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Emanuele Modica
Dopo 40 anni dal turbolento inizio del suo nomadismo artistico, la Tenda di Emanuele Modica si ferma a Parma per un’antologica organizzata dall’Assessorato alle Politiche Culturali e alla Creatività Giovanile del Comune di Parma, Fondazione Monte di Parma, UCAI – Centro Culturale S.Andrea e Monastero di S. Giovanni Evangelista, e con il patrocinio della Fondazione Mario Tommasini. Saranno più di 100 opere divise tra il Chiostro dell’Abbazia di S. Giovanni Evangelista e la Galleria S. Andrea.
Comunicato stampa
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Dopo 40 anni dal turbolento inizio del suo nomadismo artistico, la Tenda di Emanuele Modica si ferma a Parma per un’antologica organizzata dall’Assessorato alle Politiche Culturali e alla Creatività Giovanile del Comune di Parma, Fondazione Monte di Parma, UCAI – Centro Culturale S.Andrea e Monastero di S. Giovanni Evangelista, e con il patrocinio della Fondazione Mario Tommasini. Saranno più di 100 opere divise tra il Chiostro dell’Abbazia di S. Giovanni Evangelista e la Galleria S. Andrea.
La presentazione, a cura dello storico e critico d’arte Manuela Bartolotti, con l’intervento di Padre Giacomo Basso, Abate di S. Giovanni Evangelista, sarà sabato 18 ottobre 2008 alle ore 16.00 presso la Biblioteca Monumentale di S. Giovanni e a seguire presso la Galleria S.Andrea (via Cavestro, 6 - Parma).
Autodidatta spinto sulla strada dell’arte dall’evento tragico dell’assassinio del padre da parte della mafia, ha scelto d’imbracciare il pennello piuttosto che la lupara e di portare in giro per l’Italia con la tenda il suo messaggio contro la mafia e la violenza.
Nonostante i tentativi di ricondurlo in una corrente, di etichettarlo, spesso come genericamente espressionista, in realtà Modica sfugge ogni confronto, ogni definizione.
La sua tecnica dagli effetti di marmorizzazione è unica, così come l’elaboratissima china su carta, su legno, addirittura su-dentro la pietra, operazione complessa per far penetrare l’inchiostro fin nelle fibre e rin-tracciare i profili di volti, dove la scultura e la pittura si confondono, la natura e l’umanità, la natura e l’arte. Unico, più esplicito riferimento è Michelangelo, oltre che nell’approccio all’operazione artistica anche nell’anatomia delle figure, nelle mani, specialmente nelle intense Maternità e nei suoi celebri Cristi, dove s’avverte la forza e la grazia del Buonarroti. Anche se nell’ultima produzione Modica ha attenuato l’impeto giovanile e le tinte cupe si sono schiarite e riversate in un mistico azzurro, è solo perché la rabbia e il grido si sono convertiti in preghiera silenziosa e struggente, in volo di pace, d’ostinata fede nella vita.
La sua opera, di straordinaria forza persuasiva proprio per l’integrità e l’onestà morale che la contraddistingue, ha avuto entusiastici e ammirati riscontri da critici come Vittorio Sgarbi, Francesco Carbone, scrittori e poeti come Michele Prisco, Leonardo Sciascia, Ignazio Buttitta e alla sua vicenda esistenziale sono stati dedicati documentari e servizi dalla RAI e da Mediaset. I suoi lavori si trovano in importanti collezioni private e pubbliche italiane ed estere, tra le quali il Museo Internazionale della Pace a Wolfsegg (Austria).
Emanuele Modica è nato a Palermo il 29 novembre 1936. Fin da bambino vedeva nelle macchie sulle pareti della stalla profili umani, immagini nascoste.
Colpito ancora ragazzo, a soli 24 anni, dalla morte del padre, ucciso dalla Mafia nel suo campo, sceglie l’arma del pennello piuttosto che quella della lupara e della vendetta. Lavorando come barista comincia a fare i primi disegni col caffè sugli scontrini. Scoperto dal gallerista palermitano Ciro Livigni che lo fa esporre alla Galleria “Il Chiodo”, nel 1968 decide di dedicarsi completamente all’arte ma a modo suo, da “navigatore solitario” com’ebbe a definirlo l’amico Don Luigi Ciotti. Nel 1969 crea a Palermo la “Tenda”, mostra itinerante che lo porta attraverso le piazze d’Italia proprio con la sua tenda sfidando minacce, pregiudizi, intimidazioni. Delle sue soste si ricordano tra le più importanti quelle nelle “calde” piazze di Palermo, della Sicilia e di Napoli negli anni ’70 mentre, nel Nord Italia, ad Aosta, a Biella (1996), a Riccione nei giardini di Villa Mussolini dove gli fece visita Vittorio Sgarbi. Ultima tappa è stata Bergamo qualche anno fa, quando, a causa di un malore, è stato costretto ad abbandonare il suo nomadismo artistico per piantare definitivamente la tenda a Manzano di Langhirano (Parma) dove ora vive con la moglie Marisa e lavora presso la canonica della chiesa parrocchiale. Qui, ancora un anno fa, ha realizzato alcuni restauri e ha arricchito l’edificio con alcune sue opere tra cui una Pietà e il S. Vincenzo, quadro dedicato al santo patrono e collocato in prossimità della facciata.
