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Emanuele De Marco – Maniere e manierismi
La mostra riunisce opere e installazioni dell’artista italiano, che misurano la cronaca dell’esistere, la maniera del vivere, i manierismi legati al simulazionismo e alla creazione come semplice sostituto dell’atto consumista.
Comunicato stampa
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La mostra dal titolo “Maniere e manierismi” è promossa dall' ARTESTUDIO 26, punto di riferimento significativo nella planimetria artistica di una città fortemente europea come Milano. Lo spazio oltre a vivacizzare ricognizioni ad ampio raggio di tendenze che caratterizzano l’arte contemporanea, offre lezioni tecniche e teoriche e conferenze di illustri artisti e intellettuali italiani del secondo novecento. L’esposizione curata dal Prof. Carlo Franza, illustre Storico dell’Arte Contemporanea, che firma anche il testo, dal titolo “Maniere e manierismi ” riunisce opere e installazioni dell'artista italiano Emanuele De Marco, che misurano la cronaca dell’esistere, la maniera del vivere, i manierismi legati al simulazionismo e alla creazione come semplice sostituto dell'atto consumista, attraverso un registro stilistico che sottolinea l'immagine allarmante di un mondo senza alcun centro possibile. La presenza di artisti affermati e di altri più giovani nel panorama delle scelte che l'ARTESTUDIO 26 propone lascia intendere la capacità di leggere la storicità, di scoprire il nuovo, di rompere con un passato troppo vischioso e riscrivere anche una sorta di taccuino del futuro.
Scrive Carlo Franza: “L'arte del giovane Emanuele De Marco irrompe sulla scena europea con un grado di statuto nobile, esponenziale, primitivista quel tanto da porsi come prototipo di un nuovo modernismo, e capace di far saltare ogni storicismo pop, ogni populismo commerciale e vivere come in una hall panoramica l'affondo di immagini tra oggetto e monumento. Questa connessione al presente, fa tracciare un percorso di lavoro inizialmente grunge, poi un ellittico stile pop, per portarsi infine verso una sua opulenta gestualità estetica. De Marco fa un uso estroso dei materiali e degli elementi - vedi collage, tagli di strumenti musicali, orme, ecc. - , talvolta uso anche arguto, e uso di un immaginario pop e dalle grandi dimensioni che possono farlo diventare anche manipolatorio. L'inventiva formale e materiale spesso ricorre ad un collage tra forme e immagine. Il campo di lavoro è abbandonato ad eventi considerati impossibili da descrivere nella maniera iconica più declinabile, e tutto si porge verso un manierismo dove c'è combinazione di generi, lontani da tableaux romantici e neoclassici, ma spinti in una ricerca propria che la conformazione della memoria della pittura offre da un museo prevalentemente immaginario che si basa su tracce mnemoniche, imitazioni da laboratorio, riproduzioni grafiche, effervescenze timbriche di un informale rinnovato come nell'opera “viscosità”.
Le implicazioni materiche di tipo informale che pure resistono e insistono nel lavoro di Emanuele De Marco, preziose quanto evolute, accanto a installazioni dove il clima del nouveau realisme ancora rilascia umoralità dove le sequenze e le tracce si richiamano a una sensibilità mistica, tutto porta a misurarsi sulla significanza dello stile che ancora oggi è l'elemento primario del nostro artista in costruendo.
Sarà non poco cosa leggere cosa rimarrà nel prossimo futuro del suo attuale lavoro, di certo la vita persistente di certe forme che emergono continuamente, e adatta a produrre nuova aura, esemplata anche dal suo profondo “diaristico” che reclama una sorta di affresco della vita. E' così che progetto e destino, segnano e insegnano come l'arte e, soprattutto, lo spirito dell'arte, disegnano ancora il futuro.
