Elvira Martinezhttps://www.exibart.com/repository/media/eventi/2003/09/elvira-martinez.jpg

Elvira Martinez

L’idea di arte si puo’ formulare in molti modi, ma rimane una ed antica. Essa strappa da un nulla, un pezzo dopo l’altro, un sogno. E la fatica da Sisifo e’ il cercare di fissarlo, di dargli una forma definitiva in una materia. Questo sforzo, che alla maggioranza delle persone sembra folle ed inutile, ha qualcosa della grande ed istintiva ostinazione con cui le formiche costruiscono il loro formicaio in luoghi di transito, dove e’ condannato in anticipo ad essere calpestato e distrutto.
Le forme artistiche, che altro sono se non il travaso da un nulla a qualcosa che non sappiamo definire?
E l’artista non e’ forse un personaggio mascherato, un viaggiatore con passaporto falso, sempre fuori dalle leggi, condannato a cercare un ordine superiore ed invisibile, con sforzi sovraumani e scarse possibilita’ di riuscita? Ma sotto la maschera ha un volto angelico e il suo rango e’ molto piu’ elevato di quanto puo’ risultare dai suoi documenti.

Questa premessa si giustifica col fatto che pur scrivendo di Elvira Martinez, non so nulla di lei; solo il nome, e che per una ragione per me incomprensibile mi ha gratificato di questo compito.
Ma non di Elvira devo parlare ma delle sue Statue. Potrei, per comodita’ o per tirarmi fuori da una seria difficolta’, descrivere solamente il processo complesso ed affascinante con il quale esse dal nulla si materializzano. Sono corpi nati dalla carta non piu’ utilizzabile. Lecce vanta una tradizione secolare nel costruire corpi di santi con la “cartapesta”; Elvira non usa la cartapesta ma un universo cartaceo con il quale tutti abbiamo un quotidiano rapporto: giornali, bollette, moduli di tasse, scritture mancate. Tutto viene ridotto in poltiglia e con un processo simile all’acqua che evapora e forma nuvole, lei materializza statue.

Ma lo stile di cui parlano storici e critici d’arte, io mi chiedo : cos’e’ ? E’ forse solo la capacita’ di esprimere, attraverso una risonanza di forme o colori il proprio pensiero e renderlo piu’ convincente per comunicarlo agli altri? Personalmente credo sia molto di piu’: la vibrazione della materia e’ l’unica prova che una opera porta della sua esistenza vitale.
Se una botte di vino sulla quale si batte con le nocche ci comunica con il suo suono se e’ piena o vuota, perche’ una forma, un segno, non dovrebbe dire con la sua espressivita’ sulla presenza o l’assenza di un contenuto fatto di pensieri o sentimenti?
Cosi’ mi sono posto nei confronti delle Statue della Martinez ed esse mi dicono che per giungere fino a noi hanno ripercorso l’intero cammino della vita una seconda volta, ma in direzione contraria, per approdare su una radura isolata, sole, come per una esecuzione. Non hanno dimora ne’ nutrono speranze. Sono presenze di una vita passata, spenta. Ci guardano con aria triste e sembrano dire:
– tu andrai via, continuerai a posare lo sguardo su altri volti, mentre noi rimaniamo qui; immagine condannata da cio’ che il tuo sguardo ha visto in noi – .
Le Sculture della Martinez testimoniano che tutto cio’ che e’ spirituale nella nostra vita e’ indifeso ed isolato in se’ stesso. Perennemente inviso ed estraneo ad un mondo dove Tempo e Spazio sono stati resi deformi dai Media. Esse hanno l’aspetto singolare e tragico di esseri scampati a un naufragio, dimentichi da dove sono partiti molto tempo prima. Recano i segni dei continui e vani tentativi di adeguarsi ad un mondo a loro sconosciuto. Per questo sono figure nobili e straniere. La loro presenza non e’ duratura, sono erranti. Un giorno sono arrivate e un giorno, per scelta o costrizione, potrebbro ripartire. E solo nell’oscillazione tra presenza e assenza cosi’ come tra movimento e quiete esse manifestano la loro natura. (Romano Sambati)

 
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27 settembre 2003

Elvira Martinez

Dal 27 settembre al 10 ottobre 2003
arte contemporanea
Location
PALAZZO CAMERATA
Ancona, Via Manfredo Fanti, 9, (Ancona)

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