La presentazione, a cura dello storico e critico d’arte Manuela Bartolotti, con l’intervento di Padre Giacomo Basso, Abate di S. Giovanni Evangelista, sarà sabato 18 ottobre 2008 alle ore 16.00 presso la Biblioteca Monumentale di S. Giovanni e a seguire presso la Galleria S.Andrea (via Cavestro, 6 - Parma).
Autodidatta spinto sulla strada dell’arte dall’evento tragico dell’assassinio del padre da parte della mafia, ha scelto d’imbracciare il pennello piuttosto che la lupara e di portare in giro per l’Italia con la tenda il suo messaggio contro la mafia e la violenza.
Nonostante i tentativi di ricondurlo in una corrente, di etichettarlo, spesso come genericamente espressionista, in realtà Modica sfugge ogni confronto, ogni definizione.
La sua tecnica dagli effetti di marmorizzazione è unica, così come l’elaboratissima china su carta, su legno, addirittura su-dentro la pietra, operazione complessa per far penetrare l’inchiostro fin nelle fibre e rin-tracciare i profili di volti, dove la scultura e la pittura si confondono, la natura e l’umanità, la natura e l’arte. Unico, più esplicito riferimento è Michelangelo, oltre che nell’approccio all’operazione artistica anche nell’anatomia delle figure, nelle mani, specialmente nelle intense Maternità e nei suoi celebri Cristi, dove s’avverte la forza e la grazia del Buonarroti. Anche se nell’ultima produzione Modica ha attenuato l’impeto giovanile e le tinte cupe si sono schiarite e riversate in un mistico azzurro, è solo perché la rabbia e il grido si sono convertiti in preghiera silenziosa e struggente, in volo di pace, d’ostinata fede nella vita.
La sua opera, di straordinaria forza persuasiva proprio per l’integrità e l’onestà morale che la contraddistingue, ha avuto entusiastici e ammirati riscontri da critici come Vittorio Sgarbi, Francesco Carbone, scrittori e poeti come Michele Prisco, Leonardo Sciascia, Ignazio Buttitta e alla sua vicenda esistenziale sono stati dedicati documentari e servizi dalla RAI e da Mediaset. I suoi lavori si trovano in importanti collezioni private e pubbliche italiane ed estere, tra le quali il Museo Internazionale della Pace a Wolfsegg (Austria).
Emanuele Modica è nato a Palermo il 29 novembre 1936. Fin da bambino vedeva nelle macchie sulle pareti della stalla profili umani, immagini nascoste.
Colpito ancora ragazzo, a soli 24 anni, dalla morte del padre, ucciso dalla Mafia nel suo campo, sceglie l’arma del pennello piuttosto che quella della lupara e della vendetta. Lavorando come barista comincia a fare i primi disegni col caffè sugli scontrini. Scoperto dal gallerista palermitano Ciro Livigni che lo fa esporre alla Galleria “Il Chiodo”, nel 1968 decide di dedicarsi completamente all’arte ma a modo suo, da “navigatore solitario” com’ebbe a definirlo l’amico Don Luigi Ciotti. Nel 1969 crea a Palermo la “Tenda”, mostra itinerante che lo porta attraverso le piazze d’Italia proprio con la sua tenda sfidando minacce, pregiudizi, intimidazioni. Delle sue soste si ricordano tra le più importanti quelle nelle “calde” piazze di Palermo, della Sicilia e di Napoli negli anni ’70 mentre, nel Nord Italia, ad Aosta, a Biella (1996), a Riccione nei giardini di Villa Mussolini dove gli fece visita Vittorio Sgarbi. Ultima tappa è stata Bergamo qualche anno fa, quando, a causa di un malore, è stato costretto ad abbandonare il suo nomadismo artistico per piantare definitivamente la tenda a Manzano di Langhirano (Parma) dove ora vive con la moglie Marisa e lavora presso la canonica della chiesa parrocchiale. Qui, ancora un anno fa, ha realizzato alcuni restauri e ha arricchito l’edificio con alcune sue opere tra cui una Pietà e il S. Vincenzo, quadro dedicato al santo patrono e collocato in prossimità della facciata.
18
ottobre 2008
Emanuele Modica
Dal 18 al 29 ottobre 2008
arte contemporanea
Location
GALLERIA SANT’ANDREA
Parma, Strada Giordano Cavestro, 6, (Parma)
Parma, Strada Giordano Cavestro, 6, (Parma)
Orario di apertura
10 - 12 / 16 - 19; domenica 16 - 19; lunedì chiuso.
Vernissage
18 Ottobre 2008, ore 16.00 presso la Biblioteca Monumentale di S. Giovanni
Ufficio stampa
ELLA STUDIO
Autore
potrei sapere il nome dell’opera cortesemente