Cenni biografici dell' artista
Emanuele De Marco, è nato a Gagliano del Capo (Lecce) nel 1982, ma vive e lavora a Taurisano (LE). Vanta studi artistici prima all’ Istituto Statale d’arte "E. Giannelli" di Parabita (LE), poi la laurea nel 2008 all’Accademia di Belle Arti di Lecce. La sua ricerca artistica è spaziata già nei primi lavori dalla pittura alla scultura avendo come unico fine l’indagine sulle qualità espressive della materia, svolgendo un linguaggio astratto con opere che lontane dal figurativo in senso tradizionale. Le prime opere che lo pongono all’attenzione del pubblico appartengono alla serie dei “segni”; eseguite nei primi anni del Duemila, conservano un carattere essenzialmente pittorico, in quanto sono costruite secondo la logica del quadro. Le immagini, ovviamente astratte, sono ottenute con la sovrapposizione o con l’incrocio di lunghe pennellate (“segni”) e con l’uso di smalti sintetici, acquarelli e tempere. Negli anni successivi ha portato avanti una ricerca continua, assimilando e facendo sue tecniche di vari periodi artistici come quello Informale. Ha realizzato diverse opere, di pittura, scultura, e installazioni, partecipando a concorsi e mostre. Opere che suscitano molto scalpore per l’uso di vari materiali, che posti sulla tela o assemblati insieme, riescono, anche se nella sua totale incomprensione iniziale, a esprimere un messaggio forte all ’osservatore. In queste opere introduce la modellazione della superficie dando al quadro un aspetto plastico più evidente. Nel 2007 dopo aver seguito un corso all’interno dei suoi studi accademici si avvicina al mondo del restauro entrando a far parte di un gruppo che darà vita nel 2008 a una società (tecnorestauro s.n.c.) e l’anno successivo ad un luogo adibito a mostre ed aventi culturali (Sala Polivalente-Taurisano ). Negli ultimi anni collabora e organizza eventi artistico-culturali, mostre e rassegne collettive specie nel Salento sua terra d'origine. Nel 2011 il suo lavoro viene notato dall'illustre Storico dell'Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza che lo invita a Milano e lo presenta nella sua prima mostra personale all'Artestudio 26.
Biografia del curatore
Carlo Franza, nato nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, oggi a Libero fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008.
Scrive Carlo Franza: “L'arte del giovane Emanuele De Marco irrompe sulla scena europea con un grado di statuto nobile, esponenziale, primitivista quel tanto da porsi come prototipo di un nuovo modernismo, e capace di far saltare ogni storicismo pop, ogni populismo commerciale e vivere come in una hall panoramica l'affondo di immagini tra oggetto e monumento. Questa connessione al presente, fa tracciare un percorso di lavoro inizialmente grunge, poi un ellittico stile pop, per portarsi infine verso una sua opulenta gestualità estetica. De Marco fa un uso estroso dei materiali e degli elementi - vedi collage, tagli di strumenti musicali, orme, ecc. - , talvolta uso anche arguto, e uso di un immaginario pop e dalle grandi dimensioni che possono farlo diventare anche manipolatorio. L'inventiva formale e materiale spesso ricorre ad un collage tra forme e immagine. Il campo di lavoro è abbandonato ad eventi considerati impossibili da descrivere nella maniera iconica più declinabile, e tutto si porge verso un manierismo dove c'è combinazione di generi, lontani da tableaux romantici e neoclassici, ma spinti in una ricerca propria che la conformazione della memoria della pittura offre da un museo prevalentemente immaginario che si basa su tracce mnemoniche, imitazioni da laboratorio, riproduzioni grafiche, effervescenze timbriche di un informale rinnovato come nell'opera “viscosità”.
Le implicazioni materiche di tipo informale che pure resistono e insistono nel lavoro di Emanuele De Marco, preziose quanto evolute, accanto a installazioni dove il clima del nouveau realisme ancora rilascia umoralità dove le sequenze e le tracce si richiamano a una sensibilità mistica, tutto porta a misurarsi sulla significanza dello stile che ancora oggi è l'elemento primario del nostro artista in costruendo.
Sarà non poco cosa leggere cosa rimarrà nel prossimo futuro del suo attuale lavoro, di certo la vita persistente di certe forme che emergono continuamente, e adatta a produrre nuova aura, esemplata anche dal suo profondo “diaristico” che reclama una sorta di affresco della vita. E' così che progetto e destino, segnano e insegnano come l'arte e, soprattutto, lo spirito dell'arte, disegnano ancora il futuro.
