Elvira Falcone non ha una formazione accademica, ma ha dipinto nell’atelier di Mauro Chessa, arrivando ad esasperare l’aspetto livido dei colori e la drammaticità delle scene.
“La nostra mente va ad uno scompartimento di terza classe dipinto da Daumier, a varie immagini di Hopper, e perfino ad un altro interno ferroviario, un vecchio quadro di Virgilio Guidi; ma sappiamo anche che nessun soggetto è, in realtà, nuovo e ciò che conta è come sia stato fatto rivivere attraverso la pittura. In queste opere dipinte con mano fluente siamo ormai lontani dalle suggestioni culturali e del mondo poetico precedente: l’artista schiva con mano leggera ogni caduta nel populismo realistico e conduce la nostra attenzione verso territori nuovi, non riconducibili alle categorie artistiche precedenti” (Mauro Chessa, dal testo in catalogo).
Queste opere sono caratterizzate dal rifiuto del citazionismo o del riferimento poetico. Sono piuttosto la genuina espressione di un bisogno personale, quello di indagare, anche con una certa dose di amara ironia, la capacità o incapacità comunicativa dell’uomo (spesso si percepisce una sensazione di solitudine nei volti dipinti sulle tele) attraverso sguardi, movimenti, posture.
08
maggio 2008
Elvira Falcone
Dall'otto maggio al 07 giugno 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA DAVICO
Torino, Galleria Subalpina, 30, (Torino)
Torino, Galleria Subalpina, 30, (Torino)
Orario di apertura
Dalle 10 alle 12.30 e dalle 16 alle 19.30, chiuso Lunedì e Festivi
Vernissage
8 Maggio 2008, ore 18
Autore