Cenni biografici dell' artista
Emanuele De Marco, è nato a Gagliano del Capo (Lecce) nel 1982, ma vive e lavora a Taurisano (LE). Vanta studi artistici prima all’ Istituto Statale d’arte "E. Giannelli" di Parabita (LE), poi la laurea nel 2008 all’Accademia di Belle Arti di Lecce. La sua ricerca artistica è spaziata già nei primi lavori dalla pittura alla scultura avendo come unico fine l’indagine sulle qualità espressive della materia, svolgendo un linguaggio astratto con opere che lontane dal figurativo in senso tradizionale. Le prime opere che lo pongono all’attenzione del pubblico appartengono alla serie dei “segni”; eseguite nei primi anni del Duemila, conservano un carattere essenzialmente pittorico, in quanto sono costruite secondo la logica del quadro. Le immagini, ovviamente astratte, sono ottenute con la sovrapposizione o con l’incrocio di lunghe pennellate (“segni”) e con l’uso di smalti sintetici, acquarelli e tempere. Negli anni successivi ha portato avanti una ricerca continua, assimilando e facendo sue tecniche di vari periodi artistici come quello Informale. Ha realizzato diverse opere, di pittura, scultura, e installazioni, partecipando a concorsi e mostre. Opere che suscitano molto scalpore per l’uso di vari materiali, che posti sulla tela o assemblati insieme, riescono, anche se nella sua totale incomprensione iniziale, a esprimere un messaggio forte all ’osservatore. In queste opere introduce la modellazione della superficie dando al quadro un aspetto plastico più evidente. Nel 2007 dopo aver seguito un corso all’interno dei suoi studi accademici si avvicina al mondo del restauro entrando a far parte di un gruppo che darà vita nel 2008 a una società (tecnorestauro s.n.c.) e l’anno successivo ad un luogo adibito a mostre ed aventi culturali (Sala Polivalente-Taurisano ). Negli ultimi anni collabora e organizza eventi artistico-culturali, mostre e rassegne collettive specie nel Salento sua terra d'origine. Nel 2011 il suo lavoro viene notato dall'illustre Storico dell'Arte Contemporanea Prof. Carlo Franza che lo invita a Milano e lo presenta nella sua prima mostra personale all'Artestudio 26.
Biografia del curatore
Carlo Franza, nato nel 1949, è uno Storico dell’Arte Moderna e Contemporanea, italiano. Critico d’Arte. E’ vissuto a Roma dal 1959 al 1980 dove ha studiato e conseguito tre lauree all’Università Statale La Sapienza (Lettere, Filosofia e Sociologia). Si è laureato con Giulio Carlo Argan di cui è stato allievo e Assistente. Dal 1980 è a Milano dove tuttora risiede. Professore Straordinario di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea, Ordinario di Lingua e Letteratura Italiana. Visiting Professor nell’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano e in altre numerose Università estere. Docente nel Master Universitario “Management e Valorizzazione dei Beni Culturali” allo IED di Milano. E’ stato indicato dal “Times” fra i dieci Critici d’Arte più importanti d’Europa. Giornalista, critico d’arte dal 1974 a Il Giornale di Indro Montanelli, oggi a Libero fondato da Vittorio Feltri e diretto da Maurizio Belpietro. E’ fondatore e direttore del MIMAC della Fondazione Don Tonino Bello. Ha al suo attivo decine di libri fondamentali e migliaia di pubblicazioni e cataloghi con presentazioni di mostre. Si è interessato dei più importanti artisti del mondo dei quali ne ha curato prestigiosissime mostre. Dal 2001 al 2007 è stato Consulente del Ministero per i Beni e le Attività Culturali. Ha vinto per il Giornalismo e la Critica d’Arte, il Premio Città di Alassio nel 1980, il Premio Barocco-Città di Gallipoli nel 1990, il Premio Cortina nel 1994, il Premio Saint Vincent nel 1995, il Premio Bormio nel 1996, il Premio Milano nel 1998, e il Premio delle Arti Premio della Cultura nel 2000 (di cui è presidente di giuria dal 2001) e il Premio Città di Tricase nel 2008.
23
marzo 2011
Emanuele De Marco – Maniere e manierismi
Dal 23 marzo al 30 aprile 2011
arte contemporanea
Location
ARTESTUDIO 26
Milano, Via Padova, 26, (Milano)
Milano, Via Padova, 26, (Milano)
Orario di apertura
lunedì, martedì, mercoledì, ore 10.00 / 17.00
giorni e orari diversi su appuntamento al 338.9197709
Vernissage
23 Marzo 2011, ore 18.00
Autore
Curatore